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"Il negoziato continua. È in evoluzione ora per ora. La posizione del governo greco, per quanto disordinata, sta cambiando: Atene è disposta ad accettare più cose di prima.

Prodi ritiene possibile un "compromesso: Voglio vedere come Merkel, Juncker o Lagarde possono prendersi la responsabilità di lasciare la Grecia fuori dall’euro. Certo, l’irrazionalità
della Storia è sempre in agguato. Anche la Prima guerra mondiale scoppiò per un piccolo incidente. Ma voglio sperare che Atene non sia la nostra Sarajevo".

In una intervista alla Stampa Elsa Fornero fa sapere che al popolo greco risparmierebbe il calvario a cui ha sottoposto gli italiani. L'allora ministro del Lavoro del governo Monti è, infatti, la responsabile dell'ultima, dannosissima riforma delle pensioni che ha sancito il passaggio dal sistema retributivo a quello contributivo. Riforma che in Italia, anziché risolvere i problemi, ne ha creati di nuovi. Tanto che ancora oggi il governo sta provando a fare le magie per risolvere i suoi pasticci.


Romano Prodi teme e non poco l'ipotesi Grexit e avverte: "Comunque vada a finire il referendum, il danno di una uscita della Grecia dall’euro sarebbe troppo grande. Si troverà un compromesso. Se tutto il mondo, da Obama ai cinesi, continua a ripeterci che bisogna trovare un accordo, vuol dire che c’è il diffuso sentimento di una catastrofe imminente che occorre evitare ad ogni costo".
A giudizio dell’ex premier, in un'intervista a Repubblica, "Atene non affonderà l’euro, perchè si farà un accordo. Ma il pericolo è reale. Proprio perchè la crisi è così piccola, un fallimento sarebbe clamoroso. Una istituzione che non riesce a governare un problema minuscolo come la Grecia che fiducia può dare sulla sua capacità di gestire un problema più grosso?". L’uscita della Grecia dall’euro "non sarebbe tanto un danno economico, quanto un vulnus alla credibilità politica dell’Europa", aggiunge, e purtroppo le istituzioni europee sono un pane cotto a metà".

E nell’Eurogruppo c’è una vasta disponibilità a riprendere in esame il dossier", afferma Monti in un'interveista al Corriere. "Tutti i sondaggi - afferma - indicano che il sì è in rimonta. E che la grande maggioranza dei greci, tra il 70 e l’80%, non vuole il ritorno alla dracma. Se la situazione è così complessa la responsabilità è di Atene molto più che di Bruxelles: dei governi degli ultimi decenni, e anche di Tsipras e Varoufakis, ma - a giudizio di Monti - la troika non è esente da colpe e, afferma, non sono mai stato tanto convinto come ora di aver fatto bene a imporre all’Italia uno sforzo che ci ha evitato la troika che significa umiliazione e politica neocoloniale. Noi l’abbiamo evitata". "La Merkel - secondo Monti - vince solo se tiene la Grecia dentro l’euro e favorisce l’accordo finale. Se invece si avesse la sensazione che la Merkel e Schaeuble non hanno voluto l’accordo, in Europa ci sarebbe una rivolta degli spiriti, un tumulto delle anime: uno scenario drammatico, per l’Europa e per la Germania".

Nell'intervista alla Stampa la Fornero torna a difendere l'indifendibile le decreto "Salva Italia" le cui norme hanno bloccato la rivalutazione delle pensioni sopra i 1400 euro. E nel farlo attacca duramente la Consulta che ha dichiarato incostituzionali quelle norme. "Spero solo che in Grecia non ci sia una Corte Costituzionale che interpreti in modo sorprendente i diritti acquisiti, come è accaduto in Italia - tuona - si possa essere severi con chi ha una pensione alta senza neppure averla pagata con i suoi contributi". Peccato che anche in Grecia il Consiglio di Stato ha sentenziato che i tagli alle pensioni decisi nel 2012 sono incostituzionali. "Anche là - chioda l'ex ministro del Lavoro - i giudici interpretano i diritti in maniera statica e non si rendono conto di quanto difendere oggi i diritti acquisiti di alcuni significhi andare a scapito di altre generazioni più giovani, che non hanno partecipato a quel gioco. Del resto - conclude - la Grecia ha in Costituzione anche l'esenzione fiscale per gli armatori. Forse si può dire che quella Costituzione può essere rivista".

