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Ottantacinque sampietrini in memoria della strage di Bologna

Ottantacinque ‘sampietrini’ della memoria per ricordare una ad una le 85 vittime della strage del 2 agosto 1980. Ispirati alle "pietre d'inciampo" dell'artista tedesco Gunter Demnig, gli 85 sampietrini stati installati lungo il percorso da piazza Nettuno alla stazione che ogni anno, in occasione dell'anniversario dell'attentato, familiari, istituzioni e tanti semplici cittadini percorrono in corteo per continuare a chiedere verità e giustizia. A disegnarli alcuni studenti del biennio di Decorazione per l'Architettura dell'Accademia delle Belle Arti di Bologna. Ottantacinque le vite spezzate dalla bomba quel 2 agosto di quarantuno anni fa. Oltre 200 i feriti. Volti che Bologna non dimentica.

Svelare mandanti e depistatori nascosti nelle strutture dello Stato rafforza la nostra democrazia e restituisce dignità al Paese”: è schietto il manifesto scelto dai parenti delle vittime per il 41esimo anniversario della strage del 2 agosto 1980.

La mattina di sabato 2 agosto, alle 10.25, una bomba di grande potenza esplode alla stazione ferroviaria di Bologna. La deflagrazione fa crollare un tratto del fabbricato lungo 50 metri, che ospita i locali del ristorante e delle sale di attesa di prima e seconda classe.

 I morti sono 85 e oltre 200 i feriti. Tra le macerie alla ricerca dei corpi sepolti scavano anche a mani nude, pompieri, vigili urbani, forze di polizia, ma anche semplici cittadini. Polvere, grida e sangue.

Dopo 41 anni il tassello mancante sul fronte delle verità processuali è sempre legato ai mandanti. Tuttavia parenti e istituzioni confidano su un capitolo ancora tutto da scrivere che, ormai dal 16 aprile scorso, va in scena ogni mercoledì e venerdì davanti ai giudici della Corte di assise di Bologna.      

Nel nuovo processo sulla strage del 2 agosto, il principale imputato è Paolo Bellini, ex esponente di Avanguardia Nazionale, ritenuto dalla Procura generale tra gli esecutori dell’attentato che agì come ‘quinto uomo’ in concorso con gli ex Nar Valerio Fioravanti, Francesca Mambro e Luigi Ciavardini (condannati in via definitiva) e con Gilberto Cavallini (condannato in primo grado).

Seguendo la ‘pista’ dei soldi, i pg hanno dato un nome a quelle che ritengono le quattro ‘menti’ della strage. Così, da morti sono stati accusati Licio Gelli, maestro venerabile della loggia massonica P2 e Umberto Ortolani come mandanti-finanziatori; l'ex capo dell'ufficio Affari riservati del ministero dell’Interno Federico Umberto D’Amato indicato come mandante-organizzatore; Mario Tedeschi, direttore della rivista “Il Borghese” ed ex senatore dell’Msi considerato organizzatore per aver coadiuvato D’Amato nella gestione mediatica della strage - preparatoria e successiva - nonché nell’attività di depistaggio delle indagini.

"Non tutte le ombre sono state dissipate e forte è, ancora, l'impegno di ricerca di una completa verità". E' quanto dichiara il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, in occasione del 41° anniversario della strage di Bologna. "Quarantuno anni fa la città di Bologna e con essa la Repubblica vennero colpite al cuore. Un attentato dinamitardo, ad opera di menti ciniche che puntavano alla destabilizzazione della democrazia italiana, provocò una terribile strage in cui morirono donne e uomini inermi, bambini innocenti", sottolinea il capo dello Stato

"Quarantuno anni fa la città di Bologna e con essa la Repubblica vennero colpite al cuore. Un attentato dinamitardo, ad opera di menti ciniche che puntavano alla destabilizzazione della democrazia italiana, provocò una terribile strage in cui morirono donne e uomini inermi, bambini innocenti", sottolinea il capo dello Stato. I bolognesi e gli italiani seppero reagire con sofferto coraggio, offrendo solidarietà a chi aveva bisogno di aiuto, di cure, di conforto. Affermando un forte spirito di unità di fronte al gesto eversivo diretto contro il popolo italiano. Sostenendo nel tempo le domande di verità e di giustizia, che, a partire dai familiari, hanno reso la memoria di questo evento disumano un motore di riscatto civile e un monito da trasmettere alle generazioni più giovani", aggiunge Mattarella.

