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Si sono riuniti ieri, 24 giugno 2020 in videoconferenza, i vertici delle forze di polizia di 10 Paesi del mondo, oltre all’Italia e ad Interpol, per il kick-off del Progetto I CAN (Interpol Cooperation Against ‘Ndrangheta), presentato il 30 gennaio scorso a Reggio Calabria. I Paesi sono l’Argentina, l’Australia, il Brasile, il Canada, la Colombia, la Francia, Germania, gli Stati Uniti, la Svizzera e l’Uruguay che lavoreranno insieme per un progetto di tre anni, ideato dall’Italia insieme ad Interpol, per un attacco globale alla ‘Ndrangheta, oggi presente in 32 Paesi di quattro continenti (Europa, Africa, America e Oceania), di cui 17 Stati europei.  Per l’Italia era presente il Capo della Polizia, Direttore Generale della Pubblica Sicurezza, Prefetto Franco Gabrielli, insieme al Comandante Generale dell’Arma dei Carabinieri, Generale Giovanni Nistri, e al Comandante Generale della Guardia di Finanza, Generale Giuseppe Zafarana, perché le forze di polizia italiane lavoreranno insieme con un’unica squadra che rappresenterà il punto di riferimento per tutti i Paesi coinvolti. L’avvio del progetto era fissato per la fine di marzo ma è stato bloccato a causa della pandemia da Covid-19. Nel periodo di lockdown si è, però, continuato a lavorare su tutti gli aspetti organizzativi del progetto che ha come obiettivi la cattura dei latitanti e la confisca dei patrimoni illeciti, sulla base di una conoscenza approfondita del fenomeno criminale e del rischio che rappresenta soprattutto nelle sue proiezioni internazionali.  In apertura dei lavori l’intervento del Segretario Generale dell’Interpol, Jurgen Stock, a capo della più grande organizzazione internazionale di polizia, che riunisce 194 Paesi del mondo. Il progetto I CAN è stato illustrato dal Vice Capo della Polizia, Prefetto Vittorio Rizzi, mentre a conclusione dell’incontro è intervenuto il Procuratore Nazionale Antimafia e Antiterrorismo, Federico Cafiero de Raho.

 

LA PANDEMIA OFFRE OPPORTUNITA’ DI BUSSINESS STRAORDINARIE ED INSPERATE ALLA ‘NDRANGHETA

Il Covid-19, che per il mondo intero rappresenta la più tragica ed improvvisa pandemia dell’era moderna, per la ‘Ndrangheta potrebbe diventare una straordinaria occasione per acquisire nuove aree di mercato e riciclare denaro sporco” queste le parole del Capo della Polizia, Direttore Generale del Dipartimento della Pubblica Sicurezza durante la videoconferenza, appena iniziata, di avvio del progetto I-CAN (Interpol Cooperation Against ‘Ndrangheta). L’Italia insieme ad Interpol ha lanciato la strategia di attacco globale alla ‘Ndrangheta, con un enorme impegno economico, di quattro milioni e mezzo di euro per tre anni di lavoro. “Nel post-emergenza la minaccia mafiosa potrebbe esplodere con una forza inedita: l’onda d’urto della massa di capitali sporchi della ‘Ndrangheta potrebbe finanziare la crisi di liquidità delle grandi aziende, ma anche delle piccole e medie imprese, che a causa del lockdown e della conseguente recessione economica potrebbero non essere in grado di far fronte ai propri pagamenti. Il rischio concreto è che la ‘Ndrangheta sfrutti il momento di difficoltà per insinuarsi nelle gare pubbliche e nelle compagini societarie, così che al termine dell’emergenza potrebbe aver inquinato tutti i settori economici, controllando imprese in precedenza sane” ha proseguito Gabrielli. In apertura della videoconferenza le parole del Segretario Generale dell’Interpol Jurgen Stock, a capo della più grande organizzazione internazionale di polizia, che riunisce 194 Paesi del mondo: “Non c’è bisogno di tradurre il termine ‘Ndrangheta ed I CAN vuole sostenere tutti i Paesi in una lotta globale grazie al sostegno economico ed operativo dell’Italia”.

