Nuova Canzone Italiana. Sono in molti, fra i giovani autori, a inseguire i modelli angloamericani; non tutti, per fortuna. C'è chi affonda la propria ispirazione nel ventre delle tradizioni, nel folklore, ne recupera le sonorità anche attraverso strumenti musicali come la fisarmonica, che Daniele Ronda ha inserito nel suo gruppo e suona. Stiamo parlando di un musicista appena trentenne ma già con un nutrito bagaglio di esperienze artistiche. Gia' noto al più vasto pubblico per alcuni concerti importanti, al 1 Maggio, in apertura a Ligabue, il cantautore e' ora molto gettonato per il nuovo disco, La rivoluzione, e si assiste ad un ulteriore allargamento della platea dei propri aficionados. Dal colloquio con l'artista in questione la prima cosa che vien da rilevare e' la sua maturità . E le idee chiare in fatto di musica.
D. Come mai per Daniele Ronda la fisarmonica e' una amica Regina, che rappresenta il legame con la tradizione e nello stesso tempo Ronda guarda al presente, e ci parla di rivoluzione per poi diventare romantico e verseggiare in note di luna e di neve?
R. Le due cose vanno insieme. Io difendo le mie radici, difendo tradizioni e storia. Da li' veniamo e li' dobbiamo arrivare. Dalla storia prendo degli elementi, utili a costruirmi il futuro; di questo recupero la fisarmonica fa anche parte; e' stata lasciata un po' in disparte. Ora non lo è più. Personalmente lo reputo uno strumento quasi umano, un canto. Una volta che l'ho capito io l'ho rielaborato, utilizzato per i miei brani.
D. Ma per te il folklore non si limita alla tua terra di provenienza...
R. Certo, vi si può trovare la ballata piacentina ma anche pizzica salentina fino all' Irlanda. Io credo nel folk in quanto il folk avvicina culture diverse. In Italia fai 20 km e trovi differenti identità in luoghi differenti. Sono Diversità che uniscono. Ecco, quest' Asse fra nord e sud e' il centro della mia musica.
D. Dunque un folklore non solo locale, ma di rimescolamento internazionale.
Ma restiamo all'Italia. Ti definiresti un cantautore impegnato?
R. Io ho una mia idea di cosa sia l'impegno, di cosa sia la politica. E' il modo di costruire la nostra scala di valori. La rivoluzione, quella vera, e' interiore. Quotidiana. Interpretare musica popolare rientra in questa logica. Perché è vero. Il folk ha dentro di se' questa filosofia. Il folk e' semplice ma è in realtà ricco di sfaccettature. Non è moda. Abbiamo bisogno di verità, di schiettezza. Ciò che entra nell'animo, anche attraverso la musica, ha anche una valenza sociale.
D. Quanto conta il testo, rispetto alla musica?
R. Credo che nella canzone le due cose debbano spingersi; ci sono delle canzoni meravigliose, ma la forza esiste se sono unite parole e musica perché devono convivere. Nel mio caso succede in modo abbastanza naturale anche se c'e' sempre nel lavoro musicale una grande ricerca.
D. Nel tuo curriculum compaiono diversi nomi, fra cui quello di Luciano Ligabue, come dire un caposaldo della musica rock. Qual'e' il tuo rapporto con lui?
R Ligabue l'ho sempre ammirato perché sa arrivare a tanta gente E oggi di più, non solo perché mi ha prestato il suo pubblico. Ma perché a monte ha fatto la scelta generosa di permettermi di salire sul palco prima che lui suonasse , ha deciso cioè di darmi spazio davanti al suo pubblico, a stadio pieno, pur potendone fare a meno. E' stata un' esperienza fondamentale.
D. Le tappe della tua estate, a livello di concerti prevedono il concerto del 23 agosto al Kaulonia Festival; ma parlaci un po' della regione che sta per accoglierti, cosa conosci della Calabria ?
R. Con la Calabria ho un rapporto particolare. Soprattutto musicale. Penso alla tarantella. Ricordo con piacere il concerto del 1 maggio di essermi trovato sul palco con i TaranProject. E' stata anche quella la prova di come la musica, il folklore sappia unire. E di come, in fondo, siamo un Paese unito.
Amedeo Furfaro