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"Noi come Lega siamo presenti in quattro continenti, abbiamo più di 5000 iscritti e un sito web ad hoc. Ci stiamo radicando con una presenza strutturata. Compatibilmente alla campagna elettorale nelle regionali, penso a una prossima visita negli Stati Uniti".

Matteo Salvini introduce così la sua conferenza stampa presso la Stampa Estera, sottolineando che si tratta del primo incontro con i giornalisti "dopo che sono stato ufficialmente mandato a processo" per la vicenda Gregoretti, ieri in Senato. Dice: "Seguirò con attenzione quanto accadrà, senza alcun timore o preoccupazione".

Accanto a lui il numero due della Lega e neo responsabile degli Esteri Giancarlo Giorgetti: "E' questione di tempo, ma prima o poi toccherà alla Lega, a Salvini, tornare a governare. Qui c'è il segretario di un partito che è stato più volte al governo, che governa le regioni più moderne d'Italia, assolutamente in grado di rappresentare il popolo italiano senza vergogna, ad ogni livello, anche con l'estero. I sondaggi continuano a dire che siamo al 30%, prima o poi toccherà a noi assicurare il governo, quindi abbiamo il dovere di dire chi siamo al di là di una coperture mediatica non sempre benevola"

"Questi sei mesi ci stanno confermando che se fossimo ancora al governo con i grillini saremmo allo stallo e al blocco più totale: tutto conferma la validità di quella scelta di agosto di lasciare il governo", ha detto il leader della Lega, Matteo Salvini, nell'incontro con la stampa estera. "Spero che non facciano troppi danni", aggiunge.

"Ormai a criticare l'Europa non siamo più solo noi euroscettici, ma anche popolari e socialisti. Non siamo noi ad aver fatto inversione ad U. I minibot? Erano uno strumento per pagare i debiti della Pubblica Amministrazione. La nostra priorità non è uscire da qualcosa ma la crescita economica". "Tutti i nostri sforzi sono per il rilancio dell'economia italiana", ha aggiunto.

"Mi chiamo Giorgetti, non Gregoretti". Siparietto alla stampa estera, durante la conferenza stampa di Matteo Salvini e del numero due della Lega, Giancarlo Giorgetti. Durante il suo intervento un giornalista giapponese, più volte, si rivolge al responsabile esteri della Lega, sbagliando il nome. Giorgetti corregge: "Quello è il nome della nave dei migranti", ricorda. Il giornalista poi chiede della bassa natalità italiana: "Bisogna essere allegri per fare figli, per fare l'amore, gli italiani sono tristi". A quel punto interviene Salvini: "Io sono allegro, quindi risponde Giorgetti che è triste".

Il segretario leghista ribadisce che "l'articolo 52 della Costituzione, sul quale ho giurato da ministro, prevede che la difesa della patria è un dovere per ogni cittadino, quindi non penso che quanto ho fatto a maggior ragione da ministro comporterà alcuna condanna". Poi: "Non sono ancora sotto processo, il voto di ieri al Senato rimanda a Catania il fascicolo su cui indagare". Osserva ancora: "Non sono felice, perché non voglio passare il mio tempo a studiare i processi". 

E sulle elezioni, prevede che si tornerà a votare entro l'anno. Ci stiamo radicando nel mondo, prossima visita in Usa Come Lega "Siamo presenti in 4 continenti con più di 5mila iscritti. Ci stiamo radicando anche in ottica delle prossime elezioni politiche in qualunque momento accadano per avere una rappresentanza della Lega nel mondo che sia puntuale. Abbiamo in programma una prossima visita negli Stati Uniti". Così Matteo Salvini all'Associazione della Stampa estera.  Autostrade: sarei pronto a votare la revoca, basta rinvii "Se io fossi il governo e i miei ministri mi portassero la revoca la firmerei in dieci secondi.  L'unica cosa che non possono fare è rinviare. 