I CAN: ARRESTO DEI LATITANTI E CONFISCA DEI PATRIMONI DELLA MAFIA, 11 PAESI DEL MONDO COME UNICA HUB CONTRO LA ‘NDRANGHETA

I focal point operativi dei nostri Paesi si sono già incontrati giovedì e venerdì della scorsa settimana, con tre appuntamenti distinti per aree geografiche, per dare immediata attuazione agli obiettivi operativi del nostro progetto”, le parole del Vice Capo della Polizia,  Prefetto Vittorio Rizzi, che nella videoconferenza in corso su I CAN (Interpol Cooperation Against ‘Ndrangheta), ha illustrato i tre pilastri su cui si fonda il progetto: “La realizzazione di un programma di awareness globale per colmare la mancanza di notizie di dettaglio sul metodo di infiltrazione della ‘ndrangheta; l’utilizzo e lo sviluppo delle più moderne tecnologie per l’analisi operativa, anche di natura predittiva; la realizzazione di attività operative coordinate volte all’arresto di latitanti ed al sequestro ed alla confisca dei beni illecitamente acquisiti.

L’Italia ha costituito un hub, presso la Direzione Centrale della Polizia Criminale, la cui componente di livello strategico coinvolge i vertici delle Forze di Polizia, della Direzione Investigativa Antimafia e della Direzione Centrale dei Servizi Antidroga, con il supporto della Direzione Nazionale Antimafia ed Antiterrorismo”

 

11 POLIZIE DEL MONDO CONTRO LA ‘NDRANGHETA: PARTE I CAN

Nel corso della videoconferenza I CAN contro la ‘Ndrangheta sono stati tanti gli spunti d’interesse emersi dalle dichiarazioni dei vertici delle forze di polizia dei 10 Paesi coinvolti, oltre all’Italia.  “E’ difficile smantellare la ‘Ndrangheta da soli. In Australia sono in atto numerose operazioni di polizia con la ‘Ndrangheta ma dobbiamo lavorare insieme con un approccio innovativo anche per superare i disallineamenti normativi. Al riguardo, è in fase di chiusura un memorandum d’intesa per la cooperazione internazionale di polizia con la Direzione Centrale della Polizia Criminale italiana” così il Capo della Polizia Federale australiana (AFP), Reece Kershaw.

Timothy SheaAmministratore della DEA (Drug Enforcement Administration) e Calvin Shiver dell’FBI (Federal Bureau of Investigation) per gli USA: “Consapevoli della pericolosità della ‘Ndrangheta, anche se non possiediamo una conoscenza completa di questo fenomeno criminale, così complesso e strutturato. Il nostro obiettivo è arricchire le conoscenze e condividere le informazioni che possediamo”.

L’Argentina, con il Capo della Polizia Federale, Juan Carlos Hernandez, ha sottolineato che continueranno i proficui rapporti con l’Italia che verranno estesi anche a livello multilaterale grazie ad I CAN: “Ci aspettiamo brillanti risultati già nel breve periodo”.

Carlos Henrique Oliviera De Sousa, Direttore Generale della Polizia Federale brasiliana: “Segnalo la penetrazione della ‘Ndrangheta nel settore immobiliare a San Paolo e a Rio de Janeiro. Dal 2010 esiste un link tra la ‘Ndrangheta e le organizzazioni criminali sudamericane, lo testimoniano le numerose operazioni condotte negli ultimi dieci anni e la confisca di 10 tonnellate complessive di cocaina”.

Oscar Atehortua, Direttore Generale della Polizia Nazionale colombiana: “I CAN è un’iniziativa formidabile per una lotta integrata contro la ‘Ndrangheta. In Colombia le note di ricerca Interpol hanno contribuito ad arrestare pericolosi criminali. In Colombia, abbiamo anche offerto ricompense a chi fornisse informazioni utili al loro rintraccio”.

