A nostro modesto avviso, la “questione meridionale” persiste, perché, le istituzioni politiche e sociali nazionali con il loro “modus operandi” (espressione dei grandi antichi latini), continuano ad ignorarla. Vediamo perché. In primis, diciamo che la politica nazionale ha creato un federalismo, regionale, ingiusto, penalizzando il Mezzogiorno, con un aggiramento sistematico, dell’uguaglianza territoriale dei cittadini italiani, sancita dalla Costituzione, a danno, di chi vive nel Sud, del Paese Italia. Ancora, nel Mezzogiorno, la società è attraversata da preoccupanti fenomeni di criminalità e di pari passo, con la perdita di terreno dell’occupazione. Di azioni di sviluppo per il Sud non si vedono tracce. Pertanto, la “questione meridionale” rimane, a livello nazionale, l’unico grande problema irrisolto che la politica nazionale deve, ancora, risolvere. A questo punto, diciamo che la politica nazionale ma, anche, quella locale devono cambiare, insieme, il loro “modus operandi”, nei confronti del Sud, sostenendo, in primis, il paesaggio, la cultura materiale, le produzioni creative, in modo tale, da affrontare concretamente la, ormai, secolare “questione meridionale”.