L'importante è che facciano qualcosa. Se portano la revoca in Aula la voterei. Sinora avevano l'alibi di Salvini, ma ora non ci sono più, io sarei per revoca di fronte a 43 famiglie distrutte", dice Salvini parlando di Autostrade per l'Italia dopo la tragedia del crollo del ponte Morandi.  Savoini perbene sino a prova contraria  "Savoini lo conosco come una persona perbene e lo riterrò tale sino a prova contraria: qua da mesi si sta parlando di incontri, intercettazione senza che si sia arrivati ad alcunché. Per me è una persona perbene", afferma il leader della Lega.  Non siamo destra radicale, FdI non è nostro competitor "Non essendo noi la destra radicale non abbiamo competitor. Non ambisco a rappresentare la destra radicale, siamo un partito del 30 per cento. Più crescono gli altri componenti del centrodestra meglio è. Serve crescere tutti, non solo Meloni, anche Berlusconi e Toti, altrimenti non si arriva al 50 per cento", dice poi Salvini. 

Questi sono i temi toccati dai Giornalisti stranieri e le risposte in sintesi del ex ministro del interno: 

Europa. "Ormai a criticare l'Europa non siamo più solo noi euroscettici, ma anche popolari e socialisti. Non siamo noi ad aver fatto inversione ad U. I minibot? Erano uno strumento per pagare i debiti della Pubblica Amministrazione. La nostra priorità non è uscire da qualcosa, ma la crescita economica. Tutti i nostri sforzi sono per il rilancio dell'economia italiana".

Ppe. "Io auspico un grande gruppo che abbia una visione più moderna e aggiornata dell'Europa di 140 e 150 parlamentari europei alternativo ai gruppi popolari e socialisti, ma non abbiamo fretta, anzi siamo aumentati di una unità", ha commentato l'ipotesi di un avvicinamento del suo gruppo a quello dei conservatori.

Cinquestelle. "Quando parti come partito della Rivoluzione anti casta e poi ti chiudi nel palazzo e diventi casta... E poi ti allei con il partito simbolo dei poteri forti gli elettori ti ringraziano e ti salutano".

Russia. "Continuo a pensare che la Russia debba essere un partner che non va lasciato nelle braccia della Cina: credo che la politica delle sanzioni sia demenziale. Lo dico da 4 anni e non ho cambiato idea"

Brexit. "Sulla Brexit sarà la storia a dire se hanno fatto bene o no. Certamente con la Lega al governo non si esce dall'Euro o dall'Unione"

Germania. "Il famoso fronte franco-tedesco dovrebbe essere allargato e avere migliori rapporti con la Germania per me è un obiettivo non solo economico ma anche geopolitico, penso alla Libia. Là parte dei problemi viene dalle mire della Francia che ha interessi contrapposti con l'Italia e il resto dell'Europa. Migliori rapporti con la Germania quindi per arginare la potenza della Francia".

Autostrade.  "Revoca autostrade non è una decisione politica, bisogna aspettare le inchieste e verificare le eventuali responsabilità", ha invece spiegato Giorgetti.

 

Il leader della Lega, Matteo Salvini, nel corso della conferenza nella sede della stampa estera, ha affermato: "In Libia il governo italiano paga l'ennesima 'non scelta'. Quando incontri Serraj dici che stai con Serraj, quando incontri Haftar dici che stai con Haftar: così perdi ogni credibilità. Tutti i paesi hanno scelto, questo governo sta un po' di qua e un po' di là. Ce un governo legittimamente riconosciuto? Io parlavo con i membri di quel governo. Purtroppo quando perdi credibilità ci vuole più tempo per recuperare. In Libia non siamo più interlocutori affidabili né per gli uni né per gli altri".

