A nostro modesto avviso, nel settore dell’istruzione, si è creato un altro divario tra il nord e il sud d’Italia. Vediamo perché. In primis, diciamo che molti studenti iscritti nelle sedi meridionali degli istituti di istruzione, lavorano ma, lo fanno peri i bassi redditi delle loro famiglie, e che questo incide sulla loro possibilità di terminare gli studi, nei tempi fissati. Ma c’è di più. L’ultima riforma della “regionalizzazione dell’istruzione”, ovvero, la formalizzazione dell’esistenza di sedi universitarie di serie A e sedi universitarie di serie B. Pertanto, stando ai parametri considerati e agli accertamenti effettuati dall’Agenzia Nazionale di Valutazione della Ricerca (Anvur) le sedi universitarie di seria A, saranno focalizzate tutte al Nord d’Italia. Ancora, ciò che fa la differenza fra le sedi universitarie, del Nord e del Sud, è la reputazione: la quale è legata al contesto economico e sociale nel quale, la singola sede universitaria è localizzata. In conclusione, noi diciamo che la politica nazione dovrebbe rendersi conto che queste misure di regionalizzazione dell’istruzione, non danneggiano solo le università del Sud ma, l’intera economia del Mezzogiorno, in quanto accentuano i flussi migratori degli studenti, attratti dal maggior valore delle università del Nord e dalle conseguenti opportunità lavorative, negli stessi territori.