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Da LaRizzo e AB Quartet, due album fra Sud e Nord

La label siciliana TRP ha appena pubblicato l'album "Fogli che che raccontano", a firma di LaRizzo, al secolo Alessandra Rizzo. La cantautrice di origine toscana, ormai insediatasi stabilmente a Catania dove si occupa di insegnamento di canto jazz e vocologia, si racconta in un disco in cui si parla di esperienze di vita, in senso lato, sia esistenziale che interiore.
Il tutto in otto brani alcuni dei quali composti unitamente al chitarrista Edoardo Musumeci, dei Tinturia, ed al produttore Riccardo Samperi ("Albero di Pietra" è invece di A. Lo Certo) dai quali trapela un'ispirazione narrativa basata su "percorsi", al di là delle mete da raggiungere, un po' alla Kerouac. La voce è di venata di leggerezza, in un fluire melodico/poetico al femminile che esprime altalenanti stati e moti d'animo d'animo tramite la modalità musicale, miglior format ai propri appunti di viaggio. LaRizzo ha, al riguardo, dichiarato "anche in questo disco di fine e rinascita ho composto in contemporanea sia musica che versi". Il ruolo della poesia pertanto non è slegato dalla partitura ma vi appare intimamente connesso. Ed ancora: "la ricerca che svolgo è anzitutto su me stessa. Chiaramente l'aspetto tecnico è importante. Ma quando condivido la mia musica mi lascio trasportare dal sentimento e le mie esperienze concertistiche e didattiche, le mie specializzazioni, tutto ciò passa in second'ordine". L'album piacerà a quanti, nell'apprezzarne la modernità e i diffusi riverberi nell'accompagnamento, prediligono una scrittura agile e una vocalità netta con influenze jazz non pervadenti o pervasive, non arditi orditi vocali bensì trame melodiche scorrevoli ed essenziali.

"I bemolli sono blu" è album che riprende la denominazione dell'omonima raccolta di lettere di Claude Debussy, è inciso dall'AB Quartet per conto di TRJ Records di Asola (Mantova). Il lavoro è una rivisitazione jazz dell'autore di "Après-Midi d'un Faune" effettuata dal pianista Antonio Bonazzo, il clarinettista Francesco Chiapperini, il bassista Cristiano Da Ros e il batterista Fabrizio Carriero. Un'operazione, a ridosso del centenario dalla morte del padre della musica moderna, che trova ancor più motivo d'essere nell'interesse stesso del compositore verso il sincopato in " Golliwog's Cakewalk" ma ancor più rilevante è il fatto che questo "pittore di suoni" (Walsh) introdusse a inizio novecento il modale indebolendo la centralità del tonale. 
Il 4et ne riproduce il gusto della ricerca coloristica, della raffinatezza interpretativa, dell'uso di accordi in/auditi per il suo tempo, si ascoltino i richiami di "Disharmonies".
Spunti diversi, anche improvvisativi, trasformano " Moonlight" in "Moon", "Serenade for the Doll" in "Serenade" così da "The Snow is Dancing" ecco "Snow"!
E non si allude ad operazioni di chirurgia estetica (musicale) semmai ad una musica svincolata da etichette stilistiche in cui il riferimento al maestro dell'impressionismo musicale è un richiamo talora più consistente talaltra un semplice accenno. Così come in "The five notes", un jouer su cinque note di scala ovvero nel cangiante "Immagini dimenticate".
Il "molto mosso" "Movement" chiude un compact che "suona" come invito a percepire l'ascolto dell'originale per confrontarne, in questa libera riproposizione, cromatismi e timbriche. 
Del resto anche Goethe riteneva che "la vita esiste in riflessi colorati".

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