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«Se Bankitalia vuole un governo che non tocca la Fornero, la prossima volta si presenti alle elezioni con questo programma. Nessun italiano ha mai votato per la Fornero. È stato un esproprio di diritti e democrazia che viene rimborsato. Giustizia è fatta. Indietro non si torna!». Lo scrive su Twitter il vice presidente del Consiglio, Luigi Di Maio, commentando le valutazioni espresse dalla Banca d'Italia in Parlamento sugli obiettivi delineati con la Nota di aggiornamento al Def.

«Sono contento per il controllo dei confini, se arriviamo anche al controllo dei mercati abbiamo fatto bingo», ha poi aggiunto Salvini da Lione dove ha partecipato al G6 dei ministri dell'Interno europei, rispondendo ai giornalisti che gli chiedono di commentare le tensioni finanziare. «Non credo alle scie chimiche e alle invasione degli alieni - ha rilevato -. Ma chi scommetteva su fatto che l'Italia continuava a impoverirsi ha perso la scommessa, quando tutti leggeranno la manovra gli operatori economici seri investiranno in Italia».  

«Sulla riforma della Fornero niente e nessuno ci potrà fermare. Andiamo avanti tranquilli, l'economia crescerà anche grazie alla modifica della legge Fornero, un'opera di giustizia sociale che creerà tanti nuovi posti di lavoro», ha detto il leader della Lega Matteo Salvini, rispondendo sempre alla Banca d'Italia che ha chiesto di non modificare le regole sul pensionamento.

«A maggio finalmente 500 milioni di persone potranno cambiare la storia d'Europa: sicuramente socialisti e sinistra andranno a casa», ha poi sostenuto il ministro dell'Interno. 

«Toni bassissimi, cravatta allacciata, più di così non so cosa fare, posso invitare a cena Juncker, sto meditando, in un ristorante vegano, in maniera assolutamente sobria», ha poi risposto Salvini a chi gli chiedeva se con Bruxelles lo scontro resterà alto.

«Oggi al tavolo dei ministri è stato evocato il modello australiano per il governo dei flussi» migratori, «che è esattamente quello a cui sto lavorando io: fino a quattro mesi fa eravamo razzisti, ora il modello italiano fa scuola», ha affermato ancora il vice premier, sottolineando che nel corso dei lavori del vertice «i ministri hanno ripetuto che i migranti economici non possono essere accolti, condividendo la posizione italiana, in Europa si arriva seguendo le regole».

Paolo Savona, in un lungo confronto a Roma con la Stampa estera : 

Gli obiettivi di finanza pubblica indicati dal governo nella Nota di aggiornamento del Def, saranno sottoposti ad un monitoraggio trimestrale. E in caso di scostamenti dal percorso indicato dal Tesoro e da Palazzo Chigi, il governo interverrà con dei correttivi. A spiegarlo ieri è stato il ministro delle Politiche Comunitarie, Non solo. La prima verifica, ha spiegato il professore, verrà fatta poco prima della fine dell'anno per «decidere se partire».  

Nessun cenno durante il discorso al suo ormai famoso Piano B. Anzi. Savona ha garantito che all'interno della compagine di governo gente che vuole lasciare l'Europa «non ce n'è». Ed in particolare i vice premier Luigi Di Maio e Matteo Salvini «possono essere intemperanti nelle risposte ma una cosa è essere intemperanti, un'altra è essere irresponsabili». Savona ha poi ricordato le proposte che ha avanzato all'Europa nel suo documento, come quella di permettere ai Paesi di fare deficit per un importo pari al Pil nominale e di far acquistare il debito italiano eccedente il 60% dalla Bce a fronte di garanzie costituite anche da beni dello Stato di pari valore.

