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Intervista alla figlia di Riina, Rosanna Scopelliti: "fatico a provare pena per Lucia Riina. Rinneghi suo padre e ripudi la mafia"

"Sinceramente fatico a provare un qualsiasi sentimento, persino di pena per la figlia di Totò Riina". Lo ha dichiarato, in risposta all'intervista televisiva rilasciata ad una tv svizzera dalla figlia del boss di Corleone, la deputata Pdl Rosanna Scopelliti, figlia del sostituto procuratore generale della Corte di Cassazione Antonino, ucciso dalla mafia il 9 agosto 1991.
"Alla Riina - scrive Rosanna Scopelliti - che non si dissocia dal sangue che gronda a fiumi dalle mani del padre assassino, e che senza pudore ricorda il giorno del suo arresto dopo decenni di latitanza come 'il giorno peggiore della sua vita', prima di autocommiserarsi gioverebbe rammentare che non basterebbe un secolo per mettere in fila tutti i 'giorni peggiori' delle centinaia di famiglie distrutte da suo padre e dai padrini della Cupola".
"Non è né un merito né una colpa nascere figli di qualcuno - dice la giovane figlia del titolare della pubblica accusa in Cassazione del 'Maxiprocesso' a Cosa Nostra - ma sono le scelte che si fanno personalmente che ci qualificano: finché Lucia Riina non troverà il coraggio e l'umiltà di rinnegare suo padre e ripudiare pubblicamente la mafia, come hanno fatto e stanno facendo finalmente molte donne di famiglie mafiose, lei per me rimarrà comunque una donna di mafia, e trovo disgustoso che una tv le abbia dato voce non per un messaggio di pentimento ma di continuità con il vincolo mafioso".
"Io non so se Lucia Riina ha o avrà dei figli - scrive la parlamentare calabrese - ma un giorno un suo bambino potrebbe chiederle come mai lei porta lo stesso cognome di una delle belve più sanguinarie della infame storia della mafia". "Starà a lei rispondere - conclude l'On. Scopelliti - 'era tuo nonno', trasmettendogli il marchio d'infamia, o dire 'è solo omonimia', affrancandolo e affrancandosi dal peso orrendo di avere nella memoria, se non sulla coscienza, il sangue di tutte le vittime innocenti, a partire da grandi servitori dello Stato come Giovanni Falcone, Paolo Borsellino, lo stesso mio padre, fino a donne, anziani e persino bambini innocenti".

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