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Venerdì, 06 Dicembre 2024

I nostri eroi carabinieri salvano 51 bambini

Gli attimi di paura di questa strage sfiorata emergono con ancora più forza dalla telefonata di uno dei ragazzini-eroi. "Mamma, siamo in un pullman, ci stanno uccidendo": ha detto terrorizzato Adam, 13 anni appena, durante il sequestro sulla strada provinciale 415, alle porte di Milano. A bordo del pullman, Adam telefona alla mamma, sullo sfondo si sentono le voci concitate e le urla degli altri ragazzini. "Ci stanno portando in un posto sconosciuto. Quello del pullman.... non sappiamo dove ci porti", dice Adam, la voce che lascia trasparire il terrore. La mamma risponde in arabo: "Sei a scuola e mi vuoi spaventare? E' uno scherzo?". Ma lui replica, inframmezzando l'italiano con l'arabo: "Mamma, ci portano via, sulla strada per Milano: l'autista vuole ucciderci, ha una pistola. Chiama la polizia...".  

Sono le 11.50 di mattina sulla strada provinciale Paullese zona San Donato quando le fiamme colorano di rosso la mattinata milanese: un bus delle Autoguidovie di Crema va a fuoco. Non è un incidente, né un problema tecnico. A scatenare l'incendio è Osseynou Sy, autista senegalese con il compito di portare alcuni studenti delle medie dalla scuola alla palestra. Doveva essere una normale mattina di studi, ma non è così. Invece di seguire il percorso prestabilito, il senegalese all' improssivo decide di "dirottare" il mezzo. Il bus è cosparso di taniche di benzina. "Vado a fare una strage a Linate", dice Osseynou agli studenti terrorizzati. Ci sono tutti gli ingredienti di un attacco terroristico in piena regola: "Devono fermarsi i morti nel Mediterraneo", rivendica il folle accusando Salvini e Di Maio. Vuole vendetta.

Sul posto si fiondano i carabinieri di San Donato e Segrate. I primi ad arrivare, come raccontano a ilGiornale.it fonti dell'Arma, sono i militari di Segrate che provano a tagliare la strada all'autobus per bloccarlo sulla carreggiata. Il senegalese però sperona l'auto di servizio e la trascina per diversi metri, poi si ferma a causa del traffico. In questi brevi ma fondamentali momenti di stallo, uno dei carabinieri scende dalla gazzella tamponata e raggiunge il mezzo. Si fa strada verso il lato posteriore dell'autobus, spacca con le mani il vetro e riesce a far scendere una cinquantina di bambini a bordo del bus. All'interno le fiamme stanno già divampando .

Il militare rimane ferito alle mani, forse a causa dei vetri divelti in quel gesto di coraggio. Ma il suo- e quello del collega che era con lui - è stato un intervento che ha sicuramente salvato la vita a decine di ragazzini. E forse impedito una carneficina.

Una lettera commovente. Vera. Dedicata ai quattro carabinieri "eroi" che hanno salvato i 51 ragazzini a bordo del bus dato alle fiamme, lungo la Paullese, dal senegalese Osseynou Sy. Il loro intervento è stato fondamentale: come raccontato dal Giornale.it, hanno prima raggiunto il bus dopo la chiamata al 112 da parte di un alunno a bordo del pullman.

Poi sono stati speronati, sono scesi dalla gazzella "armi in pugno" e "a mani nude" hanno divelto il vetro posteriore del mezzo estraendo i bambini terrorizzati. Il senegalese agitava un accendino, teneva due studenti in ostaggio, aveva cosparso il bus di benzina. Poco dopo è divampato l'incendio. La lettera dei colleghi ai quattro carabinieri è stata pubblicata dall'account ufficiale dell'Arma.

