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Crisi del Governo, Conte a Renzi: se vuoi vattene

Se il presidente del Consiglio vuole che lasciamo, ci mettiamo un quarto d’ora». Sulla prescrizione, Matteo Renzi, continua a giocare d’azzardo. D’altronde, checché se ne dica, sulla spinosa questione giustizia, proprio l’ex premier, sa di avere il pallino in mano. E a sentire un politico navigato come Pier Ferdinando Casini, che da trentasette anni sta in parlamento, qualcosa vorrà pur significare. «Renzi ha ottenuto sulla prescrizione un risultato tutt’altro che insignificante. Non trascurerei di valorizzarlo», irrompe nel bel mezzo dello scontro nel governo, l’eterno democristiano eletto senatore nel Pd. Un risultato, quello di sfilarsi dall’accordo con Pd-M5s e LeU, e che ora gli permette di mettere qualche altro colpo in canna. «Per me - tuona Renzi - non ci sono i numeri in Parlamento per andare al muro contro muro. Se il Pd appoggia i Cinquestelle nella ricerca del muro contro muro, mi dispiace, facciano loro, mi auguro che abbiano fatto bene i calcoli».

Teresa Bellanova, ministro delle Politiche agricole, ai microfoni di Radio24 ha avvertito: "Ci sono le condizioni per una mediazione più avanzata. Quella prodotta non è soddisfacente. Magistrati e avvocati dicono che quell proposta non solo non risolve i problemi, ma peggiora la situazione nel nostro paese". Dunque il capo delegazione di Italia Viva al governo ha ribadito un secco e forte no ai tavoli che "impongono soluzioni: quelli sono tavoli che non vanno avanti". Il presidente del Consiglio dovrebbe perciò "ragionare su un dl o un possibile emendamento al Milleproroghe, prendesse tempo".

Anche Renzi in prima persona, intervistato da Agorà su Rai 3, ha risposto alla domanda su una possibile crisi di governo sul tema della prescrizione: "Teresa Bellanova ha sempre ragione". Un suggerimento al premier è arrivato anche da parte di Ettore Rosato, presidente nazionale di Iv: "Gli suggerisco di fare il presidente del Consiglio, che deve essere un arbitro della coalizione salvo che poi non decida che c'è qualcuno di cui si può fare a meno". Il vicepresidente della Camera ha denunciato l'esistenza nell'esecutivo di un occhio critico verso Renzi: "Sì, ma in maniera ingiustificata".

Tre anni così sono troppi. Anche la cera migliore, che si plasma in sorrisi rassicuranti, può sciogliersi di fronte all’ennesima minaccia. Giuseppe Conte non è abituato a reagire con impeto. Anzi trasmette sempre ai suoi collaboratori la convinzione che bisogna mostrarsi al lavoro, impermeabile alla dialettica politica che batte feroce alle porte di Palazzo Chigi. E così anche ieri ha fatto trapelare uno stupore calibrato per non concedere a Matteo Renzi l’impressione di averlo spaventato. «Vediamo che fa, se fa sul serio».

L’escalation renziana arriva mentre il premier è impegnato in una riunione su welfare e lavoro. C’è anche la ministra Teresa Bellanova, di Italia Viva. Conte le fa una battuta riferita al suo leader, con il quale continua a non parlarsi né al telefono né dal vivo. Quello che invece finisce per rimbalzare dai ministri del Pd e del M5S è quanto il presidente del Consiglio sia stufo delle fibrillazioni di Renzi, dei suoi diktat «troppo destabilizzanti». Che «non si può lavorare per tre anni in questo clima». «Sfiduciare Bonafede significa sfiduciare il governo» è la frase confezionata per la controffensiva dai 5 Stelle e dai democratici, condivisa con Conte.

L'avvocato continua a interrogarsi: come si fa a governare con minacce quotidiane che mirano a destabilizzare l'esecutivo? Perciò preferirebbe vedere Renzi fuori dalla sua maggioranza piuttosto che vivere con costanti ansie e picconate. Proprio qui potrebbe giocare un ruolo fondamentale il famoso gruppo dei responsabili, composto da figure che sarebbero pronte a soccorrere i giallorossi per salvaguardare la stabilizzazione parlamentare e la durata della legislatura.

Uno scenario che filtra dagli entourage dei vari ministri. In tutto ciò però l'ex premier non ha accennato ad alcuna retromarcia: "Ho dato a Conte massima disponibilità su varie ipotesi di accordo sulla giustizia. Ma se pretende di farci mollare non mi conosce e se vuole buttare fuori evviva, così evito di mettere la faccia su questo governo. Io non morirò giustizialista come fa il Pd. E se insistono porto la sfiducia a Bonafede in Senato".Zingaretti tuona contro Renzi: "Diceva di essere moderato..."

Cosi la prescrizione continua ad agitare il governo. Mentre Italia Viva minaccia di sfiduciare il ministro della Giustizia Alfonso Bonafede, il segretario del Partito democratico, Nicola Zingaretti attacca: "Come volevasi dimostrare: dicevano di voler allargare il campo ai moderati per sconfiggere Salvini.