La verifica trimestrale del rispetto dei parametri indicati nel Def, sempre secondo Savona, dovrebbe servire anche a scongiurare il downgrading delle società di rating. Se la decisione può essere cambiata ogni tre mesi», ha spiegato il ministro, non c'è possibilità di previsione per chi emette il giudizio sull'affidabilità italiana. Spread e borse non preoccupano del resto il professore. «Abbiamo superato la prova dei mercati», ha detto. Lo spread, insomma, si è comportato meglio di quanto previsto dal governo. Il tema di fondo, per il governo, è cosa farà l'Europa. «Siamo preoccupati», ha detto Savona, «per lo scontro politico. Che cosa succederà», ha aggiunto, se l'Europa si mette in una situazione conflittuale rispetto a un programma moderato? Io non lo so dire», ha risposto. Aggiungendo poi: «Deciderà il popolo». Ma lo scontro politico in Europa e una crisi finanziaria in Italia, ha argomentato il professore, non sarebbe nell'interesse di nessuno. 

Tuttavia le regole che sono state disegnate a livello comunitario non possono essere accettate indistintamente alla stregua di un «pilota automatico» sennò il rischio è che l'Ue faccia la fine di una «nave che va contro un iceberg». Non solo. Savona confida anche, nel caso in cui la crisi dovesse avvitarsi su se stessa, su un intervento della Banca centrale europea. «Credo», ha detto il ministro, «che nessuno abbia interesse a che l'Italia entri in una grave crisi e Draghi ci sarà fino al 2019. Sono fiducioso che la Bce preverrà una nuova grave crisi». Savona poi, ha chiesto soprattutto ai giornalisti della stampa estera di non chiamarlo «euroscettico». La costruzione europea, la visione, ha spiegato, «è corretta», ma quello che non funziona è la sua attuazione con «i vincoli e i nodi che dobbiamo snodare». Bisogna «europeizzare il cambiamento», ha detto il professore. I sovranismi hanno caratteristiche diverse da Paese a Paese, quindi, ha sottolineato, «o riusciamo a discutere l'uno con l'altro oppure ognuno prende i propri difetti e se li gestisce autonomamente».

In realtà, secondo Savona, le ipotesi contenute nel programma di governo, ossia una crescita del Pil dell'1,5% nel 2019 con un deficit fissato al 2,4%, sono conservative. «Da un punto di vista di logica economica», ha sostenuto il ministro, «si tratta di un programma moderato e con tutte le cautele necessarie». Quali però siano i correttivi che il governo potrebbe prendere in caso di scostamento dagli obiettivi programmatici non è chiaro. Savona ha spiegato che, sempre secondo le stime dell'esecutivo, nel prossimo triennio l'Italia accumulerà un surplus della bilancia commerciale di parte corrente di 160 miliardi di euro. Un «risparmio inutilizzato» che andrebbe convogliato verso gli investimenti pubblici e privati. Proprio per questo, ha ribadito, il governo ha attivato una task force per sbloccare i piani pubblici e delle imprese. Ma non è chiaro cosa accadrà alle misure di spesa come il Reddito di cittadinanza e la riforma della Fornero. Se, cioè, in caso di scostamenti possano essere congelate. Un'ipotesi che durante la stesura del Def era stata caldeggiata dal ministro dell'Economia Giovanni Tria. Savona comunque è fiducioso. Ritiene che il programma del governo possa spingere la crescita al 2% già il prossimo anno e al 3% nel 2020. Sempre che «gli investimenti partano».

Se volessi pensare male direi che dietro lo spread di questi giorni c'è una manovra di speculatori alla Soros che puntano al fallimento di un Paese per comprare le aziende sane rimaste, a prezzi di saldo. A nome del governo dico che non toneremo indietro. Chi vuole speculare sull'economia italiana sappia che perde tempo". Lo ha detto il vicepremier e ministro dell'Interno, Matteo Salvini a un convegno dell'Ugl "Crescita economica e prospettive sociali in un'Europa delle Nazioni", alla presenza di Marine Le Pen.

 "Condivido con Le Pen valori, principi, coerenza orgoglio. A fine maggio avremo la rivoluzione del buon senso",  ha detto Salvini, aggiungendo: "Condividiamo la stessa idea dell'Europa, dell'agricoltura, del lavoro, della lotta all' immigrazione", ha detto ancora Salvini. "Siamo contro i nemici dell'Europa che sono Juncker e Moscovici, chiusi nel bunker di Bruxelles

L'Ue ha calpestato i valori della solidarietà - ha detto Marine Le Pen -: ora siamo in un momento storico. A maggio riusciremo ad arrivare a un'Unione che parta da nuovi valori contro la mondializzazione. E' una lotta che portiamo avanti con Matteo Salvini convinti della necessità di un'alternanza in Europa". 

