L’unità d’Italia può andare in pezzi. Vediamo perché. C’è, in atto, una trattativa che dovrebbe essere condotta da quasi tutte le regioni, a statuto ordinario, definendo competenze e meccanismi finanziari, caso per caso. Ovvero, si sta così, generando una situazione istituzionale di grande caos. Tutti i protagonisti delle regioni, secondo un nostra opinione, mirano solo ad interessi territoriali, particolari, personali; a nessuno di loro sembra interessare: l’unità d’Italia; il complessivo interesse nazionale; la sostenibilità dell’organizzazione dello stato italiano; il ruolo del Governo dell’intero Paese; un corretto rapporto tra Roma e le regioni e l’eguaglianza dei diritti dei cittadini italiani. Nel particolare, ad esempio, la Regione Veneto vuole una competenza esclusiva su tutto. Non reclama solo le risorse, attualmente, spese dal Governo nazionale; ma propone un nuovo meccanismo di calcolo (sempre stabilito dalla Commissione paritetica Italia-Veneto che dovrebbe valere solo per il Veneto) basato su “fabbisogni standard” che tengano conto, anche, del “gettito dei tributi maturato nel territorio regionale”; con la garanzia, pure, che le risorse crescano nel tempo con” le stesse dinamiche del Pil della Regione”. In sostanza, si tratterebbe di una sostanziale secessione. Ma c’è di più. A chiedere queste condizioni, di particolare autonomia, sono, anche, alcune regioni del Sud, a cominciare dalla Puglia dove, entro il 2020, si terra un referendum, sulla scorta di quanto, già avvenuto, in Lombardia e Veneto, nel 2017. In conclusione, noi diciamo che lo snodo decisivo sarà la Conferenza Stato –Regioni, dove si stanno ponendo le basi, per una negoziazione organica, di tutte le Amministrazioni regionali, in prima linea, sulla battaglia autonomista, in corso.