Il presidente egiziano Abdel Fattah al-Sisi ha ribadito l'importanza del ruolo degli Stati Uniti nel processo di pace in Medio Oriente, sottolineando che la comunità internazionale ripone grandi aspettative nella capacità del presidente Donald Trump di mediare un accordo di pace "duraturo" tra israeliani e palestinesi.
Durante una conversazione telefonica tra i due leader, al-Sisi ha evidenziato come la risoluzione del conflitto sia una questione cruciale per la stabilità della regione e ha espresso fiducia nel potenziale degli Stati Uniti di facilitare un'intesa storica.
Entrambi i presidenti hanno concordato sull'importanza di proseguire con l'attuazione della prima e della seconda fase dell’accordo di cessate il fuoco a Gaza, sottolineando la necessità di consolidare i progressi ottenuti. Inoltre, hanno ribadito l'impegno a mantenere un forte coordinamento e cooperazione tra Egitto e Stati Uniti per garantire la pace e la sicurezza nella regione.
Intanto la visita del primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu a Washington segna un momento significativo nelle relazioni tra Israele e Stati Uniti. Essere il primo leader straniero ricevuto dal presidente Donald Trump dopo il suo insediamento sottolinea il forte legame strategico tra i due Paesi e la volontà di rafforzare ulteriormente la cooperazione bilaterale.
L’incontro avviene in un contesto particolarmente delicato, con la ripresa dei negoziati tra Israele e Hamas, mediati da attori internazionali, per attuare la seconda fase del cessate il fuoco a Gaza. L'obiettivo principale di questi colloqui è garantire il rilascio degli ultimi ostaggi ancora detenuti dal movimento islamista palestinese e lavorare verso una soluzione che possa porre fine al conflitto in corso.
La visita di Netanyahu a Washington assume quindi una doppia valenza: da un lato, riafferma la solidità dell'alleanza israelo-americana; dall’altro, potrebbe influenzare il futuro degli sforzi diplomatici volti a raggiungere una tregua duratura nella regione.
La visita di Benjamin Netanyahu negli Stati Uniti rappresenta un passaggio cruciale per il futuro della sicurezza di Israele e per la stabilità del Medio Oriente. L’incontro con Steve Witkoff, inviato speciale di Donald Trump per la regione, conferma il ruolo centrale di Washington nella mediazione tra Israele, Qatar ed Egitto, attori chiave nel processo negoziale.
L’agenda del primo ministro israeliano è fitta di appuntamenti strategici: il colloquio con il Segretario alla Difesa Pete Hegseth e i successivi incontri con i leader del Congresso evidenziano l’importanza del supporto americano nella lotta contro Hamas e nella difesa di Israele dalle minacce regionali, in particolare l’asse iraniano.
L’incontro più atteso resta quello di martedì con Donald Trump, occasione per discutere obiettivi fondamentali come la vittoria contro Hamas, il rilascio degli ostaggi e il contrasto alle ingerenze iraniane. Il viaggio di Netanyahu a Washington ribadisce dunque la solida alleanza tra Israele e Stati Uniti e la determinazione a garantire la sicurezza dello Stato ebraico su tutti i fronti
Hamas Detiene Ancora Circa 50 Ostaggi: Trump Assicura Progressi nei Colloqui sul Medio Oriente
Secondo le stime, Hamas avrebbe ancora circa 50 ostaggi, vivi o morti, dopo i rilasci avvenuti durante la prima fase del cessate il fuoco entrato in vigore a metà gennaio. Domenica sera, l'ex presidente americano Donald Trump ha assicurato che i colloqui sul Medio Oriente con Israele e molti altri paesi stanno "progredendo".
Da quando è tornato alla Casa Bianca, Trump ha proposto di "semplicemente bonificare" Gaza e di trasferire i palestinesi in luoghi "più sicuri" come l'Egitto o la Giordania, scatenando un'ondata di proteste sulla scena internazionale. Ha sbloccato la consegna a Israele di bombe da 2.000 libbre (circa 900 chili), che il suo predecessore Joe Biden aveva sospeso, e ha revocato le sanzioni finanziarie contro i coloni israeliani accusati di violenza contro i palestinesi.
"Per Netanyahu, un rapporto privilegiato con la Casa Bianca è uno strumento essenziale", sottolinea Celine Touboul, co-direttrice della Fondazione per la cooperazione economica (ECF) di Tel Aviv. Trump intende mantenere il cessate il fuoco nel Libano meridionale tra Israele e Hezbollah, come quello firmato, dopo 15 mesi di guerra, con Hamas. I suoi consiglieri affermano che "la ripresa dei combattimenti in Medio Oriente gli impedirebbe di affrontare le sue priorità più urgenti", ha dichiarato il Soufan Center, un think tank con sede a New York. In particolare, la lotta all'immigrazione clandestina dal Messico e la risoluzione della guerra tra Russia e Ucraina.
I colloqui si concentreranno probabilmente sulle concessioni che Benjamin Netanyahu dovrà accettare per rilanciare la normalizzazione tra Israele e Riad. Sembrava che la situazione fosse sulla buona strada fino al 7 ottobre. Da allora, Riad ha insistito sul fatto che ciò non sarà possibile senza una soluzione duratura e praticabile per i palestinesi. Tuttavia, una parte della coalizione governativa israeliana vuole riprendere i combattimenti non appena terminata la prima fase. Il ministro di estrema destra Bezalel Smotrich minaccia di dimettersi dal governo, il che priverebbe Netanyahu della maggioranza.
"Se Trump gli chiederà di fare delle concessioni ai palestinesi per ottenere la normalizzazione dei rapporti tra Israele e Arabia Saudita, Netanyahu dovrà scegliere tra un rapporto privilegiato con il presidente americano o il mantenimento della sua coalizione", riassume Celine Touboul. Il premier israeliano si è mostrato ottimista sul buon esito della collaborazione con Trump: "Ridisegniamo ancora di più la mappa del Medio Oriente", ha detto, e con la forza inizierà una nuova era di pace. "Le decisioni che abbiamo preso in guerra hanno già cambiato il volto del Medio Oriente. Le nostre decisioni e il coraggio dei nostri soldati hanno ridisegnato la mappa. Ma credo che, lavorando a stretto contatto con il Presidente Trump, possiamo ridisegnarla ulteriormente e in meglio. Credo che possiamo rafforzare la sicurezza, allargare il cerchio della pace e realizzare un'era straordinaria di pace attraverso la forza", ha concluso.