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Tra il 1999 e il 2017, la Germania ha guadagnato circa 1900 miliardi di euro, ovvero circa 23mila euro per abitante. E a parte l’Olanda, per il resto nessun Paese ha tratto realmente beneficio da questo moneta. Anzi, le altre due potenze europee, Italia e Francia, hanno assistito a un netto calo della crescita e della competitività. Per Parigi si parla di una perdita di 3600 miliardi di euro, mentre per l’Italia addirittura di 4300 miliardi. Numeri che, divisi in base ai cittadini, indicano che si sono persi 56mila euro pro capita in Francia e 74mila euro in Italia.

In un articolo del Giornale " occhi della Guerra" Lorenzo Vita  analizza i problemi che ha portato la Germania di essere unica che ha guadagnato dalla moneta unica il problema dell’euro, come scritto da Huffington Post, riguarda in particolare la competitività e le disuguaglianze sociali. Quello della competitività, in particolare, è un problema che sembra non solo irrisolto ma anche (attualmente) irrisolvibile poiché, a detta del Cep, “i singoli paesi non possono più svalutare la propria valuta per rimanere competitivi a livello internazionale”. Una perdita di competitività che ha condotto “a una minore crescita economica, a un aumento della disoccupazione e al calo delle entrate fiscali. La Grecia e l’Italia, in particolare, stanno attualmente attraversando gravi difficoltà a causa del fatto che non sono in grado di svalutare la propria valuta”.

Mai come in questi tempi, continua il Giornale  l’euro è stato messo in discussione. I movimenti critici nei confronti della moneta unica e nel mondo in cui è stata gestita, sono cresciuti in maniera esponenziale. E anche se non tutti sono dichiaratamente a favore dell’uscita dall’euro, sono in molti a chiedere un cambio di passo. Così, ed è evidente, la moneta unica non funziona. E lo dimostrano ormai innumerevoli studi che hanno sancito più volte una critica definitiva nei confronti del sogno di molti difensori dell’Ue.

L’euro può anche non essere stato un errore, come affermano i suoi difensori. Ma il fatto che sia un’emanazione e un’arma della politica economica della Germania è una realtà di fatto. Tanto che adesso sono numerosi i think tank e i centri studi che affermano che Berlino sia l’unica ad aver realmente guadagnato da questo sistema.

Come riporta l’Huffington Post, il Cep (Centrum für Europäische Politik) di Friburgo ha pubblicato un report molto dettagliato su vincitori e vinti a vent’anni dalla sua istituzione della moneta. E quello che ne scaturisce, è che ci sono solo due Paesi ad aver tratto profitto dalla moneta unica: Germania e Olanda. E se a dirlo è un centro studi tedesco, va da sé che non lo si può accusare di essere avverso alla Germania.

Lo studio come riporta il giornale si fonda su analisi di come sarebbe stato alto il Pil pro capite in assenza dell’euro. E l’Italia è quella che ha perso più di tutti. I ricercatori del centro tedesco affermano che senza l’euro, il Pil italiano sarebbe stato più alto di 530 miliardi di euro. “In nessun altro Paese tra quelli esaminati l’euro ha portato a perdite così elevate di prosperità” come in Italia, scrive il report.

E sulla situazione del nostro Paese, il rapporto conclude: “L’Italia non ha ancora trovato un modo per diventare competitivo all’interno dell’eurozona. Nei decenni prima dell’introduzione dell’euro, l’Italia svalutava regolarmente la propria valuta con questo scopo. Dopo l’avvento dell’euro non è stato più possibile. Invece, erano necessarie riforme strutturali. La Spagna mostra come le riforme strutturali possono invertire la tendenza negativa”.

Insomma, adesso a criticare la nostra moneta, ma soprattutto a puntare il dito sulla Germania non sono più solo i movimento sovranisti ed euroscettici. Anche i ricercatori tedeschi iniziano a essere molto duri nei confronti della politica di Berlino nei confronti dell’Unione europea. Ed è una conferma di come sia stata proprio la Germania la prima responsabile della crisi economica e di consenso nel sistema europeo.

