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Intervista a Francesco de Palo, direttore di Mondo Greco

I creditori non accettano le proposte elleniche. Tsipras twitta che stanno facendo di tutto per far fallire gli accordi … se mai ci saranno. Secondo te cosa potrebbe succedere il giorno dopo di un Grexit?

Accadrebbe che il minuscolo granello di sabbia greco, che incide solo per il 2% sul pil continentale, farebbe scoppiare il gigante dell’Ue, ancora senza unione politica e governato teutonicamente alla giornata. Non erano questi “i patti” dei padri fondatori dell’Unione Adenauer, Spinelli e Schuman come ho sostenuto nel mio pamphlet “Greco eroe d’Europa”. Venendo alla trattativa il brussels group chiede altre misure di spending review mentre non dice una parola sul vero grande punto: il taglio del debito. Tutti sanno che il debito greco non è sostenibile e che il Paese non sarà in grado di onorarlo. Occorrerebbe un passo in avanti, serio, da entrambe le posizioni. Il tema, semmai, è relativo al rapporto eletti-elettori. Tsipras ha vinto le elezioni con un programma anti austerità e contro nuovi tagli. Come spiegherà ora ai greci che si è impegnato per nuove misure?

Pensi che i creditori accetteranno la proposta Tsipras /Varoufakis su Iva e pensioni? E quali potrebbero essere le conseguenze in un rifiuto da parte dei creditori?

Varoufakis è stato osteggiato da più parti. Avrà certamente commesso alcuni errori, ma quando osserva che dopo altri tagli la Grecia non avrà la forza di rialzarsi ha ragione, tesi sostenuta dal suo mentore, l’economista James Galbright. Il Fmi ha già detto che quella proposta non è sufficiente. Sin dall’inizio della crisi ellenica ho raccontato, credo con onestà intellettuale, tutti i difetti della politica greca e tutte le deficienze strutturali del Paese, numerose e in parte ancora irrisolte. Ma vedere che in quel piano le tasse sono aumentate per chi guadagna più di 30mila euro annui mi sembra un paradosso: non è tra chi ha uno stipendio mensile di 2000 euro che si nascondono i grandi evasori, ma nella Lista Lagarde, affollata di quegli stessi personaggi (deputati, ministri, giornalisti, faccendieri) che hanno affondato la Grecia acquistando anche un sottomarino con timone rotto. Quelli che si vorrebbe tassare oggi sono gli unici che spendono ancora un euro nelle taverne greche: aumentare le tasse su di loro, così come l’iva sul turismo, è controproducente. Invece ci vorrebbero due mosse coraggiose: una politica industriale vera e strategica, per evitare che la Grecia importi persino olio e cotone, presenti copiosi in loco; un netto cambio di mentalità per chi sino ad oggi ha vissuto al di sopra delle proprie possibilità. Ma, come don Abbondio, uno il coraggio non se lo può dare. In caso di un altro no secco da parte dei creditori sarebbe default e quindi, come osservato dai creditori, si aprirebbe la navigazione in acque inesplorate: tanto per la Grecia quanto per l’Europa.

In caso di Grexit che prevedi, elezioni o referendum?

Dipende. Un referendum sarebbe inutile, i cittadini greci hanno scelto già da che parte stare lo scorso gennaio in occasione delle elezioni politiche. Hanno ancora validità le urne nel nostro continente o no? Altre elezioni ci potrebbero essere solo in caso di crisi di governo, ovvero qualora Tsipras non avesse i voti del suo partito per far passare in aula le misure. Quindi temo che il solito governo di larghe intese possa insinuarsi ancora una volta tra cittadini e voto. Ma il tema non è solo questo: la Grecia rappresenta plasticamente lo specchio in cui l’Ue si scopre debole e controversa, dove non si decide sul caso libico e si lascia solo sulle spalle italiane il dramma dell’immigrazione. La tragedia è l’assenza di un leader vero: ieri c’erano i De Gaulle, i Churchill e i De Gasperi. Oggi…

Quale il ruolo della Russia in questa vicenda?