Niente più sacrifici, niente più lacrime. In Grecia il sistema previdenziale pesa per oltre il 17% del pil dal momento che l'età media di chi va in pensione è di gran lunga inferiore rispetto alla media europea. Eppure la Fornero non sottoporrebbe i greci allo stesso trattamento tributato agli italiani. "Visto anche l'altissimo tasso di disoccupazione - spiega - per molte famiglie le pensioni sono probabilmente l'unica fonte di reddito". E rilancia: "Alcune riforme sono già state fatte. Dunque non penso che serva riformare ancora tagliando le pensioni, ma per l'appunto si devono ridurre quelle scappatoie che aumentano la spesa, come le pensioni anticipate concesse con generosità o le pensioni di invalidità date in modo relativamente facile".

Secondo la Fornero, la crisi greco è "il classico esempio in cui l'insostenibilità dei conti deriva da una parte da promesse che non sono parametrate ai fondamentali dell'economia - ossia in sostanza alla crescita del Pil - e dall'altra da un sistema disegnato in modo da privilegiare chi oggi va in pensione e a penalizzare chi conta di andarci in futuro, ossia i giovani". Quello che bisogna fare, a suo dire, "oltre a evitare i prepensionamenti", è "ridurre i privilegi, perché in Grecia li hanno ridotti davvero poco. Sono ancora molto orientati sulle pensioni legate al sistema retributivo, che finiscono per essere più generose con i redditi più alti".

Un Paese avviato al default il 20 luglio, quando dovrà rimborsare 3,4 miliardi alla Bce, con le casse del Governo quasi completamente vuote. Prima di allora, Tsipras vorrebbe negoziare un terzo piano, che comprenda anche un accordo per il taglio del debito. Ma la Merkel esclude che tale trattativa possa avvenire prima del referendum del 5 luglio. L'ultima offerta che Tsipras ha inviato ieri ai creditori, cercando un accordo dell'ultimo minuto che scongiurasse la scadenza di mezzanotte dell'attuale piano di aiuti, era molto distante dall'ultima offerta di mediazione del presidente Jean Claude Juncker. Il premier chiedeva un nuovo prestito Esm per due anni e una ristrutturazione del debito verso il fondo Efsf. Due richieste che rompono praticamente due tabù europei. E per questo l'Eurogruppo l'ha respinta dopo appena un'ora di confronto. Non c'erano nemmeno i tempi tecnici per un'estensione dell'attuale piano, fanno sapere i ministri.

La proposta di Juncker, invece, restava dentro i confini del programma attuale, per sbloccare gli aiuti ancora rimasti, cioè 1,8 miliardi del fondo Efsf più i 10,9 del fondo per la ricapitalizzazione delle banche elleniche. Soldi che da mezzanotte "non saranno più disponibili", fa sapere il fondo guidato da Klaus Regling, che si "rammarica" della scadenza del programma. Ma, con la scomparsa del secondo programma di aiuti, la speranza di Tsipras è che l'Ue apra subito al negoziato sul terzo pacchetto, che seppellisca per sempre l'odiato Memorandum legato agli accordi precedenti. La Merkel, però, frena le aspettative greche: "Berlino non prenderà in considerazione l'ipotesi di un terzo salvataggio per la Grecia, come proposto da Atene, prima dell'esito del referendum di domenica prossima".

La cancelliera, che fino ad oggi non ha mai voluto fare né concessioni sul debito né discussioni sul terzo pacchetto, lascia comunque la porta aperta: "Naturalmente anche dopo mezzanotte non taglieremo fili del dialogo, o non saremmo l'Unione europea", ha detto in una conferenza stampa a Berlino. E il suo ministro delle finanze, Wolfgang Schaeuble, rassicura anche sulle conseguenze di un eventuale vittoria del 'no' al referendum: "Non sarebbe una Grexit", ha detto, ribadendo la linea di difesa della zona euro scelta da Berlino. Ma il pressing sulla trattativa non è ad una sola direzione. Dagli Usa, ad esempio, Obama chiede di continuare la trattativa. E non sono solo parole: il segretario al Tesoro, Jack Lew si attacca al telefono e chiama molti ''colleghi'' europei per convincerli ad aprire uno spiraglio ad Atene. Serve un compromesso, ha ripetuto a tutti. L'Ue, comunque, non sembra disposta per il momento ad abbandonare la Grecia.

