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Oggi bandiere a mezz'asta, Draghi depone una corona di fiori al cimitero di Bergamo

Il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, ha promulgato questa mattina la legge approvata ieri dal Parlamento che istituisce la 'Giornata nazionale in memoria di tutte le vittime dell'epidemia da coronavirus' che verrà' celebrata il 18 marzo di ogni anno. Lo rende noto il Quirinale.

Il premier Mario Draghi ha posato una corona d'alloro sulla stele dedicata alle vittime del Covid al cimitero monumentale di Bergamo, mentre veniva letta la poesia di Ernesto Olivero che è scolpita sulla stele. Il premier ha infatti deciso di celebrare la prima giornata nazionale delle vittime del Covid nella città più colpita dalla prima ondata, con oltre 3400 vittime ufficiali per coronavirus anche se quelle stimate sono circa 6000.


Presenti alla cerimonia il sindaco Giorgio Gori, il vescovo Francesco Beschi, il presidente della Provincia Gianfranco Gafforelli, il prefetto Enrico Ricci, il direttore generale dell'Ats Bergamo Maurizio Giupponi, la direttrice dell'ospedale Giovanni XXIII, un'infermiera e un medico di base. Il progetto del bosco, con 750 alberi e piante ad organizzare una serie di isole verdi e aree attrezzate nasce da un'idea dell'associazione dei Comuni virtuosi finanziata dal Comune di Bergamo e dal crowdfunding che da solo ha raccolto finora 110 mila euro. Fra le donazioni anche quelle di Francesco Guccini, dei Nomadi e della Foppapedretti, che ha stanziato 20 mila euro.

"Cari bergamaschi, avete vissuto giorni terribili, sono tante le immagini di questa tragedia ma una è indelebile, la colonna di carri militari carichi di bare", aggiunge il Premier Draghi.

"Non possiamo abbracciarci, ma questo è il giorno in cui dobbiamo sentirci tutti ancora più uniti.

A partire da qui, da questo luogo che ricorda chi non c’è più.
In questa città non vi è nessuno che non abbia avuto un familiare o conoscente colpito dal virus.
Cari bergamaschi, avete vissuto giorni terribili in cui non vi era nemmeno il tempo di piangere i vostri cari, di salutarli e accompagnarli per l’ultima volta.
Sono tante le immagini di questa tragedia, che hanno colpito tutti, in Italia e nel mondo.
Una su tutte è indelebile: la colonna di camion militari carichi di bare.
Era la sera del 18 marzo, esattamente un anno fa.
Questo bosco non racchiude solo la memoria delle tante vittime cui va oggi il nostro pensiero commosso.

Questo luogo è un simbolo del dolore di un'intera   nazione.
Lo testimoniò già, con la sua presenza alla commemorazione del 28 giugno al Cimitero Monumentale, il Presidente della Repubblica.
È anche il luogo di un impegno solenne che oggi prendiamo.
Siamo qui per promettere ai nostri anziani che non accadrà più che le persone fragili non vengano adeguatamente assistite e protette.
Solo così rispetteremo la dignità di coloro che ci hanno lasciato.
Solo così questo bosco della memoria sarà anche il luogo simbolo del nostro riscatto.Siamo qui per celebrare il ricordo perché la memoria di ciò che è accaduto nella primavera dello scorso anno non si appanni.
Ricordare ci aiuta a fare buone scelte per la tutela della salute pubblica e per la salvaguardia del lavoro dei cittadini.
Ricordare i tanti e magnifici esempi di “operatori del bene” espressi nell’emergenza da questa terra ci dà la misura della sua capacità, del suo sacrificio.

Vorrei ricordare gli operatori dell’ospedale Papa Giovanni XXIII.
In questi mesi hanno dato un contributo straordinario di professionalità e di dedizione, spesso pagato con la vita.
Vorrei ricordare il miracolo - e non si può definire diversamente - dell’ospedale da campo della Fiera di Bergamo.
Allestito in pochi giorni dagli Alpini, della Protezione Civile e dagli artigiani volontari.
E sostenuto dalla grande generosità dei cittadini bergamaschi.
Il sindaco Giorgio Gori ricorda nel suo libro - che ha come titolo “Riscatto” - anche i mille volontari, ragazze e ragazzi, che hanno aiutato le persone in difficoltà.
Il sindaco li ha chiamati, a ragione, i “nuovi mille” di Bergamo.
In tutta Italia sono tantissimi i protagonisti silenziosi di questa rete di solidarietà. Sono tante le figure simbolo della resistenza civile di questa comunità che oggi vorrei ricordare.

