L’atto più importante del Magistero sociale di Papa Francesco finora è senz’altro quello rappresentato dall’esortazione apostolica post-sinodale Evangelii gaudium che raccoglie e sintetizza i lavori della XIII Assemblea generale ordinaria dei Vescovi, svoltasi in Vaticano nell’ottobre 2012 sul tema “La nuova evangelizzazione per la trasmissione della fede”. Pubblicato all’indomani della conclusione dell’Anno della Fede indetto da Benedetto XVI, il corposo documento – uno dei più lunghi della storia nel Magistero scritto – mettendo sistematicamente a tema l’annuncio del Vangelo nel mondo attuale rivela anche il manifesto programmatico del pontificato, come qualcuno ha scritto, dell’ex arcivescovo di Buenos Aires. Pur non essendo, stricto sensu, un documento di dottrina sociale, il suo ancoraggio alla dimensione sociale dell’evangelizzazione è perlomeno evidente in più passaggi e diventa addirittura centrale nel IV capitolo, intitolato “La dimensione sociale dell’evangelizzazione”,e contenente svariati approfondimenti su temi classici del dibattito pre-politico e socio-economico in genere come il dialogo sociale, la pace e il bene comune. Per accompagnarne la letturae la riflessione – visto che il documento è diretto anche ai cristiani laici – suggeriamo l’edizione ragionata delle edizioni Cantagalli di Siena (Pagine 250, Euro 17,00), con un’introduzione di Ettore Malnati, vicario episcopale per il laicato e la cultura della diocesi di Trieste, e la postfazione firmata dal Presidente dell’Osservatorio Internazionale Cardinale Van Thuân sulla Dottrina Sociale della Chiesa,monsignor Giampaolo Crepaldi. Nell’Introduzione all’opera (pp. 7-48), dopo aver spiegato la struttura del testo pontificio composto di un cappello preliminare e cinque capitoli, Malnati si sofferma in particolare sugli spunti offerti dalla chiamata alla missione che caratterizza un po’ tutto il dettato spirituale dell’opera dall’inizio alla fine (ricordando che “ogni battezzato è missionario evangelizzatore in quanto, avendo ricevuto lo Spirito del Padre e del Figlio, è stato anche costituito parte integrante di quel Popolo di Dio che è la Chiesa, che per sua natura è missionaria”, pag. 23) e quindi sulla crisi diffusa dell’impegno comunitario (a cui il Papa dedica il secondo capitolo) che è indubbiamente uno dei tratti distintivi della nostra epoca liquida, sempre più priva di legami e di reti familiari e interpersonali. Tutto questo senza però dimenticare che – come ricordava già Paolo VI nell’esortazione Evangelii nuntiandi del 1975 – come cristiani e in quanto annunciatori e testimoni in pubblico del Vangelo “non siamo ‘né padroni né arbitri ma i depositari, gli araldi, i servitori’ della Parola di Dio” (pag. 27).Monsignor Crepaldi, invece nella sua Postfazione al testo (pp. 247-250),si sofferma sull’impostazione radicalmente cristocentrica del documento pontificio“perché dalla luce di Gesù Cristo prendono luce il creato, la Chiesa, l’umanità, la storia. Questa impostazione cristocentrica è molto importanteanche per la Dottrina sociale della Chiesa che, come in molte occasioni aveva insegnato Giovanni Paolo II, è ‘annuncio di Cristo nelle realtà temporali’ e solo in questa luce si occupa del resto” (pag. 247). In secondo luogo, per Crepaldi va ribaditoche “un aspetto non solo formale della Evangelii gaudium è che il Papa usa frequentemente il Compendio della Dottrina sociale della Chiesa, lo raccomanda esplicitamente e lo cita spesso. Il Compendio è molto adoperato in America Latina, forse più che in Europa, e fa piacere che ora il Papa latinoamericano lo riproponga a tutta la Chiesa. Del resto, l’impianto del Compendio risponde proprio alle esigenze che Papa Francesco esprime in questa Esortazione apostolica: in principio c’è il progetto di amore di Dio sull’uomo, che riempie l’uomo di gioia e che lo spinge ad uscire verso gli altri per partecipare questa gioia a tutti. Non che questo comporti un rifiuto o una sottovalutazione del livello etico dei problemi sociali.Anzi, il livello etico viene sollevato più in alto e protetto dalle sue sempre possibili degenerazioni moralistiche. La legge nuova dell’amore non toglie la legge della Tavola, ma la eleva e la purifica” (pag. 248). Infine l’Arcivescovo di Trieste richiama l’aspetto “fortemente missionario, conseguente all’impostazione cristocentrica di cui si parlava all’inizio. Tutta la Chiesa è invitata da Papa Francesco ad avere il coraggio della missione, superando inerzie ed eccessivi scrupoli che paralizzano. Questo è vero anche per la Dottrina sociale della Chiesa. Giovanni Paolo II aveva scritto nella Centesimus annus che essa ha un aspetto ‘concreto’ e ‘sperimentale’ e invitava tutti i credenti a mettersi in gioco con coraggio, inserendosi nel grande fiume di quanti da sempre nella Chiesa hanno dato il loro impegno per il bene comune dei fratelli. Che la Chiesa esca da se stessa per la missione non vuol dire né che bisogna uscire ‘dalle chiese’ né che si debba abbandonare la dottrina e lavita sacramentale.Vuol dire, secondo Papa Francesco, farsi guidare sempre dall’essenziale, e l’essenziale, nella vita del cristiano va donato a tutti” (pag. 250). Un documento insomma non solo da leggere questa volta ma poi da mettere in pratica anche operativamente ciascuno nella rispettiva sfera di competenza perché se è certo che dall’alto devono venire le indicazioni programmatiche per orientare le priorità della missione resta pure altrettanto vero che senza un impegno costante di tutti i laici cristiani nel mondo la Nuova Evangelizzazione – che sta soffrendoanche, come accennato, almeno in Europa Occidentale, la crisi diffusa dell’impegno a livello comunitario e l’indebolimento progressivo dei legami collettivi – non avrà alla fine molto successo.