Diego Fernandez Vallarino “In Uruguay è importante sensibilizzare la Polizia ma soprattutto la politica sui rischi di infiltrazione della ‘Ndrangheta. L’Uruguay non è un paese produttore di droga ma una piattaforma di esportazione verso l’Africa, l’Europa e l’Asia di sostanze stupefacenti e il grosso flusso di denaro in entrata alza il rischio di corruzione”.

Frederic Veaux, Direttore Generale della Polizia Nazionale francese: La Francia conosce poco la ‘Ndrangheta, ma sappiamo che è tra le più pericolose, strutturate ed estese organizzazioni criminali del mondo. Dalle informazioni in possesso sembra attiva a Parigi e nell’Est della Francia: I-CAN arriva, dunque, al momento giusto e ci incontreremo presto”.

Martina LINKVice Presidente del BKA Germania: “Cooperazione stretta con l’Italia, ma I CAN rappresenta un salto di qualità per la cooperazione di polizia multilaterale. La Germania è un Paese che ospita da tempo la ‘Ndrangheta, dal 1995 sono stati arrestati 185 appartenenti alla ‘Ndrangheta”.

Nicoletta Della Valle (Svizzera): la Svizzera è un partner molto interessato. L’Economia è molto forte ma anche la mafia italiana è presente dagli anni ‘50. La ‘Ndrangheta è l’organizzazione con il maggior numero di appartenenti in Svizzera.

Cafiero De Raho (DNA): La ‘ndrangheta è un punto di riferimento internazionale per il traffico degli stupefacenti e la Direzione Nazionale Antimafia italiana è impegnata quotidianamente con le Forze di Polizia di molti Paesi nel mondo. La ‘ndrangheta parla tutte le lingue ed è capace di mimetizzarsi e di essere ovunque. Colonizza i territori e richiama su quei territori i propri uomini.

Malgrado sia infiltrata in più di 30 Paesi nel mondo, le organizzazioni non sono autonome; esiste un organismo centrale che disciplina i rapporti e risolve gli attriti tra le strutture territoriali. Queste concorrono alla formazione dell’organismo centrale, ma non ne conoscono l’intera struttura di vertice, per evitare che eventuali collaborazioni con gli investigatori possano minare il sistema.

Nel periodo delle stragi di mafia degli anni ’90, la ‘ndrangheta aveva iniziato a collaborare con cosa nostra eseguendo alcuni attentati, per fare dopo poco un passo indietro evitando ripercussioni negative per i propri affari economici.

Tra le attività più pericolose l’infiltrazione nelle economie legali. In particolare costituendo società in Paesi dai sistemi giuridici più vulnerabili e meno collaborativi, in cui è più facile riciclare denaro sporco.

Il Procuratore Nazionale Antimafia ha concluso sottolineando l’importanza della collaborazione tra Forze di Polizia di Paesi diversi. La ‘ndrangheta si muove con grande velocità in un mondo globalizzato e solo la fiducia tra le Forze di Polizia può garantire la costituzione di un sistema investigativo comune, senza frontiere.

Sarebbero quindi 20 i magistrati che sono finiti nel mirino delle indagini del Csm. Una crisi che rischia di allargarsi ancora, e molto anche. L’ex presidente dell’Anm, dopo la sua cacciata, ha iniziato a fare i nomi di vari colleghi che avrebbero preso parte al mercato delle toghe. E non sarebbero neanche gli unici, secondo quanto affermato dallo stesso Palamara, ce ne sarebbero altri. Ovviamente, i magistrati in questione hanno già promesso querele. "Tutti gli organi che hanno delle loro specifiche competenze stanno esaminando atto per atto, chat per chat, intercettazione per intercettazione, tutto quello che è accaduto" ha reso noto David Ermini, vicepresidente del Csm, ai microfoni de “Il mattino di Radio 1”.

