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Giovedì, 01 Maggio 2025

Come riportato questa mattina da Libero e confermato da altri media, l’Unione Europea è al centro di un possibile scandalo: la Commissione UE avrebbe finanziato segretamente gruppi ambientalisti per promuovere il Green Deal dell’ex commissario Frans Timmermans. Secondo il quotidiano olandese Telegraaf, tramite il programma Life, queste organizzazioni non solo hanno ricevuto sovvenzioni per oltre 700mila euro, ma avrebbero avuto anche obiettivi precisi: fare pressione sui parlamentari europei e negli Stati membri affinché approvasse misure ecologiche.

Dietro a queste rivelazioni si celerebbe una strategia orchestrata per portare i temi green al centro del programma politico dell’Unione Europea. L’accusa è chiara: una manipolazione deliberata del dibattito pubblico e del voto parlamentare attraverso fondi pubblici europei. 

Carlo Fidanza, capo delegazione di Fratelli d’Italia al Parlamento Europeo, ha riassunto così la situazione: "Durante il mandato di Frans Timmermans, la Commissione europea avrebbe segretamente finanziato alcune lobby green per condizionare il voto e il dibattito pubblico. Se confermato, sarebbe un vero e proprio 'Timmermans-gate'".


Fidanza non si è fermato alle dichiarazioni, ma ha chiesto azioni concrete. In un intervento all’Europarlamento, ha sollecitato l’istituzione immediata di una commissione d’inchiesta che faccia chiarezza su tutte le somme trasferite a soggetti non istituzionali e sulle attività di lobbying effettuate. "È necessario sapere quanti soldi sono stati spesi e ottenere piena trasparenza su questa vicenda che rischia di minare la fiducia nelle istituzioni europee. Le risorse pubbliche devono essere destinate ai cittadini, non alla manipolazione politica".

Se le accuse fossero confermate, saremmo di fronte a un caso gravissimo di interferenza nelle dinamiche democratiche del Parlamento europeo. Non solo si tratterebbe di un utilizzo improprio di fondi pubblici, ma anche di una violazione dei principi di neutralità e trasparenza che dovrebbero caratterizzare le istituzioni comunitarie. Fidanza ha puntato il dito contro un sistema che avrebbe favorito un’agenda ideologica a scapito degli agricoltori e di altri settori che necessitano di sostegno.

Questa vicenda non sarebbe mai emersa senza l’impegno di chi ha avuto il coraggio di indagare e sollevare il velo su queste dinamiche opache. Grazie alle denunce pubbliche e alle richieste di chiarimento da parte di europarlamentari come Fidanza, oggi i cittadini europei possono sapere cosa accade dietro le quinte delle istituzioni. La trasparenza e la verità sono pilastri fondamentali della democrazia, e chi ha portato alla luce questi fatti merita il nostro sostegno per aver difeso i principi su cui si basa l’Unione Europea.

Ora spetta alla Commissione UE fornire risposte chiare e assumersi le proprie responsabilità. Lo scandalo green potrebbe rappresentare un punto di svolta per ridefinire il rapporto tra istituzioni e cittadini, all’insegna di una maggiore trasparenza e accountability.

Daniele Capezzone, nel suo appuntamento quotidiano "Occhio al caffè", parte da una citazione emblematica tratta dal film Ferie d'agosto di Paolo Virzì, per sottolineare l'incapacità di parte della stampa italiana di comprendere la realtà politica che ci circonda: "Siamo a questo punto. I giornali italiani non ci stanno a capi' un caz***o". Un'affermazione provocatoria, ma che ben rappresenta il clima di confusione e disorientamento generato dagli scandali e dalle contraddizioni emerse negli ultimi giorni.

Capezzone evidenzia come i media, che per anni hanno dipinto Donald Trump come un burattino di Vladimir Putin, ora fatichino a spiegare la sua posizione ferma contro la Russia, con la minaccia di sanzioni qualora non venga posta fine al conflitto in Ucraina. Questa svolta obbliga i detrattori del tycoon a riconsiderare le loro narrazioni, mettendo in luce la complessità della sua politica estera, troppo spesso ridotta a slogan superficiali.