 

 

Se il presidente del Consiglio vuole che lasciamo, ci mettiamo un quarto d’ora». Sulla prescrizione, Matteo Renzi, continua a giocare d’azzardo. D’altronde, checché se ne dica, sulla spinosa questione giustizia, proprio l’ex premier, sa di avere il pallino in mano. E a sentire un politico navigato come Pier Ferdinando Casini, che da trentasette anni sta in parlamento, qualcosa vorrà pur significare. «Renzi ha ottenuto sulla prescrizione un risultato tutt’altro che insignificante. Non trascurerei di valorizzarlo», irrompe nel bel mezzo dello scontro nel governo, l’eterno democristiano eletto senatore nel Pd. Un risultato, quello di sfilarsi dall’accordo con Pd-M5s e LeU, e che ora gli permette di mettere qualche altro colpo in canna. «Per me - tuona Renzi - non ci sono i numeri in Parlamento per andare al muro contro muro. Se il Pd appoggia i Cinquestelle nella ricerca del muro contro muro, mi dispiace, facciano loro, mi auguro che abbiano fatto bene i calcoli».

Teresa Bellanova, ministro delle Politiche agricole, ai microfoni di Radio24 ha avvertito: "Ci sono le condizioni per una mediazione più avanzata. Quella prodotta non è soddisfacente. Magistrati e avvocati dicono che quell proposta non solo non risolve i problemi, ma peggiora la situazione nel nostro paese". Dunque il capo delegazione di Italia Viva al governo ha ribadito un secco e forte no ai tavoli che "impongono soluzioni: quelli sono tavoli che non vanno avanti". Il presidente del Consiglio dovrebbe perciò "ragionare su un dl o un possibile emendamento al Milleproroghe, prendesse tempo".

Anche Renzi in prima persona, intervistato da Agorà su Rai 3, ha risposto alla domanda su una possibile crisi di governo sul tema della prescrizione: "Teresa Bellanova ha sempre ragione". Un suggerimento al premier è arrivato anche da parte di Ettore Rosato, presidente nazionale di Iv: "Gli suggerisco di fare il presidente del Consiglio, che deve essere un arbitro della coalizione salvo che poi non decida che c'è qualcuno di cui si può fare a meno". Il vicepresidente della Camera ha denunciato l'esistenza nell'esecutivo di un occhio critico verso Renzi: "Sì, ma in maniera ingiustificata".

Tre anni così sono troppi. Anche la cera migliore, che si plasma in sorrisi rassicuranti, può sciogliersi di fronte all’ennesima minaccia. Giuseppe Conte non è abituato a reagire con impeto. Anzi trasmette sempre ai suoi collaboratori la convinzione che bisogna mostrarsi al lavoro, impermeabile alla dialettica politica che batte feroce alle porte di Palazzo Chigi. E così anche ieri ha fatto trapelare uno stupore calibrato per non concedere a Matteo Renzi l’impressione di averlo spaventato. «Vediamo che fa, se fa sul serio».

L’escalation renziana arriva mentre il premier è impegnato in una riunione su welfare e lavoro. C’è anche la ministra Teresa Bellanova, di Italia Viva. Conte le fa una battuta riferita al suo leader, con il quale continua a non parlarsi né al telefono né dal vivo. Quello che invece finisce per rimbalzare dai ministri del Pd e del M5S è quanto il presidente del Consiglio sia stufo delle fibrillazioni di Renzi, dei suoi diktat «troppo destabilizzanti». Che «non si può lavorare per tre anni in questo clima». «Sfiduciare Bonafede significa sfiduciare il governo» è la frase confezionata per la controffensiva dai 5 Stelle e dai democratici, condivisa con Conte.

L'avvocato continua a interrogarsi: come si fa a governare con minacce quotidiane che mirano a destabilizzare l'esecutivo? Perciò preferirebbe vedere Renzi fuori dalla sua maggioranza piuttosto che vivere con costanti ansie e picconate. Proprio qui potrebbe giocare un ruolo fondamentale il famoso gruppo dei responsabili, composto da figure che sarebbero pronte a soccorrere i giallorossi per salvaguardare la stabilizzazione parlamentare e la durata della legislatura.

