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Fiat 500, Doblò e Jeep-Renegade: sono questi i modelli Fca, per i quali il ministero dei Trasporti tedesco chiede all'Ue che sia garantito il richiamo, per le presunte violazioni sulle emissioni. Lo ha chiarito oggi il portavoce del ministero, in conferenza stampa a Berlino. "I modelli testati sono Fiat 500, Fiat Doblò e Jeep Renegade", ha detto il portavoce, rispondendo a una domanda su quali siano i modelli Fca per i quali il ministro Alexander Dobrindt chiede garanzie dall'Ue circa il richiamo.

"Non ci sono dispositivi illeciti dimostrati". Lo ha detto il ministro dei trasporti Graziano Delrio rispondendo, al termine di un incontro al Mise su Alitalia, a chi gli chiedeva della vicenda Fca. "I tedeschi hanno detto che, tra i dispositivi legali, ci sono alcuni componenti anomali, ma noi abbiamo detto che non è così", ha detto ancora Delrio, sottolineando che "sono le Autorità di omologazione di ogni stato che decidono se un dispositivo è lecito o no. Come noi non abbiamo detto niente su Volkswagen, dobbiamo esigere" che si rispetti la regola che siano le Autorità a decidere. "Siccome noi abbiamo rispettato loro - ha aggiunto - loro devono rispettare noi".

"Su emissioni auto Italia non accetta lezioni: rigore e trasparenza a partire da caso Volkswagen, impegno Ue è test su strada in 2017". Così il ministro dell'Ambiente, Gian Luca Galletti, su Twitter.

Cosi non abbassa la polemica la Germania nella 'battaglia' sulle emissioni auto che ha pesantemente coinvolto Volkswaghen e che ora, anche se in modo completamente diverso, negli Usa ha coinvolto Fca. Al di là del dolo che lo stesso gruppo di Wolfsburg ha riconosciuto davanti alle autorità americane (4,3 miliardi di multa),

Un meccanismo illegale di spegnimento a bordo della auto Fiat-Chrysler è stato rilevato nell'ambito delle analisi degli esperti della commissione d'inchiesta tedesca, istituita all'indomani del Dieselgate. Lo ha spiegato il portavoce del ministero dei Trasporti a Berlino. "Dopo la rivelazione delle manipolazioni Vw, nel 2015, il ministro Dobrindt ha istituito una commissione d'inchiesta, che ha lavorato fino a maggio, alla quale sono stati sottoposti moltissimi veicoli. Fra questi anche diversi della Fiat-Chrysler. E la risposta senza dubbi dei periti è stata che su questi veicoli fosse utilizzato un meccanismo illegale di spegnimento".

Cosi Berlino soffia sul fuoco dell'indagine aperta negli States su Fca, per alimentare lo scontro che da mesi, in Europa oppone Italia e Germania e che vede "mediatrice e non arbitro" la Commissione Ue. Ad attaccare, oggi, è stato il ministro dei Trasporti tedesco Alexander Dobrindt in una intervista alla 'Bild am Sonntag'. Ma pronta e secca è stata la risposta italiana, attraverso le parole del ministro dello Sviluppo Economico Carlo Calenda e di quello dei Trasporti Grazieno Delrio.

Secondo Delrio inoltre "questa interpretazione della Germania va contro le regole che ci siamo dati di responsabilità di ogni Nazione verso le proprie case produttrici. Noi non abbiamo chiesto nessuna ulteriore indagine su Volkswagen, ci siamo fidati di loro. E' giusto che il confronto avvenga sulla fiducia e il rispetto reciproci". Quanto al futuro, il ministro ha sottolineato che le strategie dell'Italia "mirano a ridurre drasticamente le emissioni di Co2 nel trasporto stradale. Per questo, abbiamo deciso, insieme agli altri Paesi europei, che dalla fine del 2017 entreranno in vigore i test di controllo delle emissioni eseguiti direttamente su strada, dove il comportamento dei veicoli è più rispondente a quello usuale".

"Le autorità italiane sapevano da mesi che Fca, nell'opinione dei nostri esperti, usava dispositivi di spegnimento illegali", ha detto Dobrindt, sottolineando che Fca si è "rifiutata di chiarire". Poi l'affondo: per il ministro tedesco la Commissione Europea "deve conseguentemente garantire il richiamo" di alcuni modelli. Senza fronzoli le risposte di Calenda e di Delrio: "Berlino, se si occupa di Volkswagen non fa un soldo di danno", ha commentato il primo; "la richiesta di Berlino è totalmente irricevibile", gli ha fatto eco il secondo. Che ha precisato: "abbiamo accettato di costituire a Bruxelles una commissione di mediazione perché non abbiamo niente da nascondere. I nostri test dimostrano che non esistono dispositivi illegali e comportamenti anomali".

