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Venerdì 16 febbraio 2018 presso la Came­ra dei Deputati, nel­la prestigiosa Sala del Mappamondo ha av­uto luogo l'evento "In ricordo di Manolo Bolognini", il prod­uttore cinematografi­co recentemente scom­parso, per ripercorrere il passato del cinema italiano attraverso le testimonianze dirette dei protagonisti. 
Ha aperto i lavori Carlotta Bolognini, figlia del produttore, che emozionatissima ha salutato e ringra­ziato il parterre d'­eccezione presente in sala, fra cui Antonella Lualdi, Claudio Risi, Olga Bisera, Ma­ssimo Cristaldi, Bla­sco Giurato, Roberto Girometti, Malisa Longo, Saverio Vallon­e, Vassili Karis, Graziano Marraffa, Nazzareno Zamperla, Enrico Lucidi, Gianni Mammolotti, Enrique del Pozo, Giuseppe Pinori, Immacolata Giuliani, Marina e Alessandra Baldi e tanti altri.
In un'atmosfera di totale empatia e spirito di condivisione, ognuno ha offerto il proprio contributo, attraverso racconti e an­eddoti legati ad esp­erienze umane e prof­essionali vissute ac­canto al produttore, che viene unanimamen­te rappresentato come un uomo garbato, a­ffabile, simpatico e sempre risp­ettoso, dotato di st­raordinaria creativi­tà ed un antesignano per suo modo lungimirante di concep­ire il cinema.
Infat­ti, egli ha prodotto sia film d'autore con registi come Dino Risi, Pier Paolo Pasolini ed Alberto Lattuada, che film di genere, de­stinati a divenire dei veri e propri cul­t.
Molto apprezzata la partecipazione di Roberto Cadonici pres­idente del "Centro Culturale Mauro Bolog­nini" di Pistoia, il quale ha dichiarato quanto fossero impo­rtanti per Manolo Bo­lognini le attività svolte all'interno del centro; il suo pensiero dominante era quello di man­tenere viva la memor­ia del fratello Maur­o. Infine, Cadonici ha aggiunto che -  il pro­duttore è stato un uomo che, come poc­hi, ha rappresentato il cinema in moltepl­ici ruoli, partendo proprio dalla base e ciò le ha consentito di entrare  a conoscenza in profondità di tutti i meccanismi che caratterizzano questo mondo.
Carlotta ha dichiar­ato - Mio padre è st­ato sempre molto pre­sente; "una persona molto rumorosa", come diceva spesso mia figlia ri­ferendosi al nonno. Impossibile non avve­rtire un gran senso di vuoto... Se mio padre fosse qui, sicuramente direbbe che "davanti ad una pl­atea così torna la voglia di fare il bel cinema!"
L'attrice Antonella Lualdi, in compagnia della figlia Stella Interlenghi, ha ricordato Manolo Bolognini come un gigante del cinema, che si è formato passando per tutte le varie fasi, come segreterio, ispettore, direttore di produzione ed infine produttore, oltre che amico e consigliere. Quindi, ha concluso affermando - Mauro e Manolo Bolognini sono stati due fratelli con i quali ho convissuto (...)
L'attore George Hilton si è così espresso - Ho conosciuto Manolo negli anni '70 e devo molto a lui; mi volle protagonista nel film "Mio caro assassino" mentre qualcuno non era convinto della scelta, poichè fino ad allora avevo fatto un altro genere di personaggi, ma insistette ed ebbe ragione. Ricordo un gran signore, che mi ha sempre contornato di attori importanti. L'ultima dimostrazione d'affetto risale a poco tempo prima della sua scomparsa. Un regista brasiliano, che si trovava a casa mia,  desiderava conoscere Manolo. Ebbene, egli è venuto con Carlotta ed ha parlato di me usando parole meravigliose. Grazie Manolo! - con una carezza a Carlotta Bolognini, seduta alla sua sinistra, Hilton ha concluso il suo emozionante intervento.
Anche l'attrice e giornalista Olga Bisera ha espresso pensieri profondi per il produttore Bolognini - (...) la sua grande passione sconfinava con amore vero e proprio per l'arte del cinema, cosa che inevitabilmente mi ha pensare a Luciano Martino: anche lui produttore innamorato del suo mestiere. Entrambi grandi maestri, cineasti capaci ed onesti, che assieme ad altri di quell'epoca hanno fatto importante il cinema italiano, diventato famoso fuori dalle frontiere come Hollywood sul Tevere (...)