Uno scenario che filtra dagli entourage dei vari ministri. In tutto ciò però l'ex premier non ha accennato ad alcuna retromarcia: "Ho dato a Conte massima disponibilità su varie ipotesi di accordo sulla giustizia. Ma se pretende di farci mollare non mi conosce e se vuole buttare fuori evviva, così evito di mettere la faccia su questo governo. Io non morirò giustizialista come fa il Pd. E se insistono porto la sfiducia a Bonafede in Senato".Zingaretti tuona contro Renzi: "Diceva di essere moderato..."

Cosi la prescrizione continua ad agitare il governo. Mentre Italia Viva minaccia di sfiduciare il ministro della Giustizia Alfonso Bonafede, il segretario del Partito democratico, Nicola Zingaretti attacca: "Come volevasi dimostrare: dicevano di voler allargare il campo ai moderati per sconfiggere Salvini.

E ancora: "Della sconfitta della destra, del lavoro, della crescita non si parla più. Solo polemiche create ad arte per nascondere la loro crisi. Salvini, Meloni e Berlusconi brindano. Complimenti". Ettore Rosato, vice presidente della Camera e coordinatore nazionale del partito fondato da Matteo Renzi, invece, dai microfoni di Circo Massimo, la trasmissione condotta da Massimo Giannini e Jean Paul Belotto su Radio Capital, spiega che la riforma sulla prescrizione "è sbagliata" perché "lede i diritti dei cittadini".

L'ex premier, intervistato da Agorà, dal canto suo, risponde indirettamente a Giorgia Meloni: "Noi saremo conseguenti con il nostro impegno di non votare questa norma. Ed a chi dice Renzi farà l'accordo per due poltrone, dico le poltrone tenetevele, noi ci teniamo i principi e gli ideali". Insomma, Renzi è disposto ad andare fino in fondo:"Non si molla sulla prescrizione; non si fanno accordi di maggioranza sulla giustizia al ribasso e soprattutto senza una delle tre forze di maggioranza", avrebbe assicurato in una riunione del suo partito. Secondo Repubblica, i renziani confidano che non si arrivi allo scontro totale

Conte sa benissimo che, qualora la rissa sulla prescrizione dovesse risolversi, i conti con Renzi sarebbero tutt'altro che sanati. Il fondatore di Iv ormai ha messo nel mirino il capo del governo, il cui consenso personale resta alto sopra il 40%. Ma davvero sarebbe pronto a mollare e scaricare la maggioranza? Considerando soprattutto che siamo a poche settimane dalle nomine delle grandi aziende pubbliche, dove Italia Viva vuole avere un ruolo importante.

Anche il premier Giuseppe Conte, sebbene dia sempre l'impressione di essere cauto e immune agli attacchi, non si è sottratto ad alcuni sfoghi. Come riportato dall'edizione odierna de La Stampa, il presidente del Consiglio vuole attendere: "Vediamo che fa, se fa sul serio". Ma si sarebbe detto stufo dei diktat "troppo destabilizzanti" e che potrebbe rendere molto difficile (se non impossibile) continuare a "lavorare per tre anni in questo clima". Un clima incandescente in cui Pd e Movimento 5 Stelle sembrano convergere in un mantra: "Sfiduciare Bonafede significa sfiduciare il governo".

A Palazzo Chigi sono convinti che l’ex premier abbia fame di visibilità. Le elezioni in Emilia-Romagna sono andate bene, il Pd è in crescita, il M5S galleggia su percentuali che restano stabili ben oltre il 10 per cento, il consenso personale del premier resta ancora alto, sopra il 40%, Forza Italia resiste nonostante tutto. Uno scenario in cui sono inciampate le ambizioni dell’ex rottamatore che invece si aspettava di gonfiare le sue percentuali ancora troppo anemiche. Ma allora, si chiedono nel governo, come si fa ad andare avanti con la minaccia costante di essere tutti a un passo dallo strapiombo?