Ermini ha poi continuato: “Abbiamo, a parte la vicenda penale che è in capo alla procura di Perugia, il procuratore generale presso la Corte di Cassazione che ha istituito un gruppo di lavoro per esaminare tutti gli atti e verificare se ci siano illeciti disciplinari su tanti magistrati che compaiono sulle intercettazioni, negli atti e nelle chat. In più, dentro il Csm, la prima Commissione del Consiglio sta esaminando se ci siano questioni che possano creare situazioni di incompatibilità ambientale o professionale per i vari consiglieri che compaiono nelle chat e nelle intercettazioni per eventualmente disporre anche dei trasferimenti".

Ormai la vicenda si sta allargando a macchia d’olio. Secondo quanto riportato dal Corriere, la prima commissione del Csm, per intenderci quella che deve decidere in merito alla sanzione para-disciplinare del trasferimento d’ufficio “per incompatibilità ambientale”, ha iniziato circa una ventina di istruttorie preliminari, avviate per valutare le posizioni dei magistrati che appaiono nelle chat di Luca Palamara.

In attesa degli sviluppi dell'inchiesta di Perugia, il Csm post-Palamara ha provato a darsi nuove linee guida per le nuove nomine nelle procure. Rinnovato per quasi un quarto proprio dopo il terremoto scatenato dallo scandalo per le intercettazioni di Palamara, il Plenum ha preso diverse decisioni spesso largamente condivise al proprio interno, altre volte frutto di votazioni con sostegni trasversali. Come per esempio la nomina del pg Salvi a capo delle azioni disciplinari, decisione presa lo scorso 14 novembre. Poi c’è stata quella di Michele Prestipino a capo della procura di Roma. E l'ultima lo scorso mercoledì, quando è stato scelto l’inattaccabile Raffaele Cantone per la procura di Perugia, proprio quella che sta indagando sul caso Palamara.

La procura della Suprema corte deciderà possibili nuovi provvedimenti disciplinari in tempi molto brevi. La mole di materiale è notevole: decine di migliaia di chat e sms, da vagliare frase per frase. Anche se, precisano dal Palazzaccio, le conversazioni “in larga parte di contenuto estranee all'oggetto delle procedure”. Per risolvere le questioni velocemente ”è stato costituito un apposito gruppo di sostituti procuratori Generali”. Le decisioni saranno prese, non appena sarà completato questo lavoro e ciò in tempi molto stretti”.

Un nome che già c’era, anche se la sua pratica era in stallo, è quello di Cosimo Ferri, deputato di Iv nonché ex magistrato e figura di spicco di Magistratura Indipendente. Il trojan installato sul cellulare di Palamara aveva registrato vari scambi con lui. E proprio contro quelle intercettazioni, indirette, Ferri si era rivolto alla Corte costituzionale. In quanto deputato le riteneva illegittime perché non era stata chiesta l’autorizzazione alla Camera. La risposta al suo reclamo, per il momento, è “no”. Ma la Consulta non è entrata nel merito della questione. Ha deciso che quel ricorso è inammissibile perché non può essere fatto da un singolo parlamentare. Alla Corte dovrebbe, sostengono i giudici delle leggi, rivolgersi la Camera di appartenenza. Per il momento, quindi, quelle carte esistono, sono legittime. E potranno essere utilizzate.

Luca Palamara intanto è stato espulso dall’Associazione nazionale magistrati. L’Anm ha motivato la decisione facendo riferimento a gravi e reiterate violazioni del codice etico. Il pm romano è indagato a Perugia per corruzione nell’ambito della cosiddetta inchiesta sulle toghe. È la prima volta che viene assunto un provvedimento così duro nei riguardi di un ex presidente dell’associazione.

Il Comitato direttivo centrale dell’Anm, all'unanimità, in mattinata, aveva respinto la richiesta di Palamara di essere ascoltato. L'organo delle toghe si è in seguito pronunciato sulla richiesta del collegio dei probiviri di espellerlo.

