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Talos Festival, fra mito e musica

foto 1

 

Dai bronzi di Riace al guerriero bronzeo Talos, raffigurato sul famoso vaso presente al Museo Jatta di Ruvo di Puglia, il passo e' abbastanza breve. Ma l'accostamento si ferma dinanzi alla natura dei soggetti rappresentati, belle impossibili ma comunque umane le sembianze delle due statue affiorate dai fondali del mare di Calabria, un automa il gigante che fu guardiano di Creta su mandato di Minosse. Questo colosso pare l'antenato dei robot anche se, come Achille, aveva un punto debole nel tallone, quasi un androide, che la fantascienza ha ereditato dal mito. Di Talos, nel Festival, si parla spesso, al di la' della sigla, calando la metafora di questo warrior nella realta' dei vari spettacoli. Eh gia', perche', anche guardando al rush dei tre giorni finali, fra il 13 e il 15 settembre, l'organizzazione della kermesse diretta da Pino Minafra pare essersi disposta a testuggine a difesa dell'idea di multilaboratorio creativo con al centro le bande musicali e del piu' ampio progetto di riscatto culturale di un territorio attraverso la produzione di eventi unici e non ripetibili in copia conforme altrove: musica d'interazione, secondo diversificate opzioni, dall'orchestra al piccolo gruppo, dalla corale all' ensemble "doppio". Brillano prodotti doc come quella creatura camaleontica, spaziante fra jungle latin swing e free, che e' la Minafric Orchestra. Con  il rinforzo del quartetto vocale delle Farawalla, la formazione erede del Sud Ensemble di Minafra produce climax da arcano Mediterraneo, recupera le origini del suono e del canto,  rivisita ab ovo ed ex novo angoli del passato musicale dei Sud sonori in cui il Talos e' incastonato. Salvo poi dar spazio allo scat del bandleader che, come un collodiano Cab Calloway, ci ricorda che la musica e' anche estemporaneita'. Nella stessa serata del 13 la performance di Luciano Biondini e Xavier Girotto, fisarmonica e sax, segnati dal morso dell'improvvisazione, estasi e trance per una musica di scavo del profondo, ricerca ipogeica di un Melos dalle forti radici argentine, cascate di note all'unisono o parallele ampiamente sopra il pentagramma sorrette dall'incalzante telaio ritmico della fisa, per poi invertire i ruoli quando Jirotto imbraccia il baritono, e la mente va alla Revolucion de tango di Mulligan e Piazzolla. Ancora un duo, nella successiva serata del 14, il chitarrista Roberto Taufic e il clarinettista Gabriele Mirabassi. Ma ci si e' intanto spostati nel Brasile di Pixinguinha, Chico Buarque, Guinga,  a delineare il continente dove fioriscono samba cancao, choros, valsa brasileira, quello del nordeste, ma anche Rio e saudage bahiana. Il tutto offerto con stile impeccabile e raffinata eleganza di taglio jazz. Intenso anche il concerto in chiesa di Vincenzo Deluci col Coro Novum Gaudium dell'Abbazia di Noci. "Senza tempo", questo il titolo, riprende uno Stabat Mater gregoriano con voci femminili su base elettronica e della tromba riadattata di Deluci che utilizza effetti come il loop consentendo ai suoni di sovrapporsi sul continuum dato dal modo-bordone; su quest'ultimo il canto corale si libra, infrangendosi sulle pareti del complesso domenicano, determinando un inedito gioco di sponda acustico. Il lamento della tromba non angoscia semmai apre alla riflessione e all'ascolto "sensibile". E' il tempo che si frantuma in cellule sonore, si riduce all'essenza, annulla la distanza siderale fra medio evo e contemporaneita', lascia che la musica decolli, concreta e sublime. Oltre al saggio finale della Talos Master Band di Schiaffini e ai due applauditi "solo" del fisarmonicista Vince Abbracciante e dell'istrionico chitarrista uzbeko Enver Izmailov, la chiusura "a tema" della rassegna e' idealmente affidata a momenti di spettacolo di
viscerale carnalita' ed energia, quelli dell'esibizione della Kocani Orkestar che ha chiuso la kermesse in un "combinato disposto" tutto balcanico con i Taraf de Haidouks, artefici, sempre in piazzetta Le Monache, di una coinvolgente contaminazione del pubblico. Insieme le due bande sono irresistibili, stregano gli astanti con un ritmo ruvido e incalzante, il sortilegio e' come risvegliasse lo spirito dell'antenato Talos  per aleggiare sulla danza collettiva improvvisata, sotto il palco, dai giovani pronipoti ruvesi. E' qui la festa. Alla Fiera dell'Est!

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