Piuttosto che vivere nell’ansia quotidiana dell’alleato picconatore,secondo la stampa Conte preferirebbe vederlo fuori dalla sua maggioranza. La tentazione si sa è quella di aprire le braccia a un gruppo dei responsabili di Fi, pronti a soccorrere i giallorossi in nome della stabilizzazione parlamentare e della durata della legislatura. Il premier non lo ammetterà mai, ma è questo che filtra dagli entourage dei ministri.

È lo stesso timore che hanno dentro Italia Viva, consapevole di poter essere sostituita in Senato, lì dove i 17 uomini possono condizionare ogni cosa. Da parte sua Renzi non accenna a una retromarcia: «Ho dato a Conte massima disponibilità su varie ipotesi di accordo sulla giustizia. Ma se pretende di farci mollare non mi conosce e se vuole buttare fuori evviva, così evito di mettere la faccia su questo governo. Io non morirò giustizialista come fa il Pd. E se insistono porto la sfiducia a Bonafede in Senato».

Certo, a Palazzo Chigi, come anche ai vertici di Pd e M5s, sanno che è complicato tirare a sé i forzisti su un tema come la giustizia che è identitario per il partito di Silvio Berlusconi, soprattutto se declinato secondo la cultura grillina. Ma nulla è impossibile. E dunque l’alternativa può restare sul tavolo se il faticoso negoziato con Renzi dovesse essere impossibile. Lasciar fare al Parlamento, scrive la stampa con un emendamento, senza la fiducia, perché comprometterebbe l’azione del governo, è l’ultimo passo nella direzione di Iv.

Detto questo, Conte sa che la battaglia di Renzi non finirà con la prescrizione e che è lui a essere finito nel mirino. Dalle parti del premier però sono pronti a scommettere che una seria riflessione se gli convenga rompere o meno ora, il leader di Iv lo sta facendo. Soprattutto se dal Quirinale filtra tutta la contrarietà del presidente della Repubblica Sergio Mattarella e a poche settimane dalle nomine delle grandi aziende pubbliche, dove Iv vuole tenere un piede, risulterebbe controproducente far saltare tutto. Crisi o non crisi, i vertici delle società vanno rinnovati. E forse Renzi non avrebbe il tempo i di diventare essenziale a un altro governo.

Matteo Salvini, dopo la riunione del Consiglio federale della Lega si esercita ancora sull'epidemia di coronavirus e parte nuovamente all'attacco Palazzo Chigi  sulla gestione dell'epidemia  "Qualcuno nel governo ha perso tempo e ha sottovalutato quanto stava avvenendo", dice il leader della Lega.

"Chi ci accusava di speculazione e sciacallaggio ignorava o non aveva le informazioni che abbiamo ora. Seguiamo con attenzione la diffusione del coronavirus. Il governo verifichi ogni singolo ingresso via aerea, via terra e via mare. Altri paesi hanno fatto in fretta, in italia s'è dovuto aspettare le 10.30 di ieri per avere le sospensione dei collegamenti aerei", attacca l'ex ministro dell'Interno. Nel frattempo il presidente leghista del Comitato bicamerale su Schengen, Eugenio Zoffili chiede di sospendere la libera circolazione delle persone e l'anticipo dell'audizione in Comitato del ministro della Salute Roberto Speranza

La decisione dell'Organizzazione mondiale della Sanità (Oms) di dichiarare l'epidemia una "emergenza sanitaria globale" cresce l'isolamento internazionale nei confronti della Cina. E adesso qualche dirigente comincia ad ammettere che i ritardi di fronte allo scoppio della crisi hanno peggiorato lo stato dell'epidemia. "In questo momento mi sento in colpa, con rimorso e rimprovero", ha detto Ma Guoqiang, segretario del Partito comunista cinese (Pcc) di Wuhan, la massima carica politica locale. "Se fossero state adottate prima le misure di controllo rigorose, il risultato sarebbe stato migliore di quello attuale". L'Italia finora resta al momento l'unico Paese ad aver bloccato completamente il traffico aereo da e per il Dragone, ma gli Stati Uniti ora sconsigliano viaggi verso la Repubblica popolare e il Giappone ha annunciato che non lascerà più entrare individui contagiati.