"L'impegno di uomini dello Stato, sostenuti dall'esigente e meritoria iniziativa dell'Associazione tra i Familiari delle vittime, ha portato a conclusioni giudiziarie che hanno messo in luce la matrice neofascista della bomba esplosa la mattina del 2 agosto 1980. Non tutte le ombre sono state dissipate e forte è, ancora, l'impegno di ricerca di una completa verità", sottolinea. "La Repubblica ha saputo respingere la strategia di questi criminali, difendendo i principi di civiltà conquistati con la lotta di Liberazione. La vicinanza, che rinnoviamo a quanti sono stati colpiti negli affetti più preziosi da tanta ferocia, costituisce anche pegno per il futuro, affinché il patrimonio di valori e di umanità, che sta alle fondamenta della nostra società, sia percepito sempre più come un bene comune indivisibile", conclude. 

 "Sono immagini che non si dimenticano quelle della Stazione di Bologna la mattina del 2 agosto 1980, con le sale d'aspetto demolite da un'esplosione che in un istante ha spazzato via 85 vite e lasciato a terra più di 200 feriti; con detriti e polvere di un grigio così intenso da cancellare i colori dell'estate; con il suono incessante delle sirene dei mezzi di soccorso; con i taxi trasformati in autoambulanze e gli autobus in carri funebri; con lo scavare incessante di tutti - vigili del fuoco, forze dell'ordine, volontari e cittadini - per salvare quante più vite possibile". 

Così, la presidente del Senato Maria Elisabetta Casellati, in un messaggio al sindaco di Bologna Virginio Merola, in occasione del 41/o anniversario della strage. "Ecco perché questa cerimonia deve essere occasione anche per rinnovare il ricordo dell'orgoglio di un Paese che, proprio da Bologna, seppe reagire all'orrore del terrorismo con coraggio, unità e determinazione. L'orgoglio di un'Italia di valore che senza più paura ha risposto alla violenza delle bombe con le armi dell'onestà, della giustizia e della legalità. Un'Italia che ha sconfitto il terrorismo e che oggi continua a perseguire, con instancabile tenacia, verità e giustizia su pagine di un passato da consegnare alla storia senza ombre e senza segreti. Un obiettivo - aggiunge - di trasparenza, accessibilità e conoscenza a cui continuo a credere e per il quale intendo proseguire, come ho promesso, l'opera di desecretazione degli atti delle Commissioni di inchiesta che hanno lavorato sulle grandi stragi del passato".

"La strage di Bologna, come quelle che si sono susseguite negli anni della cosiddetta "strategia della tensione', è un fatto opaco e oscuro, sordo, perché è mosso dal nichilismo: ha bisogno di dilaniare il corpo dell'altro, cittadino comune, innocente,  e con lui dilaniare quello che un'espressione inglese chiama 'body politic', l'unità politica e democratica di un popolo che si riconosce in una nazione. Quello del 2 agosto 1980 fu un attacco all'intero popolo italiano e al cuore della Repubblica". Lo ha detto, in un passaggio del suo intervento alle commemorazioni della strage alla stazione di Bologna il ministro della Giustizia, Marta Cartabia.   "La violenza vuole provocare odio, rabbia, altra violenza -ha argomentato -:   è una grande legge della storia umana e il nostro presente non ne va esente. È una possibilità che ci riguarda tutti, anche oggi. Le forme cambiano, le modalità si trasformano; ma anche nella cultura del nostro tempo l'odio cieco, incapace di comunicare, genera nemici senza nome, o ne cambia il nome, storpiandolo, per provocare una maggiore umiliazione e un più definitivo annientamento".   E aggiunge: "Siamo qui, oggi, invece per rinnovare pienamente la memoria e il valore delle persone che sono morte, di quelle che sono state lacerate nella carne, dei loro  famigliari: c'è bisogno di una parola che dia senso a tutto questo - ha concluso- e c'è bisogno di una parola di giustizia".

Il percorso giudiziario è stato lungo e difficile e altre battaglie ancora ci attendono per arrivare alla completa verità sulla strage della stazione. Il nostro pensiero va a coloro che hanno reso possibile i risultati faticosamente raggiunti sacrificando la propria vita". Così Paolo Bolognesi, presidente dell'associazione vittime della strage del 2 agosto 1980, dal palco di Piazza Medaglie d'oro a Bologna nell'anniversario della strage della stazione. "Siamo vicini e grati a chi oggi ha raccolto il testimone di questi magistrati eroi onorandone la memoria" 

Poi il presidente dell'associazione, dal palco di piazza Medaglie d'oro a Bologna, punta il dito contro la stampa nazionale. "Il processo ai mandanti va avanti a veloci tappe nella sostanziale indifferenza della stampa nazionale: sembra quasi che la strage di Bologna sia solo un fatto bolognese", contesta. "È indubbio che le implicazioni che emergono sono tali che sconvolgono", ammette Bolognesi, certo che il processo potrà aiutare a fare chiarezza anche su altri fatti come il rapimento e l'uccisione di Aldo Moro e l'omicidio del presidente della Regione Sicilia, Piersanti Mattarella".

 

Fonti agi / Rai / Resto del Carlino

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