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Una diatriba sui Fondi Ue assegnati al Mezzogiorno

In primis, noi diciamo che, per l’assegnazione dei Fondi dell’Unione europea, al Mezzogiorno, si è creata una diatriba, ovvero, un discorso aspro e polemico, nei rapporti con l’Unione europea: se il Mezzogiorno non si sveglia, a dargli la sveglia, sarà l’Unione europea. Vediamo perché. Nelle casse del Ministero del Mezzogiorno ci sono 76 miliardi di Fondi europei, per il periodo 2014-2020, da spendere, ancora. Quelle risorse per il Mezzogiorno sono fondamentali, anche, alla luce degli ultimi dati dell’Istat, sulla povertà nel Sud d’Italia, che ci obbligano a fare presto e bene. I dati della Commissione europea valgono più di tante parole.  Tra i fondi sociali, fondi per lo sviluppo regionale e per l’agricoltura, la Campania ha avuto in dono, per il 2014-2020, 6,7 miliardi. Ma, finora, ha annotato la Commissione europea, è riuscita ad allocarne in progetti, la metà e a spenderne una manciata: 255 milioni, pari al 3,7% del totale. Al palo ci sono, anche i Fondi europei della Sicilia: di 7,5 miliardi di euro sono stati, finora, rendicontati, appena, 397 milioni, poco più del 5%. Inchiodata a quota 5%, anche, la Puglia, che ha saputo tradurre, in risultati concreti, soltanto 452 milioni, degli 8,7 miliardi, messi in cassa. Ha fatto, un poco meglio, la Calabria la quale, è riuscita ad utilizzare 338 milioni dei 3,5 miliardi complessivi, avuti a disposizione. Ma va detto, anche, senza mezzi termini, che ci sono, delle giuste doglianze, di Confagricoltura sul nuovo impianto della Politica Agricola Comunitaria: per i tagli al bilancio agricolo (5%, in meno per l’Italia, significherebbe perdere circa 3 miliardi di euro, senza calcolare, poi, il 15%, in meno, per i Programmi di sviluppo rurale). In conclusione, diciamo che il nostro Paese, da un lato, si trova in posizione di credito verso l’Unione europea ma, dall’altro, è debole al tavolo negoziale, della spesa, delle risorse europee.

 

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