Un altro tema dirompente riguarda le dichiarazioni del commissario UE al bilancio, Piotr Serafin, che ha ammesso l'utilizzo di fondi europei per attività di lobbying a favore delle politiche ambientali. In aula all’Europarlamento, Carlo Fidanza (FdI) ha ricevuto applausi per la sua richiesta di trasparenza: "Non basta più una generica ammissione sull’utilizzo dei fondi. Vogliamo sapere quanti soldi sono stati spesi, chi è stato finanziato e quale documentazione supporta queste attività di lobbying". Fidanza ha sottolineato la necessità di un'operazione trasparenza per fare chiarezza e, se necessario, applicare sanzioni a chi ha gestito questa "vergognosa girandola di fondi".

La scoperta di questi scandali è una vittoria per chi si batte per la verità e la giustizia. È grazie al lavoro di chi ha il coraggio di denunciare le opacità e le irregolarità che l'opinione pubblica può essere informata e che le istituzioni possono essere chiamate a rispondere delle proprie azioni. Chi ha fatto emergere queste vicende non solo ha agito nell'interesse della verità, ma ha anche difeso i principi fondamentali della democrazia, tra cui il diritto dei cittadini a essere informati e la necessità di garantire una gestione trasparente delle risorse pubbliche.

Capezzone, con la sua ironia tagliente, lancia un monito alla stampa: smettere di seguire narrazioni preconfezionate e affrontare i fatti con onestà intellettuale. Solo così si potrà ridare credibilità al dibattito pubblico e offrire ai cittadini un'informazione libera da pregiudizi e manipolazioni.

 

Fonte Libero / Il Tempo / La Verità 

Nel giorno del suo insediamento, Donald Trump ha affrontato uno dei temi più critici della politica internazionale: il conflitto in Ucraina. Nel corso di un incontro con i cronisti nello Studio Ovale, il presidente americano ha lanciato un messaggio diretto al presidente russo Vladimir Putin:

"Non sedendosi al tavolo delle trattative per discutere un cessate il fuoco in Ucraina, il presidente russo Vladimir Putin sta distruggendo il suo Paese".

Parole chiare e decise che riflettono la linea di Trump, sempre alternata tra fermezza e apertura al dialogo, con l’obiettivo di chiudere rapidamente una guerra devastante per entrambe le nazioni coinvolte e per la stabilità globale.

Una promessa: chiudere la guerra rapidamente

Trump non ha nascosto la sua ambizione di porre fine al conflitto nel più breve tempo possibile. Riferendosi alla sua famosa dichiarazione elettorale, in cui aveva affermato di poter risolvere la crisi ucraina in sole 24 ore, ha ribadito:

"Cercheremo di farlo il più velocemente possibile. La guerra tra Ucraina e Russia non avrebbe mai dovuto iniziare".

Questa determinazione si accompagna alla volontà di incontrare personalmente Vladimir Putin, in un’ottica di negoziazione diretta e pragmatica. Il messaggio è chiaro: il dialogo resta l’unica strada per la pace, ma il tempo è cruciale.

Una visione strategica per la pace

L’approccio di Trump si distingue per il suo equilibrio tra pressione e apertura: da un lato, richiami severi alla responsabilità di Putin, dall’altro, un invito concreto al dialogo. Questa strategia riflette la sua convinzione che solo un confronto diretto e risolutivo possa riportare stabilità nella regione e prevenire ulteriori sofferenze.

Con la sua leadership decisa e il pragmatismo che lo caratterizza, Trump si posiziona come un mediatore capace di affrontare anche le crisi più complesse. La promessa di una risoluzione rapida non è solo uno slogan, ma una chiara manifestazione della sua determinazione a cambiare il corso della storia recente.

Trump si presenta così come un leader intenzionato a trasformare le parole in azioni, perseguendo una pace duratura con la stessa determinazione con cui affronta ogni sfida politica.