"Nel giorno in cui nasce la primavera - si legge sui social - festeggiamo cinquantuno bambini tornati a casa. Cinquantuno bambini, la primavera della vita. È stato tutto molto semplice, tutto come mille altre volte: una richiesta di soccorso, l’allerta della Centrale, l’intervento. È stato straordinario. Voi in pochi, di fronte a un autobus impazzito che vi speronava, a una minaccia terribile e mortale, alle fiamme che già divoravano le lamiere. Avete vinto. Nessuno si è fatto male, nemmeno chi di quell’orrore era stato l’artefice. Perché le vite si salvano tutte. Siete stati gli angeli della strada, i supereroi che volano fra i grattacieli proteggendo la metropoli, l’argine contro la follia. Noi in tanti, 110 mila, che di fronte a tanto abbiamo solo una parola. Grazie. Grazie per averci resi orgogliosi della nostra uniforme. Per aver ricordato chi sono i Carabinieri, che cosa fanno da più di due secoli. Sono quelli che corrono verso il pericolo laddove l’istinto umano è fuggirne. Quelli che vedono in ogni bambino un figlio, in ogni donna una sorella, in ogni anziano un genitore. Grazie perché domani sarete di nuovo sulla strada. Correndo alla prossima chiamata, pensando che in fondo non avete fatto che il vostro dovere".

Dopo l'intervento tempestivo dell'Arma, il senegalese - che aveva precedenti penali - è stato arrestato e la procura lo ha indagato per strage e sequestro di persona. Il suo è stato un piano premeditato. Ha acquistato la benzina, si è procurato un coltello per minacciare i ragazzi, li ha legati con le fascette. Puntava ad arrivare fino a Linate. "Da qui non esce nessuno vivo", urlava agli studenti terrorizzati. Voleva punire l'Europa per le sue "politiche criminali sulla migrazione". Ma non c'è riuscito. Grazie ai militari.

Anche Matteo Salvini ha voluto ringraziare i militari accorsi in soccorso dei ragazzi. "Grazie a questi eroi - scrve il ministro dell'Interno - grazie a quelli in divisa e ai giovanissimi che hanno dato l’allarme con grande coraggio. Poteva essere una tragedia, grazie a loro è stato un miracolo. Orgogliosi delle nostre Forze dell’Ordine". Orgogliosi.

A furia di parlare di razzismo e fascismo scrive il quotidiano il Giornale la sinistra è arrivata a creare mostri come il senegalese che ieri ha dirottato un bus con a bordo 50 ragazzini per vendicare i morti nel Mediterraneo - attacca la consigliera regionale in Lombardia - La retorica buonista dei porti aperti e dell’accoglienza sfrenata, sempre attuale nell’attribuire al ministro Salvini ogni tipo di colpa sul tema dell’immigrazione, è diventata benzina per infiammare pazzi disposti a gesti estremi come quello di ieri".

"La cosa che mi lascia perplessa - insiste Sardone - è il continuo tentativo da parte della sinistra di specificare che l’autista era italiano a tutti gli effetti solo per cercare di sminuire la gravità di una mancata strage che ha fatto il giro del mondo. È vero, dal 2004 aveva ottenuto la cittadinanza italiana ma questo non implica automaticamente l’integrazione e l’accettazione dei nostri usi e costumi: tanto è vero che questo folle voleva uccidere 50 bambini italiani per vendicare i profughi africani morti in mare, una sorta di legge del taglione assurda e spaventosa".

Ecco perché scrive il Giornale "Pd, buonisti, radical chic, coop e associazioni varie" che "lucrano col business dell’accoglienza" dovrebbero "farsi un esame di coscienza e smetterla di puntare il dito contro gli italiani: i morti nel Mediterraneo stanno diminuendo drasticamente proprio per effetto della politica dei porti chiusi".  

La tesi è chiara: "Fino a quando la sinistra, a braccetto coi migranti, continuerà a urlare nelle piazze che chiudere i porti e affermare la sovranità nazionale sono sintomi di un imminente ritorno al ventennio fascista non si potranno escludere del tutto episodi del genere”.

Intanto la procura milanese ha messo in chiaro che Sy voleva punire l'Europa per le sue politiche sull'immigrazione. Un intento voluto. "Premeditato", secondo il pm Greco. Ha nascosto i suoi precedenti penali per abusi sessuali e guida in stato di ebrezza per continuare indisturbato a fare l'autista dei bus. Poi ha deciso di vendicare i "migranti morti in mare".