 

Autorizzazione negata dalla Giunta per le Immunità del Senato alla richiesta del Tribunale dei ministri di Catania di poter processare il ministro dell'Interno Matteo Salvini con l'accusa di «sequestro di persona aggravato» per non aver fatto sbarcare per 5 giorni 177 migranti dalla nave Diciotti. I voti a favore della proposta del presidente della Giunta Maurizio Gasparri di dire no all'autorizzazione sono stati 16, 6 i contrari. «Sono molto soddisfatto del voto della giunta. I 5s Hanno voluto leggere il mio testo», ha spiegato Gasparri lasciando la Giunta.

Una riunione durata circa un paio d'ore, come promesso dal presidente e relatore Maurizio Gasparri, che ha chiesto di dire no alla richiesta del tribunale dei ministri di Catania di procedere nei confronti del vicepremier e ministro dell'Interno. Sul tema dovrà comunque esprimersi l'Aula del Senato entro il 25 marzo.

Un primo no era arrivato ieri sera dalla base del Movimento 5 Stelle, che ha espresso la propria preferenza attraverso la piattaforma Rousseau. Un voto non vincolante, ovviamente, ma che determina l'orientamento dei senatori grillini. E che ha reso quasi scontato il "no" di oggi, dal momento che anche Forza Italia, Fratelli d'Italia e Lega avevano da tempo annunciato di voler respingere la richiesta dei magistrati siciliani. Su 23 membri della Giunta, quindi, a favore del processo si sono espressi solo i quattro rappresentanti del Partito democratico, il senatore di Leu Pietro Grasso e l'ex 5 Stelle Gregorio De Falco. Assente invece la vicepresidente Giulia D'Angelo (M5S) che stanotte ha dato alla luce una bimba.

I parlamentari, non tutti, si sciolgono in un applauso appena Luigi Di Maio entra nella saletta del gruppo scortato dai suoi ministri e dice che «con questo risultato i nostri iscritti hanno valutato che c’era un interesse pubblico nella vicenda Diciotti». E in un momento, il giovane capo politico capisce di essere uscito indenne dal voto di Rousseau in versione forche caudine 2.0. O meglio: il Movimento è spaccato, quasi come una mela, ma l’alleanza di governo regge e dunque si va avanti. È il culmine di una giornata ricca di tensioni, con il vicepremier costretto ad annullare una cerimonia alla Federico II di Napoli per ritornare di corsa nella Capitale. Deve gestire da Roma gli umori dei suoi. Da sondaggi interni e passaparola il risultato è in bilico. «E rischia di cadere giù tutto», si sfoga. Anche perché proprio Di Maio si è esposto in prima persona con Salvini e tutto è appeso. Spesso il ministro dell’Interno in questi mesi si è sfogato così: «Ma Luigi i suoi li regge?». A dubbi del capo M5S si aggiungono quelli del premier Conte sul voto on line, prima fatti filtrare e poi smentiti da Palazzo Chigi. Fatti che testimoniano una grande fibrillazione.

La democrazia diretta è sempre stato un principio fondante del MoVimento 5 Stelle - spiega in una nota Francesco Silvestri, portavoce del MoVimento 5 Stelle alla Camera dei deputati sulle polemiche all'interno dei pentastellati sul voto sul caso Diciotti -. Anche sul caso Diciotti abbiamo fatto decidere i nostri iscritti, che è esattamente quello che non hanno mai fatto le altre forze politiche. Per questo ci stupiscono le parole di alcuni parlamentari che si lamentano per questa decisione. Ricordo, ad esempio, alla senatrice Fattori e a quanti cercano giornalmente visibilità sui giornali, che è proprio grazie a Rousseau che sono potuti entrare in Parlamento, ben conoscendo le regole che hanno sottoscritto. Il dialogo all'interno del MoVimento è sempre aperto, ma se Fattori e gli altri non condividono più questo modus operandi, potrebbero semplicemente restituire quanto dovuto e dimettersi".

