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Gli italiani lasciano la Libia

Il ministro della Difesa, Roberta Pinotti, fa sapere che l'Italia è pronta a guidare una coalizione di Paesi europei e nordafricani (con i Paesi arabi che preferirebbero infatti una missione "regionale") e a contribuire con oltre 5 mila uomini. E l'ipotesi trova già d'accordo il leader di Forza Italia, Silvio Berlusconi, capo del governo all'epoca dell'intervento Nato contro Muammar Gheddafi nel 2011, che oggi ricorda come "scelta sbagliata". Sel invita alla prudenza: "Sì al peacekeeping con l'Onu, ma prima serve la diplomazia". Mentre per il Movimento 5 Stelle le bombe non farebbero che peggiorare la situazione. A fianco dell'Italia si è già schierata Malta, con il premier Joseph Muscat che non vede altra soluzione che "un intervento sostenuto dall'Onu per ristabilire la sicurezza" in Libia. Alla Valletta ha intanto fatto scalo per rifornimento il catamarano San Gwann della compagnia maltese Virtu Ferries, affittato dal governo italiano per l'evacuazione da Tripoli di un centinaio di connazionali. Poi farà rotta verso il porto siciliano di Augusta.


"Questo Governo dà i numeri, sento che parlano di soldati e guerra con facilità, ma è già stata fatta una cazzata nel 2011 con Gheddafi, lo ha ammesso anche Prodi, non ripetiamola. Prima di qualsiasi intervento bisogna capire che cosa fare, trovando accordi sul territorio e fermare gli sbarchi". Matteo Salvini, parlando ai microfoni di Radio Padania, mette in guardia il governo sui rischi di un intervento in Libia senza una chiara strategia. Segue un affondo contro l'Esecutivo: "Il governo Renzi è pericoloso: parla di guerra a vanvera". Inoltre, aggiunge il leader del Carroccio, il ministro Alfano prima dice che "le mie parole sono incommentabili" poi in un'intervista "ammette che c'è la possibilità che tra i clandestini si nascondano terroristi".

"Leggo sui giornali polemiche inutili e prive di senso sulle mie parole a proposito degli sbarchi di clandestini. Ho solo detto di soccorrerli e aiutarli in mare, ma di non farli sbarcare": l'ha detto Matteo Salvini parlando a Radio Padania. "Il governo parla di guerra - ha aggiunto - e poi facciamo i traghettatori per conto dell'Isis?".

"Sono andato da Berlusconi come sono andato da Renzi, e avrei incontrato anche Grillo, sono segretario di un partito è mio dovere parlare con tutti'': lo ha detto Matteo Salvini, rispondendo ad un polemico ascoltatore di Radio Padania che lo ha accusato di aver incontrato Berlusconi ''che ha già fregato in passato la la Lega'' per fare accordi. "Io incontro tutti - ha concluso Salvini - non necessariamente per fare accordi, anzi il mio accordo è solo con la Lega e con i leghisti".

Era il primo febbraio quando  la Farnesina aveva rilanciato il proprio warning con "il pressante invito" ai connazionali a lasciare la Libia e non si esclude che nei prossimi giorni altri potrebbero decidere di andarsene. Un aereo senza pilota Predator dell'Aeronautica e un'unità della Marina militare hanno sorvegliato e scortato stamani la nave degli italiani mentre si allontanava dalle coste libiche, in un tratto di mare solcato dalle rotte dei profughi e da scafisti che oggi non si sono fatti scrupolo di sparare contro una motovedetta della Guardia costiera italiana durante un'operazione di soccorso a 50 miglia da Tripoli. Un altro segnale allarmante di quanto la Libia, attraversata ormai da est a ovest dal pericolo jihadista, sia sempre di più una miccia accesa a un passo dall'Europa.

Unica ambasciata europea ancora aperta dopo la grande fuga da Tripoli dello scorso agosto, è stata alla fine costretta - dall'aggravarsi delle violenze sul terreno e dall'avanzata dei tagliagole dell'Isis che sventolano le loro bandiere nere fin dentro la capitale libica - a chiudere "temporaneamente" i battenti e ad avviare il rimpatrio in nave, via Malta, degli ormai pochi italiani rimasti. In serata una nuova minaccia dei jihadisti contro l'Italia è arrivata proprio dalla Libia attraverso un video dal titolo "Un messaggio firmato con il sangue alla Nazione della Croce" nel quale si mostra la decapitazione dei 21 egiziani copti su una spiaggia del Mediterraneo. "Prima ci avete visti su una collina della Siria. Oggi siamo a sud di Roma... in Libia", annuncia il boia con in mano un coltello insanguinato.

La decisione di chiudere l'ambasciata a Tripoli "è stata resa necessaria dal deteriorarsi della situazione", ha spiegato il ministro degli Esteri Paolo Gentiloni, finito personalmente nella lista nera dei jihadisti come "ministro crociato" per aver dichiarato che l'Italia è pronta a fare la sua parte in Libia se le Nazioni Unite dovessero decidere di agire. Intenzione ribadita anche ieri dal premier Matteo Renzi. Nonostante la chiusura dell'ambasciata, "l'Italia - ha però assicurato Gentiloni - resta al lavoro con la comunità internazionale per combattere il terrorismo e ricostruire uno stato unitario e inclusivo in Libia", con l'ambasciatore e inviato speciale, Giuseppe Buccino, che "continuerà a partecipare" al negoziato avviato dall'inviato Onu, Bernardino Leon. Ora però serve "un impegno politico straordinario e una maggiore assunzione di responsabilità", ha insistito Gentiloni in una nota, annunciando che giovedì riferirà in Parlamento per avviare un dibattito tra le forze politiche sull'eventuale partecipazione italiana a un intervento internazionale "in ambito Onu".

Il presidente Abdel-Fattah al-Sisi ha avvertito che l'Egitto "si riserva il diritto di reagire" nel modo e nei tempi che riterrà più opportuni alla decapitazione di 21 egiziani copti perpetrata da un gruppo dell'Isis nella confinante Libia e mostrata in queste ore in un video. Lo riferisce l'edizione online di Al-Ahram.

Aerei dell'esercito hanno colpito obiettivi dell'Isis in Libia in risposta all'uccisione dei 21 copti e sono tornati indenni alle loro basi. Lo riferisce la radio egiziana citando un comunicato dell'esercito. Nell'annuncio, riferisce il sito del quotidiano Al Ahram, l'esercito egiziano ha precisato di aver colpito diversi obiettivi tra cui "campi di addestramento e depositi di armi".

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