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Mercoledì, 16 Ottobre 2024

Salvini: "Con Mes banche italiane in pericolo"

Moscovici dice che il Mes salverebbe le banche? Sì, quelle francesi e tedesche... Il Mes metterebbe infatti in crisi le nostre banche e farebbe pagare a noi la crisi delle banche tedesche e francesi". Lo dice il leader della Lega Matteo Salvini.

"Non per niente il presidente dell'Abi e il governatore di Bankitalia sono preoccupati, hanno capito che col Mes rischiamo un bis del disastro del Bail In, anzi cento volte peggio - sottolinea il leader della Lega -. Questo attacco alla democrazia e al risparmio italiani non deve passare e, come sempre ha fatto, la Lega si opporrà, in ogni sede ed in ogni maniera. Conte e il governo di sinistra da che parte stanno?".

Questo attacco alla democrazia e al risparmio italiani non deve passare e, come sempre ha fatto, la Lega si opporrà, in ogni sede ed in ogni maniera. Conte e il governo di sinistra da che parte stanno?". Così Matteo Salvini

La trattativa sul Mes, ha ricordato Moscovici, è iniziata lo scorso giugno, quando fu trovato "un accordo per consolidare l'unione bancaria con il cosiddetto backstop, la rete di sicurezza del fondo di risoluzione delle banche. Serve se un Paese non riesce a far fronte da solo a una crisi dei suoi istituti, e fa parte del Mes". Nel negoziato, ha sottolineato ancora il commissario Ue, "alcuni volevano condizionare l'aiuto del Mes alla ristrutturazione del debito pubblico. Questo è stato evitato grazie alla resistenza della Commissione e di numerosi Paesi, fra cui l'Italia".

La rivelazione del nuovo trattato avallato in autonomia da Giuseppe Conte sul Fondo salva-Stati, senza coinvolgere il Parlamento, ha scoperchiato un autentico vaso di Pandora. Anche perché adesso stanno arrivando numerose reazioni che mettono nel mirino l’operato del premier e lo accusano, in alcuni casi, come ha fatto Matteo Salvini, addirittura di “alto tradimento”. L'”avvocato del popolo” ha respinto le accuse del leader leghista e anzi, ha rimarcato come il negoziato sulla riforma del Mes sia in corso da un anno, che la sua revisione non è stata votata in nessun vertice europeo e che lo stesso Salvini partecipava a quei tavoli. Ma oltre alla politica, il tema nuovo Mes ha toccato anche il mondo finanziario

La riforma del nuovo Mes prevede due possibili linee di credito. Una per i Paesi in regola con i vincoli di bilancio ovvero deficit sotto il 3% e un debito pubblico sotto il 60% del Pil. L’altra linea è per gli Stati che non rispettano questi criteri, tra cui l’Italia. Per questi Paesi, il prestito è subordinato all’approvazione di un percorso di riforme e di risanamento. In un’intervista a La Verità, per spiegare la situazione attuale Tremonti parte dal 2011. L’ex ministro spiega che la crisi del 2011 non fu causata dai bilanci pubblici ma dalle banche tedesche e francesi. “Cosa che poi, dopo aver straziato la Grecia, venne riconosciuta da due componenti della Troika: Fmi (Fondo monetario internazionale ndr) e Commissione - prosegue Tremonti -. Il terzo, la Bce, non si è ancora pronunciato. Eppure si trattava di banche…” L’ex senatore precisa che un aspetto poco considerato è che anche gli istituti di credito possono accedere al fondo e inoltre viene attribuito un grosso potere al direttore generale del Mes, un tedesco.

Tremonti evidenzia che i meccanismi per giudicare i debiti sovrani contenuti nella riforma sono “autocratici e imperscrutabili”. E aggiunge che la presidenza italiana “in vista del vertice di dicembre confida nello scambio tra ‘riforma’ e ‘pacchetto’. In realtà per noi il pacchetto è ancora più avvelenato del trattato - continua - perché produce automatici, devastanti effetti tanto sulle banche quanto sul debito”. La ‘logica del pacchetto’ era stata chiesta dal premier Giuseppe Conte a giugno all’Eurogruppo e prevede la creazione di uno strumento di bilancio per la competitività e la convergenza nell’Eurozona (Bicc) e un approfondimento dell’Unione bancaria con la garanzia dei depositi. “Entrare a Bruxelles, con quel “pacchetto” equivale a presentarsi alla Commissione come un kamikaze”, sottolinea Tremonti. L’ex ministro conclude affermando che approvare la riforma e rimettersi al voto in Aula vorrebbe dire per il governo assumersi il rischio che l’Aula dica no, devastando l’immagine del nostro Paese