"Abbiamo ripetutamente chiesto all'Italia di presentarci risposte convincenti al più presto. Il tempo si sta esaurendo, perché vogliamo concludere le discussioni sulla conformità della Fiat a breve". Lo ribadisce il portavoce della Commissione europea per l'Industria Lucia Caudet in merito al processo di mediazione tra Italia e Germania, sulla compatibilità della Fiat 500x con la legislazione europea sulle emissioni auto.

"Al giorno d'oggi non ci sono prese di posizione e risposte dell'Italia" alle richieste delle istituzioni europee sui risultati dell'inchiesta degli enti tedeschi sulle violazioni in materia di emissioni delle auto Fca. Lo ha ribadito il portavoce del ministero di Trasporti tedesco, oggi in conferenza stampa a Berlino, rispondendo ad alcune domande sulla polemica Italia-Germania, sollevata dalla richiesta all'Ue del ministro Alexander Dobrindt di garantire il richiamo di alcuni modelli Fca. "Quando dopo più mesi non ci sono reazioni, né alle nostre domande né a quelle dell'Ue, questo non rende certo felici", ha concluso.

È stato firmato oggi al Viminale il Protocollo di intesa per l’apertura di nuovi corridori umanitari che permetteranno l’arrivo in Italia, nei prossimi mesi, di 500 profughi eritrei, somali e sud-sudanesi, fuggiti dai loro Paesi per i conflitti in corso.

A siglare il “protocollo tecnico” quattro soggetti: la Conferenza Episcopale Italiana (che agirà attraverso la Caritas Italiana e la Fondazione Migrantes) con il Segretario Generale, Mons. Nunzio Galantino, e la Comunità di Sant’Egidio con il suo Presidente, Marco Impagliazzo, come promotori; il Sottosegretario all’Interno Domenico Manzione e il Direttore delle politiche migratorie della Farnesina, Cristina Ravaglia, per lo Stato italiano.

“Troppo spesso ci troviamo a piangere le vittime dei naufragi in mare, senza avere il coraggio poi di provare a cambiare le cose: questo Protocollo consentirà un ingresso legale e sicuro a donne, uomini e bambini che vivono da anni nei campi profughi etiopi  in condizioni di grande precarietà materiale ed esistenziale”, dichiara Mons. Galantino, che aggiunge: “La Chiesa Italiana si impegna nella realizzazione del progetto facendosene interamente carico – grazie ai fondi 8 per mille – senza quindi alcun onere per lo Stato italiano;  attraverso le diocesi accompagnerà un adeguato processo di integrazione ed inclusione nella società italiana”.

Il fondatore della Comunità di Sant’Egidio, Andrea Riccardi, commenta: “Questo accordo per nuovi corridoi umanitari, che siamo felici di realizzare con la Cei, risponde al desiderio di molti italiani di salvare vite umane dai viaggi della disperazione. Si tratta di un progetto che offre a chi fugge dalle guerre non solo la dovuta accoglienza ma anche un programma di integrazione. L’Europa, tentata dai muri come scorciatoia per risolvere i suoi problemi e troppe volte assente, guardi a questo modello di sinergia tra Stato e società civile replicabile anche in altri Paesi”.

Secondo l’Alto commissariato dell’Onu per i rifugiati (Unhcr), l’Etiopia oggi è il Paese che accoglie il maggior numero di rifugiati in Africa, più di 670.000 persone: un afflusso di dimensioni tanto ampie è stato determinato da una pluralità di motivi, da ultimo la guerra civile in Sud Sudan scoppiata nel dicembre 2013.

Qualche giorno prima delle elezioni presidenziali negli States, in un momento in cui i paesi europei continuano a darsi da fare per trovare il modo migliore per far fronte alla cosiddetta “emergenza immigrazione”, magari anche costruendo barricate – a mali estremi, estremi rimedi!- , Papa Francesco ha dichiarato, ancora, che la «Misericordia è molto più efficace dei muri». Aggiungendo, «tutti i muri cadono». Come dargli torto, esiste un destino temporale per certe cose. E ci sarà, certamente, un momento in cui crolleranno per forza, ma c’è, con altrettanta certezza, un tempo in cui le mura sono necessarie.

