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Carlo Nordio: un fatto estremamente grave

Giovanni Donzelli, deputato di FdI e vicepresidente del Copasir, a 24 Mattino su Radio 24, "i mandanti devono essere scoperti, nessuno ci può raccontare che un uomo della Guardia di Finanza si sveglia e fa così, per passione, 900 accessi e li regala a un giornale di sinistra, come Domani di De Benedetti, senza che ci sia una richiesta, né un disegno politico, soltanto perché la mattina si è svegliato storto, non ci crede nessuno".

"Sento dire che sono stati spiati esponenti della maggioranza ma anche dell'opposizione ma del Pd non c'è nessuno, a malapena mezzo consigliere regionale.

Quindi un disegno politico mi sembra abbastanza evidente che ci sia anche perché le informazioni di quelli di destra poi sono finite sui giornali, ci sono state le campagne di fango indecenti nei confronti di esponenti di centro-destra basate su informazioni riservate che non devono uscire utilizzate in modo scorretto tramite l'Antimafia e la Guardia di Finanza e quindi c'è un tema molto serio di tenuta delle istituzioni che deve essere approfondito fino a scoprire chi voleva questa cosa, e non solo sul lato politico ma anche sul lato economico, dato che mi pare siano molti anche gli accessi economici a questa vicenda.

E' un fatto estremamente grave, che si innesta in una situazione ormai sedimentata da anni: il diritto alla privacy, garantito dall'articolo 15 della nostra Costituzione, è diventato ormai una sorta di aspirazione metafisica", ha detto Carlo Nordio, ministro della Giustizia, a margine del Consiglio Ue, commentando la vicenda dei presunti dossieraggio a fini politici.

"Le stesse intercettazioni, più o meno lecite, captate in modo diverso, sono diventate quasi la regola, mentre l'articolo 15 della Costituzione dice che possono essere limitate solo in casi eccezionali: se giudiziaria ma vengono captate in modo per così dipoi non vengono nemmeno autorizzate dall'autorità gre eccentrico allora deve intervenire la magistratura e, secondo me, anche il legislatore".

"L'ho appena saputo. Ho dato mandato a un legale per fare chiarezza. È assurdo. Ma non è la prima volta che mi accade". Così, in un'intervista al Corriere, il segretario dell'Udc Lorenzo Cesa finito nella rete degli 'spiati'. "È impensabile - dice - che in un Paese democratico si verifichino simili episodi. Bisogna agire". Per Cesa, "deve intervenire il Parlamento". Come? "Ormai ogni giorno siamo in presenza di fughe di notizie, di intercettazioni illegali - afferma - Mettere un argine è doveroso e dignitoso".

Secondo il giornale Post negli ultimi giorni molti giornali sono tornati a occuparsi di un’inchiesta della procura di Perugia che ha indagato 16 persone, accusate di avere avuto accesso a informazioni riservate di politici e personaggi noti. I due principali accusati sono un tenente della Guardia di Finanza, Pasquale Striano, e il magistrato Antonio Laudati: entrambi sono stati in servizio per anni alla direzione nazionale antimafia, che controlla e coordina l’attività dei procuratori e della polizia giudiziaria che si occupano di criminalità organizzata sul territorio nazionale. Secondo l’accusa, Striano e Laudati avrebbero sfruttato le banche dati della direzione nazionale antimafia per ottenere notizie riservate e informazioni su centinaia di persone, soprattutto politici.

In realtà secondo Post dell’esistenza di questa inchiesta si sa dall’agosto del 2023. Già sette mesi fa molti giornali diedero conto dell’indagine nei confronti di Striano e del meccanismo di accesso alle banche dati della direzione nazionale antimafia. Negli ultimi giorni sono emersi nuovi dettagli, in particolare una lunga lista di politici e personaggi “spiati” e il coinvolgimento di tre giornalisti del quotidiano Domani a cui Striano passava le informazioni.

Secondo Post Striano e Laudati sono accusati di falso, accesso abusivo a sistema informatico e abuso d’ufficio. Molte cose però non sono chiare, in questa inchiesta. I giornali hanno parlato di “dossieraggio”, un termine spesso utilizzato in riferimento a una raccolta di informazioni riservate fatta su commissione e a fini ricattatori, ma finora la procura di Perugia non ha spiegato quali siano le motivazioni che hanno spinto Striano a fare oltre 800 accessi al sistema informatico: e la comparsa del termine sui giornali sembra legata solo a una sua più generica accezione usata dalla procura di Perugia (una raccolta di informazioni per preparare delle inchieste). Dai primi accertamenti non sembra sia una questione di soldi, perché nessuno degli indagati è accusato di corruzione.

L’inchiesta secondo il post fu aperta inizialmente dalla procura di Roma a cui Guido Crosetto, ministro della Difesa, aveva presentato un esposto. Crosetto si era rivolto alla procura dopo la pubblicazione di un articolo del quotidiano Domani che aveva rivelato i compensi ricevuti per alcune sue consulenze fatte ad aziende partecipate pubbliche legate all’industria delle armi, come Leonardo. Domani aveva ipotizzato un conflitto di interessi perché alcune delle consulenze erano proseguite anche dopo la nomina di Crosetto a ministro. Crosetto non querelò Domani per diffamazione perché le informazioni erano vere, ma presentò un esposto per chiedere alla procura di indagare sull’accesso a questi dati riservati.

 

Fonte Ansa Post e varie agenzie

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