"I cittadini votano al di là dei titoli dei giornali e dello spread. Io sono attento come vicepremier all'evoluzione dei mercati, ma il diritto al lavoro e alle pensioni viene prima", ha detto ancora Salvini.

La pace fiscale riguarderà tutti i debiti «fino a 500mila euro» e sarà un intervento «a saldo e stralcio» non solo su interessi e sanzioni ma anche «sul capitale». Lo ha detto il ministro dell'Interno Matteo Salvini a Rtl 102.5 sottolineando che «non sarà una classica rottamazione ma un intervento a gamba tesa». «La pace fiscale che voglio portare fino in fondo - ha aggiunto - è quella di milioni di italiani costretti a vivere da fantasmi che hanno fatto la dichiarazione dei redditi e poi gli andata male e si portano dietro cartella che non pagheranno mai».

La pace fiscale riguarda alcuni milioni di italiani che hanno fatto la dichiarazione dei redditi, non quelli che hanno 4 Ferrari - ha spiegato il vice premier -. Se il negozio è andato male, il figlio ha perso il lavoro e non riescono a pagare io non voglio interessi, more, sanzioni e capitali. Se te ne chiedo il 15%, incasso e tu torni a lavorare. Non è una rottamazione come in passato ma un intervento a gamba tesa».

«Ho chiesto di togliere le accise più antiche, come quelle sulle guerre. Il mio obiettivo è farlo per 250 milioni di euro per questa manovra. Un piccolo segnale», ha poi detto Salvini.

«Io spero che le agenzie di rating, che poi sono le stesse che 10 anni fa dicevano che non c'erano problemi e che non c'era la crisi, si siano aggiornate, che nessuno abbia pregiudizi contro questo governo e che nessuno abbia come obiettivo costringere l'Italia a svendere i gioielli come Eni, Enel, Generali, Poste», ha detto ancora Salvini, a proposito del prossimo giudizio delle agenzie di rating sui conti pubblici italiani e sulla manovra. «Il dubbio di fondo che ci sia qualcuno che vorrebbe fare shopping delle aziende sane mi rimane, ma io tiro dritto», ha aggiunto il vice premier.

«L'Euro? Di irreversibile c'è la morte, tutto il resto è discutibile. Ma non è all'ordine del giorno né di oggi e né di domani o dopodomani la revisione o l'uscita dall'Euro», ha detto ancora Salvini.

«Sono curiose le lezioni su come si governa da parte di chi ha governato negli ultimi anni con risultati non particolarmente brillanti», ha risposto poi Salvini a chi gli chiedeva cosa rispondesse a chi in Forza Italia gli suggerisce di rompere l'accordo di governo con i 5 stelle. «Penso soprattutto al Pd e a Renzi che ogni mattina mi dà lezione su cosa dovrei fare, ma anche Forza Italia - ha detto il leader della Lega - ha fatto il patto del Nazareno, ha governato qualche anno con Monti, con Letta e con Renzi e i risultati economici non mi sembrano straordinari». Dunque, ha proseguito Salvini, «io ascolto i preziosi consigli che arrivano da Tajani e da tutti gli altri, però ho un contratto di governo sottoscritto con Di Maio e gli italiani e a questo mi rifaccio».

«Dal giorno in cui è nato questo Governo non c'è giorno in cui non siamo stati attaccati, da giornali e commissari vari. Detto questo, ho molte cose da fare e non ho certo il tempo di arrabbiarmi», ha scritto ancora su Twitter il ministro dell'Interno

Intanto alta tensione oggi sui mercati, dopo la bocciatura da parte dell'Ue del Def venerdì scorso. Lo spread Btp-bund decennale rallenta a 304, a fine mattinata, dopo un massimo a 310. Venerdì in chiusura lo spread era a 279.