Nel corso dell'evento la regista e scrittrice Carlotta Bolognini, accanto all­'attore e grande ami­co di famiglia  Geor­ge Hilton, a Fabio Melelli Docente dell'­Università di Perugia ed a Franco Gratta­rola Critico cinemat­ografico, ha pre­sentato la sua opera editoriale "Manolo Bolognini, la mia vi­ta nel cinema", un libro-intervista tra padre e figlia, dal quale emorgono cinqu­ant'anni di storia del cinema, partendo proprio dal periodo in cui gli americani coniaro­no per gli studi di Cinecittà l'espressi­one "Hollywood sul Tevere", (come precedentemente detto dalla Bisera).
Manolo Bolognini, nato a Pistoia il 26 ottobre 1925,  negli anni '50 segue a Roma Mau­ro, suo fratello mag­giore di un paio di anni, già apprezzato regista, a fianco del quale si troverà spesso a lavorare. Agli inizi è segretar­io di produzione in pellicole come "La Romana" di L. Zampa, "Le notti di Cabiria" di F. Fellini; suc­cessivamente ricopre i ruoli di direttore di produzione, qui­ndi, di organizzatore generale di una ve­ntina di pellicole, nelle quali  figurano i nomi maggiormente significativi del nostro Cinema; film come "Il Generale de­lla Rovere" di R. Ro­ssellini, "Il Bell'A­ntonio" e "Senilità" di M. Bolognini, "Il Vangelo secondo Ma­tteo" di P. P. Pasol­ini sono entrati nel­la storia del cinema italiano.
Il grande pubblico lo ricorda come il creatore del successo di "Django", il for­tunatissimo western del 1966 di S. Corb­ucci che vede protag­onista un giovanissimo Franco Nero. La pellicola ispirò il regista Quentin Tarantino nella realizzazione di un leggendario rema­ke.
Negli anni successi­vi è stato produttore esecutivo, alterna­ndosi nell'attività di produttore in pro­prio. In tale veste ha prodotto un'ampia pa­gina del nostro cinema, dove figurano film come "La cicala" di A. Lat­tuada, "Casa Ricordi" di M. Bolognini e "Il grande Fausto" di A. Sironi, solo per citarne alcuni.
Le sue pellicole ha­nno visto interpreti del calibro di Kirk Douglas, Roger Moore, Ben Gazzara e Ge­orge Hilton e tanti altri. Manolo Bolognini negli anni ha partecipato ai principali Festival cinematogratici, otte­nendo lusinghieri ri­conoscimenti di crit­ica e pubblico e rappresenta­ a pieno titolo un produttore perfezio­nista, illuminato e raffinato. Nella sua carriera ha ricevuto tante onor­ificenze, fra cui la Presidenza onoraria nel 2014 del "Centro Culturale Mauro Bolognini" all'interno del quale ha profuso tante energie, sempre affiancato dalla fig­lia Carlotta.
Durante l'incontro sono state proiet­tate significative  immagini di alc­uni fra i suoi principali film, che fanno par­te del fortunato doc­ufilm "Figli del Set­", nato dall’incontro con tanti uomini e donne che hanno avu­to il dono di essere artisti nel loro Dna sin dalla nascita. Ogni famiglia nasco­nde sempre una prezi­osa eredità, quella immateriale costitui­ta da ricordi, passi­oni ed emozioni. I più fortunati ereditano il "cromosoma artist­ico" dei nonni o dei genitori e a tal pro­posito nel documenta­rio si sono racconta­ti: Manolo Bolognini, Renzo Rossellini, Ricky Tognazzi, Simo­na Izzo, Fabrizio Fr­izzi, George Hilton, Danny Quinn, Saverio Vallone, Alessandro Rossellini, Vera Ge­mma, Fabio Frizzi, Alex Partexano, Marina Baldi, Stefania Le­rro, Alberto Dell’Ac­qua, Daniele Nannuzz­i, Claudia Nannuzzi, Simone Bessi (Anna Mode), Pietro Tenogl­io, Francesco Friger­i, Franco Corridoni, Desiree Corridoni, Maria Grazia Fantasia, Raffaella Fantasia, Margherita Spoleti­ni, Giuditta Simi, Federica Tessari, Fab­io Melelli, Carlotta Bolognini, Claudio Risi, Maria Teresa Corridoni, Claudio Pa­cifico.
Al docufilm sono st­ati conferiti importanti  riconoscimenti, fra cui ricordiamo il "Giffoni Film Fe­stival" e il "Taormi­na Film Fest".
Nel corso della partecipatissima serata il pitt­ore pistoiese Vinicio Polidori ha fatto dono a Carlot­ta Bolognini di una sua opera raffiguran­te i fratelli Bologn­ini accanto all'immancabile macchina da presa.
Carlotta Bolognini, donna intelligente e creativa, sta dimo­strando da anni la ferrea vo­lontà di portare ava­nti la passione per il cinema ascritta nella genetica di una famiglia che ha conferito lustro al cinema italiano a livello in­ternazionale.
L'evento si è concluso con un lungo, affettuoso applauso, dal sapore vagamente nostalgico per un'epoca in cui il cinema "made in Italy" ha fatto sognare tante generazioni.