"La rete aveva già votato su questo punto quando abbiamo votato il programma. È una contraddizione forte, perché questa votazione è fuori regolamento - ha detto a 'Circo Massimo' -. Nell'articolo 4 dello Statuto, che è quello che regola le votazioni, quelle di questo tipo non sono previste". "Con questo voto il M5S ha perso una parte della sua natura, dal punto di vista elettorale dovrebbe costare caro. Nella mia bolla di percezione il dissenso è ampissimo", aggiunge.

"Per me bisogna cercare un altro mezzo per trovare le convergenze e non cedere passo passo a ricatti. Condivido l'idea di voler andare avanti per portare avanti il programma, ma questo cedere può essere deleterio per il M5S e per il Paese. Si sta disegnando un'idea di società respingente, che fa leva sui più deboli. Siamo in recessione etica e morale, si sta dando adito a una visione di chiusura e di respingimento che non appartiene al vero Movimento".

La Lega primo partito italiano con più eletti all'Europarlamento, passando dagli attuali 6 eurodeputati a 27, e il secondo dopo i tedeschi della Csu/Cdu che ne avrebbero invece 29. Lo dicono le prime proiezioni sui seggi della futura Eurocamera dopo le europee a fine maggio, proiezioni basate su sondaggi condotti nel nostro Paese nelle settimane precedenti. Il M5S salirebbero da 14 a 22. Crollerebbe il Pd che passerebbe da 26 eurodeputati a 15, Forza Italia scenderebbe da 11 a 7.

in vista delle elezioni europee, il Partito Popolare Europeo dovrebbe essere quasi sicuramente la prima forza politica nel prossimo Parlamento, portando a Strasburgo un battaglione di 183 deputati, ma con una perdita di 34 deputati rispetto agli attuali 217.

Salgono poi i Liberali e l'estrema destra dell'Enf, perdono terreno i Popolari, ma restano di gran lunga il primo gruppo nel Parlamento Europeo, e soprattutto i Socialisti, che tuttavia dovrebbero restare il secondo gruppo, ma anche i Verdi, che erano considerati in crescita. Il quadro che emerge dal sondaggio diffuso oggi dal Parlamento Europeo, con le proiezioni dei seggi, in vista delle prossime elezioni europee, realizzato da Kantar Public sulla base delle intenzioni di voto rilevate all'inizio di febbraio, prevede un'Aula in cui i Socialisti e i Popolari non avranno più la maggioranza. Ma già un'alleanza tra Socialisti, Popolari e Liberali avrebbe una maggioranza confortevole, che diverrebbe inattaccabile se imbarcasse anche i Verdi.

Prima forza che potrebbe essere seguita proprio dal blocco sovranista. Che non si presenta unito, ma che potrebbe ottenere, stando alle proiezioni, 153 seggi mettendo insieme tutti i tre gruppo parlamentari euroscettici.

Secondo i dati dell'Eurocamera, tra i gruppi sovranisti, l'Europa delle Nazioni e delle Libertà (il gruppo a cui appartiene la Lega) dovrebbe ottenere quasi certamente 59 seggi, i Conservatori e riformisti europei (gruppo parlamentare cui appartiene Fratelli d'Italia) 51 seggi. Mentre l'Europa della libertà e della democrazia diretta (a cui appartiene il Movimento 5 Stelle) potrebbe avere 43 seggi.