Questa e la giornata più nera per la Cina dall'inizio dell'epidemia di coronavirus. Secondo gli ultimi dati, pubblicati nella notte tra giovedì e venerdì, i nuovi decessi per problemi respiratori legati al virus sono stati 43, il numero più alto registrato finora, portando il totale a 213. Circa 2 mila i nuovi contagi accertati, in questo caso il totale sfiora le 10mila persone, oltre il numero complessivo raggiunto dalla Sars tra il 2002 e il 2003


In Italia resta l'allarme dopo la verifica di due casi certificati di coronavirus in Italia. Una coppia di turisti cinesi provenienti da Wuhan, che erano atterrati a Milano il 23 gennaio prima di arrivare 4 giorni fa in un hotel della capitale. La coppia, ricoverata allo Spallanzani, aveva fatto una tappa a Parma prima di Roma. In giornata si cercherà di definire meglio l'itinerario dei due, marito e moglie di 67 e 66 anni, anche per adottare eventuali precauzioni. Intanto c'è un caso sospetto anche in Veneto: un minore del Trevigiano rientrato da un viaggio in territorio cinese. E' in corso a Palazzo Chigi il Consiglio dei ministri per la dichiarazione dello stato di emergenza sull'epidemia. Intanto l'aereo che dovrà rimpatriare i cittadini italiani bloccati a Wuhan è atteso domenica mattina 2 febbraio. Lo prevede l'ultima bozza del piano concordato con le autorità cinesi, secondo cui la ripartenza avverrà dopo due ore. Ieri il premier Giuseppe Conte ha annunciato la chiusura dei voli da e per la Cina.

In mattinata gli ultimi voli previsti in arrivo e in 'schedule' prima della chiusura del traffico sono atterrati agli aeroporti di Malpensa e Fiumicino. Lo sbarco dei passeggeri è avvenuto con la consueta procedura prevista dal Ministero della Salute, con i medici della Sanità aerea muniti di protezioni, tuta, guanti e maschere i quali hanno misurato la temperatura, consegnato l'apposito vademecum e richiesto a tutti di compilare una scheda con i dati sulla residenza ed eventuali spostamenti per poter tracciare i passeggeri in caso di eventuale contagio. Anche il Pakistan, la Corea del Nord e la Kenya Airways hanno chiuso i collegamenti con la Cina. Stanno sbarcando nel frattempo dalla Costa Smeralda ormeggiata al porto di Civitavecchia i 1143 passeggeri che avrebbero dovuto sbarcare ieri e che sono rimasti bloccati a bordo per il sospetto caso di Coronavirus, poi rientrato. 

"A bordo c'è stata la massima tranquillità e hanno gestito le cose bene", racconta Filippo Rossi, un uomo di Monterotondo, in provincia di Roma, che è stato tra i primi a lasciare la nave.avirus a Wuhan è atteso domenica mattina 2 febbraio.