Sergio Basile e Nicolas Zappa sono i protagonisti di Fratelli, il nuovo spettacolo di Claudio Collovà ispirato all’omonimo romanzo di Carmelo Samonà, che debutta in prima nazionale nella Sala Strehler del Teatro Biondo di Palermo il 14 febbraio alle ore 21.00. Le scene e i costumi sono di Enzo Venezia, le musiche di Giuseppe Rizzo.

Repliche fino al 25 febbraio.

Claudio Collovà ripropone Fratelli, che aveva messo in scena diversi anni fa per il “Festival di Palermo sul Novecento”, in una nuova edizione che non definisce “una ripresa”: «Sarà una nuova regia – afferma il regista – con molta più esperienza da parte mia e molti attraversamenti. L’immaginario resterà lo stesso, ispirato alla pittura di Francis Bacon. Fratelli è un romanzo scarno di parole, ricchissimo di silenzi, ma anche di azioni che rendono possibile un percorso di drammaturgia teatrale».

Ispirato al romanzo omonimo di Carmelo Samonà (pubblicato nel 1978 da Einaudi e oggi da Sellerio), lo spettacolo affronta il tema della malattia attraverso un congegno narrativo di grande impatto. Samonà è stato un intellettuale di grande levatura e i suoi romanzi vennero accolti con «vasto e unanime riconoscimento». Fratelli costituì un caso editoriale per diversi motivi: malgrado la “difficoltà” dell’argomento e della scrittura, esaurì nel giro di sei mesi le trentamila copie previste per il lancio e, arrivato in cinquina, insidiò la vittoria di Ferdinando Camon al premio Strega. Recensori eccellenti, da Giorgio Manganelli a Natalia Ginzburg, da Walter Pedullà ad Alfredo Giuliani (che lo definì «un libro di conoscenza e di rara eleganza intellettuale»), fecero accostamenti lusinghieri, da Kafka a Conrad a Canetti, soffermandosi in particolar modo su due temi principali della scrittura di Samonà: quello della malattia mentale e quello del linguaggio.