Sul fronte interno, ecco come sono pronti a cambiare gli equilibri italiani e del governo in Europa. I rappresentanti della Lega dovrebbero passare da 6 a 27, diventando così la seconda forza più grande dell'Europarlamento dopo la Cdu di Angela Merkel. Per maggio, le proiezioni del Parlamento europeo parlano invece di un Movimento 5 Stelle con 22 deputati, otto in più rispetto agli attuali. Fratelli d'Italia dovrebbe avere quattro eurodeputati, ma il gruppo dei Conservatori e Riformisti Europei (Ecr), subirebbe un forte calo di presenze, con 51 seggi: 24 in meno degli attuali. Pesa la possibile uscita di scena dei conservatori dopo la Brexit.

A sinistra, il gruppo dei Socialisti&Democratici (S&D) dovrebbe confermarsi quale seconda forza e ottenere 135 seggi. Per i socialdemocratici si tratta di un crollo di rappresentanti, visto che vedrebbe un calo di 51 deputati rispetto ai 186 attuali. Per questo motivo, pur rimanendo il secondo partito, non rappresenterebbero il secondo blocco, perché i sovranisti, pur disuniti, sarebbero molti di più.

Il gruppo dell'Alleanza dei liberali e democratici europei (Alde), quello di Guy Verhofstadt, dovrebbe diventare la terza forza con 75 seggi, con un guadagno di 7 deputati. Una proiezione in cui però non sono inclusi i possibili eletti di La Republique En Marche, il partito di Emmanuel Macron.

Per quanto riguarda il gruppo della Sinistra Unitaria Europea (Gue), il partito dovrebbe ottenere 46 seggi, con una diminuzione di sei deputati rispetto ai 52 attuali. Il gruppo dei Verdi, nonostante il boom in Germania, dovrebbero ottenere 45 seggi: ora ne ha 52.

La proiezione, che si basa sulle rilevazione nazionali e considerate molto affidabili, è anche fondata sul futuro numero di seggi dell'Europarlamento dopo la Brexit, che non saranno più 751 ma 705.

 

Intanto quello di oggi è un passaggio certamente cruciale per la maggioranza. Ma sia dalla Lega che da M5s arrivano messaggi di rassicurazione. Salvini si dice tranquillo.  "Ho fatto il mio dovere e ho difeso i miei concittadini, come prevede la Costituzione. Ho difeso la mia Patria, come è dovere di ogni cittadino". Il sottosegretario alla presidenza del Consiglio Giancarlo Giorgetti evidenzia: 'Il governo non rischia di cadere'. "Sul governo si va avanti. Ho preso un impegno con gli italiani e intendo portarlo avanti", dice Luigi Di Maio. Ma il viceministro alle Infrastrutture Edoardo Rixi (Lega) precisa: "E' abbastanza chiaro che il voto su Salvini è un voto sul governo. D'altra parte anche dentro il Movimento mi sembra ci siano quelli più filogovernativi e quelli meno. È giusto anche capire il mondo dei 5 Stelle che cosa ne pensa. "Questa consultazione per noi non avrà conseguenze, per gli altri non lo so. Noi non obblighiamo nessuno a far nulla, stiamo lì e prendiamo atto delle scelte", aggiunge.   

ll quesito come detto ha generato parecchia confusione e anche lo stesso Grillo ha criticato la scelta dello staff. Ma proprio su quetso tema è arrivata la risposta dello staff di Rousseau: "La risposta chiesta agli iscritti a Rousseau per il voto è uguale a quella che sarà chiesta martedì ai senatori della Giunta. Si è deciso di porre nel quesito il reale oggetto della questione, che coinvolge anche le decisioni politiche del presidente Conte, del vice presidente Di Maio e del ministro Toninelli. Non si tratta di decidere se 'mandare a processo il ministro dell'Interno, ma di valutare se la decisione di trattenere i migranti qualche giorno a bordo della nave Diciotti è stata presa sulla base di un interesse dello Stato o no". Insomma il voto degli iscritti del Movimento parte già con qualche problema. Salvini da parte sua si dice tranquillo e non teme sgambetti o problemi per la tenuta del governo: "Gli italiani sanno che ho agito per il loro bene e per la loro sicurezza.Da inizio anno 215 sbarchi contro i 4.856 del 2018, meno 96%. E i rimpatri sono 795, quasi quattro volte gli sbarcati. Sento forte il vostro supporto, in Sardegna e ovunque io vada".