L'accordo tra la Grecia comunque  e i creditori sembra più vicino. Le borse accolgono con euforia le indiscrezioni. Slitta la teleconferenza dell'Eurogruppo per discutere la richiesta di Tsipras per negoziare un terzo salvataggio. Intanto in nottata l'Fmi ha confermato di non aver ricevuto il pagamento da parte della Grecia che diventa il primo Paese avanzato a fare default nei confronti del Fondo Monetario Internazionale.

Il negoziato con la Grecia non può tornare allo "status quo: siamo in una situazione completamente nuova"dice il ministro delle Finanze tedesco Wolfgang Schaeuble, spegnendo gli entusiasmi dopo l'ultima lettera del premier ellenico Alexis Tsipras che "non è una base per parlare di misure serie". Parlare prima del referendum indetto dalla Grecia "non ha senso", ha aggiunto Schaeuble.

"Sono convinto che la Grecia debba seguire la strada maestra delle riforme strutturali". Lo ha detto Matteo Renzi a Berlino, sollecitando al rispetto delle regole, e ricordando che l'Italia ha fatto grandi sforzi "per rispettarle".

Grecia e creditori continuano a trattare, anche oltre l'ultimo minuto disponibile. L'Eurogruppo straordinario, convocato in fretta in teleconferenza per discutere la richiesta di Tsipras di tempi supplementari per negoziare un terzo salvataggio, respinge la richiesta ma si aggiorna a oggi. Aspettando una nuova proposta che Atene si sarebbe impegnata a inviare. Il filo del dialogo diventa sempre più sottile ma non si interrompe, nonostante i toni aspri e la sfiducia reciproca tra i protagonisti del negoziato. E da oggi per Atene si apre una nuova pagina: sarà ufficialmente senza un programma di aiuti a sostenerla e 'in arretrato' verso il Fmi, a meno che non otterrà una dilazione del pagamento degli 1,7 miliardi di euro che gli doveva ieri.


"In queste ore s'è riaperto il dialogo", aveva detto questa mattina il presidente del gruppo S&d all'Europarlamento, Gianni Pittella. E il premier Matteo Renzi ha sentito al telefono Tsipras. Se si trovasse un'intesa prima del 5 luglio, fanno sapere fonti europee, Atene potrebbe anche ritirare il referendum o schierarsi a favore, come le ha chiesto ieri in cambio Juncker consegnando la sua ultima offerta. Intanto oggi l'Eurogruppo aspetta una nuova proposta di Atene, e discuterà del piano di riforme che ha fatto avere ieri ai ministri, a corredo del terzo pacchetto che chiede. Il piano è ora all'esame della Commissione, che darà il suo parere.

 

 

Questa mattina la Polizia Italiana ha arrestato un pachistano  accusato di essere uno degli esecutori dell'attentato del 28 ottobre 2009 al mercato di Peshawar, in Pakistan, quando esplose un'autobomba facendo oltre 80 morti e 150 feriti. L'uomo è accusato di associazione con finalità di terrorismo ed è stato fermato all'aeroporto di Roma-Fiumicino in arrivo da un volo proveniente da Islamabad. L'operazione, condotta dagli agenti della Digos di Sassari in collaborazione con la Digos di Roma e la polizia di frontiera di Roma-Fiumicino, rientra nel quadro della vasta operazione antiterrorismo del 24 aprile, quando furono arrestati 18 tra pachistani e afgani che facevano parte di una organizzazione criminale transnazionale che operava in buona parte del territorio italiano anche per finanziare le principali organizzazioni terroristiche internazionali

Intanto in Italia sale l'allarme. I servizi di intelligence mettono in guardia il governo, anche se non sono in possesso di "alcun segnale di allarme specifico per il nostro Paese". "Gli attacchi - sottolinea lo stesso premier Matteo Renzi - hanno confermato che c’è una emergenza sicurezza che parte nell'area più calda del Mediterraneo".continua Renzi "Il terrorismo non è fatto solo di attacchi in grande stile - spiega il premier nel corso della conferenza stampa conclusiva del Consiglio Ue - ma anche da parte di piccole cellule e condotto anche da piccoli gruppi che muovono con mezzi non particolarmente ingenti, ma con piccola organizzazione e convinzione molto forte

E, se nel Belpaese l'intelligence è riuscita fermare per tempo l'attacco, lo stesso non è successo in Francia, Tunisia e Kuwait. :

Uomini armati di kalashnikov hanno fatto irruzione in due hotel di Hammam-Sousse, l'Imperial Marhaba (di proprietà, pare - di una deputata) e del Soviva nella zona turistica di Kentaoui, e ha aperto il fuoco sui turisti. Secondo il ministero dell'interno ci sarebbero "almeno 27 vittime" e sei feriti, tra cui ospiti stranieri dei resort e uno dei killer. Secondo il portavoce del ministero dell’Interno di Tunisi, Mohamed Ali Aroui, ci sarebbero tra i morti sette turisti inglesi e tedeschi.