Chiudere guerra più rapidamente possibile

Il presidente Donald Trump ha dichiarato che intende incontrare il presidente russo Vladimir Putin. Dopo aver dichiarato che, in qualità di candidato, avrebbe potuto porre fine alla guerra in Ucraina entro 24 ore dall'insediamento, il tycoon ha sottolineato di avere ancora mezza giornata per raggiungere l'obiettivo.

"Cercheremo di farlo il più velocemente possibile. La guerra con l'Ucraina e la Russia non avrebbe mai dovuto iniziare", ha detto Trump ai giornalisti 

"Il presidente Zelensky vuole la pace, me lo ha detto chiaramente. Ma bisogna essere in due per ballare il tango". Donald Trump torna a proporsi come mediatore per porre fine alla guerra tra Ucraina e Russia. Il presidente degli Stati Uniti ribadisce che l'Ucraina, attraverso le parole del presidente Volodymyr Zelensky, è pronta a negoziare.

Dalla Russia, non arrivano analoghi segnali: "Bisogna essere in due per ballare il tango", dice riferendosi a Vladimir Putin. Trump sarebbe pronto a incontrare il presidente Putin? "Incontrerò Putin quando vuole".

"In Ucraina stanno morendo milioni di persone, molte di più rispetto ai numeri che vengono riportati. Non è colpa della stampa, forse è colpa del nostro governo che vuole diffondere le cifre. Le città sono ridotte a cumuli di macerie. La Russia ha perso circa 800mila soldati, l'Ucraina ne ha persi 600-700mila. La guerra si deve fermare", ribadisce. Trump definisce "probabili" nuove sanzioni contro la Russia se Mosca non negozierà. "Sembra probabile", afferma, ribadendo che "la guerra non sarebbe mai scoppiata se fossi stato presidente" in quel momento.

Il tono perentorio usato nei confronti di Putin non sorprende, le parole di Trump ricalcano quelle pronunciate meno di 24 ore prima nello Studio Ovale della Casa Bianca. "Molti pensavano che la guerra sarebbe durata una settimana, sono quasi 3 anni. Putin non può essere contento, non sta facendo una gran bella figura. Credo che sarebbe propenso a far finire la guerra. Quasi un milione di soldati russi sono stati uccisi, sono morti 700mila soldati ucraini. 

La Russia è più grande, ha più soldati da perdere. Ma non è questo il modo di gestire un paese", ha detto il presidente degli Stati Uniti subito dopo l'insediamento. "Credo che stia distruggendo la Russia senza un accordo. La Russia sarà in grossi guai, guardate la loro economia e l'inflazione. Io andrei d'accordo con lui, spero voglia fare un accordo".

Putin ha affermato di volere una pace che assecondi gli interessi russi, di fatto l’opposto delle parole del Segretario di Stato Rubio. A seguito del meeting con Xi però, Putin ha comunque tenuto aperta la possibilità di un dialogo.

“Se Trump sarà interessato, Russia e Cina sono pronte a costruire relazioni con gli Stati Uniti” hanno dichiarato i due leader al termine dell’incontro.

 

Fonte varie agenzie 

 

 

 

Unica leader europea presente alla cerimonia di insediamento del presidente Donald Trump, Giorgia Meloni ha risposto alla domande dei giornalisti presenti a Washington. «Penso sia fondamentale per una nazione come l’Italia, che vanta rapporti estremamente solidi con gli USA, dimostrare la volontà di continuare e rafforzare questa relazione. Le sfide di oggi sono globali e interconnesse».

Giorgia Meloni si rivelerà la carta vincente dell'Europa. Il leader italiano è tra coloro che aspirano a essere il perno delle relazioni transatlantiche", scrive l'Economist. Secondo il settimanale, il secondo mandato di Donald Trump "è causa di molta ansia in Europa, un luogo che dipende dall'America per la sua difesa (attraverso la NATO, ma anche assicurando il flusso di armi all'Ucraina) e che le vende molte auto, borse e altri gingilli europei".