Le operazioni di voto sono già slittate di un'ora. Sulla piattaforma Rousseau era previsto un voto dalle 10:00 di questa mattina fino alle ore 19:00. Adesso il voto partirà alle 11:00 per terminare alle 20:00. Dietro al ritardo alcuni probabilmente alcuni problemi tecnici. Gli iscritti al Movimento oggi dovranno rispondere ad un quesito che ha già sollevato polemiche per la formulazione della frase che indurrebbe a votare "sì" in caso di "no" e viceversa. Il quesito presentato sulla piattaforma è questo: "Il ritardo dello sbarco della nave Diciotti, per redistribuire i migranti nei vari paesi europei, è avvenuto per la tutela di un interesse dello Stato?

- Sì, quindi si nega l'autorizzazione a procedere
- No, quindi si concede l'autorizzazione a procedere".

A questa formula è stato aggiunto, in mattinata, un inciso: "...è avvenuto per la tutela di un interesse dello Stato'' in caso di risposta affermativa e ''non è avvenuto per la tutela di un interesse dello Stato'' in caso di risposta negativa.

Subito dopo il quesito la comunicazione dello staff di Rousseau: "La votazione è attiva sulla piattaforma Rousseau dalle 11.00 alle 20.00". Un segnale, il ritardo, che di fatto accende le polemcihe sull'affidabilità del sistema che di fatto in passato è finito nella bufera per alcune violazioni della privacy e soprattutto per attacchi hacker. Ma nel corso della giornata, intorno alle 15:00 è arrivata un altro rinvio per le difficoltà di accesso alla piattaforma: "Considerata l’alta partecipazione, la chiusura delle votazioni sul caso Diciotti è stata prorogata alle 21.30 di oggi", si legge sul blog delle Stelle.

"Da capo politico - sottolinea - sosterrò il risultato della consultazione online sul caso Diciotti". "Qualcuno si è lamentato del quesito - ha aggiunto senza nominare esplicitamente Beppe Grillo - ma è lo stesso quesito che verrà posto in Giunta per le autorizzazioni. Non parlo sui se e sui ma". "Ci sentiamo stasera - ha concluso - e poi ognuno si assume le proprie responsabilità".

"Ho fatto il mio dovere e ho difeso i miei concittadini, come prevede la Costituzione. Ho difeso la mia Patria, come è dovere di ogni cittadino", ha detto il ministro dell'Interno, Matteo Salvini, oggi a Ozieri (Sassari)

Intanto le votazioni dei pentastellati sono partite alle 11 con un leggero slittamento dovuto - si è spiegato - a problemi tecnici. Inoltre M5s ha fatto sapere che "considerata l'alta partecipazione, la chiusura delle votazioni sul caso Diciotti è stata prorogata alle 21.30 di oggi".

Beppe Grillo puntualizza la sua battuta di ieri sulla consultazione virtuale. "La mia - dice - era solo una battuta, montata ad arte contro il M5S", dice tornando sul tweet ironico lanciato ieri sulla consultazione online (definita qualcosa a metà "tra il comma 22 e la sindrome di Procuste") sul caso Diciotti sulla piattaforma Rousseau. "Piena fiducia nel capo politico Luigi Di Maio", sottolinea.

La decisione del M5S di affidare alla piattaforma Rousseau l'autorizzazione a procedere o meno sulle accuse al ministro dell'Interno Salvini sulla nave Diciotti è, invece, secondo il presidente del Parlamento europeo Antonio Tajani, "una scelta ridicola che offende la democrazia parlamentare, che cerca di togliere ogni responsabilità al M5S incapace di decidere se stare dalla parte del diritto o del giustizialismo". Tajani ha poi annunciato che Forza Italia voterà "no" nelle sedi istituzionali.

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