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Il Papa chiede perdono per gli scandali di Roma e del Vaticano

Torna a levarsi alta la voce di Papa Francesco che, senza specificare esplicitamente il suo riferimento, chiede perdono per gli scandali di Roma e del Vaticano. Il Papa parla a braccio, aprendo l'udienza generale. Ecco le sue parole: "Gesù è realista ed è inevitabile che vengano scandali, ma guai all'uomo a causa del quale avviene lo scandalo, io - ha detto il Papa - vorrei prima di iniziare la catechesi, in nome della Chiesa chiedervi perdono per gli scandali che in questi ultimi tempi sono caduti sia a Roma che in Vaticano, vi chiedo perdono".

Papa Francesco ha formulato la sua richiesta di perdono per gli scandali subito prima di cominciare la catechesi della udienza generale, dedicata ai bambini. Non ha aggiunto altro oltre alle parole a braccio, né ha fatto esempi su a quali scandali si riferisse.

Intanto  Roma due imprenditori e un funzionario del dipartimento Sviluppo Infrastrutture e Manutenzione Urbana di Roma Capitale sono stati destinati agli arresti domiciliari con l'accusa di corruzione e turbata libertà degli incanti. Avrebbero condizionato, con un passaggio di denaro, le gare d’appalto per la manutenzione e la sorveglianza delle strade della Grande Viabilità della città.

Il 27 settembre secondo il quotidiano il Giornale gli imprenditori Luigi Martella e Alessio Ferrari consegnano a Ercole Lalli, funzionario del dipartimento di Roma Capitale, 2.000 euro in contanti in cambio di informazioni riservate inerenti le imprese invitate alle gare. L'obiettivo è chiaro: turbare le gare d’appalto per la manutenzione e la sorveglianza delle strade della Grande Viabilità della città. Tra queste c'è anche la prima gara assegnata dal Comune per il Giubileo. Gara che giusto ieri viene bloccata dall’Autorità nazionale anticorruzione (Anac).

Al momento dell’intervento dei militari, Lalli ha ancora in mano il denaro incassato. Tanto che, con un gesto estremo, prova inutilmente a disfarsi della busta contenente 10 banconote da 100 euro e 20 da 50 euro, immediatamente sequestrate. "Al fine di incrementare la probabilità di aggiudicazione delle gare, ognuna del valore di circa un milione di euro - hanno spiegato i carabinieri - i due imprenditori cooperavano per ottenere informazioni ulteriori su quante e quali imprese venissero invitate ai vari lotti". Anche il semplice dato numerico permetteva loro di avere una posizione di vantaggio rispetto agli altri imprenditori sia nel caso il bando di gara prevedesse l’aggiudicazione per "massimo ribasso" sia con la metodologia della "media mediata", espressione riferita al cosiddetto "taglio d’ali", con cui vengono esclusi coloro che presentano offerte con ribassi troppo contenuti o viceversa troppo elevati.

Ma anche a Milano : Bloccato dalla Guardia di Finanza Mario Mantovani, vicepresidente della Giunta Regionale lombarda, proprio il giorno in cui era atteso ad un convegno su legalità e trasparenza con un arresto che, assieme a quelli del suo più stretto collaboratore, Giacomo Di Capua, e dell'ingegnere del Provveditorato Opere Pubbliche per Lombardia e Liguria, Angelo Bianchi, riporta la bufera al Pirellone come ai tempi di Roberto Formigoni.

Bufera anche perchè tra gli indagati (ce ne sono altri 12) dell' indagine del procuratore aggiunto Giulia Perrotti e del pm Giovanni Polizzi, c'è anche l'assessore leghista lombardo all'Economia Massimo Garavaglia. Con lui, come scrive nel suo provvedimento il gip Stefania Pepe, Mantovani avrebbe truccato la gara bandita da un pool di tre Asl "per l'affidamento del servizio di trasporto di soggetti nefropatici sottoposti a un trattamento dialitico" in modo che rimanesse in mano alle associazioni di sempre.

Da assessore alla Sanità avrebbe truccato una gara d'appalto da 11 milioni di euro sul trasporto dei malati dializzati. Da sindaco e senatore del Pdl, anche senza raggiungere il livello dell'ex governatore del Veneto Giancarlo Galan che si sarebbe fatto ristrutturare gratuitamente la sua villa faraonica nel Padovano, avrebbe avuto un architetto a sua "esclusiva disposizione". Architetto a cui non avrebbe mai versato una parcella per lavori per sé, per il figlio o per la sua attività di imprenditore oppure per il Comune di Arconate, ma che avrebbe ricompensato facendogli ottenere importanti commesse pubbliche in ospedali e scuole.

Riguardo al capitolo corruzione i magistrati milanesi non contestano a Mantovani alcuna mazzetta ma una lunga lista di utilità da parte dell'architetto Gianluca Parrotti: si va dai lavori 'gratis' di ristrutturazione e arredamento di una casa del politico ad Arconate e di Villa Clerici di Rovallasca, residenza patrizia in provincia di Milano e di proprietà dell'ex senatore, fino alla realizzazione di un'abitazione in una corte di Arconate per il figlio o all'acquisto di appartamenti e uffici per conto di Mantovani o della Spem, una delle sue società. Sempre senza compenso ma in cambio di importanti lavori pubblici, Parrotti si è occupato anche una serie di "prestazioni di supporto all'attività politica del sindaco di Arconate", annota il gip, conferite "in modo informale".

Lavori "non pagati né" da Mantovani, "né ovviamente dal Comune e di cui il politico che dimostra nell'occasione di considerare sostanzialmente Arconate come 'cosa propria' si avvantaggia in termini di consenso". E qui si contano progetti per realizzare una casa di circa 130 metri quadrati da installare in un parco pubblico del paese e da dedicare al Corpo degli Alpini o per costruire una Rsa per gli anziani. Intanto, da quanto si è saputo, con le carte acquisite gli investigatori stanno indagando anche su altri episodi di turbativa d'asta e abuso d'ufficio contestati all'ex vicepresidente regionale che, assistito dall'avvocato Roberto Lassini, sarà interrogato giovedì prossimo dal gip.

Sono solo alcune delle accuse che ieri hanno portato in carcere per corruzione, concussione e turbativa d'asta Mario Mantovani, vicepresidente della Giunta Regionale lombarda, ma anche ex senatore, ex sottosegretario alle Infrastrutture, ex sindaco di Arconate ed ex coordinatore regionale del Pdl, colui che ai tempi dei processi Ruby, Mediaset e Mills a Silvio Berlusconi riusciva a portare dentro e fuori il Palazzo di Giustizia di Milano centinaia di fan del Cavaliere.

 

 

 

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