"Era circa mezzogiorno e ho visto a circa 500 metri da me una piccola mongolfiera venire giù e poi subito una sparatoria", ha raccontato una turista di Dublino alla radio pubblica irlandese Rte, "Poi ho visto alcune persone correre verso di me, pensavo fossero fuochi d’artificio. Ho pensato oh mio Dio, sembrano colpi d’arma da fuoco, così sono corsa in mare, ho acchiappato i miei figli e le nostre cose e mentre correvo verso l’hotel i camerieri e il personale gridavano correte! correte! Così siamo corsi verso il nostro bungalow e siamo ancora intrappolati qui dentro.

Nel giorno in cui due persone volevano far esplodere una centrale del gas vicino Lione, ci sarebbe stato un altro attentato con sparatoria in due resort a Susa in Tunisia

La notizia è stata annunciata prima da una radio locale e dalla tv satellitare al-Arabiya - che parla di un "attacco terroristico" a circa 140 chilometri da Tunisi, teatro di un altro attentato il 19 marzo, quando un commando era entrato prima nel parlamento e poi al museo del Bardo - e infine confermata da una fonte della sicurezza..

È stato arrestato dopo una fuga di qualche ora il secondo presunto terrorista, come riferiscono i media locali che hanno anche diffuso le foto dell’uomo, visibile tra due poliziotti."Era un giovane vestito in short, sembrava un turista", dice al Guardian un impiegato dell’Imperial Marhaba Hotel.

Proprio a Susa alla fine di ottobre del 2013, un kamikaze si fece esplodere sulla spiaggia davanti al Rihad Palm, uno degli hotel più famosi della città. Nell’attentato morì solo il kamikaze e nessuno rimase ferito.

Intanto in Francia uno o due uomini sono entrati in un impianto di gas industriale, la Air Products, e poi provocato un'esplosione all'interno della struttura. Secondo gli inquirenti il veicolo aveva l'autorizzazione necessaria per superare i controlli.

È di un morto e due feriti il bilancio definitivo del attentato messo a segno questa mattina a Saint-Quentin-Fallavier nord dell'Isère, sud est della Francia, non lontano da Lione

Poco dopo all’interno del complesso industriale è stato ritrovato un corpo decapitato vicino l’impianto. La testa mozzata, trovata infilzata sulla recinzione dello stabilimento, è ricoperta di scritte in arabo. L'uomo è stato identificato come il proprietario di una società di trasporti di Chassieu, che si trovava nella fabbrica per una consegna.

 

Il ministro dell’interno francese, Bernard Cazeneuve, si sta recando sul luogo dell’attentato, che si trova a 30 km da Lione. Con lui anche il ministro degli Esteri, Laurent Fabius. Sul posto c’è già il prefetto del dipartimento d’Isere. "Lo Stato deve fare ogni sforzo per proteggere i suoi cittadini", ha detto il sindaco di Bordeaux, l'ex premier Alain Juppé.

Intanto il governo francese ha rafforzato la sicurezza in tutti i siti sensibili della regione di Lione, e in particolare nei tre comuni vicini al luogo dell’attentato, Valencie, Romans-sur-Isere e Montelimar dans la Drome. Questo pomeriggio, alle 15.00, una riunione del Consiglio della Difesa. Anche il premier Manuel Valls è tornato in Francia, da una missione a Bogotà.

I dipendenti dell’impianto, in stato di choc, sono stati trasferiti in una palestra in un comune vicino.

Una persona è stata fermata dalla gendarmeria: è sospettato di essere l'autore dell'attentato.

 

Trentacinquenne, era già noto ai servizi anti-terrorismo. Per un periodo - dal 2006 al 2008 - era stato sotto sorveglianza, ma non avrebbe precedenti penali.

Dopo essersi rifiutato di fornire le sue generalità agli uomini delle forze dell'ordine, si è fatto identificare. Si tratta di Yacine Salhi. Secondo le prime informazioni sarebbe sposato e con tre figli, originario di Pontarlier e residente a Saint Priest.

