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Dalla nuova questione meridionale al nuovo meridionalismo

In primis, a nostro modesto avviso, uno dei punti più deboli dell’economia del Sud è questo: non c’è spirito di squadra, ognuno va per i fatti propri; c’è una tendenza all’individualismo che va cambiata, attraverso una scossa culturale; ancora, c’è tutto un mondo di eccellenze produttive, spesso, sommerse; manca, inoltre, una mentalità manageriale; tanti manager meridionali vanno all’estero, nonostante, la presenza di risorse e capacità umane. Ebbene, se tutto questo può essere l’immagine della nuova questione meridionale, dobbiamo, purtroppo, rilevare che la stessa, nei fatti, è sparita dall’agenda politica. A questo punto, noi riteniamo che bisogna puntare ad un nuovo meridionalismo: amministratori locali, imprenditori, Università, sindacati, associazioni della società civile debbono impiegare, con le proprie forze, le risorse comunitarie e nazionali, per realizzare un nuovo “grande balzo” dell’economia meridionale. Peraltro, va detto, senza mezzi termini, che nel Mezzogiorno, esistono le risorse naturali, paesaggistiche, storico-culturali(leggi: I Bronzi di Riace, gli scavi di Pompei), imprenditoriali, tecnologiche, finanziarie, scientifiche, umane e civili in grado,-se giustamente e pienamente utilizzate- di portare al superamento degli squilibri socio- economici interni del Sud e ad una consistente riduzione del suo divario con le aree più forti dell’intero Paese Italia e dell’Unione Europea.

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