L’intervento conclusivo di Giorgia Meloni all’edizione 2024 di Atreju si presenta come un manifesto di intenti e di rivendicazioni, sottolineando il ruolo del suo governo nel plasmare una nuova visione per l’Italia e per l’Europa. Con il motto "l'occasione è ora", il Presidente del Consiglio ha chiamato a raccolta la platea, esortando a "mettersi ai remi" per perseguire il cambiamento del Paese, dimostrando la consapevolezza che le opportunità attuali richiedono scelte ferme, una visione chiara e la capacità di resistere a ostacoli e critiche.
L'evento ha registrato numeri straordinari, con 50.000 presenze e oltre mille giornalisti da tutto il mondo, configurandosi come un momento di forte partecipazione popolare. Meloni, tra ricordi personali e battute, ha enfatizzato il valore delle radici ideologiche e della continuità politica, invitando a trarre lezioni dal passato per costruire il futuro.
Le dichiarazioni chiave
Unità e stabilità del centrodestra: Meloni ha evidenziato come la compattezza della coalizione rappresenti un tratto distintivo rispetto al passato, garantendo autorevolezza e continuità politica. Ha affermato che il centrodestra manterrà la rotta fino alla fine della legislatura e oltre, sottolineando che il destino della nazione prevale su qualsiasi interesse personale.
Critiche alla sinistra:
L’intervento è stato punteggiato da attacchi al Partito Democratico e ai suoi leader, con riferimenti all’assenza di risultati concreti e accuse di ipocrisia su temi come il salario minimo e le pensioni. Meloni ha anche rivolto stoccate al segretario della CGIL, Landini, accusandolo di agire più per calcolo politico che per il bene dei lavoratori.
Giorgia Meloni, nel suo intervento ad Atreju, ha sottolineato come la sinistra abbia tentato di ostacolare la nomina di Raffaele Fitto in Europa, lasciando intendere che esistano ancora pregiudizi ideologici che condizionano le dinamiche politiche a livello europeo. “Per loro, se non sei di sinistra, non puoi fare il commissario europeo,” ha dichiarato con fermezza, rimarcando la natura antitetica e alternativa di Fratelli d’Italia rispetto alle posizioni della sinistra.
Meloni ha poi colto l’occasione per fare un annuncio significativo: la sua prossima decisione di dimettersi dalla carica di presidente dei Conservatori e Riformisti europei (ECR). “Questa splendida comunità politica merita un presidente a tempo pieno, con una maggiore energia di quella che ora posso dedicare,” ha affermato, esprimendo il suo rispetto per il ruolo e per le sfide che attendono il gruppo politico europeo.
Con questa scelta, Meloni ha voluto sottolineare la sua visione di leadership come servizio, lasciando spazio a una guida dedicata a tempo pieno per il futuro dell’ECR. Ha inoltre annunciato che tra i candidati ci sarà il primo ministro della Polonia, che ha definito un “amico dell’Italia,” anticipando il sostegno italiano alla sua candidatura.
Questo passaggio del discorso non solo ha ribadito la centralità del rapporto tra Italia e Polonia nel contesto europeo, ma ha anche evidenziato l’obiettivo del governo italiano di rafforzare l’identità conservatrice e riformista nel panorama politico dell’UE. Una scelta che, nelle intenzioni di Meloni, vuole rappresentare un cambio di passo e una continuità strategica per il centrodestra europeo.
La frecciata a Prodi: “Lui di obbedienza se ne intende”
Romano Prodi ha recentemente affermato che “l’establishment adora Meloni perché obbedisce”. Una dichiarazione che Giorgia Meloni non ha esitato a respingere con fermezza, contrattaccando sulle scelte politiche del passato dello stesso Prodi. “Voglio dire a Romano Prodi che molte delle sue decisioni, dalla svendita dell’Iri alla modalità con cui l’Italia entrò nell’Euro, fino al ruolo determinante nell’ingresso della Cina nel Wto, dimostrano che di obbedienza se ne intende parecchio,” ha dichiarato la premier, lanciando una frecciata diretta e pungente.
Meloni ha poi sottolineato come le scelte di Prodi abbiano avuto conseguenze pesanti sia per l’Italia sia per l’Europa, lasciando intendere che l’adesione cieca a dinamiche internazionali e l’assenza di una visione strategica autonoma abbiano rappresentato errori storici. “Da persone come lui abbiamo imparato che obbedire non porta bene né alla nazione né all’Europa,” ha aggiunto, ribadendo il carattere di rottura e indipendenza che il suo governo intende perseguire rispetto alle logiche del passato.
Questa risposta non è solo una replica a un’accusa, ma una dichiarazione d’intenti. Meloni rivendica una linea politica che vuole difendere l’interesse nazionale e riaffermare l’autonomia decisionale dell’Italia nel contesto europeo e globale. Un approccio che, nelle sue parole, è diametralmente opposto a quello che attribuisce ai governi del passato, spesso accusati di piegarsi alle pressioni esterne a scapito del benessere del Paese.