Se volessi pensare male direi che dietro lo spread di questi giorni c'è una manovra di speculatori alla Soros che puntano al fallimento di un Paese per comprare le aziende sane rimaste, a prezzi di saldo. A nome del governo dico che non toneremo indietro. Chi vuole speculare sull'economia italiana sappia che perde tempo". Lo ha detto il vicepremier e ministro dell'Interno, Matteo Salvini a un convegno dell'Ugl 

La corsa del rendimento dei buoni italiani è arrivata fino al 3,60% (3,56% alle 13,00), un livello che non veniva toccato dal febbraio 2014, ben prima che la Banca centrale europea lanciasse il programma di acquisto dei titoli di Stato che ha fatto crollare ovunque i rendimenti nell'Eurozona. 

Pressione anche sui titoli di Stato sulla parte a breve della curva dei rendimenti: lo spread sul Btp a cinque anni è volato a 300 punti base, a brevissima distanza dal 10 anni con un appiattimento della curva dei rendimenti che segnala l'allarme crescente dei mercati. Il livello toccato oggi rappresenta un massimo dallo scorso maggio, quando la formazione del governo aveva esposto l'Italia ad un'elevata tensione sui mercati.

piazza Affari recupera qualcosa rispetto ai minimi di seduta ma resta in profondo rosso. Il Ftse Mib cede il 2,2% affossato dallo spread, che tratta a 305 punti base, con il rendimento dei Btp decennali schizzato al 3,57%.

Male anche gli altri listini europei, con Londra (-0,6%), Parigi (-0,9%) e Francoforte (-0,9%) che risentono delle tensioni tra Italia e Ue sulla manovra ma anche delle vendite sui

La pace fiscale riguarderà tutti i debiti "fino a 500mila euro" e sarà un intervento "a saldo e stralcio" non solo su interessi e sanzioni ma anche "sul capitale", aveva detto in mattinata Salvini a Rtl 102.5 sottolineando che "non sarà una classica rottamazione ma un intervento a gamba tesa". "La pace fiscale che voglio portare fino in fondo - ha aggiunto - è quella di milioni di italiani costretti a vivere da fantasmi che hanno fatto la dichiarazione dei redditi e poi gli andata male e si portano dietro cartella che non pagheranno mai".

Adesso cercherò di spiegare quello che sta accadendo e come è formulata la manovra»: lo ha detto il ministro dell'economia Giovanni Tria entrando all'Eurogruppo e rispondendo alle domande dei giornalisti. Il ministro ha invitato i partner europei a stare «tranquilli», e ha anche rassicurato sul fatto che «il debito/pil scenderà» nel 2019.

Certo». Così il ministro dell'Interno Matteo Salvini risponde a chi gli chiede a margine della Festa dell'Anps se il ministro dell'Economia Giovanni Tria resta nel Governo. «Da quattro mesi siamo vittime di pregiudizi - aveva spiegato - quando leggeranno quanto investiamo in scuole, sviluppo, imprese e detassazione capiranno che abbiamo disegnato un'Italia che cresce».  

«Ripeto al presidente Mattarella, agli analisti, ai finanzieri, ai burocrati di Bruxelles, che possono stare tranquilli perché io voglio lasciare ai miei figli un'Italia migliore, non un'Italia più indebitata», ha continuato Salvini. «Da 4 mesi - ha aggiunto - siamo vittime di pregiudizi: decreto sicurezza, dignità, manovra economica giudicati da gente che non ha neanche letto cosa c'è scritto, quando leggeranno quanto investiamo in scuola, sviluppo, detassazione, capiranno che abbiamo disegnato un'Italia che cresce».

«I mercati sono preoccupati e lo spread sale? Noi abbiamo fatto una manovra per crescita e sviluppo, è una reazione iniziale poi anche i signori dello spread si tranquillizzeranno...», ha spiegato Salvini. «I richiami alla Costituzione? Noi rispettiamo tutte le Carte», ha aggiunto il ministro mentre un tifo da stadio lo chiamava  

«Una correzione alla manovra? Noi ascoltiamo tutti ma il Parlamento è sovrano. C'è un governo che rappresenta la maggioranza degli italiani e noi siamo convinti delle nostre scelte quindi andremo fino in fondo», ha detto il vicepremier e ministro degli Interni.

