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Taormina contro Conte

Come se non bastassero i guai politici, ora Giuseppe Conte deve affrontare anche quelli giudiziari. La scorsa settimana è stata infatti aperta un'indagine da parte del Tribunale dei ministri di Roma contro il Premier, alcuni suoi ministri e i consulenti, per la gestione dell'emergenza coronavirus. Ad averlo confermato su Twitter, nel silenzio assordante della grande stampa è stato l'avvocato professor Carlo Taormina, il quale diede in prima persona avvio a questo procedimento, sporgendo denuncia alla Procura di Roma.

La denuncia principale, spiega il penalista, riguarda la «gestione dell’emergenza» nel suo complesso. Ovvero i «ritardi accumulati» nella messa a punto delle misure anti-epidemia pur nella «consapevolezza» della gravità della situazione fin dal mese di dicembre. Secondo Taormina,e carte alla mano («ho allegato la documentazione del ministero della Salute»), l'esecutivo avrebbe avuto consapevolezza del pericolo «imminente» almeno trenta giorni prima della proclamazione ufficiale del primo stato di emergenza nazionale, l’8 marzo scorso. «Un ritardo costato oltre 30mila morti», attacca Taormina, «nonostante l’Istituto superiore di sanità avesse dato parere favorevole alle chiusure».

Già interrogato dalla pm di Bergamo Maria Cristina Rota per la mancata istituzione della zona rossa in Val Seriana, Conte è stato spesso criticato per i metodi con i quali ha gestito la crisi sanitaria.

A muoversi contro l'esecutivo Carlo Taormina, che aveva deciso di sporgere formale denuncia presso la procura della Repubblica di Roma. "Sì, ho presentato una denuncia alla Procura di Roma con la quale sollevavo un interrogativo sulle modalità utilizzate per affrontare il Coronavirus. La mia denunzia è stata supportata da documenti che provenivano dal ministero della Sanità", aveva dichiarato a Libero.

Uno dei più gravi errori del governo, secondo Taormina, è quello di aver tardato a dichiarare lo stato di emergenza. "Ed è stato quello il periodo in cui si sono accatastati i contagi e i morti, soprattutto nelle zone della Lombardia che ben conosciamo", aveva proseguito. "Nella denunzia avevo fatto specificamente presente anche il problema della mancata istituzione delle zone rosse per Lodi, Nembro e Alzano Lombardo e aree limitrofe.

Avevo sollevato questo tema ponendo l'accento su quelle che io ritengo omissioni governative".Le ipotesi di reato sono l'epidemia colposa e l'omicidio colposo plurimo,risponde Taormina alle domande del "Diario del Web" a carico di esponenti del governo, principalmente Conte e Speranza, nonché dei consulenti tecnici. Con una particolarità: si tratterà di stabilire se questi consulenti abbiano dato o meno le indicazioni corrette.

"Se dovessero avere dato quelle indicazioni,secondo l intervista del 'Avvocato al "diario del web", è chiaro che le responsabilità sarebbero solo del governo. In caso contrario, le responsabilità sarebbero anche dei consulenti, a cominciare dall'Istituto superiore di sanità.


Il 3 gennaio 2020. E, nell'ambito del mese di gennaio, il ministero della Salute ha emanato ben quattro o cinque circolari, inviate agli assessorati di tutte le Regioni italiane, da cui risultava esattamente quello che stava accadendo. Cioè che l'epidemia era galoppante, che si trattava del coronavirus, che era in grado di determinare gravi danni alla salute e che aveva il tasso di mortalità di cui poi abbiamo purtroppo fatto esperienza. Tutto era perfettamente noto. Un'organizzazione internazionale, alla quale aderiva anche la Cina, che pure si è mossa con notevole ritardo rispetto ai tempi della diffusione nel suo stesso Paese, aveva comunicato di intervenire velocemente e drasticamente per evitare il contagio. Questo non è avvenuto, il virus si è propagato in forma esponenziale e le conseguenze sono sotto gli occhi di tutti".

“Ho inondato le principali Procure italiane di denunce contro il Presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, per la cattiva gestione dell’emergenza coronavirus”. Così il noto avvocato Carlo Taormina a “StopEuropa”, il talk in streaming del gruppo Stop Euro Alt Europa condotto da Riccardo Corsetto, come scrive  L'Unico

Il giurista è inoltre convinto che “se prima si parlava di sottovalutazioni, ora si comincia a pensare che dietro le scelte governative, sostenute da pareri controversi di virologi non all'altezza della situazione, forse ci sia qualcosa di più grave che l’epidemia colposa di cui si parla in queste settimane”.

Sollecitato da Corsetto, scrive l Unico, Taormina è inoltre intervenuto sullo stato di salute della magistratura in Italia. “Di Matteo (sentito giovedì scorso in commissione antimafia, ndr) ha messo la ciliegina sulla torta – commenta il giurista – perché è andato a fondo sulla querelle che l'ha visto protagonista per una mancata nomina da parte di Bonafede”. L'attuale Consiglio superiore della magistratura “è marcio dentro“, secondo Taormina, e “se è vero che il Presidente della Repubblica non può sciogliere il Consiglio, è pur vero che può chiamare i singoli consiglieri e invitarli a dimettersi, per tornare a nuove elezioni”.

La vicenda Palamara, del resto, “ha dimostrato che si tratta di una situazione di sistema che interessa la magistratura da molti anni”. “È bene che si sappia che le ‘mele buone’ sono poche nell'ambiente giudiziario”, aggiunge Taormina. E non la si può pensare diversamente “quando ci si trova di fronte a magistrati o a capi di uffici giudiziari diventati tali non per merito ma perché appartenenti a una corrente associativa”.

Intanto meglio tardi che mai, scrive il giornale,verrebbe da dire. A emergenza quasi finita, l'epidemiologo ritorna sui suoi passi avvalendosi di alcune affermazioni precedenti sul trend infettivo. Se fino a qualche tempo fa, infatti, sosteneva che il virus non si fosse ''rabbonito'', adesso Lopalco molla la presa: "La quota di suscettibili al Sud è superiore al 99% - afferma in un post -in Puglia è il 99,1%. Al Nord solo la Lombardia si discosta sensibilmente dalla media nazionale ma sempre con un limitatissimo 7,5%. Il 97,5% degli italiani non ha mai incontrato il virus''.

Un dietrofront decisamente inaspettato, su cui hanno inciso i risultati preliminari dell'indagine svolta dal Ministero della Salute in collaborazione con la Croce Rossa Italiana e l’Istat su un campione di 64.660 persone. Secondo la ricerca, il 2,5% degli italiani è entrato in contatto con il virus, pari, cioè, ad un milione e 482 mila persone. Dai dati, infatti, emerge che è forte la differenza territoriale che conferma la Lombardia al primo posto per numero di persone positive al virus (7,5 %), mentre tutte le altre Regioni del Sud sono al di sotto dell’1%.

 

 

 

 

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