Salhi avrebbe avuto in passato legami con ambienti dell'islam salafita. Nel 2013 e nel 2014 due note dei servizi segnalavano lui e alcuni amici. Nelle loro discussioni frequenti riferimenti al Mali e al jihad.

L'aggressore avrebbe detto di essere un uomo dell’Isis, mostrando un drappo con scritte in arabo. Su questo aspetto non c'è però al momento nessuna certezza. Il ministro dell'Interno Bernard Cazeneuve ha sottolineato che la bandiera deve ancora essere analizzata e tradotta e che altre persone, compreso l'autista dell'auto, sarebbero state fermate.

Gli inquirenti hanno aperto un'inchiesta per terrorismo su quanto successo

l referendum in Grecia? E' la scelta tra baciare i piedi alla cancelliera Angela Merkel o darle un calcio nel sedere. Così, in un
vignetta pubblicata su Twitter, il leader del M5S Beppe Grillo fotografa il voto di Atene sulle proposte Ue. "Il referendum del 5
luglio in Grecia spiegato con una vignetta", scrive Grillo presentando la vignetta che vede protagonisti la cancelliera di Berlino e un greco che, in un caso (evidentemente quello del sì) le bacia i piedi, e in un altro (quello del no) le dà un calcio
La Francia vuole che la Grecia rimanga nella zona euro. E' quanto afferma il ministro delle finanze francesi Michel Sapin in
un'intervista a Europe 1 radio secondo cui sul referendum indetto dal governo Tsipras "il dibattito deve essere chiaro: il sì avrà delle conseguenze, il no ne avrà delle altre". Sapin ha ribadito come la situazione greca non avrà comunque impatto sulle banche francesi e che i prezzi nelle aste dei titoli di stato di Parigi sono scesi questa settimana.
Per Wolfgang Schaeuble, ministro delle Finanze tedesco e fautore della linea dura con Atene, la Grecia potrebbe restare nell'euro anche se prevalesse il 'no' alle proposte della troika al referendum di domenica. Lo riferisce Bloomberg, secondo cui la posizione sarebbe stata espressa a un meeting a porte chiuse con con dei parlamentari E' in corso in queste ore un vero e proprio terrorismo nei confronti del popolo greco. Si tratta di iniziative che puntano a diffondere il terrore e il panico in Grecia. Tsipras ha fatto una cosa a cui forse i governi ormai sono disabituati: ha rimesso al centro la democrazia. È considerato inaccettabile far esprimere il popolo su scelte che riguardano la vita del popolo. Tsipras invece lo fa e per questo noi
non solo siamo solidali con lui, ma pensiamo che quella scelta riguarda tutta l'Europa e dunque anche noi". Lo afferma il
coordinatore nazionale di Sel Nicola Fratoianni. "In caso di Grexit - prosegue Fratoianni - nessuno è in grado di fare previsioni perché non è mai successo che un Paese esca dalla moneta unica. Comunque Tsipras lavora affinché questo non succeda nonostante qualcuno banalizzi la questione. Quello di domenica in Grecia - sottolinea - non è un referendum tra euro e dracma, ma è un referendum tra l'austerità, insulsa e sbagliata che ha impoverito milioni di europei, e una scelta di autonomia che vuole l'Europa ma vuole una Europa solidale", conclude.
"Io sto con Tsipras. Stare con lui vuol dire stare con la democrazia".
Parola di Daniela Santanché che, intervistata da Repubblica, premette: "E' lontano da me anni luce sul piano politico, sia chiaro, nulla ci accomuna, tranne un punto - afferma -. La difesa della democrazia. Sia lui che noi troviamo inaccettabile l'Europa dei tecnocrati, basta con la Merkel che decide da padrona e noi sudditi lì a subire". Santanché rievoca le "ferite del 2011, quando la signora Angela con qualche compagno di merenda italiano, da Napolitano a Monti a Passera, si è messa in testa di far cadere il governo legittimamente eletto e guidato da Berlusconi". Anche per lei il referendum sulle proposte dei creditori "è necessario e opportuno e anche io voterei no. Che è un no a questa Europa a trazione Merkel e austerity". E anche se con la Cancelliera Fi ha in comune la militanza nel Ppe, "ci hanno rotto! - dice - Lei, Juncker, la Lagarde. Piccoli uomini e piccole donne
guidati da piccoli interessi particolari".