Ne cito solo alcune:
Don Fausto Resmini era il prete degli ultimi.
A lui è stato intitolato il carcere di Bergamo di cui era il cappellano.
Con lui rendiamo omaggio ai sacerdoti della diocesi bergamasca deceduti per il virus.Tra i sindaci storici di questa comunità, rivolgo un pensiero a Piero Busi, primo cittadino per 59 anni di Valtorta, morto nella casa di riposo che aveva contribuito a creare.
E a Giorgio Valoti di Cene, 70 anni, al suo quarto mandato.
Tra gli operatori sanitari: Maddalena Passera, medico anestesista.
Deceduta a 67 anni poco dopo suo fratello Carlo, medico di base.
Diego Bianco, 46 anni, un operatore del fondamentale servizio del 118 della Soreu di Bergamo.

Tra le forze dell’ordine, l’appuntato scelto dei Carabinieri Claudio Polzoni, 46 anni. Con loro ricordiamo tutte le vittime della pandemia e ci stringiamo intorno alle loro famiglie.Il governo - e lo sapete bene - è impegnato a fare il maggior numero di vaccinazioni nel più breve tempo possibile.
Questa è la nostra priorità.La sospensione del vaccino AstraZeneca, attuata lunedì con molti altri Paesi europei, è stata una decisione temporanea e precauzionale. Nella giornata di oggi, l'Agenzia Europea dei Medicinali darà il suo parere definitivo sulla vicenda.Qualunque sia la sua decisione, la campagna vaccinale proseguirà con la stessa intensità, con gli stessi obiettivi. L’incremento nelle forniture di alcuni vaccini aiuterà a compensare i ritardi da parte di altre case farmaceutiche.
Abbiamo già preso decisioni incisive nei confronti delle aziende che non mantengono i patti ..Il rispetto che dobbiamo a chi ci ha lasciati deve darci la forza per ricostruire il mondo che essi sognavano per i propri figli e nipoti .

Tutta la comunità bergamasca ha dato prova di saper reagire, di trasformare i lutti e le difficoltà in voglia di riscatto, di rigenerazione.
Il suo esempio è prezioso per tutti gli italiani che, sono certo, non vedono l’ora di rialzare la testa, ripartire, liberare le loro energie che hanno reso meraviglioso questo Paese. E io sono qui oggi per dirvi grazie e per impegnarmi insieme a tutti voi a ricostruire senza dimenticare".

Due momenti diversi, scrive il Giornale, due premier differenti per storia e aplomb istituzionale. Lo stesso identico luogo martoriato. Questo 18 marzo non è soltanto la prima giornata in ricordo delle vittime del Coronavirus.

Era il 28 aprile dell'anno scorso. Di quella visita, più che l’empatia mostrata dall'ex premier, a restare impressa nella memoria fu la sfuriata contro i giornalisti che gli chiedevano conto della mancata zona rossa in Val Seriana. Un passaggio e basta, comunque. Niente di più. Il solito banchetto di microfoni nel cortile della Prefettura. Qualche frase di circostanza. E poi via in direzione di Brescia - altra città martire - dove arrivò non prima dell'una di notte.

Secondo il giornale,Consuelo Locati, vulcanico legale che rappresenta oltre 500 familiari di vittime della pandemia, ricorda che il sedicente avvocato del popolo non ricordasse “nemmeno il nome dei Paesi focolaio”, cioè Alzano Lombardo e Nembro. 

 

Ecco la ferita che Draghi oggi è chiamato a sanare. Non serve molto, in fondo. L'ufficialità, intanto. Il presentarsi in pieno giorno. Le bandiere a mezz'asta a Palazzo Chigi. E la scelta di celebrare la prima giornata del ricordo proprio qui, nelle strade dove anche i più scettici di noi si sono accorti che forse non stava “andando tutto bene”

 

Fonte Uff.Stampa P.Chigi / il giornale / ansa

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