Lo sfogo dell'ex pm 'impugnerò l'espulsione dall'Anm, non ho intenzione di fare il capro espiatorio di un meccanismo infernale', ha dichiarato questa mattina intervenendo a Omnibus. Sulle querele annunciate da alcuni colleghi ha spiegato di essere pronto a chiarire 'davanti alle autorità competenti'

Cosi non ci sta Luca Palamara, espulso ieri con voto quasi unanime, 28 sì e un'astensione, dall'Associazione Nazionale Magistrati dal Comitato direttivo centrale. "Anche chi mi accusa usava le correnti per fare carriera" attacca l'ex presidente dell'Anm che si sente il capro espiatorio di un sistema che, dice, non ha certo inventato lui. Lamenta di non esser stato ascoltato,"nemmeno l'inquisizione" dice.

Lo statuto non prevede che l'incolpato possa intervenire davanti al Comitato ma ha avuto tutte le possibilità di esprimersi, spiega il segretario dell'Anm Giuliano Caputo sottolineando che Palamara non è un capro espiatorio, la decisione è stata presa al termine di una regolare istruttoria.

Per il vicepresidente del Csm David Ermini il Consiglio ha dimostrato di saper reagire di saper funzionare nel solco della Costituzione. Sottolinea poi che c'è una questione morale e la credibilità delle toghe è a picco. Serve una riforma che contrasti le correnti e tocca a governo e parlamento.

Intanto, Amato è solo uno dei tre magistrati che Palamara - dopo essere stato cacciato dall’Associazione nazionale magistrati di cui è stato anche presidente – ha individuato come capofila del sistema delle correnti utilizzato per «gestire il potere interno alla magistratura».

Giuseppe Amato, oggi procuratore capo a Bologna, citato dall'ex collega Luca Palamara che – in un'intervista al quotidiano La Repubblica – ha sostenuto che proprio quella “nomina” fu effettuata secondo i meccanismi di correnti che oggi vengono tanto criticati. Amato, già procuratore di Pinerolo e Trento, la pensa in maniera diversa.Secondo il quotidiano la Stampa, «Si può dire che sia più o meno bravo come procuratore, ma io sono convinto che la maggior parte delle nomine venga fatta valutando le carte. Sono passaggi delicati e, in caso di illegittimità, si può andare anche davanti al Tar», ha spiegato Amato che ha ribadito: «Secondo questo discorso anche il ministro dovrebbe entrare nella lottizzazione, e non è così. Il meccanismo è la garanzia che sono nomine lineari e condivisibili».

Tra le persone tirate in ballo anche Bruno Di Marco, membro dei probiviri dell’Anm ed ex presidente del tribunale di Catania, considerato da Palamara vicino a Giancarlo Longo, il magistrato che, secondo le originarie accuse rivolte all'ex pm di Roma dai magistrati di Perugia, poi cadute, sarebbe stato avrebbe favorito nella corsa per l'assegnazione della procura di Gela.

Come riferisce il quotidiano la Stampa,Tutte le mie nomine sono avvenute all’unanimità. – ha commentato detto Di Marco - L'unico riferimento specifico alla mia persona fatto da Palamara è il procedimento nei confronti del magistrato Longo, che io ho difeso nel lontano 2006 nell'ambito di un procedimento disciplinare». Il magistrato ha poi aggiunto: «Ho assistito Longo solo in quell’occasione, nella quale è stato assolto dalla sezione disciplinare, e da allora non l'ho mai più sentito».

Le dichiarazioni di Palamara, intenzionato a non fare da capro espiatorio dell'intera vicenda, hanno suscitato reazioni durissime, in primis dall’Associazione nazionale magistrati, che respinge con sdegno l'accusa di aver usato con lui metodi di inquisizione negandogli la possibilità di intervenire nel corso Comitato direttivo centrale che ne ha decretato l'espulsione.