"Massimo rispetto per la decisione del popolo e del governo greco, l'aspettiamo". Così il ministro dell'Economia, Pier Carlo Padoan, sul referendum proposto dal governo di Atene. "L'Italia lavorerà perché l'Eurogruppo abbia un rapporto positivo con il governo greco qualunque esso sia". Un derby euro-dracma? "Mi pare una buona definizione" econdo le fonti citate dal giornale, se Tsipras accettasse l'offerta, dovrebbe farlo per iscritto entro oggi, in tempo per convocare un Eurogruppo d'emergenza per approvare l'intesa, e dovrebbe impegnarsi a fare campagna per il Sì nel referendum. L'offerta di Juncker prevederebbe in particolare l'Iva al 13% per gli alberghi e le strutture turistiche - tetto previsto nella proposta greca poi respinta dalla ex Troika, che chiedeva il 23%. Sempre se l'offerta fosse accettata, riferisce il giornale, i ministri delle finanze dell'eurozona potrebbero fare una dichiarazione per la quale un impegno già preso nel 2012, in cui si prendeva in considerazione una dilazione nel pagamento delle scadenze del debito, abbassamento dei tassi di interesse ed estensione di una moratoria sui pagamenti verso la zona euro sarebbe applicato dal prossimo ottobre. Un portavoce greco ha spiegato che la proposta è stata ascoltata "con interesse. Ma Alexis Tsipras voterà No domenica" La Grecia ''minaccia di cercare un'ingiunzione contro le istituzioni
europee per bloccare l'espulsione del paese dall'euro'' afferma il Telegraph. ''Considereremo di certo un'ingiunzione alla Corte di Giustizia europea. La nostra appartenenza non è negoziabile'' mette in evidenza Varoufakis. ''Una richiesta di ingiunzione - aggiunge il Telegraph - sarebbe uno sviluppo senza precedenti, che complicherebbe ulteriormente la crisi''. Secondo indiscrezioni, le autorità greche starebbero anche valutando un'azione contro la Bce per aver congelato la liquidità di emergenza per le banche greche. Varoufakis ritiene che la Grecia abbia abbastanza liquidità per andare avanti fino al
referendum ma ammette che il controllo dei capitali rende la vita difficile alle aziende greche.
Un'uscita della Grecia dall'area euro e' ora una possibilita', ''non puo' piu' essere esclusa''. Benoit Coeure', consigliere esecutivo
della Bce, apre all'ipotesi Grexit in quello che rappresenta il commento finora piu' diretto dell'Eurotower sulla possibilita' di un
addio alla moneta unica da parte di Atene. Un'apertura affidata a un'intervista a Les Echos, alla quale risponde indirettamente il ministro delle finanze greco, Yanis Varoufakis, dalla pagine del Telegraph, 'minacciando' un ricorso alla Corte di giustizia europea per bloccare l'eventuale espulsione della Grecia dall'euro.
''Considereremo di certo un'ingiunzione alla Corte di giustizia europea. La nostra appartenenza non e' negoziabile'', afferma
Varoufakis. Secondo indiscrezioni riportate dal Telegraph, Atene non esclude un'azione anche contro la Bce per aver congelato la liquidita' di emergenza per le banche greche. ''Useremo tutti i nostri diritti legali'', mette in evidenza Varoufakis, ammettendo che le banche greche hanno abbastanza liquidita' per andare avanti fino al referendum, anche se il controllo dei capitali imposto rende difficile la vita alle aziende greche. Una richiesta di ingiunzione alla Corte europea - riporta il Telegraph - sarebbe uno sviluppo senza precedenti, che rischia di complicare ulteriormente la crisi. Nelle prossime ore ci sara' la prima svolta: e' infatti in scadenza il rimborso all'Fmi che la Grecia non sarebbe - secondo indiscrezioni - orientata a rispettare. Intanto Fitch taglia il rating delle banche greche a 'RD', restricted default, dopo il controllo dei capitali imposto. La 'minaccia' di Varoufakis arriva mentre la Bce apre alla possibilita' di un'uscita della Grecia dall'euro. Le autorita' europee e l'Eurotower vogliono che la Grecia resti nell'area euro, ma ''sfortunatamente'' la possibilita' di un addio non puo' piu' essere esclusa. E questo e' il ''risultato della scelta del governo greco a mettere fine alle discussioni con i creditori e di indire un referendum, spingendo l'Eurogruppo a non estendere il secondo programma di aiuti'', afferma Coeure', dicendosi sicuro che se al referendum prevarra' il si' le autorita' dell'area euro troveranno un modo per onorare gli impegni. Se prevarra' il no sara' difficile ristabilire un dialogo politico.
econdo le fonti citate dal giornale, se Tsipras accettasse l'offerta, dovrebbe farlo per iscritto entro oggi, in tempo per convocare un Eurogruppo d'emergenza per approvare l'intesa, e dovrebbe impegnarsi a fare campagna per il Sì nel referendum.