La legge di Bilancio italiana non è all'ordine del giorno della riunione dell'Eurogruppo in programma oggi a Lussemburgo, alla quale seguirà domani quella allargata dell'Ecofin. Eppure Giovanni Tria sa benissimo che i suoi colleghi europei si attendono da lui spiegazioni e chiarimenti, se non altro perché le sole notizie sull'innalzamento del deficit, anche in assenza di qualsiasi testo scritto, hanno avuto un impatto vistoso sui mercati finanziari non solo italiani.

Come ha spiegato lo stesso ministro in una sua intervista al Sole 24 Ore, si tratta in ogni caso di un approccio diverso rispetto a quello delle clausole di salvaguardia utilizzate negli ultimi anni, che prevedevano teorici aumenti di imposta in sostituzione di coperture finanziarie ancora da realizzare: aumenti (in particolare dell'Iva) che poi sono stati di anno in anno disinnescati ricorrendo a fonti di finanziamento alternative, oppure laddove possibile al disavanzo. Questa prassi ha fatto sì che nel corso degli anni gli obiettivi di deficit risultassero in qualche modo falsati, incorporando un maggior gettito fiscale che in realtà era solo virtuale. 

Ad esempio, ha evidenziato ancora Tria, per il 2019 il deficit tendenziale appesantito dalla congiuntura economica meno brillante e comprensivo della necessità di non far scattare gli aumenti era già stimato intorno al 2 per cento. Intanto è stata convocata per domani la cabina di regia presso Palazzo Chigi per monitorare e realizzare il piano di investimenti pubblici che il Tensione spread, stop automatico alla spesa: la carta di Tria con l'Europa il governo ha in cantiere.  

Intanto I dettagli potranno arrivare solo a metà mese, quando il nostro governo come quelli degli altri Paesi europei invieranno a Bruxelles il Draft budgetary plan, ovvero la manovra di bilancio tradotta nel linguaggio delle regole europee. Intanto però il ministro cercherà di far capire, nel corso dell'incontro e negli scambi bilaterali a margine, che il nostro Paese non intende prendere la via dello sfondamento dei conti pubblici e dello scontro con l'Europa. 

Il principale argomento a favore di questa tesi è quello temporale: si tratta di convincere gli interlocutori che dal 2020 in poi il percorso del risanamento riprenderà pur se gradualmente in termini di bilancio strutturale, e che il debito si manterrà su una traiettoria di discesa in rapporto al Pil. Siccome a bocce ferme le cifre non dicono proprio questo, deve risultare credibile l'obiettivo programmatico di portare la crescita all'1,6 per cento già dal prossimo anno, nonostante un andamento tendenziale fermo a un magro +0,9. 

Per vincere la sfida il ministero dell'Economia punta tutto sugli investimenti pubblici: quei 3-4 miliardi aggiuntivi per il prossimo anno che dovrebbero diventare 15 nel triennio, ma anche le decine di miliardi già previste dalle leggi degli anni scorsi ma non ancora spesi per la lentezza della macchina amministrativa italiana. Per questo gli stanziamenti sono accompagnati dai progetti di assistenza e affiancamento ai Comuni, in forte ritardo negli anni scorsi ma gli unici potenzialmente in grado di invertire la tendenza in tempi rapidi con interventi non colossali ma mirati e concreti sul territorio. Ed anche dal potenziamento del partenariato pubblico privato, con l'obiettivo non solo di moltiplicare le risorse ma anche di iniettare efficienza nel sistema.

Un altro argomento che il ministro potrà usare tocca la sua stessa credibilità, in parte compromessa dall'esito del confronto politico. La legge di Bilancio dovrebbe essere scritta in modo da rappresentare un argine contro ulteriori spinte al disavanzo che si dovessero manifestare nella maggioranza. Di questo disegno fanno parte anche le nuove clausole di salvaguardia, che agirebbero con blocchi e tagli di spesa semi-automatici in corso d'anno nel caso in cui alcuni indicatori, come quelli relativi alle entrate fiscali, segnalino un andamento della crescita peggiore delle attese. Questa modalità è già prevista nell'attuale legge di contabilità, ma riguarda il caso in cui altro oneri di spesa previsti per legge si rivelino superiori alla previsione. La novità starebbe nel legare all'andamento dell'economia i tagli necessari per salvare i livelli di deficit; con il rischio però di acutizzare la tendenza negativa già in atto con interventi depressivi.

