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Putin non esclude l’appoggio ad un’operazione militare in Siria

Il presidente Vladimir Putin non esclude l’appoggio della Russia ad un’operazione militare in Siria a patto, però, che venga provata la responsabilità di Damasco nell’uso di armi chimiche. In ogni caso l'intervento sarà vincolato al via libera dell’Onu.
''Di fronte alla barbarie che si sta verificando in Siria la comunita' internazionale non puo' restare in silenzio'': lo ha detto il presidente americano, Barack Obama, nel corso di una conferenza stampa a Stoccolma col premier svedese Fredrik Reinfeldt.

''Noi siamo per la difesa dei diritti umani fondamentali'': lo ha detto il presidente americano, Barack Obama, alla vigilia del summit del G20 a San Pietroburgo.

''Abbiamo un'elevata certezza che il regime siriano abbia fatto ricorso alle armi chimiche'': ha ribadito il presidente americano, Barack Obama, parlando a Stoccolma alla vigilia del G20 di San Pietroburgo.
A rendere ancora più drammatica la situazione è giunta oggi la notizia dall’Alto commissariato per i rifugiati dell’Onu secondo cui il numero dei rifugiati siriani che si sono riversati nei Paesi della regione ha ormai superato quota due milioni e che gli sfollati all’interno della Siria sono ora oltre cinque milioni. "Un attacco rischierebbe di scatenare nuovi problemi", ha ammonito i segretario generale dell’Onu Ban Ki-moon chiedendo agli Stati Uniti di esibire le prove che inchiodano Assad. Il via libera dell'Onu è il nulla osta a cui sembra aggrapparsi anche Putin che questa mattina non ha escluso l’appoggio della Russia ad un’operazione militare in Siria, ma l'ha vincolata all'approvazione del Palazzo di Vetro. "Riguardo alle armi chimiche - ha dichiarato Putin in un’intervista al primo canale della tv statale russa - ci convincerà solo lo studio molto dettagliato e profondo del problema e la presenza di prove evidenti che dimostrino chi ha usato l’arma e con quali mezzi". Solo dopo la Russia sarà pronta ad agire in modo più decisivo e serio. Tuttavia, ha precisato il capo del Cremlino, "la Russia non ha intenzione di intervenire e non interverrà  mai in nessun conflitto all’estero".

In attesa delle prossime mosse dell'Onu, Putin ha deciso di congelare la fornitura dei missili S-300 promessi a Damasco dalla Russia. Congelarla, senza però interromperla. Mosca è, infatti, pronta a fornire missili "sensibili" anche ad altri Paesi del mondo se sulla Siria verrà violato il diritto internazionale. "Se vedremo che si fa qualche passo legato alla violazione delle norme internazionali vigenti - ha concluso Putin - allora dovremo pensare a come agire in futuro, tra cui anche con forniture di queste armi sensibili ad altre regioni del mondo". Il capo del Cremlino ha, infatti, voluto ribadire il proprio avvertimento agli Stati Uniti nel caso in cui intendano intraprendere passi unilaterali in Siria in mancanza di approvazione del Consiglio di Sicurezza Onu. "L'uso della forza verso uno stato sovrano - ha sottolineato - è inammissibile per il diritto internazionale e va considerato come un atto di aggressione".

Il presidente russo Vladimir Putin non esclude l'appoggio della Russia ad un'operazione militare in Siria, se fosse provata la responsabilità di Damasco nell'uso di armi chimiche e comunque solo a fronte di un'approvazione dell'intervento da parte dell'Onu. Riguardo alle armi chimiche ''ci convincerà solo lo studio molto dettagliato e profondo del problema e la presenza di prove evidenti che dimostrino chi ha usato l'arma e con quali mezzi'', ha dichiarato Putin in un'intervista al primo canale della tv statale russa. ''E solo dopo la Russia sarà pronta ad agire in modo piu' decisivo e serio''. Tuttavia, ha precisato, ''la Russia non ha intenzione di intervenire e non interverrà mai in nessun conflitto all'estero''.Quanto alla fornitura dei missili S-300 promessi a Damasco dalla Russia,  Putin, ha detto che  è stata congelata ma non interrotta. Il capo del Cremlino ha detto anche che Mosca è pronta a fornire questi missili "sensibili" anche ad "altri Paesi" del mondo se sulla Siria verrà violato il diritto internazionale. ''Abbiamo un contratto per la fornitura di missili S-300 e abbiamo già fornito alcune componenti'', ha detto Putin in un'intervista alla tv statale russa. ''Ma la fornitura non è terminata: per ora l'abbiamo sospesa''. Se però ''vedremo che si fa qualche passo legato alla violazione delle norme internazionali vigenti, allora dovremo pensare a come agire in futuro, tra cui anche con forniture di queste armi sensibili ad altre regioni del mondo''. Putin, avverte gli Stati Uniti e loro alleati dall'intraprendere passi unilaterali in Siria in mancanza di approvazione del Consiglio di Sicurezza Onu: l'uso della forza verso uno stato sovrano, sottolinea, è "inammissibile" per il diritto internazionale e va considerato come "un atto di aggressione".
Obama incassa il sì repubblicano all'attacco in Siria: la bozza approvata in commissione al Senato prevede un limite di 90 giorni e il no alle truppe di terra. Il presidente Usa parlerà oggi da Stoccolma. Ban Ki-moon frena però sull'intervento. Oggi i campioni raccolti dagli ispettori Onu arriveranno ai laboratori. A Parigi riunione del Parlamento sulla crisi siriana.

Un limite massimo di 90 giorni per l'intervento in Siria e il divieto esplicito a truppe da combattimento di terra. E' quanto prevede la bozza sulla quale si sono accordati i leader della commissione Esteri del Senato e che sarà votata dalla commissione nelle prossime ore. Il limite di 90 giorni ne include 60 di missione, piu' un'estensione a discrezione del presidente di ulteriori 30 giorni, previo via libera del Congresso. Ad accordarsi sulla risoluzione sono stati il presidente della commissione Esteri del Senato Bob Menendez e il leader dei repubblicani Bob Corker. ''L'autorita' non autorizza l'uso delle forze armate da terra sul territorio Senato'', si legge nella bozza, che sara' votata nelle prossime ore in commissione. Se il testo sara' approvato andra' in aula dopo il 9 settembre, quando il Senato, cosi' come la Camera, tornera' dalla pausa estiva.

Intanto ill gran muftì di Siria, Ahmad Badreddin Hassou, ha scritto una lettera a papa Francesco aderendo all'appello pro-Siria e annunciando che sarà in Piazza San Pietro - se possibile - o nella moschea di Damasco in preghiera e digiuno sabato prossimo. Il muftì- riferisce Fides - propone al Vaticano di organizzare un meeting interreligioso

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