Sulla Grecia hanno sbagliato tutti e da molto tempo, un compromesso ragionevole era possibile. Le riforme ad Atene sono necessarie per ridiscutere il debito ma imporre un'austerità estrema è impossibile perché corrode il capitale sociale di cui c'è bisogno per attuarle", detto questo, "il governo greco si è dimostrato incapace di produrre proposte costruttive e si è dimostrato prigioniero delle fazioni opposte che lo sostengono": questa l'analisi dell'economista Lucrezia Reichlin, in un'intervista a Repubblica sulla crisi greca. "Spero - aggiunge - che la Grecia risponda sì nel referendum, che poi faccia un
governo di unità nazionale e che a quel punto la troika sia più flessibile, ma non vedo per ora le condizioni perché tutto ciò
avvenga". Reichlin sottolinea che "l'Europa dovrebbe essere capace di dare a tutti una prospettiva di prosperità", invece "ha continuato a finanziare un paese in bancarotta ma allo stesso tempo imponendo un programma che ha ucciso l'economia e ridotto allo stremo la sua popolazione". Così "ha dato un segnale a tutti i cittadini europei di non avere né lungimiranza né forza politica per proporre un piano capace di dare speranza a chi ha pagato i prezzi più alti della crisi.
Con l'uscita della Grecia entrano in crisi le stesse fondamenta del progetto europeo". Inoltre, "una volta stabilito il principio che
dall'euro si può uscire, tutti i paesi fortemente indebitati sono a rischio di attacchi speculativi".
L'Italia non fa 'una brutta fine' se cambiamo l'impostazione economica e sociale: abbiamo buoni fondamentali, ma se continuiamo sulla strada che la Merkel ha disegnato, e che Renzi continua a perseguire, dopo Monti, non andiamo da nessuna parte: nel Vecchio Continente, inoltre, sta crescendo un forte sentimento antieuropeo che non possiamo permetterci". Lo ha detto, stamani a Potenza, il segretario della Uil, Carmelo Barbagallo, in riferimento alle dichiarazioni del Premier, Matteo Renzi, sull'Italia al riparo da eventuali conseguenze del default greco. Ai cronisti che gli domandavano quale posizione assumere rispetto al referendum proposto da Tsipras, Barbagallo ha risposto di voler chiedere "a Renzi, ai francesi, agli spagnoli e ai
portoghesi di associarsi ai greci nel voler ridiscutere la politica economica europea, invece di andare lì a dare lezioni di democrazia: noi - ha concluso - siamo quelli che se lo possono permettere di meno,
visto che non abbiamo un governo votato dal popolo".
I tribunali della Grecia saranno chiusi da oggi fino all'8 luglio: lo ha deciso il ministro della Giustizia Nikos Paraskevopoulos come
riferiscono i media locali. La decisione, annunciata ieri, è stata presa a causa del fatto che saranno necessari ufficiali giudiziari per monitorare il referendum indetto per domenica sulle proposte dei creditori della Grecia in cambio di ulteriori finanziamenti per il salvataggio del Paese. In base alla decisione ministeriale, per tutto il periodo in cui i tribunali resteranno chiusi non saranno eseguiti ordini di sfratto né pignoramenti

È sicura Federica Mogherini: il piano Ue sull'immigrazione sarà approvato e sarà una vera e propria rivoluzione nella solidarietà in Europa

 

Ne è sicura, ma non ha fatto i conti con il Consigliu Ue che non ha alcuna intenzione di accettare il meccanismo della redistribuzione in base alle quote.

"Se il vertice Ue andrà come previsto sull’immigrazione sarà una soluzione non perfetta ma comunque rivoluzionaria nell’accogliere il principio di solidarietà che sino a qualche giorno fa non era sul tavolo", ha detto l’Alto rappresentante Ue Federica Mogherini al suo arrivo al summit a Bruxelles.