La mattina si sveglia secondo la ricostruzione del quotidiano il Giornale,e come se nulla fosse e si metta alla guida del pullman. Copre i vetri con delle lenzuola nere, fa cospargere di benzina il bus, lega con delle fascette i ragazzi. Urla. Minaccia di dar fuoco a tutto. Nella confusione e nel terrore, uno degli scolari trova il coraggio di chiamare i soccorsi. Arrivano i carabinieri, provano a tagliargli la strada ma l'autista sperona la gazzella. In pochi istanti i militari prendono una decisione: infrangono il vetro posteriore e fanno scendere gli studenti. Poi salvano anche l'attentatore mentre all'interno del pullman divampano le fiamme.

"L'ho fatto per dare un segnale all'Africa, perché gli africani restino in Africa e così non ci siano morti in mare", avrebbe detto l'uomo in carcere, che avrebbe poi raccontato di essere un "panafricanista" che spera nella vittoria delle destre europee "così non faranno venire gli africani". Una versione che non convince, dato che i giovani che si trovavano sul mezzo hanno raccontato dei numerosi insulti rivolti dal senegalese al vicepremier Matteo Salvini e al governo.

Ma dal carcere Ouesseynou scrive il quotidiano Italiano cerca di spiegare anche perché avrebbe voluto raggiungere un aeroporto milanese: "Volevo andare a Linate per prendere un aereo e tornare in Africa e usare i bambini come scudo". E ancora: "Gli africani devono restare in Africa ed è l'Occidente che non lo consente". In questo senso andrebbe dunque letto il video messaggio registrato dall'uomo che, secondo i pm, "voleva mandare il messaggio 'Africa Sollevati' e dire agli africani di 'non venire più in Europa e punire l'Europa per le politiche a suo dire inaccettabili contro i migranti'".

Le due versioni stridono parecchio. Ma quel che è certo è che l'avvocato difensore dell'uomo ha chiesto una perizia psichiatrica: "È doveroso a fronte dell'enormità del gesto e su questo anche la Procura concorda".

Il senegalese ha agito con premeditazione. Aveva portato le taniche di benzina a bordo e le aveva coperte. Aveva nascosto i martelletti per rompere i vetri in caso di incendio e portava con sé, come hanno raccontato i ragazzi, un coltello. Ma non solo. Alcune studentesse hanno raccontato che Ouesseynou, già nei giorni precedenti l'attacco, aveva provato a dirottare il mezzo: "Già lunedì avevamo notato che ci trattava male. Uno della classe gli ha detto 'arrivederci' e lui gli ha risposto 'vaffanculo'. Prima aveva cercato di deviare strada ma un professore gli aveva detto poi di fare quella giusta".

Tiziana M., la bidella a bordo del mezzo, ha inoltre raccontato al giornale : "Sy ha chiuso le porte del bus con delle catene, non avrei mai pensato una cosa simile. Gli insegnanti sono stati legati e e lui mi ha detto di buttare la benzina sulla tenda e i finestrini e di sequestrare i cellulari. Io ho tenuto acceso il mio, ho fatto il numero della scuola e l'ho lasciato acceso perchè volevo che dall'altra parte sentissero".

Il gesto di ieri non può essere considerato un raptus. Ousseynou Sy, secondo alcune indiscrezioni raccolte dall'agenzia Agi, aveva ordinato via internet, tramite un collega, un taeser, dicendo di doverlo regalare alla nuova compagna. Aveva poi comprato due tanniche con 10 litri di benzina e le fascette da elettricista. Ma soprattutto aveva postato su Youtube un video per dire basta ai troppi naufragi delle carrette del mare. "Non ce la faccio più a vedere i bambini morire mangiati dai pescecani e le donne incinte affogare", si sente nel messaggio destinato a amici e parenti in Italia e in Senegal che ora gli inquirenti stanno cercando. Per il 47enne senegalese, padre di due figlie, diventato cittadino italiano nel 2004 dopo aver sposato una ragazza di Crema da cui poi si era separato, "l'Africa doveva rialzarsi" e i suoi connazionali non dovevano più partire per l'Europa che andrebbe punita per le sue "politiche criminali sulla migrazione".