Mosca vorrebbe partecipare al processo di privatizzazione delle utilities greche, come le ferrovie di Trainose e il porto di Salonicco. Si aggiunga l’accordo per il Turkish Stream che passerà dalla Grecia già siglato tra i due ministri dell’energia. Anche Scalfari, qualche settimana fa, lo ha scritto nella sua rubrica domenicale su Repubblica: è un errore non cercare il dialogo con Putin. L’Eurasia è ormai un dato di fatto e i paesi Brics sono il futuro, non un appestato da evitare.

In caso di Grexit come cambierà la vita della gente?

Innanzitutto ricordo che il primo a parlare di fallimento pilotato fu il già Nobel per l’economia Christopher Pissarides, che nel 2012 propose un default controllato per Atene ma non fu ascoltato perché in quel caso le banche tedesche e francesi avrebbero subito molti danni. Oggi fa specie che si riparli di crack e quindi di Grexit. Ma cosa ci sarebbe di strano? Già Londra è fuori dalla moneta unica per altri motivi. Atene vi è entrata truccando i conti, come riportò un’interessante inchiesta del Messaggero alla vigilia delle Olimpiadi del 2004. In quella commissione che curò il passaggio della Grecia dalla dracma all’euro vi era l’economista Iannis Stournaras, ministro per due volte dal 2012 al 2014 e da quest’anno governatore della Banca di Grecia. Senza dimenticare il premier socialista Kostas Simitis, vero registra di quella folle operazione. Una Grecia con la dracma vivrebbe un inizio duro, con una svalutazione del 40% ma poi, forse, diventerebbe fiscalmente sexy per nuovi investimenti. Ma a patto che ricominci a produrre qualcosa di vendibile, dal momento che non le mancano le forze, se non quelle mentali. Ciò fa però paura a chi teme esperimenti e novità. D’altronde senza cambiamenti il mondo morirebbe di noia (e anche i commentatori).

Secondo te - direttore di due prestigiosi giornali e giornalista di vari media nazionali innamorato della Ellade - i nostri colleghi Italiani presentano in modo giusto la tragedia Greca e quello che succede con il debito?

Ho trascorso quasi per intero il 2012 in Grecia per le doppie elezioni e la frequento assiduamente ormai da 18 anni. Ho letto molta approssimazione e molti, forse troppi, luoghi comuni in questi quattro anni di crisi. Come quella notizia, poi smentita dall’Istituto Mondiale di Sanità, che i tossicodipendenti greci si iniettavano dolosamente il virus dell’hiv per avere la pensione. Quando lessi l’indiscrezione sui social, la prima telefonata che feci su negli Usa per chiedere conferma. Che ovviamente non arrivò. Nessuno però ha sfatato ancora quei tabù. Non è vero ad esempio che i greci sono fannulloni, sono stati solo “drogati” da un sistema compiacente per tutti, ma fior fior di imprenditori mondiali sono greci, come il patron di Easyjet. Non è vero che i tedeschi sono tutti “brutti e cattivi”, stanno solo esercitando fino in fondo il potere assoluto che oggi hanno. Ricordo però a tutti, greci e nordeuropei, che se la nostra meta è una casa comune europea allora non servono regole uguali per Paesi ancora diversi, un passaggio che la grande stampa non approfondisce. La verità è che il nostro Paese si è perso tra salotti televisivi e inaugurazioni di locali, o nei dibattiti infiniti su Italicum o presunte rivoluzioni. Mentre alla cultura e alla paedia non si riserva neanche una briciola. Certo, se poi l’obiettivo è ognuno per sé, allora che si continui così in questo medioevo 2.0. Con tanti saluti all’eurorinascimento mediterraneo che servirebbe come l’aria al mondo intero.

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