Fratelli nasce dal silenzio, dal vuoto dell’uomo, la sua malattia congenita è la solitudine. I due fratelli del racconto vivono isolati in un vecchio appartamento, dove soltanto a sprazzi arriva il flebile impasto sonoro della città. Non esiste nulla di stabile, di preciso, di definito: sembrerebbe un aleggiare di corpi e voci che si battono contro ostacoli invisibili. La regia spezza l’io narrante per farlo convivere tra i due personaggi, in un rimbalzo di emozioni che segue l’andamento tortuoso del testo.

«Fratelli – spiega Claudio Collovà – è un racconto di una grande bellezza e silenzioso a tal punto che, al di là della storia realistica e biografica, occupa una dimensione metaforica utile per una ricerca teatrale non vincolata, che mi ha spinto a considerare i due fratelli come un io diviso, come due aspetti diversi e contrastanti della stessa persona. L’uno nel suo maniacale tentativo di mettere sistematicamente ordine al mondo e ai comportamenti dell’altro attraverso una scia di indizi che fedelmente registra, e l’altro, consciamente e involontariamente, teso alla distruzione delle infinite e contraddittorie riflessioni del fratello, e materialmente impegnato a disordinarne le tracce per distruggere ogni indagine su di sé. Irrealtà e realtà si intrecciano e si mescolano, e i due fratelli, per ragioni diverse, sembrano afflitti entrambi dalla malattia. Una lotta incessante, violenta ma anche carica di amore, che li accomuna e li rende simili».

Iconograficamente, Collovà si è ispirato alla pittura di Francis Bacon, affidando al make-up artist Gae Pusanti il trucco degli attori e ad Enzo Venezia i costumi e la scena, delimitata da strutture geometriche che sembrano uscite da un dipinto dell’artista inglese.

Spiega il regista: «Considero Bacon un riferimento fondamentale proprio per certi disequilibri che riguardano innanzitutto l’anima, con figure che sono grumi di dolore e di agonia e tuttavia cocciutamente vivi. Del resto la solitudine, la provvisorietà, la crisi, l’incomunicabilità sono i tratti distintivi che avvicinano l’opera di Bacon al mondo raccontato da Samonà nel suo meraviglioso romanzo».

Fratelli

dal romanzo di Carmelo Samonà

con Sergio Basile e Nicolas Zappa

regia e drammaturgia Claudio Collovà

scene e costumi Enzo Venezia

musiche Giuseppe Rizzo

assistente alla regia Valentina Enea

assistente alle scene e ai costumi Ottavio Anania

make-up artista Gae Pusanti

produzione Teatro Biondo Palermo

 

durata 1 h e 25 min.

 

calendario delle rappresentazioni:

mercoledì 14 febbraio ore 21.00

giovedì 15 febbraio ore 21.00

venerdì 16 febbraio ore 17.30

sabato 17 febbraio ore 17.30

domenica 18 febbraio ore 21.00

martedì 20 febbraio ore 17.30

mercoledì 21 febbraio ore 21.00

giovedì 22 febbraio ore 21.00

venerdì 23 febbraio ore 17.30

sabato 24 febbraio ore 17.30

domenica 25 febbraio ore 21.00

 

biglietti

intero euro 16

ridotto euro 14

studenti e under 25 euro 8

Una giornata particolare”: il film capolavoro di Ettore Scola, magistralmente interpretato nel 1977 da Marcello Mastroianni e Sofia Loren, rivive quarant’anni dopo in teatro nelle performance di due attori di grande talento, Giulio Scarpati e Valeria Solarino, per la regia di Nora Venturini. Lo spettacolo, prodotto dalla compagnia “Gli Ipocriti” e applaudito nelle maggiori piazze italiane in tournée nazionale, sarà ospite del Teatro Stabile di Catania, dal 23 al 28 gennaio, alla sala Verga.

