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Costa privatizzata, zero bandiere blu

Ancora una volta nessuna spiaggia del catanese ha diritto ad una sola bandiera blu e nello stesso tempo Goletta Verde boccia l’intera costa: siamo, purtroppo, come spesso accade, tra gli ultimi anche in merito alla balneazione e all’utilizzo in senso eco-compatibile delle spiagge e della costa, beni inalienabili dello Stato e dunque di ogni cittadino.

Eppure abbiamo stabilimenti balneari – afferma Alfio Lisi portavoce di Free Green Sicilia -, trasformatisi nel tempo in veri padroni delle nostre spiagge con il beneplacito dei soliti politici che magari poi ne usufruiscono in modo gratuito, che pagano concessioni demaniali per pochi ‘spiccioli’ rispetto al resto d’Italia e a dispetto del loro fatturato. Mentre le altre regioni italiane incasserebbero dalle concessioni balneari circa 100 milioni di euro per quattromila chilometri di costa, la Sicilia ha un quarto dei chilometri balneabili del Paese ma ne incasserebbe dieci volte meno e solo teoricamente , ovvero: su dieci milioni ne riuscirebbe ad incassare solo la metà (e poi abbiamo la Regione in uno stato pre-fallimentare che non riesce a pagare effettuando tagli da paese del terzo mondo sui servizi pubblici primari, come sanità, scuola, trasporti e altro.

Alla paia di Catania abbiamo ad esempio uno stabilimento balneare che pagherebbe (secondo indiscrezioni regionali) per una concessione di 50 mila metri quadrati (un’ enormità di costa) un canone annuale, per modo di dire, di 49 mila euro mentre, ad esempio, a Ragusa un altro stabilimento balneare (che guarda caso ha lo stesso nome di quello catanese) per una concessione di soli 2 mila metri quadrati (nel ragusano le spiagge sono in gran parte libere e con servizi pubblici gratuiti ed efficienti e premiate con ben cinque ‘bandiere blu’) pagherebbe 30 mila euro l’anno. Ma da dove spuntano tali calcoli, che di fatto svendono fino ad un solo euro al mq l’anno le nostre spiagge, pare che non riescano a dirlo neppure i funzionari regionali! Assurdo, se non fossimo in Sicilia!

Abbiamo probabilmente anche la costa più cementificata e di fatto privatizzata anche dagli stessi stabilimenti balneari ma nessuna autorità ad oggi, anche dopo formali richieste di Free Green Sicilia, è riuscita ad imporne per legge la demolizione (eppure anche il Patto per Catania di qualche anno fa ne avrebbe previsto la pacifica demolizione in cambio di contributi per il miglioramento dell’efficienza e della qualità degli stabilimenti).

Dunque sarebbe opportuno e legittimo che per rinnovare le concessioni, come oggi prevede la legge regionale per l’intero anno, sia richiesto a tutti gli stabilimenti di demolire tutte le strutture abusive cementificate e non pena il rifiuto del rinnovo della concessione oltre al loro sequestro giudiziario e alla demolizione coatta a norma di legge e a difesa del patrimonio paesaggistico e della libera fruizione da parte dei cittadini delle loro spiagge e del loro mare.

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