In primis, noi diciamo che Internet da un lato, è luogo di opportunità e di crescita economica: in particolare, nel mondo della cultura e dell’editoria; e dall’altro, è luogo di potenziali rischi da prevenire: in questo periodo, la violenza scorre attraverso il web; circolano video che trasmettono orrore e la minaccia jihadista alimenta forum e dibattiti utilizzando internet per esaltare le masse, i social per fare proselitismo. Gli esperti dell’Antiterrorismo la chiamano “una guerra di percezione” dove la politica e la propaganda occupano il primo posto, utilizzando il potere della tecnologia per minare l’autorevolezza dei governi occidentali e per convincere gli utenti della Rete a unirsi alla jihad. Ecco un caso recente: l’Isis si presenta in italiano; ”Lo stato islamico, una realtà che ti vorrebbe comunicare” è il titolo del manuale sul web, rivolto ad aspiranti terroristi. A questo punto va detto, senza mezzi termini, che dopo quanto accaduto a Parigi, in materia di terrorismo, gli allarmi web sono continui; il pericolo della propaganda terroristica è forte, ovvero, ci troviamo di fronte ad una vera e propria guerra digitale. E dulcis in fundo, diciamo che il nostro Paese ha messo in campo le maggiori energie per combattere il cyber-terrorismo: sono gli operatori informatici super addestrati e con una perfetta conoscenza dell’arabo che monitorano 24 ore su 24 internet, per individuare i diversi sistemi adottati dai gruppi militanti; ancora, negli ultimi due mesi, sono stati 400 gli spazi virtuali tenuti sotto controllo e, di recente, sono stati oscurati venti siti.