Gigliola Fantoni ha curato l’adattamento teatrale dell’opera originaria firmata a quattro mani da Ettore Scola e Ruggero Maccari. La scena è di Luigi Ferrigno, i costumi sono di Marianna Carbone, le luci di Raffaele Perin, video e suoni di Marco Schiavoni. Protagonisti assoluti, come si è anticipato, sono due beniamini del pubblico Valeria Solarino (Antonietta) e Giulio Scarpati (Gabriele), mentre nelle parti di fianco agiscono Matteo Cirillo (il figlio Umberto), Paolo Giovannucci (Emanuele), Anna Ferraioli (nei due ruoli della figlia Romana e della portiera), Paolo Minnielli (il figlio Arnaldo e un poliziotto), Federica Zacchia (la figlia Maria Luisa).

Scarpati torna così al teatro, luogo e mondo in cui si è formato e affermato prima ancora degli straordinari successi cinematografici (David di Donatello nel 1994 quale migliore attore per il film “Il giudice ragazzino”) e televisivi (con fortunatissime fiction televisive da “Un medico in famiglia” a “Fuoriclasse”). Anche Valeria Solarino, attrice cinematografica di indubbio carisma (migliore attrice al Festival di Cannes per "Viola di mare"), continua a cimentarsi sulle assi del palcoscenico, dove ha avuto inizio la sua formazione.

«Abbiamo deciso di mettere in scena "Una giornata particolare" – sottolinea la regista Nora Venturini - superando timori e scrupoli verso il capolavoro cinematografico originale, perché a ben guardarla la sceneggiatura di Scola e Maccari nasconde una commedia perfetta. Un ambiente chiuso, due grandi protagonisti, due storie umane che si incontrano in uno spazio comune in cui un uomo e una donna sono “obbligati” a restare, prigionieri. Fuori il mondo, la Storia, di cui ci arriva l’eco dalla radio. Un grande evento che fa da sfondo a due piccole storie personali, in una giornata che sarà particolare per tutti: per Gabriele, per Antonietta, per la sua famiglia che si reca alla parata, per gli Italiani che festeggiano l’incontro tra Mussolini e Hitler, senza sapere quanto fatale sarà per i destini del Paese».

L’azione si svolge proprio il 6 maggio del 1938, giorno della visita del Führer a Roma. In un comprensorio popolare, Antonietta, moglie di un usciere e madre di sei figli, prepara la colazione, sveglia la famiglia, aiuta nei preparativi per la parata. Una volta sola, inavvertitamente, apre la gabbietta del merlo che va a posarsi sul davanzale di un appartamento di fronte al suo. Bussa alla porta, ad aprirle è Gabriele, ex annunciatore dell’EIAR che sta preparando la valigia in attesa di andare al confino perché omosessuale. Antonietta, donna ignorante e plagiata dall’affascinante figura di Mussolini, rispecchia in pieno il ruolo di donna del “regime” dedita alla famiglia, succube del marito e “mezzo di produzione” per la macchina bellica. È rapita dal fascino discreto di Gabriele e, inconsapevolmente, tenta di conquistarlo mentre lui è costretto a confessare la sua omosessualità causa anche del suo licenziamento. Mentre la radio continua a trasmettere la radiocronaca dell’incontro tra Hitler e Mussolini, Antonietta e Gabriele si rispecchieranno l’una nell’altro condividendo la solitudine delle loro anime. Gabriele regala ad Antonietta un libro ("I tre moschettieri") che rappresenta il simbolo di una speranza, ovvero che le donne possano affrancarsi dalla loro condizione di “schiave” in cui erano state relegate dal regime fascista, attraverso la conoscenza e la cultura.

