In primis, noi diciamo che, nonostante le recenti proiezioni statistiche dell’Unione europea sulla ripresa economica in atto nel vecchio Continente, abbiano raffigurato l’Italia, come il Paese che comincia a camminare; purtroppo, a muovere i primi passi, nella direzione della ripresa, è solo la parte Nord del Paese, mentre nel Sud, continua a persistere, la “Questione meridionale”. Vediamo perché. In particolare, la disoccupazione tra il 12% e il 13% è la media registrata tra quella del Nord (sotto il 10%); e quella del Meridione (sopra il 20%).Ancora, a seguito di questa alta percentuale di disoccupazione, la Svimez, nel suo ultimo Rapporto, ha registrato una crescente desertificazione del Mezzogiorno. Ma c’è di più. Il filo spezzato tra il Nord e Sud d’Italia è diventato un problema anche, dell’Europa. Vediamo come. Il positivo meccanismo di riavvicinamento politico- sociale tra Nord e Sud Europa si è inceppato; la Germania, i Paesi del Nord e l’Euro-burocrazia che in massima parte è diretta espressione del loro peso politico a Bruxelles, sono tornati ad essere diffidenti verso i Paesi del Sud, compresa l’Italia. In conclusione, diciamo che il dialogo tra Nord e Sud Europa, tra euro-burocrazia, Bce e governi nazionali deve riguardare i meccanismi più operativi del funzionamento delle economie e le misure necessarie per guarire, in modo strutturale,(riguardo al nostro Paese, “la questione Meridionale”), i residui focolai di crisi ed instabilità economica e sociale di tutti i Paesi europei.