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Cammilleri, Loredo e Brienza: contro-informazione su Nelson Mandela

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Il 10 ottobre si è tenuta a Milano, nella sede dell’associazione “Luci sull’est”, la presentazione del libro Mandela, l’apartheid e il nuovo Sudafrica. Ombre e luci su una storia tutta da scrivere, recentemente pubblicato dalla D’Ettoris editori, a firma di Giuseppe Brienza, Omar Ebrahime e Roberto Cavallo (Prefazione di Rino Cammilleri, Crotone 2014, pp. 140, € 12,90).

Ha introdottola conferenza il presidente dell’Associazione Tradizione Famiglia ProprietàJulio Loredo, il quale ha ricordato la campagna promossa negli anni Ottanta dalla sezione sudafricana dell’associazione fondata dal pensatore e uomo d’azionebrasiliano Plinio Corrêa de Oliveira (1908-1995), per denunciare il filo-comunismo della rivista “The New Nation”, pubblicata dalla conferenza episcopale sudafricana, che si distinse anche per un appoggio costante a Mandela ed al suo partito, l’ANC. Questo settimanale, che aderiva alla corrente della c.d. “teologia della liberazione”, si rese inoltreprotagonistadi vere e proprie campagne politiche che andavano dall’appoggioalla scismaticaIglesiaPopularnicareguense, fino alla giustificazionedella necessità della lotta armata al servizio degli “oppressi” dellaNazione, per non parlare della feroce polemica contro l’interoprocesso di evangelizzazione promosso storicamente dai missionarioccidentali, tipico e sempre ricorrente cavallo dibattaglia di tutte le teologie che adottano quale criterio il materialismo storico.

E’ poi intervenuto il giornalista e scrittore Rino Cammilleri, il quale ha illustrato comeil sistema «demo-tribale» costituitosi in Sudafrica abbia in gran parte annullato gli effetti benefici apportati al Paese dai missionari cristiani, i quali nel Paese di Mandela ed altrove hanno potuto operare in Africa hanno agito in primo luogo sull’educazione dei popoli e delle tribù. Per cambiare, cioè, «prima di tutto le teste degli africani. Cioè, la mentalità animista che fasì che le cose rimangano come sempre sono state perché così lehanno “tramandate gli antenati”. Come fai a inculcare la democraziaall’occidentale in un ambiente che uccide gli albini permutilarli a scopo di trarne medicamenti? O che crede che stuprareuna vergine guarisca dall’aids? O che teme il malocchio cosa peggiore del mondo?».

Giuseppe Brienza, co-autore del libro Mandela, l’apartheid e il nuovo Sudafrica. Ombre e luci su una storia tutta da scrivere, ha relazionato quindi sulle gravi responsabilità di Nelson Mandela nell’introdurre l’aborto libero, l’ideologia “gender” ed addirittura il “matrimonio” omosessuale nella legislazione sudafricana. «Nella nuova Costituzione post-apartheid, promulgata nel 1996, il diritto alla c.d. interruzione volontaria di gravidanza è introdotto sotto le mentite spoglie del distorto concetto di “salute riproduttiva”, che implica l’autodeterminazione nella procreazione e il diritto a godere e a controllare la propria vita sessuale e procreativa, a scapito del concepito innocente. L’art. 12 della Carta promulgata da Mandela allora presidente del Sudafrica, considera infatti il “diritto” abortista come una esplicazione di quello alla libertà e alla sicurezza personale, stabilendo che a ciascun cittadino sia riconosciuto il “diritto alla propria integrità fisica e psicologica, che comprende anche il diritto di assumere liberamente decisioni riguardanti la riproduzione».

L’introduzione del “matrimonio” omosessuale, poi, ha aggiunto Brienza, fa del Sudafrica di Mandela il primo e, fino ad ora, unico, paese del Continente ad aver compiuto tale traumatico passo: «Il capitolo 2 della Costituzione sudafricana, infatti, nell’introdurre il “Bill of Rights” dei cittadini, contiene un’apposita sezione dedicata ai “diritti di parità”, nel cui ambito è garantita l’eguaglianza di tutti i davanti la legge e la libertà di ciascuno da qualsiasi discriminazione, comprese quelle basate sulle nozioni di “gender” e “orientamento sessuale».

Fra i numerosi interventi che si sono avuti alla fine della conferenza, vi è stato anche quello del giornalista e scrittore Luciano Garibaldi, il quale ha evidenziato l’importanza di un’opera di contro-informazione da condurre sui falsi miti come Mandela e tanti altri, che sono purtroppo spesso descritti, anche in molte testate cattoliche, con gli stessi luoghi comuni e la stessa immotivata enfasi propria dei grandi media.

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