Nora Venturini ribadisce l’essenza teatrale della sceneggiatura: «Unità di tempo, unità di luogo. E due personaggi che, grazie al loro incontro, cambiano, si trasformano sotto i nostri occhi, scoprono una parte nuova di se stessi, modificano il loro sguardo sulla realtà che li circonda. Antonietta, asservita ai figli e al marito, grazie a Gabriele mette in discussione le sue certezze sul regime, inizia a dubitare sulle verità propagandate dal fascismo, acquista maggiore rispetto di se stessa, assapora un modo diverso di stare con un uomo. Gabriele, omosessuale licenziato dalla Radio e in procinto di essere spedito al confino, costretto tutta la vita a fingere e a nascondersi, con Antonietta finalmente si sente libero, esce allo scoperto, per la prima volta si sente accettato, apprezzato e amato per quello che è. Ignorante e sottomessa lei, colto e raffinato lui, apparentemente diversissimi, si sentono, si annusano, si riconoscono. Sono due umiliati, due calpestati, sono due ultimi. Nel giorno del ballo, sono le due Cenerentole rimaste a casa. E la loro storia è la storia, purtroppo sempre attuale, di coloro che non hanno voce, spazio, rispetto, e sui destini dei quali cammina con passo marziale la Storia con la S maiuscola».

Per info e costi consultare il sito teatrostabilecatania.it. Ricordiamo che sono previste riduzioni per giovani, studenti e over 65. Inoltre, grazie all’intesa tra l’Università e il Teatro Stabile di Catania per la promozione della cultura teatrale, gli studenti universitari e il personale docente e tecnico amministrativo dell’Ateneo potranno assistere alle rappresentazioni del 23 e 24 gennaio (entrambe serali, con inizio ore 20.45), usufruendo di condizioni agevolate per l’acquisto dei biglietti di ingresso, previa prenotazione telematica. In particolare, per la recita di martedì 23 saranno destinati agli studenti 50 biglietti gratuiti (in ordine di prenotazione) e 70 biglietti al costo di 5 €; per la recita di giovedì 25 sono a loro disposizione 120 biglietti al costo di 5 €. Per entrambe le date, al personale docente e tecnico-amministrativo saranno riservati 120 biglietti al costo di 10 euro; potranno essere acquistati fino a 2 biglietti contemporaneamente, il secondo avrà però un costo di 12 euro.

 

Inizia fra pochi giorni a Roma al teatro Petrolini la commedia teatrale Punto Gin con la regia di Roberto Belli e le scene e i costumi di Federica Sollazzo

Parlando con i protagonisti il Corriere del Sud, scopre che nel trama non bisognerebbe mai esagerare con l'alcool!

Il giorno dopo, oltre al consueto mal di testa post sbronza, si rischia di ritrovarsi uno sconosciuto alla porta desideroso di dare seguito ad una love story occasionale nata all'ombra di un gin tonic di troppo!

Da qui prende il via la più classica ed esilarante commedia degli equivoci, dove l'effetto comico è garantito dall'improbabile e serissimo tentativo di nascondere al proprio partner un ipotetico tradimento di cui, per motivi alcolici, non c'è traccia nella memoria.

In un crescendo di situazioni esilaranti dove tutti vengono, loro malgrado, coinvolti in una girandola di sotterfugi e doppi sensi, i nostri protagonisti si destreggeranno alla ricerca dell'agognato happy end, che però in questa occasione non è così scontato.

Il Corriere del Sud ha fatto una chiacchierata con qualcuno dei protagonisti tutti bravissimi, ma alle prove si è riuscita a trovare solo Nadia Clivio, attrice laureata in Architettura e l’amico di una vita l’attore Antonio Messina ex funzionario delle Nazioni Unite e Manuela Di Salvia

Lo sai Giorgio - mi dice Antonio - fare l’Attore e il mio modo di esternare parti di me nascoste, dare ogni volta corpo e anima a diversi personaggi mi arricchisce a livello personale, attraverso la storia, il vissuto, le esperienze e situazioni del personaggio stesso. In ultimo, fare teatro è una stimolante esperienza umana. Ti mette a contatto con persone diverse con cui fai esperienze di condivisione emotiva. In poche parole il teatro è VITA, difficile staccarsi una volta saliti su quelle tavole polverose di legno.

Ma vediamo chi sono gli attori con cui abbiamo chiacchierato della commedia teatrale Punto Gin:

Nadia Clivio

Nata a Sarnico (Bergamo) il 13 gennaio 1975, ha vissuto nella provincia di Brescia fino all’età di 11 anni, per poi trasferirsi stabilmente a Roma.