Sulle pagine de La Stampa, sempre parlando del Mes, Carlo Cottarelli sottolinea i rischi di una “riforma insidiosa” che potrebbe scatenare diverse crisi. Certo, oggi il Mes può prestare soldi solo se il debito di un Paese è considerato sostenibile, proprio per evitare la richiesta di una ristrutturazione. Ma la riforma andrebbe a toccare un punto di frizione inerente alla divisione di responsabilità tra lo stesso Mes e la Commissione Ue nel giudizio sulla sostenibilità del debito, oltre a vari cambiamenti tecnici nelle caratteristiche dei titoli di Stato emessi. Cambiamenti e modifiche che, va da sé, “potrebbero indicare una maggiore propensione alla ristrutturazione del debito rispetto alla situazione attuale”. Se il percorso imboccato dovesse essere questo e se il messaggio che dovesse passare ai mercati finanziari dovesse essere quello di una probabile ristrutturazione del debito, attenzione a possibili scenari di crisi. Lo spread di un Paese, ad esempio, potrebbe crescere, gli investitori smettere di comprare titoli di Stato; e quel Paese ricorrere davvero al Mes e alla ristrutturazione del debito, una sorta di austerità sotto mentite spoglie.

Ma quando si parla della riforma del Mes, scrive inside Over di cosa stiamo parlando esattamente? Intanto il Meccanismo europeo di stabilità è un fondo europeo capace di prestare soldi a Paesi in crisi economica; negli ultimi anni lo ha fatto, tra gli altri, all’indirizzo di Grecia, Portogallo e Irlanda. In altre parole, il Meccanismo europeo di stabilità potrebbe essere definito una sorta di Fondo monetario internazionale ma attivo solo in campo europeo. Qual è, dunque, il problema? Il meccanismo stesso, perché il Mes è pronto a prestare i soldi ma li rivuole anche in cambio. Per assicurarsi che i governi debitori siano in grado di restituire i denari, il Mes chiede a questi ultimi di attuare misure economiche drastiche, tipo tagliare la spesa pubblica, incrementare le tasse e via dicendo. Ma tra queste azioni da mettere in atto c’è anche la ristrutturazione del debito pubblico? La domanda che si fanno gli istituti bancari è: il Mes può prestare soldi senza chiedere ai Paesi di ristrutturare il proprio debito pubblico? Anche perché la ristrutturazione del debito implica il pagamento solo in parte dei creditori. E, come abbiamo visto, in Italia una buona fetta del debito pubblico è nelle mani delle banche. Che adesso vogliono vederci chiaro.

Nel frattempo il ministero dell’Economia e delle Finanze ha diffuso una nota in cui difende l’operato del governo. Il ministro Roberto Gualtieri ha provato a spegnere l’incendio: “C’è molta confusione nel dibattito italiano. È bene chiarire come la riforma del Mes non introduca in nessun modo la necessità di ristrutturare preventivamente il debito”. In ogni caso, Conte riferirà in aula il prossimo 10 dicembre, tre giorni prima del Consiglio europeo in programma sull’argomento. Cioè quando ormai potrebbe essere troppo tardi per rimediare a eventuali errori.

Insomma, il presunto “fai da te” di Conte secondo inside over ha fatto infuriare il mondo bancario, che adesso minaccia l’ammutinamento. Patuelli, furioso con l’esecutivo, non ci sta: “I problemi diventeranno tutti nostri, e già ne abbiamo a sufficienza. Questo è un problema delle istituzioni della Repubblica e noi ne facciamo parte. Chiedete agli esponenti del governo perché non ci hanno consultati. I titoli di Stato italiani? Non li compreremo più, non abbiamo un vincolo di portafoglio che ci costringe a comprarne una certa quantità. Da investitore il mio problema è vedere cosa fa la Repubblica italiana per tutelare il debito pubblico sovrano, la maggior parte del quale sottoscritto da soggetti nazionali”.

Ma perché Patuelli e le banche sono spaventati dal nuovo Mes? Gli Stati che saranno costretti ad accedere al meccanismo dei prestiti del Meccanismo europeo di stabilità secondo il Giornale, dovranno fare i conti con condizioni più stringenti sulla riduzione del debito. Con il rischio di una possibile ristrutturazione. Ricordiamo che in Italia il debito pubblico è detenuto per il 70% dalle banche, le stesse che non sarebbero state informate riguardo la modifica del Mes. Modifica che, se dovesse passare, potrebbe lasciare un sesto dello stesso debito pubblico italiano senza più alcun acquirente. Il quotidiano La Verità aggiunge anche che i titoli pubblici nelle mani di istituti di credito del nostro Paese ammontano a circa 400 miliardi di euro sui 2400 miliardi totali.

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