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Giovani e lavoro, Crotone nell’Europa a due velocità

Se nella vita nasci Michael Höllinger vieni al mondo nel posto con meno disoccupazione giovanile d’Europa e “non hai neanche bisogno di sognare”; se, invece, nasci Giuseppe Mittica e Fabrizo  Pio De Leo e, quindi, a Crotone, non puoi che sentirti chiuso in una “gabbia mentale” o in una “carcassa in decomposizione”.

Questo in sintesi il racconto che il noto quotidiano La Stampa, a firma Niccolò Zancan, ha fatto qualche giorno fa in una inchiesta che, mettendo a raffronto la realtà di Erding con quella di Crotone, tracciava lo sconfortante quadro di una “Europa a due velocità”. Dall’inchiesta si muove la seguente riflessione del Presidente della Camera di commercio di Crotone Alfio Pugliese.

Il dato iniziale è drammatico nella sua veridicità: dall’ultimo rapporto Polos il tasso di disoccupazione in provincia di Crotone (persone con età superiore ai 15 anni) è pari al 31,5%, dato superiore sia a quello regionale (22,9%) che nazionale (11,9%) – spiega Pugliese - Tale indicatore diventa aberrante se si prende in considerazione la sola fascia di età 15-24 anni, caratterizzata da un tasso di disoccupazione pari al 73,9% (anno, 2015, dati Istat). Un’enormità se si considera che per la medesima fascia la città di Erding farebbe registrare un dato del 3,4%”.

Crotone è spesso stata la maglia nera d’Italia per quanto riguarda gli ambiti dell’occupazione e dello sviluppo e il divario tra la Cenerentola d’Italia e il resto d’Europa, specie le floride consorelle tedesche, non può che essere vistosamente maggiore. E’ innegabile che esista un’Europa a due velocità (aspetto su cui le istituzioni non possono non interrogarsi) e che, in questa sorta di benchmarking socio-economico, Crotone stia arrancando nel tentativo di migliorare di punto in punto la propria posizione. Eppure, l’articolo è l’occasione per una riflessione più ampia, che abbraccia diversi ambiti. Il primo punto non può che essere il dismatching tra mondo formativo e contesto lavorativo, affrontato trimestralmente con l’Indagine Excelsior. E’ necessario puntare sulla realizzazione di percorsi formativi che soddisfino le richieste delle aziende, ma, soprattutto, al fine di avvicinare il mondo della scuola ai contesti produttivi, è indispensabile rafforzare i percorsi di alternanza scuola-lavoro. Oltre a questo intervento diretto che le istituzioni e la Camera di commercio stanno già attuando con risultati promettenti, è fondamentale creare le condizioni di contesto per lo sviluppo socio-economico e ciò significa, in particolare, assicurare i prerequisiti per sostenere il consolidamento delle realtà aziendali, oltre che la nascita di nuove imprese. Stiamo parlando soprattutto di sicurezza e di infrastrutture. Proprio il secondo aspetto è citato nell’articolo come ‘segreto del successo di Erding’ sia come fattore critico per la qualità della vita e sia come attrattore di nuovi investimenti. Il raffronto con il nostro territorio che al momento non ha ferrovia, né strade, né aeroporto ed un sistema portuale sottoutilizzato e da ammodernare, è impari in partenza. Questo aspetto è prioritario e chiama in causa le istituzioni regionali e nazionali, perché il diritto al lavoro, costituzionalmente riconosciuto, è conseguenza anche del diritto alla mobilità, di pari rango nella Carta costituzionale del nostro Paese: al momento, entrambi i diritti ai crotonesi non sono riconosciuti”.

“Il secondo ‘segreto’ del successo di Erding, la stabilità politica che rende possibile la pianificazione a lungo termine, richiama, invece, l’attenzione delle istituzioni a tutti i livelli, ad iniziare da quello locale, poiché senza interventi pianificati, coordinati e di medio-lungo termine non si potrà mai generare impatto su questo territorio”.

“L’altro ambito da affrontare è il messaggio che giunge da un’inchiesta che dipinge, da un lato, Erding come ‘Paese dei Balocchi’ e, dall’altro, Crotone come il regno del ‘bellum omnium contra omnes’ (guerra di tutti contro tutti). Crotone non è quella che La Stampa vuole fare apparire ed i giovani crotonesi non sono quelli rappresentati dall’articolo.

Crotone non è quel far west in cui i ragazzi si arrangiano con ‘spaccio’, ‘piccoli pacchi alle assicurazioni, ‘truffe sulla disoccupazione’, ‘sparatorie’, una realtà in cui prevarrebbe un devastante darwinismo sociale, in cui la civile convivenza sarebbe stata sostituita da una ‘struggle for life’ (lotta per la vita)  finalizzata a sopravvivere o, almeno, a cercare di far colpo su una compagine femminile altrettanto retriva. Quanto male può fare al nostro territorio la mistificazione del ritratto di Crotone che non tiene conto delle eccellenze imprenditoriali operanti in loco, dei tanti ragazzi di talento che sfondano in tutti i campi delle arti, dello sport e delle scienze, degli sforzi che soggetti pubblici e privati stanno mettendo in campo per fare di Crotone un attrattore a livello internazionale?

Perché l’analisi del giornalista (che a Erding intervista le istituzioni e a Crotone solo i due ragazzi) è anche così impari da dover far apparire le interviste dei giovani crotonesi come un turpiloquio sia in termini di espressione che di contenuti? Il risultato è più simile all’episodio di una fiction che non ad un’inchiesta e ci rammenta l’importanza di un giornalismo scevro da pregiudizi e capace di prendere in considerazione i punti positivi di un territorio oltre che le criticità”.

“E’ triste leggere di quanto Michael Höllinger sia orgoglioso delle proprie origini e di come, al contempo, Giuseppe e Fabrizio si sentano come delle ‘pecore nere’ per via dei loro sogni – conclude Pugliese – perché una terra che non riempie d’orgoglio i propri figli e che non assicura loro tutte le opportunità di realizzazione professionale e sociale è una terra sofferente. E’ necessario, quindi, che le istituzioni si mettano all’opera per ascoltare le voci dei tanti Giuseppe e Fabrizio che oggi vivono a Crotone, per valorizzare le loro competenze e le loro aspettative, in una pianificazione di medio termine che metta la questione della formazione e dell’occupazione giovanile al primo posto nelle strategie di sviluppo territoriale e di costruzione di identità comunitaria e che parta dal presupposto di un contesto infrastrutturale idoneo e degno di una città facente parte dell’Unione Europea”.

 

 

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