 

Ieri sera, di fronte alla preoccupazione per la tenuta finanziaria del presidente della Repubblica Sergio Mattarella, il governo ha ribadito che l'impostazione del Def non cambia. "Il rapporto deficit/Pil resta al 2,4% - ha chiarito il premier Giuseppe Conte - non c'è un piano B". Per il momento l'argine del Movimento 5 Stelle e del Carroccio alle pressioni dell'Unione europea sembrao tenere nonostante le continue perdite sui mercati azianari. Nelle ultime ventiquattr'ore piazza Affari ha infattio ceduto quasi 30 miliardi con il differenziale tra i titoli di Stato italiani e i Bund tedeschi che è arrivato a toccare quota 300 punti base. 

"Se l'Italia vuole un trattamento particolare supplementare, questo vorrebbe dire la fine dell'euro - ha tuonato Juncker durante l'Eurogruppo - bisogna essere molto rigidi". il preasidente della Commissione Ue non è stato l'unico a tirare bordate contro l'esecutivo gialloverde. Ieri, a Bruxelles, anche il vicepresidente della Commissione Ue, Valdis Dombrovskis, e il commissario europeo agli affari economici e monetari, Pierre Moscovici, hanno inziato a mettere il fiato sul collo all'Italia.

Lega e Movimento 5 Stelle resistono agli attacchi e vanno avanti per la propria strada. "C'è qualche istituzione europea che con le sue dichiarazioni gioca a fare terrorismo sui mercati. Se c'è pregiudizio nei nostri confronti non c'è Def che tenga", commenta seccato il vice premier grillino Luigi Di Maio. 

"In Italia nessuno si beve le minacce di Juncker, che ora associa il nostro Paese alla Grecia", fa eco Salviniche adesso è pronto a chiedere "i danni a chi vuole il male dell'Italia". "Le parole e le minacce di Juncker e di altri burocrati europei - si chiede il leader della Lega - continuano a far salire lo spread, con l'obiettivo di attaccare il governo e l'economia italiane?"

Salvini ci tiene poi a precisare che nella manovra economica è previsto uno sforzo ulteriore di un miliardo per 10mila nuove assunzioni straordinarie per le forze dell'ordine. "Nessuno mi venga a dire che l'Italia non può investire in sicurezza e presidio del territorio - incalza - l'Italia è una Repubblica libera, orgogliosa e sovrana che vuole dare futuro e lavoro ai suoi ragazzi e controllare i quartieri delle sue città e quindi Juncker e compagni possono dire, minacciare, insultare e terrorizzare, noi siamo tranquilli, siamo convinti di stare lavorando per il bene dei nostri figli e del Paese".

Lo spettro dell'Italexit è alle porte. Secondo bloomberg, a pesare sull'Eurozona sono proprio le parole di Borghi secondo cui l'Italia avrebbe già risolto i problemi fiscali con una valuta propria. È il famoso "piano B" di Paolo Savona, quello pensato per uscire dall'euro e riportare il sistema Italia nella lira. "Il fatto di avere il controllo sui propri mezzi di politica monetaria è condizione necessaria, ma non sufficiente, per realizzare l'ambizioso ed enorme programma di risanamento - spiega il presidente della commissione Bilancio della Camera ai microfondi di Radio anche io- a per fare questo passo ci vuole accordo e consapevolezza da parte dei cittadini"

Secondo l'economista della Lega, se il governo avesse "voluto andare oggettivamente allo scontro con l'Unione europea per arrivare a questo risultato", avrebbe "dichiarato il 3,1% come deficit, non il 2,4". "In realtà - ha poi argomentato - vogliamo semplicemente fare le politiche che in questo momento sono il minimo indispensabile per permettere alla nostra economia di stare un po' meglio". Dichiarazioni che hanno avuto un forte impatto soprattutto sulla tenuta dell'euro. Tanto che, a breve distanza, Borghi è corso a precisare che non esiste un piano di uscita dalla moneta unica. "Proposte del genere fanno soltanto male al Paese - ha commentato il presidente dell'Europarlamento, Antonio Tajani - l'uscita dall'euro sarebbe un errore gravissimo che arrecherebbe un danno a tutte le imprese e creerebbe il caos nel nostro Paese".

