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Basi bibliche e origine storica del termine "Sacramento"

Il Professor Paolo Luciano, docente di Sacramentaria all’Istituto Superiore di Scienze Religiose San Giuseppe Moscati di Benevento, durante il suo corso ha sviluppato importanti tematiche di questa disciplina teologico-filosofica che studia i sacramenti e, in riferimento alle basi bibliche del termine “Sacramento”, fa sapere che: “La parola “sacramentum” (sacramento) è stata mutuata dal linguaggio militare e indicava il giuramento di fedeltà che il soldato prestava all’imperatore, era una sorta di consacrazione al suo signore e di cui portava sul corpo un “signum” (segno). Per analogia, il giurista Tertulliano, agli inizi del III secolo, introduce nella Chiesa e nella Teologia il termine di “sacramentum militare” con cui definisce il battesimo che ascrive il credente alla milizia sacra di Cristo. Fu così che il battesimo, conosciuto come μυστήριον (mistero) di iniziazione, cominciò ad essere chiamato con l’espressione “sacramentum”: a partire dunque dal II secolo μυστήριον e sacramento tendono a fondersi e a completarsi a vicenda. “Sacramenta” (Sacramenti) non sono detti soltanto il battesimo e l’eucarestia, ma anche i piani di Dio che si attuano e si svolgono nella storia; “sacramentum” è anche definita la religione cristiana che porta nascoste in sé le realtà divine. Il sacramento maggiore, da cui defluisce e origina l’intera sacramentalità è l’incarnazione stessa di Cristo. Il μυστήριον, primariamente, era un rito che aveva lo scopo di rendere presente un avvenimento di salvezza avvenuto in tempi remoti e, solo secondariamente, implicava una consacrazione alla divinità. Il termine deriva dal verbo greco μουέιν che significa chiudersi, rimanere chiuso. Pertanto esso indica una realtà che supera le capacità espressive del linguaggio umano, per cui “rimane chiusa, nascosta”. Il concetto di “sacramentum” invece richiama primariamente l’idea e il concetto di consacrazione. Infatti il termine sacramento ha la sua origine etimologica in “sacrare” che significa rendere sacro e, perciò, riservare alla divinità. A sua volta il verbo “sacrare” deriva da “secare” che significa tagliare, separare. Quindi la consacrazione è un atto che tende a separare le cose sottraendole alla disponibilità umana per riservarle invece alla divinità. Nel linguaggio cristiano delle origini il grande “μυστήριον-sacramentum” è Cristo stesso che è il volto storico del Padre, è il segno concreto della presenza di Dio e del suo mondo in mezzo agli uomini e, con la sua presenza, li interpella e ne sollecita così una risposta esistenziale. Da qui nasce la convinzione che la storia umana sia diventata il luogo privilegiato dell’incontro tra gli uomini e Dio. In tale prospettiva, i fatti, gli avvenimenti e i personaggi della storia sono percepiti e recepiti come il linguaggio storico di Dio, attraverso cui Egli tenta un dialogo di salvezza finalizzato a recuperare l’uomo alla sua dimensione originaria, ossia quella divina. Attraverso la incarnazione nel Figlio, Dio ha inaugurato l’era della sacramentalità, stabilendola come l’elemento fondamentale e strumentale del dialogo e del rapporto con gli uomini tramite cui Dio si autocomunica ad essi e ne tenta il recupero alla propria vita divina da cui l’uomo originariamente proviene. Questo dialogo storico tra Dio e gli uomini si costituisce come un unico atto salvifico divino ma che, idealmente e per questioni pratiche, viene diviso in “Antico e Nuovo Testamento”.

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