Sono certa che l'amicizia tra le nostre Nazioni e i valori che ci uniscono continueranno a rafforzare la collaborazione tra Italia e Usa, affrontando insieme le sfide globali e costruendo un futuro di prosperità e sicurezza per i nostri popoli". Lo afferma la premier Giorgia Meloni sui social, pubblicando una foto in cui posa insieme a Trump. "L'Italia - aggiunge - sarà sempre impegnata nel consolidare il dialogo tra Stati Uniti ed Europa, quale pilastro essenziale per la stabilità e la crescita delle nostre comunità".

L’Italia è stata la prima nazione in Europa a regolamentare i privati nello spazio – ha rivendicato la premier – e io non prendo ordini da nessuno, mi confronto con tutti. Lui è mio amico. Io sono amica di tanti”.

Poi Meloni ha tirato fuori le unghie : “Una delle imprese di Musk è avere reso gli esponenti del Pd sovranisti. Un’impresa migliore di essere andato nello spazio”.Era stato Romano Prodi, alcuni giorni prima, ad avere accusato Giorgia Meloni di essere una mera esecutrice degli ordini di Trump e Musk.

“Chiunque abbia un’idea diversa dalla vostra diventa impresentabile“, ha rincarato la dose. “Ma non ci si può nascondere sempre dietro l’impresentabilità dell’avversario per non entrare nel merito”.

Per Giorgia Meloni, “la lente” tramite la quale l’opposizione italiana “legge i fenomeni è sempre quella dell’amico-nemico“.

Poi Meloni ha tirato in ballo Mattarella: “Ringrazio il presidente della Repubblica per aver detto la stessa cosa, in politica estera non funziona così: non ci sono gli iscritti al Partito democratico di tutto il mondo che sono i buoni e che vanno avvicinati e tutti gli altri con diverse culture politiche che sono i cattivi che vanno allontanati. Se ragiona così l’Europa è già morta e io non la voglio uccidere”.

Intanto  Trump ha annunciato che avrebbe ritirato gli Stati Uniti dall'Organizzazione Mondiale della Sanità, una mossa importante che ha interrotto i legami di Washington con l'agenzia di sanità pubblica delle Nazioni Unite dal suo primo giorno in carica.

Trump è stato a lungo critico nei confronti dell'OMS e la sua amministrazione si è ufficialmente ritirata dall'organizzazione nel luglio 2020 mentre la pandemia di COVID-19 continuava a diffondersi in tutto il mondo.

Come motivo per il ritiro degli Stati Uniti, il testo dell'ordine esecutivo cita:

la cattiva gestione della pandemia di COVID-19 derivante da Wuhan, in Cina e da altre crisi sanitarie globali;
mancata adozione delle riforme urgentemente necessarie;
e l'incapacità di dimostrare l'indipendenza dall'influenza politica inappropriata degli Stati membri dell'OMS.

Il decreto afferma inoltre che l'OMS "continua a richiedere pagamenti ingiustamente onerosi" dagli Stati Uniti.
Il dottor Ashish Jha, che ha ricoperto il ruolo di coordinatore della risposta al COVID-19 della Casa Bianca durante l'amministrazione Biden, lo ha definito un "errore strategico".

"L'OMS è un'organizzazione essenziale – e con l'uscita dell'America, c'è un vuoto politico che può essere riempito solo da un paese – e questa è la Cina", ha detto Jha in un'intervista alla CNN.

Ha predetto che la Cina rafforzerà l'organizzazione in assenza di finanziamenti e leadership statunitensi, il che potrebbe, a sua volta, "dare alla Cina più influenza politica in tutto il mondo".

Jha ha avvertito che lasciare l'OMS indebolisce anche l'agenzia perché fa molto affidamento sul personale e sulle competenze statunitensi, in particolare quando si tratta di sorveglianza dell'influenza.
Gli Stati Uniti sono formalmente obbligati a continuare a finanziare per un anno, ma non è certo che lo faranno.

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