Quella di Palamara è una menzogna, fa sapere infatti la giunta del sindacato delle toghe: “come prevedono le norme è stato ascoltato dai probiviri, di fronte ai quali non ha mai preso una posizione sugli incontri con consiglieri del Csm, parlamentari e imputati" da ci sono derivate pesanti  interferenze nell'attività del CSM.

 

 

 

 

 

 

Un’edizione globale, fisica e digitale, che partirà l’8 ottobre per un viaggio di 6 mesi attraverso tutti i Paesi della galassia Slow Food

Terra Madre Salone del Gusto si terrà nel 2020, proponendo un evento rivoluzionato in risposta alle nuove esigenze imposte dal Covid-19 e, a partire dall’8 ottobre e per sei mesi, coinvolgerà tutti i Paesi della galassia Slow Food, mettendo in campo tecnologie digitali, eventi fisici diffusi e nuovi format.
La più importante manifestazione dedicata al cibo buono, pulito e giusto, all’ambiente e alle politiche alimentari organizzata da Slow Food, Regione Piemonte e Città di Torino non si ferma e rilancia il proprio impegno.

«Oggi più che mai è necessario lavorare per affermare nuovi paradigmi economici, ambientali, sociali più sostenibili. Trasformare la crisi alimentare innescata dal Covid-19 in opportunità per ripartire dalla terra, da un’agricoltura, ristorazione, turismo che generino benessere per il territorio e la collettività. Ancora una volta noi vogliamo farlo dando voce alle comunità che in questi mesi si sono mobilitate in tutto il mondo sostenendo i produttori di piccola scala, mantenendo vivi i sistemi alimentari locali e tutelando le persone più fragili. Terra Madre Salone del Gusto non è un evento fieristico che si può rimandare da un anno all’altro, è un momento di formazione, confronto e condivisione, in cui la rete di contadini, allevatori, pescatori, artigiani del cibo, cuochi, giovani, indigeni e migranti ritrova fiducia e coraggio, idee e soluzioni a problemi comuni. E se, nel rispetto delle norme sulla sicurezza dovute alla pandemia, i delegati non potranno venire a Terra Madre, noi porteremo Terra Madre in ogni angolo del mondo e con essa Torino e il Piemonte» dichiara Edie Mukiibi, vice presidente di Slow Food Internazionale, introducendo il racconto di quello che sarà Terra Madre Salone del Gusto 2020.

Un evento totalmente ripensato a partire da alcuni punti fondamentali:
• Il futuro del cibo. Alimentare un ampio dibattito a partire dalla visione di Slow Food, grazie alle voci di produttori, ricercatori, esperti e studiosi perché mai come oggi è fondamentale ragionare di cibo buono, pulito e giusto per tutti: per comprendere le cause della pandemia, avviare il cambiamento e renderlo equo e sostenibile, costruire un futuro migliore di quello prefigurato prima del Covid-19.
• La rete di Slow Food e Terra Madre. Mettere a frutto i punti di forza, i contenuti, i progetti, gli attori, l’impegno di un milione di attivisti in 160 Paesi del mondo per incidere sui comportamenti quotidiani degli individui.
• Le nuove geografie. Confermare il tema già scelto per l’edizione 2020: in questa fase storica di sovranismi, nazionalismi, muri e fili spinati, Slow Food propone nuovi paradigmi, che non parlano di barriere ma di radici, non ragionano di nazioni ma di culture; cibo senza confini politici, ma con profonde radici nei territori.
• Un nuovo evento. Terra Madre Salone del Gusto 2020 lancerà una grande rivoluzione digitale che, in un percorso di sei mesi, offrirà occasioni di incontro e confronto tra i delegati della rete e il pubblico rispetto a un nuovo modello di agricoltura, produzione, distribuzione legata al cibo.
L’edizione 2020 di Terra Madre Salone del Gusto inizierà giovedì 8 ottobre e nei successivi 4 giorni, originariamente previsti dal programma, svilupperà un ricchissimo palinsesto di eventi digitali e fisici che uniranno le migliaia di nodi della rete Slow Food con il milione di attivisti che ne fanno parte, e molte altre organizzazioni e realtà.