In mattinata gli ultimi voli previsti in arrivo e in 'schedule' prima della chiusura del traffico sono atterrati agli aeroporti di Malpensa e Fiumicino. Lo sbarco dei passeggeri è avvenuto con la consueta procedura prevista dal Ministero della Salute, con i medici della Sanità aerea muniti di protezioni, tuta, guanti e maschere i quali hanno misurato la temperatura, consegnato l'apposito vademecum e richiesto a tutti di compilare una scheda con i dati sulla residenza ed eventuali spostamenti per poter tracciare i passeggeri in caso di eventuale contagio. Anche il Pakistan, la Corea del Nord e la Kenya Airways hanno chiuso i collegamenti con la Cina. Stanno sbarcando nel frattempo dalla Costa Smeralda ormeggiata al porto di Civitavecchia i 1143 passeggeri che avrebbero dovuto sbarcare ieri e che sono rimasti bloccati a bordo per il sospetto caso di Coronavirus, trato. "A bordo c'è stata la massima tranquillità e hanno gestito le cose bene", racconta Filippo Rossi, un uomo di Monterotondo, in provincia di Roma, che è stato tra i primi a lasciare la nave.avirus a Wuhan è atteso domenica mattina 2 febbraio. Lo prevede l'ultima bozza del piano concordato con le autorità cinesi, secondo cui la ripartenza avverrStato di emergenza per monitorare il coronavirus in Italia. “Il Consiglio dei ministri – si legge in un comunicato ufficiale di Palazzo Chigi – ha deliberato lo stanziamento dei fondi necessari all’attuazione delle misure precauzionali conseguenti alla dichiarazione di ‘Emergenza internazionale di salute pubblica’ da parte della Organizzazione mondiale della sanità (Oms). È stato conseguentemente deliberato lo stato d’emergenza, per la durata di sei mesi, come previsto dalla normativa vigente, al fine di consentire l’emanazione delle necessarie ordinanze di Protezione Civile”. Chiuso il traffico aereo da e per la Cina. Atterrati all’aeroporto di Malpensa due voli di Air China in arrivo da Pechino e Shangai e uno della Cathay Pacific, programmati prima del blocco. Due nuovi casi accertati in Gran Bretagna. Gli italiani a Wuhan potrebbero rientrare lunedì. L’Unione europea ha deciso di sta

Lo stato di emergenza è uno strumento che consente di velocizzare l’organizzazione per affrontare gli eventuali casi di diffusione del coronavirus, spiegano dal ministero della Salute. I contenuti della delibera saranno stilati sia dalla Protezione civile che dal ministero. La somma messa a disposizione dal Consiglio dei ministri consente, cinque milioni di euro, anche di affrontare possibili spese: dal reclutamento di un numero maggiore di medici, all’affitto di un edificio per la sorveglianza sanitaria, ai mezzi per il trasporto di casi sospetti di virus polmonare.

Intanto, sono stati confermati due casi di coronavirus in Italia. Si tratterebbe di una coppia di turisti cinesi provenienti da Wuhan, che erano atterrati a Milano il 23 gennaio prima di arrivare quattro giorni fa in un hotel della capitale. La coppia, ricoverata allo Spallanzani, aveva fatto una tappa a Parma prima di Roma. In giornata si cercherà di definire meglio l’itinerario dei due, marito e moglie di 67 e 66 anni, anche per adottare eventuali precauzioni. Intanto, c’è un caso sospetto anche in Veneto: un minore del Trevigiano rientrato da un viaggio in territorio cinese.

Frattanto, l’aereo che dovrà rimpatriare i cittadini italiani bloccati a Wuhan è atteso domenica mattina 2 febbraio. Lo prevede l’ultima bozza del piano concordato con le autorità cinesi, secondo cui la ripartenza avverrà dopo due ore. Ieri il premier Giuseppe Conte ha annunciato la chiusura dei voli da e per la Cina. Il ministro dell’Economia Roberto Gualtieri ha detto che “l’Italia è tra i Paesi europei che si sono mossi prima e meglio, il Consiglio dei ministri ha dichiarato lo stato di emergenza sanitaria che consentirà di utilizzare le risorse per la prevenzione e il contrasto”.

In mattinata gli ultimi voli previsti in arrivo e in ‘schedule’ prima della chiusura del traffico sono atterrati agli aeroporti di Malpensa e Fiumicino. Lo sbarco dei passeggeri è avvenuto con la consueta procedura prevista dal ministero della Salute, con i medici della Sanità aerea muniti di protezioni, tuta, guanti e maschere i quali hanno misurato la temperatura, consegnato l’apposito vademecum e richiesto a tutti di compilare una scheda con i dati sulla residenza ed eventuali spostamenti per poter tracciare i passeggeri in caso di eventuale contagio.

