Il Mezzogiorno è in ripresa, con un balzo in avanti del Pil+ 1%, dopo 7 anni di crisi, è quanto affermato dal Rapporto annuale della Svimez, sull’economia del Mezzogiorno. Altri balzi in avanti sono da considerare: la crescita del valore aggiunto è notevole nel comparto agricolo (+7,3%); i nuovi occupati: nel 2015, sono stati registrati, ben 94mila occupati, nel Mezzogiorno. E qui, ad onor del vero, va detto anche, in contro tendenza, che il Mezzogiorno continua a fare passi indietro. Vediamo perché. Da uno studio curato da Confartigianato, in tema di mercato del lavoro, è risultato che: “La Puglia è terzultima regione, in Italia, per vocazione imprenditoriale. Solo Campania, Sicilia e Calabria stanno peggio di noi. Preoccupa, in particolare, la situazione dei giovani: nonostante i supporti formativi all’autoimpreditorialità ed iniziative come Garanzia Giovani, il tasso di occupazione di questa fascia è, ancora, troppo basso”. Ancora, questa è un denuncia della Cgil di Lecce: ”Circa 200 lavoratori, in condizioni disumane e per 3 euro all’ora, nei campi di Nardò”. A questo punto, va detto senza mezzi termini, che le politiche locali del Mezzogiorno, da un lato e la politica nazionale dall’altro, devono puntare ad alimentare la crescita del territorio meridionale sostenendo imprenditoria e investimenti locali: i distretti industriali e un aumento dell’occupazione, soprattutto, giovanile, nel breve termine.