E ancora: "Della sconfitta della destra, del lavoro, della crescita non si parla più. Solo polemiche create ad arte per nascondere la loro crisi. Salvini, Meloni e Berlusconi brindano. Complimenti". Ettore Rosato, vice presidente della Camera e coordinatore nazionale del partito fondato da Matteo Renzi, invece, dai microfoni di Circo Massimo, la trasmissione condotta da Massimo Giannini e Jean Paul Belotto su Radio Capital, spiega che la riforma sulla prescrizione "è sbagliata" perché "lede i diritti dei cittadini".

L'ex premier, intervistato da Agorà, dal canto suo, risponde indirettamente a Giorgia Meloni: "Noi saremo conseguenti con il nostro impegno di non votare questa norma. Ed a chi dice Renzi farà l'accordo per due poltrone, dico le poltrone tenetevele, noi ci teniamo i principi e gli ideali". Insomma, Renzi è disposto ad andare fino in fondo:"Non si molla sulla prescrizione; non si fanno accordi di maggioranza sulla giustizia al ribasso e soprattutto senza una delle tre forze di maggioranza", avrebbe assicurato in una riunione del suo partito. Secondo Repubblica, i renziani confidano che non si arrivi allo scontro totale

Conte sa benissimo che, qualora la rissa sulla prescrizione dovesse risolversi, i conti con Renzi sarebbero tutt'altro che sanati. Il fondatore di Iv ormai ha messo nel mirino il capo del governo, il cui consenso personale resta alto sopra il 40%. Ma davvero sarebbe pronto a mollare e scaricare la maggioranza? Considerando soprattutto che siamo a poche settimane dalle nomine delle grandi aziende pubbliche, dove Italia Viva vuole avere un ruolo importante.

Anche il premier Giuseppe Conte, sebbene dia sempre l'impressione di essere cauto e immune agli attacchi, non si è sottratto ad alcuni sfoghi. Come riportato dall'edizione odierna de La Stampa, il presidente del Consiglio vuole attendere: "Vediamo che fa, se fa sul serio". Ma si sarebbe detto stufo dei diktat "troppo destabilizzanti" e che potrebbe rendere molto difficile (se non impossibile) continuare a "lavorare per tre anni in questo clima". Un clima incandescente in cui Pd e Movimento 5 Stelle sembrano convergere in un mantra: "Sfiduciare Bonafede significa sfiduciare il governo".

A Palazzo Chigi sono convinti che l’ex premier abbia fame di visibilità. Le elezioni in Emilia-Romagna sono andate bene, il Pd è in crescita, il M5S galleggia su percentuali che restano stabili ben oltre il 10 per cento, il consenso personale del premier resta ancora alto, sopra il 40%, Forza Italia resiste nonostante tutto. Uno scenario in cui sono inciampate le ambizioni dell’ex rottamatore che invece si aspettava di gonfiare le sue percentuali ancora troppo anemiche. Ma allora, si chiedono nel governo, come si fa ad andare avanti con la minaccia costante di essere tutti a un passo dallo strapiombo?

Piuttosto che vivere nell’ansia quotidiana dell’alleato picconatore,secondo la stampa Conte preferirebbe vederlo fuori dalla sua maggioranza. La tentazione si sa è quella di aprire le braccia a un gruppo dei responsabili di Fi, pronti a soccorrere i giallorossi in nome della stabilizzazione parlamentare e della durata della legislatura. Il premier non lo ammetterà mai, ma è questo che filtra dagli entourage dei ministri.

È lo stesso timore che hanno dentro Italia Viva, consapevole di poter essere sostituita in Senato, lì dove i 17 uomini possono condizionare ogni cosa. Da parte sua Renzi non accenna a una retromarcia: «Ho dato a Conte massima disponibilità su varie ipotesi di accordo sulla giustizia. Ma se pretende di farci mollare non mi conosce e se vuole buttare fuori evviva, così evito di mettere la faccia su questo governo. Io non morirò giustizialista come fa il Pd. E se insistono porto la sfiducia a Bonafede in Senato».

Certo, a Palazzo Chigi, come anche ai vertici di Pd e M5s, sanno che è complicato tirare a sé i forzisti su un tema come la giustizia che è identitario per il partito di Silvio Berlusconi, soprattutto se declinato secondo la cultura grillina. Ma nulla è impossibile. E dunque l’alternativa può restare sul tavolo se il faticoso negoziato con Renzi dovesse essere impossibile. Lasciar fare al Parlamento, scrive la stampa con un emendamento, senza la fiducia, perché comprometterebbe l’azione del governo, è l’ultimo passo nella direzione di Iv.

Detto questo, Conte sa che la battaglia di Renzi non finirà con la prescrizione e che è lui a essere finito nel mirino. Dalle parti del premier però sono pronti a scommettere che una seria riflessione se gli convenga rompere o meno ora, il leader di Iv lo sta facendo. Soprattutto se dal Quirinale filtra tutta la contrarietà del presidente della Repubblica Sergio Mattarella e a poche settimane dalle nomine delle grandi aziende pubbliche, dove Iv vuole tenere un piede, risulterebbe controproducente far saltare tutto. Crisi o non crisi, i vertici delle società vanno rinnovati. E forse Renzi non avrebbe il tempo i di diventare essenziale a un altro governo.

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