Anche il Pakistan, la Corea del Nord e la Kenya Airways hanno chiuso i collegamenti con la Cina. Stanno sbarcando nel frattempo dalla Costa Smeralda ormeggiata al porto di Civitavecchia i 1.143 passeggeri che avrebbero dovuto sbarcare ieri e che sono rimasti bloccati a bordo per il sospetto caso di Coronavirus, poi rientrato. “A bordo c’è stata la massima tranquillità e hanno gestito le cose bene”, racconta Filippo Rossi, un uomo di Monterotondo, in provincia di Roma, che è stato tra i primi a lasciare la nave.

Il Coronavirus fa tremare i mercati, e così la Borsa crolla, non solo in Cina ma anche in Italia. Questo è quello che sta succedendo negli ultimi giorni, a seguito dell’allarme epidemia che ha fatto registrare una forte battuta d’arresto a diversi titoli azionari.

Le ultime cinque sedute si sono chiuse male per la Borsa di Milano che, dopo che la notizia relativa alla diffusione del virus cinese aveva fatto il giro del mondo, ha registrato un -0,71% sul mercato.

Periodo nero anche per la Borsa cinese, che hanno messo il paese nelle condizioni di dover affrontare le conseguenze di un mercato al ribasso proprio nel bel mezzo di un allarme sanitario. In questo periodo, tuttavia, tiene ancora testa Francoforte, l’unica borsa a registrare non solo un bilancio positivo ma anche un rialzo pari allo 0,36% e una performance del 2,46%, tutto questo nonostante il ritocco al ribasso del Fondo Monetario Internazionale avvenuto negli scorsi giorni.

In negativo anche la Gran Bretagna che, nella settimana in cui il Primo Ministro Boris Johnson ha firmato l’accordo per la Brexit, ha perso l’1,15% (pur mantenendo un rialzo dall’inizio del 2020 pari allo 0,58%). Parigi e Madrid, invece, hanno lasciato rispettivamente l’1,34% (+0,68% da inizio anno) e l’1,23% (+0,13%) nello stesso periodo.

Per quanto riguarda i titoli italiani, invece, non tutti hanno registrato una battuta d’arresto dopo che l’allarme Coronavirus che ha fatto tremare gli azionisti in Asia. Tra quelli che hanno chiuso in positivo ci sono le azioni azioni di Hera (+6%) e St, che nelle ultime cinque giornate ha chiuso con un +10,3%.

La decisione del Governo cinese di annullare i festeggiamenti del Capodanno cinese ha però avuto effetti sulle borse italiane. Il minor flusso di turisti e gente pronta a raggiungere il Vecchio Continente per i festeggiamenti per il nuovo anno sono riusciti ad indebolire il greggio, facendo registrare così un calo del 6,9% alla Saipem (società per azioni operante nel settore petrolifero). Per lo stesso motivo è andata male anche per Pirelli, che ha chiuso con un -5,5% penalizzata dall’incertezza che si è estesa sul mercato delle auto. Le banche invece si sono mosse in maniera diversa, ma quella che ha riportato il calo più significante è stata Ubi xon il suo -5,6%.

Bene, infine, per Poste Italiane. Il nuovo piano strategico incentrato sull’innovazione, presentato recentemente a Londra, ha fatto salire le azioni del 3,17%. E buoni i risultati anche per Atlantia. I mercati hanno infatti deciso di dare maggior fiducia ai suoi titoli a seguito dell’annuncio delle dimissioni di Luigi Di Maio. Si pensa nello specifico che, con un nuovo leader al comando, il dialogo con il Governo possa riaprirsi e portare a nuove soluzioni. Per questo motivo la società è emersa tra quelle a maggiore capitalizzazione (+3,5%) e le sue azioni sono state messe in evidenza registrando un aumento del 3,19%.

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