Il Centro studio ibleo lancia un corso (responsabili il prof. Angelo Zimmitti e l'architetto Gianluigi Marotta) finalizzato alla conoscenza dei saperi tecnici e pratico-applicativi legati alla realizzazione dei muretti a secco seguendo le antiche tradizioni di manifattura
I muretti a secco e i terrazzamenti caratterizzavano, e contraddistinguono ancora oggi, il paesaggio rurale degli Iblei. Sotto l'aspetto ecologico, rivestono un ruolo importantissimo, fungendo da microhabitat oltre che da micro-corridoi ecologici per molte specie animali e vegetali.
«Gran parte delle aree terrazzate a muri a secco - affermano i responsabili del progetto - versano in stato di abbandono subendo fenomeni di degrado sempre più intensi, essendo venuta a mancare la mano dell'uomo, lo strumento che per secoli ha provveduto alla loro sorveglianza e continua manutenzione».
Una morfologia alterata. Le competenze e abilità proposte nel corso sono di carattere tradizionale ma possono avere una nuova e strategica spendibilità, sia nell'ambito degli interventi di riqualificazione del paesaggio e del patrimonio rurale, sia nel settore edilizio e del giardinaggio, come elementi di arredo di spazi verdi pubblici e privati, diventando una reale opportunità professionale.
Chissà se, in tempi di crisi, potrebbero davvero ricomparire le figure, ormai quasi estinte, dei "murassiccari".
«Al corso, che inizia a novembre - dice il presidente del centro studi, Giuseppe Garro – presso il l’Orto Monastico del Convento dei Frati Cappuccini di Sortino, prenderà parte anche il saggista Paolo Tiralongo, che scrisse sul'architettura dei muri a secco degli Iblei».
Il fascino e la magia dei muri a secco sono destinati a rifiorire.
«C'è un’opportunità - chiosa - per la creazione di cooperative dedicate al settore delle pietre su pietre».