Affascinata dal mondo del teatro sin da bambina, si iscrive al primo corso di teatro solo dopo la maturità classica, nel 1995, presso l’Associazione Culturale Controchiave.

Mentre prosegue negli studi universitari in architettura, continua ad approfondire la sua formazione artistica, facendo esperienze con diversi registi tra cui Stefania De Sanctise Claudio Boccaccini, con i quali sperimenta e approfondisce le proprie capacità interpretative nell’ambito della recitazione drammatica, esibendosi negli spettacoli ‘Il normale dolore dei matti’, ‘Arrivederci, forse, mai’, ‘Nostos’, ‘Il cielo è sempre più blu’. Con Giancarlo Fares apprende le tecniche preliminari del teatro di narrazione.

Sperimenta la sua vis comica per la prima volta nel 2011, su richiesta di due amiche che si cimentano nella loro prima regia, con lo spettacolo ‘I costruttori di Imperi’ di Boris Vian, in cui interpreta un personaggio minore ma di gran temperamento.

Seguono spettacoli dove alterna personaggi comici e drammatici sempre con grande curiosità e passione, collaborando anche alla parte grafica e scenografica.

Nel 2015 lavora in due spettacoli dell’autore Gianni Clementi, che riscuotono gran successo di pubblico ‘Una volta nella vita’ con la regia di Giancarlo Fares e ‘I suoceri albanesi’ con la regia di Massimo Cardinali. Con quest’ultimo spettacolo ha l’occasione di esibirsi in diversi teatri in Italia, Fabrica di Roma (Viterbo), Ponte nelle Alpi (Belluno) e Gorizia dove nel 2016 vince il premio come miglior attrice protagonista.

Con un piede in cantiere e un piede sul palco, si diverte a definirsi un’archi-attrice!  

Antonio Messina

Nato il 22 dicembre 1957 ed e sempre stato attratto dal mondo dello spettacolo scopre già nei primi anni vita la dedizione al canto ed imitazioni , che lo porta ad improvvisare primi spettacolini per i vicini di casa nascosto nella carcassa di una radiolona ANNI 50 Nella maggiore età entra nel mondo lavorativo come impiegato nelle Nazioni Unite presso la FAO di Roma.A 40 anni scopre il fuoco sacro del teatro prendendo parte a svariati spettacoli nel territorio romano.Prende parte nel laboratorio teatrale nel 1999 di Max Amato in preparazione del lavoro teatrale "Quello che facciamo, quello che sentiamo ". Nel 2000 frequenta la scuola di teatro popolare di Fiorenzo Fiorentini.

Sperimenta e mette in pratica le proprie capacità attoriali in varie commedie nel corso degli anni,ruol comici e drammatici  Molte, sono le commedie messe in scena nel corso di questi anni ai vari testi di G. Clementi: Alcazar, Nemici come prima, Grisu' Giuseppe e Maria e I suoceri Albanesi.in diversi teatri in Italia, Fabrica di Roma (VT), Ponte nelle Alpi (BL), Pasiano (PN) e Gorizia dove nel 2016 viene premiato in tutti i teatri come miglior attore non protagonista e vari premi di riconoscimento come miglior attore. Con I suoceri Albanesi ha l'occasione di esibirsi in diversi teatri in Italia, Fabrica di Roma (VT), Ponte nelle Alpi (BL), Pasiano (PN) e Gorizia Altri spettacoli fanno parte del suo lungo Iter teatrale: Nell'Anno del Signore (regia di A.Avallone), 1994,Tre sull'altalena, Iugula, La cena dei cretini , Il mistero dell'assassino misterioso, Arsenico e vecchi merletti,La tela del ragno e Black comedy.

Manuela Di Salvia 

 nata a Roma il 15/12/1973

Formazione cominciata presso la Permis de Conduire  con  Massimiliano Milesi.