Nonostante, infatti,  i suggerimenti del Papa che vogliono come poco cristiana l’idea di “muro”, è la Bibbia ad educarci all’importanza di un muro di difesa. Come nel Libro dell’Apocalisse, leggiamo che a difendere la città di Gerusalemme c’è “un grande e alto muro con dodici porte.” O in Isaia quando sentiamo Dio dire, “Sulle tue mura, Gerusalemme, ho posto delle sentinelle”. (Is 62: 6)
Le sentinelle, ce lo insegnano anche le favole, servono a tenere d’occhio i nemici. È naturale, qualcosa di scontato. Così come è naturale e scontata, in questo mondo, la presenza di nemici da cui difendersi. Cristo non ci ha mai raccontato una storia diversa. Ci è stata raccontata, al contrario, “persino” la parabola della legittimità di difendere la propria casa, la proprietà privata, contro l’incursione del ladro e del saccheggiatore. Cristo ci ha voluto spiegare che una porta serrata non è qualcosa di irragionevole, ma che la natura umana è corrotta e corruttibile, e dobbiamo difenderci.

Eppure a giudicare dalle osservazioni del Pontefice, pare che la natura umana non sia più quella di sempre: corrotta dal peccato originale e per questo incline al male e all’illegalità. Allo stesso tempo, però, è lui stesso che, instancabilmente,  ci offre riferimenti ai personaggi malvagi di quest’epoca postmoderna, rovinata, per esempio dai capitalisti (rei di creare e muovere denaro e lavoro), oppure dai nemici dell’ambientalismo e dell’ecologismo (rei di difendersi dalla natura, da sempre e per sempre ostile all’uomo).

In questa ottica il male finisce per essere del tutto relativizzato. Ma chi abita questo mondo distratto sa, o prima o poi è costretto ad ammettere, che il peccato non passerà mai di moda, perché il Paradiso in terra non ci è stato promesso. E i poveri, gli emarginati, chi soffre, non ne sono mica estranei. La natura umana va difesa, certo, ma tocca anche difenderci. Con onestà.

Crisis Magazine ha offerto, a questo proposito, uno spunto di riflessione arguto. Un conto – si legge- è offrire ospitalità ad un senza tetto, in casa propria, nella piena libertà e senso di responsabilità verso la propria famiglia. Un altro paio di maniche è dover accettare, perché imposto dalle autorità statali, che alla richiesta del consenso sono poco inclini, che il proprio quartiere venga invaso da un numero indecifrato di senza tetto. Nel primo caso si tratta esattamente di carità cristiana, nel secondo vuol dire essere costretti ad una pseudo generosità – che quindi non è più tale, e che è più consono definire “sottomissione”. È esattamente l’escamotage della sottomissione camuffata da generosità ipocrita, la politica che l’occidente sta perpetrando. In Europa, così come in America, prima di Trump. E quanto sia controproducente è un’evidenza senza corollari.

La Carità deve tener sempre presente il bene comune, che non è opinabile. Le situazioni e gli eventi storici andrebbero analizzati. Non si tratta di cinismo. Se l’immigrato arriva a casa mia, ruba, e si diletta in abusi sessuali con donne e bambini perché mi hanno chiesto di tenere la porta aperta e abbattere le pareti, la mia carità è solo irresponsabilità.

Per quella fede che ha in sé un progetto politico, il nostro ventre molle è solo una opportunità in più. L’Europa è invasa dai musulmani. E Le cronache ci raccontano di una convivenza forzata dagli effetti nefasti.  Nel Regno Unito, l’anno scorso, dei 574 bambini “rifugiati”, ben 371 avevano mentito sulla loro età: erano adulti.

Nei primi sei mesi del 2016 i migranti in Germania hanno commesso ben 142500 reati, e si tratta solo dei crimini in cui i sospetti sono stati arrestati. Provate ad immaginare quale cifra si raggiunge sommando quelli in cui i criminali non sono stati individuati. Sono universalmente noti i fatti di Colonia, quando la vigilia di Capodanno è stata trasformata in una grande festa per gli stupratori maomettani che hanno abusato di ben milleduecento donne. Per non parlare della Svezia che è oggi la capitale dello stupro nell’Europa settentrionale, e dove gl'immigrati sono in un numero estremamente sproporzionato rispetto alla popolazione. Lo Stato islamico ha trovato, nelle politiche immigrazioniste, la strada più facile per far infiltrare i jihadisti tra i rifugiati.

È noto, per esempio, che tra i protagonisti della strage di Parigi c’erano sei rifugiati. Ed oggi, secondo un sondaggio,
http://www.express.co.uk/news/world/731242/France-terror-fears-half-terrified-
killed-ISIS-attack
metà della popolazione francese vive nella paura costante di un attacco jihadista.
Il bene comune è stato tutelato, ci viene da chiedere, con la carità imposta? O piuttosto, invece che di carità, si deve parlare di ingenuità? I muri abbattuti e le porte aperte non hanno forse alterato gli equilibri religiosi e politici? È la scristianizzazione e la conseguente islamizzazione a cui stiamo lavorando? Le porte aperte sono solo quelle per un nemico mortale. E forse, prima di abbattere un muro, bisognerebbe ragionare sul perché stia lì. O sul perché stia nascendo l’esigenza di erigerlo.

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