Eppure sono giorni che si inseguono le voci di un piano tutt'altro che già approvato. "Non c’è consenso tra gli Stati membri sulle quote obbligatorie di migranti", ribadisce oggi il presidente del Consiglio europeo, Donald Tusk, secondo cui il meccanismo volontario che potrebbe sostituire quello obbligatorio "è credibile soltanto con significativi e precisi impegni entro la fine di luglio".

Matteo Renzi prova a scaricare sulle Regioni l'emergenza immigrazione. "Siamo un Paese serio, solido - dice - la nostra risposta sul tema immigrazione deve essere condivisa e congiunta"

"Sul tema dell'accoglienza ci vogliono soluzioni che rispondano a requisiti etici e criteri di ragionevolezza" ha detto il premier Matteo Renzi, secondo quanto riferito da alcuni presenti, aprendo l'incontro con le Regioni e l'Anci. "I richiedenti asilo si accolgono, i migranti economici vengano rimpatriati", ha aggiunto il presidente del Consiglio che ha lanciato un appello ai goverantori riuniti a palazzo Chigi: Bisogna "provare insieme" a risolvere il problema immigrazione. "Ci vuole condivisione in Europa. E più l'Italia si mostra compatta, meglio è". Lo ha detto il premier Matteo Renzi, a quanto si apprende, aprendo l'incontro con le Regioni. "Siamo un Paese serio, solido, la cui risposta sul tema immigrazione deve essere condivisa e congiunta".

 

Peccato che la ricetta del premier non coincida con quella che hanno in mente i governatori che, questa mattima, si sono presentati all'incontro a Palazzo Chigi. "È lui il capo del governo - taglia corto il presidente della Regione Lombardia, Roberto Maroni - deve andare in Europa e imporre una linea che finora non è riuscito a far condividere a nessuno". D'altra parte, a Bruxelles, il governo Renzi (e, quindi, l'Italia) viene preso in giro e sbeffeggiato un giorno sì e l'altro pure.

Dopo il braccio di ferro, Renzi prova a tendere le mani alle Regioni. Lo fa perché non sa più che pesci pigliare per risolvere l'emergenza immigrazione. Ma a Palazzo Chgi i governatori di centrodestra si presentano sul piede di guerra: non sono disposti a cedere di un millimetro per venire incontro a un premier che, insieme al ministro dell'Interno Angelino Alfano, è responsabile dell'invasione. "Per la prima volta - prova a difendersi il premier - l’Europa riconosce il problema immigrazione, si apre una finestra di opportunità". E, dopo aver imposto un'accoglienza forzata a tutte le Regioni d'Italia, parla di "condivisione" e chiede compattezza sulle decisione prese arbitrariamente da Palazzo Chigi.

"L'incontro con Renzi è stato assolutamente deludente e inutile: nessuna risposta concreta ai problemi. Continua il caos immigrazione. Il premier ha chiesto unità ma sono solo chiacchiere, io chiedo risposte concrete a piani concreti", è il commento del presidente della Lombardia, Roberto Maroni, al termine dell'incontro a Palazzo Chigi.

Ma la posizione del presidente della Regione Veneto, Luca Zaia, non sembra lasciare molti margini di trattativa: "I prefetti devono ribellarsi, rispettare le istanze dei territori, rappresentare, nel mio caso, i veneti fino in fondo e non rispondere più al telefono al governo", aveva detto il governatore arrivando a Palazzo Chigi. "Sull'immigrazione paghiamo l'incapacità di un governo che non si è accorto che nel 2012 aveva 13mila immigrati, 43mila nel 2013, 170mila nel 2014 e oggi 200mila", ha proseguito Zaia, secondo il quale "il governo si è occupato troppo tardi del problema e i prefetti", dovrebbero "ribellarsi" alle direttive del Viminale e "rispettare le istanze dei territori e non rispondere più neanche al telefono al governo".

Sulla vicenda immigrazione "servirebbe più spirito nazionale e meno spirito di parte": così il presidente della conferenza delle Regioni Sergio Chiamparino, al termine dell'incontro a Palazzo Chigi di Regioni e Comuni con il Governo sull'immigrazione.

Stamani, nel porto di Catania, è attraccato il pattugliatore d'altura svedese "Poseidon" con a bordo 497 migranti tratti in salvo in tre distinte operazioni di soccorso nel Mediterraneo. Sulla nave anche il cadavere di una donna e una donna ferita. Non sono chiare le modalità del decesso e del ferimento.

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