Intanto la Commissione ha introdotto una comunicazione sull'uso della flessibilità, e l'Italia è il Paese che più ne ha beneficiato. Ora, il problema è che le discussioni sulla bozza di manovra vanno in una direzione che sostanzialmente oltrepassa questa flessibilità, e Juncker ha detto che dobbiamo applicare le regole del Patto. Ed è quello che la Commissione è pronta a fare". Lo ha detto il vicepresidente della Commissione Ue Valdis Dombrovskis, chiarendo le parole del presidente Juncker.

"Juncker ha detto che dobbiamo essere rigidi ed equi" con l'Italia, ed "applicare le regole del Patto", perché "abbiamo enfatizzato molte volte che dato che l'Italia ha il secondo debito in Ue dopo la Grecia e il più alto costo per il servizio del debito nella Ue è importante che si attenga a politiche di bilancio responsabili per mantenere i tassi ad un livello accettabile", ha spiegato Dombrovskis.

"Spero che non ci sia bisogno di entrare in queste speculazioni, ho visto molte dichiarazioni, anche contraddittorie su questo", ha risposto Dombrovskis a chi gli chiedeva come replicasse a chi in Italia parla di uscita dall'euro. "Sulla sostanza non ho molto di nuovo da dire oggi: discutiamo con il Governo italiano, ma i piani presentati non sembrano rispettare il Patto. E' tutto quello che possiamo dire a questo punto", ha aggiunto.

"C'è la necessità di chiarire" da parte dell'Italia quali siano i suoi piani di bilancio, perché "c'è una discussione tra gli stati membri" in quanto "l'Eurogruppo è un Unione monetaria, siamo insieme in questa famiglia e dobbiamo risolvere insieme la situazione della stabilità". Lo ha detto il ministro delle finanze austriaco che ha la presidenza di turno Ue dell'Ecofin H. Loeger. "Se ci sono regole devono essere rispettate, queste sono le aspettative che ho sentito anche da parte degli altri altri stati membri".

"Abbiamo regole comuni e mi aspetto che Giovanni Tria, dopo tutti i bilaterali di ieri, sia pronto a rafforzare la discussione anche a livello italiano": lo ha detto il ministro dell'economia austriaco e presidente di turno dell'Ecofin, Hartwig Loger, rispondendo a chi gli chiedeva cosa si aspetta dall'Italia. Loger ha poi invitato anche gli investitori ad attendere: "Teniamo a mente che è il 15 ottobre la data in cui si può decidere in che direzione si può reagire" alla manovra italiana.

 

Hanno assunto un impegno per il contrasto ancora più efficace al traffico di esseri umani. "Una volta bloccata l’immigrazione irregolare - ha detto Salvini parlando in conferenza stampa - potremo dedicarci solo alle relazioni economiche tra i due Paesi. Al mio rientro a Roma mi adopererò per l’invio di mezzi, uomini, per il sostegno economico alle realtà regionali" tunisine, specie al sud. "Tra Italia e Tunisia il rapporto è sempre più stretto, il rapporto di amicizia non verrà messo in discussione".

"Sono d'accordo sull'apertura di canali regolari per i migranti", ha assicurato il ministro dell'Interno. "Salvare ogni vita umana è diritto e dovere, bloccare i trafficanti è altrettanto un diritto e dovere di ogni governo", ha poi detto Salvini rispondendo a una domanda che gli è stata rivolta sulla tragedia delle morti in mare. "Quando penso ai canali regolari penso ai ragazzi tunisini che vogliono un futuro migliore".

Il vicepremier italiano ha aggiunto che "l'obiettivo dell'Italia è diventare il primo partner economico e commerciale della Tunisia". E ancora: vanno fatti i "complimenti alle autorità locali per le riforme economiche e sociali messe in campo in questo paese".

