Un sussulto al cuore. Una fantastica emozione. Un momento magico e carico di significati religiosi. La “Sciuta” della Madonna della neve, Patrona di Giarratana, si è consumata anche quest’anno nella tradizionale data del 5 agosto, a mezzogiorno in punto, tra il fragore dei fuochi d’artificio e lo sparo dei cosiddetti “’nzaireddi” colorati che hanno reso il momento magnifico e suggestivo. I portatori, come se fosse una sola a mano a guidare questa moltitudine di persone, hanno fatto uscire il simulacro della Patrona dalla basilica di Sant’Antonio Abate, dopo lo squillo delle trombe egiziane e l’incedere assordante dei tamburi di Giarratana. Mille colori quelli che si sono accavallati dinanzi al prospetto della basilica. Un momento preparato con la massima attenzione. Accolti dal tripudio dei numerosi presenti, i portatori hanno atteso che si completasse il rito della “Sciuta” prima di avviare la processione per le vie del centro storico. Cominciando quasi di corsa nel breve tratto in salita che conduce nell’antico centro storico di Giarratana. Per poi portare il simulacro nella chiesa del Patrono, San Bartolomeo. Tutti momenti molto speciali. Quello di oggi è un rito che si ripete anno dopo anno con la stessa intensità per perpetuare una tradizione che affonda le proprie radici nella notte dei tempi. Una devozione totale quella fatta registrare dai giarratanesi che hanno assistito, prima della “Sciuta”, alla solenne concelebrazione eucaristica presieduta dal parroco di Maria Santissima Nunziata a Ragusa, don Raffaele Campailla, con il parroco don Riccardo Bocchieri, e animata dal coro Jubilate Gentes diretto dalla maestra Gianna Rizza. Erano presenti le massime autorità civili e militari cittadine, a cominciare dal sindaco Bartolo Giaquinta. “Richiamare la figura di Maria oggi ci rassicura e ci dà speranza – ha detto con Campailla nella sua omelia – e ciò accade in una società in cui la speranza è diventata, oggi, quasi un optional.
Se, però, guardiamo Maria che è stata provata dal portare Gesù nel proprio grembo prima da Betlemme sino all’Egitto e poi di nuovo dall’Egitto a Nazareth, ci rendiamo conto che il suo è uno sguardo verso la vita eterna. Quando il cristiano si sforza di essere come Dio, vuole mettere in atto la Sua parola che è esigente e difficile. Solo allora diventiamo familiari con Lui, solo allora possiamo dirci intimamente collegati all’essere cristiani”. Dopo le 13, la processione è arrivata nella chiesa Madre. Qui il simulacro è rimasto sino a sera. La festa, infatti, è proseguita nel pomeriggio. Alle 16,30 il giro per le vie cittadine da parte del corpo bandistico con la conseguente esecuzione di marce sinfoniche in piazza. Alle 18, la sfilata lungo corso XX Settembre e corso Umberto I da parte dei tamburi di Giarratana. Alle 18,30 la tradizionale cena con la vendita all’asta dei doni offerti. Alle 20, la solenne celebrazione eucaristica presieduta da don Giuseppe Cabibbo, parroco della basilica Maria Santissima Annunziata di Comiso. Alle 21, dalla chiesa Madre, la processione serale, alla presenza delle autorità civili e militari. Alle 23, nella basilica di Sant’Antonio Abate, il tradizionale rientro del simulacro portato a spalla e accompagnato dal canto del “Magnificat” contrassegnato da un artistico spettacolo di fuochi sulla facciata della chiesa. Ultimo atto, a mezzanotte e mezza, i fuochi d’artificio, nella zona delle case popolari della Santuzza.