L'altra sera in diretta streaming da Torino, dopo la interessantissima relazione sulla beata Maria Cristina di Savoia, regina del Regno delle due Sicilie, condotta da Marco Albera mi hanno colpito le brevi riflessioni di Massimo Introvigne sui vari stati di santità nella bimillenaria storia della Chiesa. Introvigne cita qualche caso di santità come quello di San Nuno Alvares Pererira (1360-1431) grande condottiero e generale portoghese che si batté per l'indipendenza del Portogallo contro la Spagna. Una figura straordinaria, canonizzata di recente da papa Benedetto XVI, un miles Christi che ha dovuto combattere vere e proprie guerre e nello stesso tempo è riuscito a santificarsi. “La canonizzazione di San Nuno, ha affermato Benedetto XVI, vuole mostrare alla Chiesa come “la vita di fede e di preghiera è presente anche in contesti apparentemente poco favorevoli alla stessa, ed è la prova che in qualunque situazione, anche in quelle di carattere militare e di guerra, è possibile mettere in atto e realizzare i valori e i principi della vita cristiana, soprattutto se questa è posta al servizio del bene comune e della gloria di Dio”.
Un altro personaggio straordinario citato da Introvigne è San Antonio Primaldo Pezzulla, il leader degli otrantini che resistettero all'aggressione turca del 1480 e poi trucidato insieme ad altri 800 difensori, tutti canonizzati recentemente. Primaldo era un semplice sarto che dovette diventare un capo militare suo malgrado.
Che cosa voleva dire il vicario reggente di Alleanza Cattolica? Si può amare Cristo e magari santificarsi svolgendo le più svariate professioni, come quella che propongo raccontare con questo intervento. Andremo alla scoperta della fede nell'ambiente calcistico. Ricordate qualche anno fa i calciatori della nazionale brasiliana che inginocchiati ringraziavano Dio per la vittoria. Avrete notato le magliette di certi calciatori, recentemente quella di di Lionel Messi, il fuoriclasse argentino del Barcellona, raffigurante la madonna di Medjugorje, o il capitano dell'Inter Xavier Zanetti che offre la sua maglietta a Papa Bergoglio suo compatriota. Dunque le vie del Signore sono infinite.
Recentemente mi è capitato di leggere un volumetto di un noto calciatore, Nicola Legrottaglie, “Il mio amico Gesù”: “Perché il Vangelo ha cambiato la mia vita”, pubblicato da Piemme (2013), è il 4° che scrive dopo la sua conversione. In pratica Legrottaglie racconta la sua esperienza di conversione, iniziata sette anni fa, proprio quando è iniziata la mia nuova esperienza lavorativa a Milano (2006). Certo vivere il cristianesimo per un ragazzo che vive in un mondo non facile per certi valori è una testimonianza da apprezzare e sottolineare. Nicola come tanti altri ragazzi del suo mondo, poteva fare altre scelte più semplici; scegliendo Cristo ha fatto la scelta di andare controcorrente, tra l'altro è l'esortazione più frequente di Papa Francesco. Prima di addentrarmi nel testo occorre precisare che Legrottaglie non fa mai riferimento alla Chiesa in senso cattolico, del Papa, della Madonna o dei Santi che hanno veramente imitato Gesù in tutto, e certamente questo aspetto limita e rende debole purtroppo la sua nuova esperienza di fede raccontata nel libro. Tuttavia, tenendo conto di queste gravi defezioni, la sua testimonianza di fede in un mondo come quello del calcio qualche utilità può averla.
“Non si può essere nipoti di Dio, ma figli”, scrive Legrottaglie nell'introduzione.“Oggi mi rendo conto che il cristianesimo vero è anche uno stile di vita. La mattina mi sveglio e ho questa relazione bellissima con Gesù, il Signore della mia vita, il Padrone della mia vita”. Nei libri scritti dal calciatore si parla proprio della sua esperienza con “Lui”. Infatti il calciatore che attualmente milita nel Catania calcio si confessa: “Posso dire che da quando ho incontrato Gesù è iniziata la mia vita, tutto il resto non ha nessun valore. Ed è proprio questo che voglio mettere in evidenza con questa nuova testimonianza”.
Nel 1 capitolo si interroga: “Chi è Gesù per me?” Risponde: Tutto e confessa: “Sto imparando veramente a vivere, grazie a Gesù. E' lui il modello, è il punto di riferimento in ogni cosa che faccio, in ogni cosa che dico”. Legrottaglie ci invita a metterci in discussione e soprattutto a non pensare secondo i nostri desideri, ma chiedersi sempre cosa pensa Gesù su un determinato argomento, in pratica,“che cosa farebbe Gesù al posto mio?”
Nel libro del calciatore catanese ci sono tratti di velata polemica come quello dove riflette sulla donna sorpresa in adulterio: Gesù la perdona, ma gli ordina di non peccare più. “Gesù non ha avuto un atteggiamento buonista. Di fronte al peccato non si piegava di certo”. Legrottaglie non è morbido nel giudicare le altre religioni, lui che spesso si ritrova magari a confrontarsi con altri colleghi calciatori di altre fedi.”Gesù dimostra di essere Dio con la sua affermazione 'Io Sono', quindi. E' l'unico che afferma di essere Dio e che poi ha dimostrato il suo Amore dando la propria vita per le sue creature”.
Con la Grazia, che è un tesoro, si diventa creature “nuove”, che superano quell'appartenenza riduttiva, stagnante e sterile esteriorità di certi falsi cristiani che vivono in certe chiese. Nicola Legrottaglie nel suo libro dà lezione di conoscenza della Bibbia, il suo libro preferito, che legge meditandolo con attenzione e che sta sempre vicino al suo letto. Il mio amico Gesù è scritto con uno stile semplice e colloquiale, alla scoperta della figura di Gesù di Nazareth. “Leggendo il Vangelo si trova la verità”, scrive Legrottaglie e per cambiare vita bisogna ravvedersi: il ravvedimento è l'inizio. Per uscire dal peccato bisogna innanzitutto cambiare la propria mente e mettere in discussione il vecchio modo di pensare. Occorre saper pregare, non tante con le formule, ma con un atteggiamento del cuore, bisogna iniziare la giornata pensando a Colui che amo. “Un pensiero che può esserci tutto il giorno, anzi deve esserci tutto il giorno perché l'amore di Dio per me non viene mai meno...”
Alla fine del testo Legrottaglie cerca di ipotizzare il proprio futuro dopo che smetterà di giocare. Auspica chiaramente di rimanere nel suo mondo, auspica un futuro di ambasciatore di Cristo nel mondo del calcio, per promuovere certi valori come la lealtà, il rispetto, la tolleranza, il sacrificio, l'impegno.