Intanto dopo aver incassato l'intesa con Salvini, Di Maio ha fatto sfoggio di tranquillità: «Ho la parola di Matteo che ci muoveremo compatti sul 2,4% e di lui mi fido». E ha rinunciato alla minaccia di non votare la nota di aggiornamento del Def. Non per cautela. Ma perché è convinto che «la manovra economica sarà coraggiosa»: il reddito di cittadinanza «si farà» con 10 miliardi, magari riducendo un po' la platea dei beneficiari. E perché vuole andare al redde rationem con Tria. Non a caso è tornato a lavorare ai fianchi il ministro: «Nell'apparato dello Stato ci sono tanti tecnocrati che remano contro. Una zavorra di cui dobbiamo liberarci». E per Di Maio anche Tria è un tecnocrate. Oggi la resa dei conti.   

Si stringe l'assedio a Giovanni Tria. Adesso non è più soltanto Luigi Di Maio a chiedere di alzare al 2,4% l'asticella del rapporto deficit-Pil, dopo aver minacciato di fatto la crisi di governo. Anche Matteo Salvini, irritato per i paletti piantati nelle ultime ore dal ministro dell'Economia sulla revisione della legge Fornero, è determinato a sforare i vincoli di bilancio. Nella riunione convocata ieri pomeriggio con gli economisti del Carroccio, il leader leghista ha messo a verbale: «Le cose che dobbiamo fare le realizzeremo. Senza se e senza ma. Tria si dimette? Vedremo...». Salvo frenare in serata davanti ai giornalisti: «Nessuno farà gesti eclatanti per uno zero virgola, l'accordo c'è».

Un rapporto deficit-Pil al 2,4%, significa 15 miliardi in più rispetto all'1,6% indicato dal ministro qualche giorno fa. E tutti in deficit. Roba da spread alle stelle. Tant'è, che Di Maio e Salvini hanno messo in conto le dimissioni di Tria. Ma scongiurando la crisi di governo: «Al massimo diamo l'interim a Conte, poi si vedrà...». L'ipotesi (azzardata): affidare anche solo una delega a Paolo Savona, per aggirare l'antica contrarietà di Sergio Mattarella. E che il prudente Giancarlo Giorgetti, sottosegretario alla presidenza del Consiglio, ha suggerito di accettare la mediazione proposta da Tria: il 2%.  

Quel che è certo, è che Di Maio e Salvini dopo giorni di gelo tornano in sintonia. Sulla pelle del ministro economico, con la sponde del premier Giuseppe Conte. Vedere Tria scendere in trincea, ascoltarlo ricordare di avere «giurato nell'esclusivo interesse della Nazione e non di altri...» vale a dire: leghisti e grillini, ha mandato su tutte le furie i due leader. Così, nel pomeriggio, Di Maio ha chiamato Salvini: «Io punto al 2,4%, abbiamo molte cose da fare e vogliamo realizzarle. Tu cosa ne pensi?». La risposta del capo leghista è stato un sì: «Andiamo avanti come dici tu. Noi la riforma delle pensioni la vogliamo e non arretriamo».

Di Maio e Salvini, ancora ieri sera, però tenevano il punto. Come finirà, si vedrà oggi. Prima nel vertice tra Giuseppe Conte, Tria, Salvini e Di Maio. Poi nel Consiglio dei ministri programmato per le sei di sera. E c'è chi non esclude uno slittamento a domani mattina.

Persa la sponda di Salvini, per Tria si fa dura. Sul Colle però ostentano tranquillità, notando la serenità e la determinazione con cui si muove il professore di Tor Vergata. E ne condividono l'impostazione, convinti che la scelta di far schizzare in alto il deficit sia controproducente. Perché, come ha ricordato ieri il ministro, «bisogna stare attenti: se uno chiede troppo quello che guadagna lo perde in termini di pagamento degli interessi», a causa dell'impennata dello spread.

Di Maio di questa prudenza ormai se ne infischia. Il capo pentastellato è determinato ad attuare prima delle elezioni europee di maggio il reddito di cittadinanza e la revisione della legge Fornero. Poi, visto che ci sta, rivendica 1,5 miliardi per «ripagare i truffati dalle banche». Un'altra promessa elettorale a 5stelle.

 

 

 

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