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Vasiliki Stavrikou maestra di scenografia, “una vita per l’arte”

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E’ decisamente facile descrivere la solarità della pittrice e scenografa Vasiliki Stavrikou, in arte Vasiliki-S, una bella signora dai capelli color ebano ed un sorriso davvero inconfondibile. Dopo la sua decennale permanenza in Italia, ha acquisito naturalmente una notevole proprietà di linguaggio, solo lievemente confusa da una piacevole inflessione che, unita ai suoi tratti mediterranei, simili a quelli delle statue classiche, tanto evocano le sue origini elleniche.

La nota artista è nata a Xilocastro (Corinto) ed ha compiuto gli studi liceali in Grecia, per poi trasferirsi a Roma dove ha frequentato l’Accademia delle Belle Arti, conseguendo la specializzazione in scenografia, pittura, decorazione ed arredamento.

Terminata brillantemente l’Accademia, Vasiliki dietro suggerimento del suo professore Camillo Parravicini, allestisce una sua prima mostra sulla scalinata di Piazza di Spagna, sotto il Patrocinio dell’allora Sindaco di Roma Rinaldo Santini. Poco dopo, nel 1966, l’artista partecipa ad una mostra collettiva allestita in uno spazio espositivo d’eccellenza: il Palazzo delle Esposizioni di via Nazionale (Roma).

Successivamente, inizia una lunghissima collaborazione con lo studio di Camillo Parravicini, allora direttore e scenografo del Teatro dell’Opera di Roma, figlio di Angelo Parravicini direttore scenografo del Teatro “La Scala” di Milano, dove le vengono affidate la progettazione e la realizzazione di spettacoli teatrali di lirica e di prosa, anche televisivi, per l’Italia e per l’Estero.

Oltre al teatro, dove figurano molte sue collaborazioni scenografiche ad opere prestigiose, fra le quali “Un ballo in maschera” di Giuseppe Verdi, presso “La Scala” di Milano, Vasiliki ha lavorato attivamente anche nel campo cinematografico con persone di alto profilo, primo fra tutti Franco Zeffirelli, grandissimo regista di caratura internazionale, Francis Ford Coppola, regista, sceneggiatore e produttore cinematografico statunitense, di origini italiane ed ancora John Huston, Christian Marcan e tantissimi altri.

Vasiliki_2

Negli anni ’60 è stata l’assistente del famoso scenografo premio Oscar John DeCuir, presso il suo studio privato in Piazza del Popolo. Egli sosteneva che Vasiliki, seppur estremamente modesta e poco consapevole delle sue capacità artistica, fosse l’unica persona capace di mettere su carta le sue idee ed era sempre molto soddisfatto dei suoi lavori. Lo scenografo nel 1966 le conferì l’incarico del film “La bisbetica domata”, con protagonisti la bellissima Liz Taylor e Richard Burton, dei quali ricorda le loro continue liti sul set ed anche fuori. Subito dopo, sempre a Roma nel 1967 venne girato il film “Doctor Faust”, con gli stessi protagonisti e la scenografa greca si occupò ancora una volta della realizzazione scenografica. La coppia Taylor-Burton apprezzava molto l’espressione artistica della Stavrikou e non esitò ad acquistare alcune sue opere.

Inoltre, Vasiliki, in occasione del famoso “Festival di Spoleto”, si recava puntualmente sul posto tutti gli anni, occupandosi delle scenografie e il Comune, per ringraziarla, le permetteva di allestire mostre personali delle sue opere nei vari spazi espositivi.

Nel corso del suo lungo ed interessante percorso artistico ha girato mezzo mondo; ha vissuto a New York, Caracas, Montecarlo. In Germania, a Dusseldorf, soggiornò numerose volte, in occasione delle sue mostre personali di pittura. Nello “Stadt Museum” di questa città sono presenti in modo permanente due sue opere. Tuttavia, la sua città d’adozione è senza dubbio Roma, dove la sua creatività ha raggiunto la più alta espressione.

Terminata l’Accademia, già nel 1966 Vasiliki partecipa ad una mostra collettiva in uno spazio espositivo d’eccellenza: il Palazzo delle Esposizioni di Via Nazionale (Roma).

Nel corso degli anni, le sue opere, con le quali ha partecipato a concorsi di portata internazionale, sono state esposte in quasi tutte le principali città italiane e straniere.

Vasiliki è da molti anni membro dell’Unesco – International Association of Art.

Alla luce di questo ampio e prestigioso bagaglio artistico di una vita, tante sono le domande e le curiosità che si potrebbero porre a questa poliedrica artista, che scopro anche simpaticamente ironica.

Ma Vasiliki è una persona estremamente riservata, che non ama molto parlare di se stessa, scegliendo di rivelare il suo aspetto emotivo attraverso le sue opere che, in un certo senso, sono lo specchio della sua bella anima. Pertanto, proverò ad entrare in un ambito più intimistico, andando oltre l’enumerazione delle sue collaborazioni, peraltro note a libello biografico e delle quali si potrebbe, comunque, parlare a lungo.

D) Nelle tue pitture noto una prevalente presenza della figura umana. Potresti spiegarmi cosa suggerisce alla tua vivace creatività la sua rappresentazione?

Il mio percorso nella pittura parte proprio dalla figura umana, alla ricerca del suo aspetto più lirico e drammatico. La rappresentazione della figura umana rappresenta per me una vera e propria esigenza.

 

D) Le tue opere racchiudono un’evidente connotazione simbolica. Le immagini che rappresenti evocano sensazioni a volte ancestrali, ripescate nella tua memoria ed espresse con una modalità ricca di vibrazioni. Cosa vorresti aggiungere o correggere a questa mia lettura?