“Abbiamo ereditato sprechi vergognosi come superbonus e reddito di cittadinanza”
Giorgia Meloni ha ribadito con determinazione l’impegno del suo governo nel ridurre la pressione fiscale per chi lavora e produce, un obiettivo che considera prioritario per rilanciare il Paese. "Continueremo a ridurre le tasse su chi lavora, come abbiamo già fatto con il taglio del cuneo fiscale, l’accorpamento delle aliquote Irpef e l’introduzione della flat tax per i lavoratori autonomi".
La premier ha però sottolineato che il percorso resta lungo e complesso, poiché l’attuale governo ha ereditato uno Stato caratterizzato da inefficienza e sprechi. "Abbiamo dovuto affrontare situazioni come la ristrutturazione delle seconde case finanziata dal superbonus o il Reddito di cittadinanza assegnato anche a chi poteva lavorare: misure costose e insostenibili, pagate spremendo chi lavora e fa impresa". Meloni ha evidenziato come uno Stato più efficiente non significhi solo ridurre i costi, ma anche combattere il clientelismo, una piaga che penalizza il sistema economico e sociale del Paese.
Nel suo discorso, la premier ha inoltre lanciato un messaggio diretto alla sinistra, accusandola di essere preoccupata dall’idea di un’Italia che riforma e semplifica. "Capisco che uno scenario del genere possa allarmare la sinistra, abituata a mantenere un certo tipo di sistema, ma non spaventa noi e, soprattutto, non spaventa i cittadini".
Guardando al futuro, Meloni ha anticipato che il 2025 sarà un anno cruciale per le riforme strutturali, spesso rimandate per timore di affrontare resistenze e criticità. "L’anno che verrà sarà quello delle riforme che spaventano molti. Andremo avanti sul premierato, una misura temuta dai campioni olimpici dei giochi di palazzo, sull’autonomia differenziata, sulla riforma fiscale e sulla riforma della giustizia". Con queste parole, la presidente del Consiglio ha tracciato una chiara roadmap per consolidare la modernizzazione del Paese e riaffermare la centralità del merito e dell’efficienza come valori guida per il governo.
Immigrazione e lotta al crimine organizzato:
Sul fronte dell’immigrazione, ha difeso l’accordo con l’Albania, descrivendolo come un modello europeo e uno strumento per combattere il traffico di esseri umani. Meloni ha inoltre rivendicato i risultati del governo nella lotta alla criminalità organizzata, con un riferimento diretto agli interventi a Caivano.
Riforme strutturali:
Il 2025 sarà, secondo Meloni, l’anno delle riforme cruciali, dal premierato all’autonomia differenziata, passando per le modifiche al sistema fiscale e giudiziario. Riforme che, nella sua visione, sono essenziali per modernizzare il Paese e ridurre le disuguaglianze.
Politica estera come politica interna: Meloni ha sottolineato i successi delle missioni internazionali, descrivendole come un’estensione della politica interna, capace di creare opportunità e benefici per il sistema produttivo italiano.
Polemiche e frecciate
L’intervento non ha risparmiato toni polemici: tra i bersagli ci sono stati Romano Prodi, accusato di scelte poco lungimiranti durante la sua carriera politica, e Roberto Saviano, con un riferimento critico alla narrativa antimafia.
Giorgia Meloni non ha risparmiato una stoccata agli ambienti culturali vicini alla sinistra, commentando con sarcasmo le critiche mosse al decreto sicurezza. "Vedo una grande mobilitazione da parte di cantanti e attori contro le nostre misure. Una mobilitazione che, a giudicare dai precedenti, avrà più o meno gli stessi risultati ottenuti dagli attori di Hollywood contro Donald Trump".
La premier ha voluto evidenziare come, spesso, queste iniziative provenienti dal mondo dello spettacolo abbiano un impatto più mediatico che concreto, sottolineando al contempo la determinazione del governo a proseguire sulla strada intrapresa. Con questa frecciata, Meloni ha rimarcato la distanza tra le scelte del suo esecutivo, orientate alla sicurezza e alla tutela dei cittadini, e le critiche ideologiche che, secondo lei, non offrono soluzioni alternative reali.
Conclusioni
Meloni ha chiuso il suo discorso ribadendo la necessità di un impegno collettivo per affrontare le sfide del presente, con la convinzione che il governo stia tracciando una nuova strada per l’Italia. Con la promessa di continuare a lavorare per un’Italia protagonista in Europa, ha annunciato la sua intenzione di dimettersi dalla presidenza dei Conservatori e Riformisti Europei, sottolineando l’importanza di lasciare spazio a una leadership dedicata esclusivamente a quella comunità politica.
La kermesse si conclude con una Meloni determinata, pronta a capitalizzare il consenso attuale e a guidare il Paese verso le prossime sfide, con il centrodestra compatto come elemento cardine di questa fase storica.