Si domanda il Giornale per tutti i quindici anni, durante i quali ha lavorato per la Autoguidovie, nessuno ha mai rilevato segni di squilibrio? Chi lo conosce definisce Ousseynou Sy un "solitario". Ma negli ultimi giorni qualche campanello d'allarme avrebbe comunque dovuto scattare. Dalle testimonianze di tre ragazzi della scuola media di Crema è emerso che aveva cercato in un'altra occasione di deviare il mezzo di trasporto. Un professore lo aveva invitato a fare quella giusta. "Già lunedì avevamo notato che ci trattava male", hanno raccontato i ragazzini oggi, all'uscita di classe. Uno della classe lo ha salutato e lui, in tutta risposta, gli ha sbraitato in faccia un "vaffanculo".

Arrivato a Pantigliate l'autista ha coperto i vetri del parabrezza con lenzuola nere, forse per impedire ai ragazzi di capire dove fossero, poi li ha fatti legare e ha cosparso la benzina sui sedili. Del materiale si era munito la mattina prima di mettersi alla guida del mezzo con cui avrebbe dovuto portare gli studenti dalla palestra alla scuola. Per evitare che questi rompessero i finestrini e scappassero dal pullman, aveva poi rimosso dalla vettura tutti i martelletti frangivetro. Il diabolico piano per sequestrare il mezzo e fare una strage all'aeroporto di Linate era stato, dunque, messo a punto in ogni minimo paricolare e questo ha spinto la procura di Milano a contestare al senegalese l'aggravante terrorismo. Ora non resta che accertare cosa ci facesse alla guida di un autobus pieno di alunni di seconda media un soggetto pericoloso con precedenti per guida in stato di ebrezza e abusi sessuali sui minori.

"Perché una persona con simili precedenti guidava un pullman per il trasporto di ragazzini?". Quando ieri mattina la fedina penale di Ousseynou Sy è arrivata sul tavolo del Viminale, Matteo Salvini si è messo subito al lavoro per "vederci chiaro" e chiarire quanto prima tutte quelle falle nei controlli che hanno portato una persona con precedenti tanto pensanti a lavorare per la società che gestisce il trasporto pubblico a Crema. La Autoguidovie sostiene di non essere mai stata a conoscenza dei precedenti penali di Ousseynou Sy. Secondo quanto scrive il Corriere della Sera, il certificato penale sarebbe stato richiesto solo "al momento dell'assunzione", nel 2004. Poi non sarebbe stato più verificato. Ecco perché nessuno si è accorto della denuncia per abusi su un minore, la condanna a un anno con pena sospesa arriva solo nel 2018, o della guida in stato di ebrezza che invece risale proprio al 2004. Per nascondere all'azienda di trasporti il ritiro della pantente, secondo quanto appreso dall'agenzia AdnKronos, il terrorista senegalese si era messo in malattia. Va detto che i controlli sui precedenti non sono obbligatori nelle società private, ma è disarmante l'assenza di tutele per soggetti tanto vulnerabili come dei ragazzini di scuola media.

Intanto scrive il giornale,commentando l’attentato compiuto dal senegalese pregiudicato Ousseynou Sy, che ha tenuto in ostaggio minacciandoli 51 bambini a bordo di un autobus di cui lui stesso era al volante, prima di tentare di bruciarli vivi, il giornalista libanese ha dato davvero il meglio di sé.

Lo straniero, secondo il buon Gad, sarebbe stato mosso dall’odio manifestato dagli italiani nei confronti dei migranti. “La follia criminale del cittadino italiano Ousseynou Sy è l'esito di una contrapposizione isterica che manifesta ostilità agli immigrati additandoli come privilegiati, negando le loro sofferenze e la loro umanità”.

Inutile dire che il tenore dei commenti in risposta al post di Lerner è decisamente acceso. “Mi scusi ma legge quello che scrive? Stai a vedere che adesso la colpa è nostra... Roba da matti”, commenta una donna.“Sembra quasi che a Lerner dispiaccia che l'attentato sia fallito!”, replica amaramente un’altra. “Non è cittadino italiano ma senegalese, l'ennesimo che commette atti criminosi contro gli italiani. Voi comunisti ce li avete portati in Italia ed ora accusate, chi sta provando a ripulire il Paese, di seminare odio e paure”, attacca invece in modo più diretto un utente, a cui fa seguito un altro. “A uno come lei dovrebbero impedire di andare in televisione ad esprimere la sua opinione folle...il bello è che viene anche pagato.

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