La tua è una lettura corretta ed esaustiva…In effetti, l’elemento simbolico è costantemente presente nelle mie opere, che spesso si riferiscono ad immagini ripescate nella mia memoria, frammenti di vita, di emozioni, di turbamenti giovanili ed a volte di dolori.

 

D) Quanto conta la tecnica e l’apprendimento dei cosiddetti segreti del mestiere nella realizzazione di un’opera pittorica e in che misura tu preferisci affidarti all’istinto?

La creatività è sinonimo di libertà, nasce da sé, appartiene alla persona sin dalla sua nascita. Nella mia pittura non mi avvalgo molto di tecnicismi, preferendo comporre in modo gestuale ed istintivo, con risultati carichi di suggestione. Ma anche la tecnica ha la sua importanza e la si può apprendere, imparare giorno per giorno, solo attraverso gli studi accademici.

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D) La scelta dei colori non è casuale, ma ritengo sia frutto di un esame introspettivo. La magia dei colori è determinante nella rappresentazione di uno stato d’animo. Cosa vuoi esprimere attraverso le tinte tenui?

Attraverso la scelta dei colori più delicati riesco ad esprimere al meglio la luce interiore dei miei personaggi, a volte inventati, a volte reperiti fra i ricordi. La scelta della stessa gamma cromatica, può diventare più o meno luminosa nel gioco dei colori miscelati fra loro. Tanti sono i trucchi del mestiere, che consentono di dare trasparenze ai colori stessi, per raggiungere comunque un equilibrio compositivo.

 

D) Le tue radici culturali, che trovano riferimenti in Grecia, la tua splendida terra intrisa di arte, storia, filosofia, hanno in qualche modo influenzato la tua espressione artistica?

Sicuramente le miei radici etniche e culturali, ma anche la mia formazione artistica hanno avuto un ruolo determinante nelle mie opere, che appaiono come immagini provenienti da un mondo lontano. Sono visioni dolcissime e trascrizioni di profondi sentimenti.

Le mie radici hanno certamente influenzato il percorso artistico che ho voluto intraprendere, nonostante i miei genitori nutrissero per me ambizioni diverse. Entrambi desideravano che diventassi medico ma la creatività, quando esiste, non va ostacolata. Io da ragazzina sentivo dentro di me una vera necessità di esprimermi attraverso le arti figurative e alla fine sono riuscita a fare esattamente ciò che più mi piaceva.

 

D) Roma è la città che più ami e dove vivi, ormai, stabilmente. Quali sono le differenze sostanziali che riscontri fra quando sei arrivata nella “città eterna” ed oggi?

Quando sono arrivata in Italia ricordo che si stava vivendo il periodo del “boom economico” e quindi si lavorava moltissimo anche in cinema. A volte, capitava di lavorare contemporaneamente anche in due set; i ritmi erano incalzanti, ci si stancava molto, ma eravamo sempre ampiamente ricompensati da grandi soddisfazioni. L’aria che si respirava in giro era sostanzialmente positiva, tutto il contrario di oggi. Il mondo dello spettacolo è pressoché fermo, poiché risente fortemente della grave crisi economica globale. Le persone sono nervose, insoddisfatte, i giovani depressi ed immotivati. Ma la vita va avanti ed io mi accontento seguendo la mia filosofia che finora mi ha guidata!

D) Ma ora parliamo un po’ di cinema. Hai lavorato in moltissimi film di produzione americana ed hai conosciuto attori famosissimi. Cosa ricordi di Richard Burton?

Mi viene in mente un aneddoto. Stavamo girando un film, trovavo all’interno degli studios ed andai al bar interno a prendere un cappuccino. Mi recai alla cassa per pagare e, con mia grande sorpresa, la cassiera mi dice che il signor Burton aveva dato disposizioni di non fare pagare i conti del bar né alla scenografa “greca”, né a chi faceva parte della troupe, poiché se ne sarebbe occupato lui personalmente. Era una persona molto generosa, questo ricordo particolarmente di lui; della sua amata Liz Taylor ricordo, invece, quegli incredibili occhi color viola, incorniciati in un volto perfetto.

D) Nel 1968 hai lavorato nel film “Candy” con Marlon Brando ed Ewa Aulin. Cosa ti ha colpito di questo grande attore?

Si, mi sono occupata della realizzazione della difficile scenografia di questo film di genere fantastico ed ho avuto modo di conoscere Marlon, una persona molto curiosa, anche un bell’uomo, per esigenze cinematografiche, in quel periodo era molto dimagrito. Un giorno lui volle sapere chi fosse la scenografa e qualcuno mi indicò; così parlammo a lungo e mi fece tantissimi complimenti. Ricordo che al termine della lavorazione del film facemmo un gran pranzo con gli attori insieme a tutta la troupe, fu un bel momento di condivisione!

 

D) Dall’alto della tua esperienza, cosa ti senti di suggerire ai ragazzi desiderosi di intraprendere il tuo stesso percorso accademico?

Ai giovani che desiderano intraprendere il lavoro di scenografo voglio dire subito che è un lavoro durissimo, faticoso, forse più adatto ai ragazzi, si sta sul set anche dodici ore. Quindi, solo se spinti da tanto amore per questo lavoro si può riuscire, senza dimenticare che i tempi sono difficili, quindi devono essere pronti a superare tanti ostacoli.

Vorrei, quindi, concludere questo nostro incontro, facendo un breve cenno sul tuo grande desiderio di riuscire ad allestire una mostra retrospettiva qui a Roma, una città carica di forza e magia, che ha spinto al massimo la tua creatività. I tuoi quadri maggiormente significativi sono nati proprio nella “città eterna”.

Pertanto, il mio personale augurio è che tu possa realizzare il tuo sogno !

 

 

 

 

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