La sua candidatura era nell'aria da giorni e verrà formalizzata oggi alle 18 in un circolo romano. La decisone di Orlando di candidarsi a segretario del partito va in questa direzione. Renderà il confronto congressuale più vero e articolato. Una necessità per tutti, compreso Renzi. Orlando, pur giovane, ha una lunga esperienza di lavoro nei territori, di direzione politica nazionale, amministrativa e di governo. E' colto, sobrio ma deciso e coraggioso. Sembra a me la persona più adatta per guidare il Pd".
Andrea Orlando che si candida alle primarie del Pd, non certo per fare da terzo incomodo tra Renzi e Emiliano. «Punto a riassorbire la scissione», il suo obiettivo che è quasi un programma. «Si annunciano primarie tra due grillismi, quello di Matteo e quello di Michele, e Orlando tenterà di giocare la carta della razionalità e della politica», spiegano i suoi. E' tutto il vecchio mondo ex diessino, quello che interessa al Guardasigilli ...Ho deciso di candidarmi perché credo e non mi rassegno al fatto che la politica debba diventare solo prepotenza» ha detto il ministro della Giustizia Andrea Orlando a margine di una iniziativa a Ostia, confermando così che correrà per la segreteria al prossimo congresso del Pd.
Tra le fila del nuovo soggetto che mira a "riaggregare il centrosinistra non-renziano" con un'ispirazione ulivista da sinistra di governo, ci sarà Vasco Errani. L'ex presidente dell'Emilia Romagna, da sempre vicino a Bersani, non smentisce le voci che lo danno in avvicinamento al nuovo soggetto ma rinvia alla sede politica: l'appuntamento in programma sabato a Ravenna nel suo circolo Pd. Sui territori, spiegano gli ex Dem, sono più complicate le scelte: il percorso si annuncia più lungo e laborioso. In Toscana, fanno notare i renziani, seguiranno Enrico Rossi solo uno o due consiglieri regionali. Mentre in Emilia Romagna esce dal Pd Silvia Prodi, nipote del Professore.
Quanto a Errani, da Palazzo Chigi già fanno sapere che non verrà meno perciò alla stima e alla collaborazione quotidiana sul tema della ricostruzione post-terremoto, di cui l'ex presidente regionale è commissario. Così come, affermano da entrambe le parti, continuerà la collaborazione in Parlamento e anche sui territori per le amministrative. Ma da subito, soprattutto al Senato, la dialettica tra Pd e sinistra minaccia di farsi accesa: su temi come scuola e voucher i bersaniani, che con la loro pattuglia compatta di 12 senatori saranno determinanti per la maggioranza, annunciano battaglia. E, liberi dal vincolo di appartenenza al Pd, saranno con la Cgil nella campagna referendaria.
la prossima settimana un'assemblea potrebbe nominare il coordinamento del nuovo soggetto politico della sinistra. Poi a marzo si dovrebbe svolgere un evento pubblico nazionale. Il 'cantiere' dei bersaniani lavora infatti a pieno ritmo per dare da subito un segnale e indicare il percorso sia a quanti sui territori sono tentati dall'uscita dal Pd, sia al pezzo di sinistra, da Pisapia a Vendola, che dall'esterno osserva dove porterà la scissione. Ma la scelta non è facile, tanto che all'indomani dello strappo dal Pd, tra i deputati si registrano dubbi e ripensamenti: Andrea Giorgis, che era accreditato come possibile capogruppo, decide per ora di restare nel Pd. Alla fine, sussurrano i Dem, non saranno più di 15 ad andare via. Solo propaganda, ostentano tranquillità i bersaniani: "Adesioni oltre le aspettative", dice Nico Stumpo.
"Ho deciso di candidarmi perché credo e non mi rassegno al fatto che la politica debba diventare solo prepotenza". Lo ha detto il ministro della Giustizia Andrea Orlando a margine di una iniziativa a Ostia.
"Ho deciso di candidarmi - ha evidenziato - perché credo che ci voglia responsabilità e credo che il Pd debba cambiare profondamente per poter essere utile davvero all'Italia e ai problemi degli italiani, che in questo momento stanno vivendo momenti difficili".
"Dobbiamo avere cinquanta sfumature di Pd, non di rosso. Dentro il Pd ci deve essere anche il rosso, ma noi dobbiamo rifare il Pd che abbiamo sognato dieci anni fa e dobbiamo lavorare per evitare che la politica diventi soltanto risse, conflitti e scontri tra personalità. Ma torni a essere grande e bella occasione di vivere insieme e lavorare per la trasformazione dell’Italia", ha risposto il ministro della Giustizia, pochi minuti dopo l’annuncio della sua candidatura alla segreteria del Pd, a chi gli chiede se nel partito democratico ci siano cinquanta sfumature di rosso.
"Ci saranno tanti con me e vedremo come organizzarci". Il ministro delle Giustizia ha poi spiegato le ragioni della sua candidatura: "Non mi rassegno al fatto che la politica debba diventare solo prepotenza. Sono deciso a vincere, mi candido per vincere. Ho deciso di candidarmi perché credo che ci voglia responsabilità, ho deciso di candidarmi perché credo che il partito democratico debba cambiare profondamente per poter essere utile davvero all’Italia e ai problemi degli italiani, che in questo momento stanno vivendo momenti molto difficili".
Intanto Renzi sta in California studiando il rapporto tra popoli e populisti? Se, da entrambi i lati dell'Oceano, una quota crescente di cittadini ha la sensazione di aver perso il controllo della propria vita e della comunità nella quale vive, la risposta non può essere un'alzata di spalle. I nuovi nazionalisti, loro, una soluzione ce l'hanno: chiudere le frontiere, interrompere gli scambi, rigettare il diverso. Insomma tornare indietro. Mostrare che l'alternativa è la società aperta, inclusiva, tollerante dove non si rinuncia all'identità, alla cultura, alla tradizione ma forti dei propri valori ci si apre al dialogo e al confronto". Cosi' Matteo Renzi sul suo blog raccontando la seconda giornata in California tra un incontro con Tim Cook e una visita a Stanfort.
"Su questi temi - sostiene Renzi - dovrebbe confrontarsi una forza che vuole ambire a cambiare l'Italia e l'Europa, non certo sulla data di un congresso o sulla simpatia del leader di turno. E di questo parleremo nelle prossime settimane".