L’evento proseguirà nei mesi successivi con uno straordinario calendario di iniziative che in 160 Paesi del mondo interpreteranno i temi e le sfide che riguardano il futuro del cibo, del pianeta e dei suoi abitanti.

Compatibilmente con l’evoluzione delle misure di contenimento del virus e con la piena possibilità di viaggiare e organizzare eventi partecipati da un pubblico globale, la maratona di Terra Madre Salone del Gusto 2020 si concluderà ancora a Torino, dopo aver attraversato i 5 continenti, nell’aprile 2021 con la celebrazione del Congresso internazionale di Slow Food.

«Sarà l’edizione più grande di sempre: per numero di Paesi coinvolti, di partecipanti sia alle iniziative digitali sia a quelle fisiche, per quantità di “azioni per il cambiamento” che verranno messe in campo da centinaia di migliaia di attivisti in tutto il mondo. Dopo questi 6 mesi saremo profondamente cambiati, avremo assunto più consapevolezza nel nostro potenziale e saremo diventati più incisivi sul futuro del cibo in ogni angolo del mondo. Torino e il Piemonte saranno il cuore di questa rivoluzione dolce: dal centro della rete partiranno le proposte che attiveranno le più diverse idee e iniziative; al centro ritornerà l’energia generata da queste iniziative. Entreremo in una nuova dimensione di Slow Food e dell’evento e trasformeremo la tragedia della pandemia nella più grande spinta al cambiamento della nostra storia» conclude Paolo Di Croce, segretario generale internazionale di Slow Food.

«Ci sono eventi che sono un simbolo per il territorio che li ha fatti nascere, ma che diventano un patrimonio collettivo oltre qualunque confine geografico. Terra Madre Salone del Gusto ne è da sempre l’esempio - sottolinea il presidente della Regione Piemonte, Alberto Cirio, insieme all’assessore al Commercio, Cultura e Turismo, Vittoria Poggio, e all’Agricoltura e al Cibo, Marco Protopapa -. E questo patrimonio ci impegneremo a tutelarlo e a valorizzarlo anche in questo anno così complesso per tutti. Dalla terra germoglia il nostro futuro. E noi vogliamo che sia un futuro da poter vivere e condividere in sicurezza, ma insieme».

Soddisfazione è stata espressa dalla sindaca Chiara Appendino e dall’assessore alle Attività produttive e al Turismo, Alberto Sacco, per la conferma che non solo Terra Madre Salone del Gusto si farà, ma che, grazie al suo nuovo modello organizzativo, metterà Torino al centro di una dimensione temporale e spaziale ancora più ampia delle edizioni passate, con un impatto altamente positivo anche sulle attività produttive e le imprese della nostra città e della regione: «Attraverso le numerose iniziative diffuse e gli eventi in digitale, la manifestazione, che inizierà in autunno e terminerà nella primavera dell’anno successivo, contribuirà a stimolare l’attenzione e a far crescere la sensibilità delle persone sulle politiche del cibo, sull’educazione alimentare, sul recupero del valore della buona tavola, sulla valorizzazione organolettica dei prodotti e sulla loro genuinità, insegnando anche a dedicare maggiore attenzione ai modi e ai luoghi di produzione di ciò che quotidianamente troviamo nei nostri piatti. Quella del nuovo modello pensato per il Salone – hanno sottolineato Appendino e Sacco - è una scelta innovativa che, in un momento di oggettiva difficoltà per l’organizzazione di eventi nella maniera più tradizionale, ha consentito di trasformare un ostacolo in una opportunità, permettendo al contempo di allargare gli orizzonti della manifestazione».

Le principali novità e una prima parte del programma di Terra Madre Salone del Gusto 2020 saranno presentate ufficialmente a metà luglio in occasione di una conferenza stampa globale che da Est a Ovest del pianeta toccherà alcuni tra i principali Paesi coinvolti nel calendario della manifestazione.

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