C’è un’Italia che ha paura di Internet. Vediamo perché. Su “Facebook, un nuovo virus, la trappola è nascosta nei video degli amici”. A lanciare l’allarme è stata la Polizia di Stato, che attraverso il suo profilo sui social chiamato “Agente Lisa”, fornisce consigli e indicazioni su come difendersi dal nuovo virus informatico che ha contagiato il web e che rischia di infettare gli smartphone e i computer dei navigatori più disattenti. Ancora, “Carte clonate”, truffe a tre ristoranti romani. Quindici camerieri infedeli copiavano i codici dei bancomat ai clienti che pagavano il conto. La banda ha incassato 100mila euro in 3 mesi. Il denaro, poi, veniva riciclato acquistando cellulari che poi rivendevano. L’inchiesta è scattata nel 2013. Pertanto, anche, sulla base di questi accadimenti di reati informatici, molte aziende avendo paura, della trasformazione digitale, hanno rinunciato ad una opportunità di crescita che, la stessa, può creare. A nostro modesto avviso, questa è un’immagine negativa di Internet, nel nostro Paese: anno zero, o quasi. Infatti, non è un caso se Confindustria digitale italiana ha registrato questi dati: 25 miliardi di euro di mancati investimenti digitali, un gap d’innovazione tra economia italiana e media europea; 4,8% del Pil nel 2013, il peso degli investimenti digitali italiani a fronte, di una media dell’Unione europea al 6,5%; 7 miliardi di euro è il calo del mercato digitale italiano dal 2009 al 2013(-10%); nel 2014 il 5% delle imprese italiane, da 10 addetti in su, ha venduto on-line l’1% del fatturato a fronte del 15% della media dell’Unione europea(Fonte: Confindustria Digitale). E dulcis in fundo, noi diciamo che la recente “Carta sui diritti di Internet”(elaborata dalla Camera dei Deputati), deve essere un documento in grado di confrontarsi con il complesso mondo del Web, evitando di diventare un teorico manifesto ideologico, di stampo protezionistico e basta!