Una serata all’insegna del salotto artistico di altri tempi, così come lo preferiva Chopin, nei suoi concerti, dove voleva un uditorio scelto al posto del pubblico anonimo.
Un salotto artistico allargato, vista la presenza di tanti giovani e giovanissimi presenti dove grazia ed eleganza hanno fatto da corona ad un’esecuzione superba per bellezza dei brani ed interpretazione degli artisti impegnati.
Stiamo parlando del concerto organizzato dalla Società Beethoven nella Rassegna “L’Hera della Magna Grecia” tenuto dalla pianista Serena Valluzzi, vincitrice del Concorso internazionale “A.Speranza” di Taranto, accompagnata dall’orchestra “Orfeo Stillo” della provincia di Crotone.
Il concerto prevedeva un programma veramente raffinato: A.Vivaldi - “Concerto per violino e orchestra Op. 3 n. 9” , A.Vivaldi - “Concerto in Re Magg. RV 121 per violino e orchestra” , F.Chopin - “Concerto per pianoforte e orchestra op. 21” .
L’inizio era affidato all’orchestra che ha dimostrato di saper interpretare e rendere ancora più appetibile brani splendidi e ricchi di grande fascino musicale e virtuosistico di Vivaldi.
Nella seconda parte uno Chopin veramente superbo dove la pianista Valluzzi ha dato prova di una tecnica invidiabile e una maturità musicale che raramente si risconta nei giovani esecutori.
Una simbiosi artistica ed un dialogo con l’orchestra che ha fatto esplodere l’uditorio in varie ovazioni.
Abbiamo avuto la possibilità di ascoltare un Chopin veramente unico e irrepetibile che ci ha richiamato alla mente le parole di E.Legouvvè quando gli chiesero se preferiva la potenza sonora di Liszt o lo splendore di Thalberg. Lui senza esitare concesse la palma a Chopin per la sua forza unita alla graduazione e precisione unita al rubato.
Una tecnica, quella, sviluppata nei suoi brani che comprende e supera le esperienze pianistiche della metà del secolo XIX.
Arpeggi da una mano all’altra, arpeggi sui pedali, combinazioni di arpeggi e di temi melodici, successioni di ottave staccate, cascate di per le sonore, gamme cromatiche per terze, mescolanze di ritmi.
Uno stile evidenziato dalla Serena Valluzzi, che era un meraviglioso insieme di semplicità pura e raffinatezza.
L’abbondanza di abbellimenti nella linea melodica, specialmente nell’Adagio non gravava minimamente il discorso perlato della melodia.
Una realtà artistica e un dialogo serrato con l’orchestra, che ha sublimato veramente una esecuzione impeccabile e ricca di fascino.
Come dicevamo, vere ovazioni e richieste di numerosi bis da un pubblico estasiato e felice dell’evento al quale aveva avuto la fortuna di assistere.