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“E la luce fu”

“E la luce fu”. Che ci si riferisca al libro della Genesi (1,3) o che si parli del Big Bang, un’esplosione di luce caratterizza i primi istanti del nostro universo e il 2015 è stato dichiarato Anno internazionale della Luce e delle tecnologie basate sulla luce. L’iniziativa delle Nazioni Unite ha lo scopo di sensibilizzare sulle nuove tecnologie ottiche e fornire soluzioni alle sfide a livello mondiale nel campo dell’energia, dell’istruzione e della salute.

La luce significa vita e il nostro pianeta deve questa vita alla perfetta distanza dal Sole che lo illumina. Nessuna altro pianeta del nostro sistema ha queste caratteristiche essenziali per la vita ed è anche per questo che da sempre gli studiosi si sono soffermati sullo studio della luce e delle sue caratteristiche associate allo studio di tutto ciò che c’è di luminoso. Le stelle in modo particolare hanno sempre affascinato gli uomini e, tra le stelle, quella a noi più vicina, il Sole.

In quest’anno meritano un particolare ricordo tre scienziati italiani che, in secoli diversi, hanno affrontato l’argomento luce: il primo, Francesco Maria Grimaldi (1618-1663) che studiò la luce e scopri il fenomeno della diffrazione, il secondo, Giovanni Domenico Cassini (1625-1712) e il terzo Angelo Secchi (1818-1878) che studiò le stelle e il Sole. Tutti legati in qualche modo ai gesuiti, Grimaldi e Secchi perché entrarono nella Compagnia di Gesù e Cassini perché fece i suoi studi nel collegio dei gesuiti di Genova. Da qui, quest’ultimo, per le sue particolari doti intellettuali fu inviato all’osservatorio astronomico di Bologna dove i suoi studi spaziavano dalle eclissi fino alla pubblicazione della “Tavola dei pianeti” non disdegnando anche di dedicarsi, su invito del Pontefice, ad opere di idraulica. L’opera che lo ha reso celebre a Bologna è la costruzione della meridiana nella basilica di San Petronio, la più alta mai realizzata, con un foro nel tetto della basilica a 27 metri di altezza e che proietta l’immagine del Sole sul pavimento.

Grimaldi, lega il suo nome alla scoperta della diffrazione della luce e anche lui vive e lavora a Bologna dove elabora le sue idee sulla luce ritenuta un fluido in velocissimo movimento; le sue linee di flusso, quando incontrano un ostacolo, si allargano e si separano, “diffrangono” attorno ad esso. I suoi esperimenti sono riportati nell’unica sua opera, pubblicata postuma, il De Lumine (1665).

Angelo Secchi, anche lui gesuita vive e lavora a Roma, al Collegio romano dove struttura e organizza un osservatorio grazie al quale riesce a catalogare 4000 stelle e a classificarle grazie alla spettroscopia. Tra le stelle dedica una particolare attenzione al Sole e nella prefazione all’opera dedicata all’astro del nostro sistema conclude col versetto del Salmo “in Sole posuit tabernaculum suum Altissimus” a spiegazione degli scopi del suo lavoro scientifico: La contemplazione delle opere di Dio è una delle più nobili occupazioni dello spirito, è lo scopo principale dello studio della natura; ma questo studio ci conduce sovente a dei risultati utili che non sapremo sdegnare”.

Tre scienziati che hanno legato il loro nome alla luce e alle sorgenti delle stessa, studiandola, interpretandola e fornendo utili conclusioni che hanno fondato la scienza dei nostri tempi.

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