Seguono stage con Marco Solari (teatro di ricerca anni 70)

Vari ruoli interpretati sia nella commedia che nella tragedia da La contessina Julie di strindberg  (nel ruolo della protagonista)

A ruoli coperti in un trio cabaretistico con Le  Basta Guardarle  arrivando in finale a Riso in Italy.

 

Il Cinema italiano ed internazionale è in lutto. Il 23 dicembre il noto produttore Manolo Bolognini si è spento per un arresto cardiaco all'età di 92 anni nella sua abitazione romana di via Cassia. La triste notizie attraverso un'Ansa della figlia Carlotta, la quale ha spiegato che suo padre ha mantenuto fino all'ultimo vivo l'entusiasmo e la progettualità verso il suo amatissimo lavoro.
Nato a Pistoia il 26 ottobre 1925, fratello di Mauro, che segue da giovanissimo, inizia a muovere i suoi primi passi nella "fabbrica dei sogni" degli anni '50  in veste di Segretario di produzione in pellicole come "La Romana" di L. Zampa, "Le notti di Cabiria" di F. Fellini, grandi successi degli anni '50 e successivamente come Direttore di produzione, quindi, in qualità di Organizzatore generale di una ventina di pellicole. Fra queste ultime figurano i nomi maggiormente significativi del nostro Cinema e a tal riferimento è importante ricordare film come "Il Generale della Rovere" di R. Rossellini, "Il Bell'Antonio" e "Senilità" di M. Bolognini, "Il Vangelo secondo Matteo" di P. P. Pasolini.
Nell'esercizio della sua attività cinematografica ha lavorato spesso al fianco del fratello Mauro, maggiore di due anni.
Tutti lo ricorderanno come il creatore del successo di "Django", il fortunatissimo western del 1966 con protagonista Franco Nero, per la regia di S. Corbucci, che ispirò il regista Quentin Tarantino in  un remake rimasto nella storia del cinema.
Ha ricoperto il ruolo di Produttore esecutivo, alternandolo a quello di Produttore in proprio, nella realizzazione di un'ampia pagina di rilievo del nostro cinema, dove figurano film come "La cicala" di A. Lattuada, "Casa Ricordi" di M. Bolognini e "Il grande Fausto" di A. Sironi, solo per citarne alcuni.
Le sue pellicole hanno visto interpreti del calibro di Kirk Douglas, Roger Moore e Ben Gazzara e George Hilton.
Manolo Bolognini negli anni ha partecipato ai principali Festival cinematogratici, ottenendo lusinghieri riconoscimenti di critica e pubblico, in quanto ha rappresentato a pieno titolo un produttore perfezionista, illuminato ed antesignano,  poichè ha saputo apportare sostanziali cambiamenti nel modo di concepire il cinema.
Egli, dotato di straordinaria fantasia, in tante occasioni è riuscito ad ingegnarsi per ottimizzare l’italianissima "arte di arrangiarsi" anche nei periodi in cui i mezzi a disposizione per la realizzazione di un film erano limitati e ciò denota l'autentica passione che ha caratterizzato il suo percorso professionale.
Nel 1999 il suo film "L’ombra del gigante" di R. Petrocchi viene selezionato al "Berlinale", il famoso Festival di Berlino e nel 2005 ha  prodotto il film drammatico-poliziesco "Raul", coraggiosa trasposizione di "Delitto e castigo", Opera prima del figlio Andrea, all'esordio come regista, con protagonisti Giancarlo Giannini e Alessandro Haber.
Fra le tante onorificenze, la Presidenza onoraria nel 2014 del "Centro Mauro Bolognini" all'interno del quale ha profuso tante energie per mantenere viva la memoria di suo fratello e il suo straordinario apporto al Cinema e in questo è sempre stato affiancato dalla figlia Carlotta.
L'attività di Manolo Bolognini, portata avanti con convinzione, competenza ed intelligenza e  contrassegnata da successi di respiro internazionale, costituisce motivo di orgoglio per il nostro Cinema.
La redazione del Corriere del Sud si unisce al cordoglio dei figli Carlotta ed Andrea e dei familiari ed amici.

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