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Ucraina, accordo di pace a Minsk. Putin: «Cessate il fuoco dal 15»

Al termine di una storica maratona negoziale notturna di 17 ore, forse la più lunga della loro carriera, Putin, Poroshenko, Merkel e Hollande hanno concluso a Minsk il vertice in 'formato Normandia' sul conflitto nell'est ucraino con una dichiarazione comune che sostiene gli accordi di Minsk dello scorso settembre, a partire da un cessate il fuoco che entrerà in vigore dalla mezzanotte di sabato prossimo. Seguirà il ritiro delle armi pesanti anche se resta controversa la zona di Debaltsevo, che Kiev non vuole cedere ai separatisti filorussi negando che le sue truppe siano circondate dai ribelli. Ribadito l'impegno a rispettare la sovranità e l'integrità territoriale ucraina. A sua volta, il gruppo di contatto (Mosca, Kiev, Osce, ribelli) ha approvato un documento con una roadmap per attuare gli accordi di Minsk.

Il risultato dei colloqui di Minsk "sono una buona notizia perché dà speranza, ma la speranza non è abbastanza". Così il presidente Ue Donald Tusk. "Il vero test sarà il rispetto del cessate il fuoco sul terreno" ha detto, "la mia sensazione è che dobbiamo essere cauti"

È quanto i leader presenti ai colloqui di Minsk sarebbero pronti a firmare. Secondo quanto raccontato, nella sede del vertice si stava preparando una sala conferenze nella quale si sarebbe dovuta tenere la cerimonia con la sottoscrizione del documento.

Il raggiungimento dell'accordo è stato confermato dal presidente francese Francois Hollande e dalla Cancelliera tedesca Angela Merkel. «Abbiamo un segnale di speranza - ha affermato quest'ultima -. Abbiamo concordato l'implementazione complessiva degli accordi di Minsk. Ma naturalmente passi concreti devono essere fatti. E ci sono ancora grandi ostacoli davanti a noi».

«È un sollievo per l'Europa e un esempio di quanto Francia e Germania possano fare per la pace», ha spiegato Hollande. «Questo testo, che è stato firmato dal gruppo di contatto e dai separatisti, affronta tutte le questioni», ha sottolineato Hollande. «Sono compresi - ha spiegato - decentralizzazione, controllo dei confini e rimozione delle armi pesanti».


''Nonostante tutte le difficoltà, siamo riusciti a concordare sulle questioni principali'', ha commentato Putin, invitando tutte le parti ad evitare ''spargimenti di sangue inutili'' fino al raggiungimento della tregua. Il leader del Cremlino si e' tuttavia lamentato che Kiev si rifiuta ancora di impegnarsi in un dialogo diretto con i rappresentanti dei miliziani. Per Poroshenko ''la principale cosa concordata e' il cessate il fuoco senza condizioni''. Hollande e Merkel hanno evocato una ''speranza seria''.

Ma ha sottolineato che ''c'e' ancora molto lavoro da fare'', fotografando forse meglio di tutti l'esito relativamente modesto di un summit difficile, contrassegnato dalla tensione (Putin ha spezzato una matita), da un balletto di riunioni in formati mutevoli e da colpi di scena, come l'iniziale rifiuto dei ribelli a firmare il documento. Sul tappeto restano nodi ancora insoluti, come lo status delle regioni ribelli e il controllo del confine russo-ucraino. Poroshenko ha detto che l'accordo non prevede nè il federalismo, nè l'autonomia.

Tutti pero' possono tirare un sospiro di sollievo e portare a casa un risultato: la Merkel e Hollande, che non hanno visto fallire la loro mediazione; Putin, che non cede di un centimetro congelando il rischio di ulteriori sanzioni europee e forse anche della fornitura di armi Usa a Kiev; e Poroshenko, che oggi ha incassato anche dal Fondo monetario internazionale l'estensione del programma di assistenza finanziaria da 17,5 miliardi di euro a circa 40 miliardi di dollari per quattro anni.

Ma gli accordi siglati a Minsk non prevedono alcuna autonomia per le aree sotto il controllo dei ribelli separatisti nell'est dell'Ucraina. Il presidente ucraino Petro Poroshneko ha affermato di non avere acconsentito alla richiesta di concedere uno statuto federalista, nè di autonomia per le regioni nell'est del paese rivendicate dai ribelli separatisti filorussi.


I 13 punti prevedono invece la liberazione dei prigionieri di guerra del conflitto nel Donbass «entro 19 giorni» secondo una «formula tutti per tutti».

L'accordo prevederebbe anche una zona cuscinetto sul fronte ucraino larga 50-70 chilometri a seconda del tipo di arma, come riportato dall'agenzia Interfax. La 'zona di sicurezzà per l'artiglieria pesante sarà di 50 chilometri, mentre quella per i lanciarazzi multipli di 70 chilometri. Questione a parte per i missili Tornado-S, Uragan, e Smerch e i missili balistici Tochka-U, che dovranno essere schierati a non meno di 140 chilometri dal fronte.

Le forze armate ucraine dovrebbero ritirare le loro armi pesanti dall'attuale 'linea di contattò, mentre i miliziani separatisti «di alcuni distretti delle regioni di Donetsk e Lugansk» dalla linea stabilita dal memorandum di Minsk dello scorso 19 settembre.

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