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Sea Watch, Meloni indignata: "Rackete subito libera, quale paese lo permetterebbe?"

Quale nazione seria lo permetterebbe?". Carola Rackete rischia di essere rimessa in libertà dopo poche ore ai domiciliari e Giorgia Meloni non ci sta. "Ha violato i nostri confini e decine di nostre leggi - attacca la leader di Fratelli d'Italia, a proposito della capitana della Sea Watch sbarcata sabato notte a Lampedusa -, ha favorito l'immigrazione clandestina e speronato una motovedetta della Guardia di Finanza dopo che le era stato negato lo sbarco sia dall'Italia che dall'Europa: subito libera. Ma quale Nazione seria permetterebbe mai che costei venga rimessa in libertà dopo tutto questo? Sono veramente sconcertata. P.S. Capitano ed equipaggio liberi, possiamo almeno smantellare la Sea Watch o ce la dobbiamo ritrovare qui tra qualche giorno carica di clandestini?".

«Conosco Matteo Salvini, penso che su certe cose abbia anche ragione». Uno dei 42 migranti a bordo della Sea Watch 3, sbarcato dopo l'approdo a Lampedusa, sorprende così in una breve intervista ai microfoni di Stasera Italia.

«Carola Rackete non si è mai arresa e ci ha sempre dato coraggio, sollevando il nostro morale durante tutti quei giorni» - ha spiegato l'uomo, intervistato dalla trasmissione di Rete 4 - «Penso che Salvini abbia in parte ragione: è giusto che tutta l'Europa faccia la sua parte. La Germania e la Francia, così come gli altri paesi, devono accogliere la loro quota di migranti. Non si può lasciare sola l'Italia, c'è crisi ovunque e non è facile per nessuno».

Se Matteo Salvini si trovasse alla deriva in alto mare, nessuna nave interverrebbe in suo soccorso. Ogni comandante temerebbe, infatti, di venire arrestato in esecuzione del decreto sicurezza bis, come accaduto a Carola Rackete, capitano della Sea Watch 3, attualmente agli arresti domiciliari a Lampedusa. È la "provocazione" del quotidiano tedesco Die Welt nella sua rubrica satirica, ironizzando sugli ultimi sviluppi della vicenda della Sea Watch, la nave battente bandiera olandese della ong tedesca.

Secondo Die Welt, persino la Marina militare italiana non soccorrerebbe Salvini poiché, come afferma un immaginario ufficiale dell'arma, il ministro dell'Interno "reagirebbe molto male se osassimo fare qualcosa del genere". Paradossalmente, il salvataggio del leader della Lega verrebbe impedito proprio dal decreto sicurezza bis, ideato dal ministro dell'Interno. "Il problema maggiore è impedire alle navi delle Ong di prendere a bordo Salvini", sostiene Die Welt, secondo cui "la Guardia costiera di Lampedusa auspica che un gommone carico di migranti abbia pietà" e salvi il titolare del Viminale. Piccolo dettaglio che sembra sfuggire a Berlino e dintorni: il caso Sea Watch non riguarda il soccorso dei migranti né l'accoglienza, quanto piuttosto la "redistribuzione" tra i paesi dell'Ue dei profughi e la violazione della legge da parte di un'organizzazione privata che vorrebbe imporre la propria volontà (quella di attraccare e far sbarcare migranti a piacimento) a uno Stato sovrano.

L'Anpi ha ribaltato le accuse, sostenendo che "chi ha violato la costituzione è stato il governo italiano" ma da Fratelli d'Italia è arrivata la controreplica all'associazione dei partigiani. "Gli atti di pirateria vanno combattuti arrestando gli equipaggi, prendendo in custodia i clandestini e poi affondando le navi illegalmente entrate nelle nostre acque territoriali - ha spiegato Federico Mollicone, deputato e capogruppo FdI in Commissione Cultura -. Quali valori costituzionali avrebbe difeso Carola con le sue manovre illegali? Chiediamo che l'Anpi, finanziata con soldi pubblici, smetta di far politica e diventi un archivio storico di una parte della storia della Repubblica. Va eliminata la possibilità dell'iscrizione dei non combattenti, altrimenti rischiamo una deriva partitica dell'associazione, che si esprime su temi di attualità, ma percepisce finanziamento pubblico. Chiediamo sia ristretta la possibilità di iscrizione fino ai parenti affini al primo grado".

Intanto, in audizione alla Camera il procuratore di Agrigento ha evidenziato sul caso Sea Watch che: "Non è stato fino ad ora provato il preventivo accordo tra trafficanti di esseri umani ed ong. Che non deve essere limitato ad un semplice contatto, tipo una telefonata, ma deve esserci una comunicazione del tipo: 'stiamo facendo partire migranti, avvicinatevi e prelevateli'".  

Mi pare che le parole del procuratore di Agrigento di ieri siano state chiarissime: non c'era stato di necessità e c'è stato deliberatamente un attacco ad una nave militare italiana. Se non basta questo per stare in carcere non so cosa bisogna fare. Siccome non faccio il giudice non decido io chi va carcere e chi non va in carcere, come ministero dell'Interno siamo già pronti, in caso di scarcerazione, mi auguro non sia così, a rimetterla su un aereo in direzione Berlino». Così il ministro dell'Interno, Matteo Salvini, torna sulla vicenda di Carola Rackete, parlando a Limbadi, in Calabria, dove si trova per la consegna di una villa sequestrata alla 'ndrangheta.

L'interrogatorio della capitana della Sea Watch è durato poco meno di 3 ore: Carola è arrivata in tribunale ad Agrigento direttamente da Lampedusa, dove era ai domiciliari, con una motovedetta della Gdf che l'ha sbarcata sul molo di Porto Empedocle. E ha risposto al giudice, dicono gli stessi pm al termine, in maniera "collaborativa, serena ed estremamente lucida".

Il procuratore Luigi Patronaggio e l'aggiunto Salvatore Vella hanno chiesto la convalida dell'arresto sia per la violazione dell'articolo 1100 del codice della navigazione, atti di resistenza con violenza nei confronti di una nave da guerra, sia per resistenza a pubblico ufficiale. La procura ritiene che la manovra che ha provocato lo "schiacciamento" sulla banchina della motovedetta sia stata fatta "con coscienza e volontà".

"Non c'era uno stato di necessità poiché la Sea Watch aveva ricevuto, nei giorni precedenti, assistenza medica ed era in continuo contatto con le autorità militari per ogni tipo di assistenza" ha spiegato Patronaggio. Il procuratore ha anche precisato che lo stato di necessità invocato per il salvataggio dei migranti sarà invece al centro dell'altro fascicolo sulla vicenda, quello in cui la comandante è indagata per favoreggiamento dell'immigrazione clandestina e per il quale sarà sentita nei prossimi giorni. In questo caso i pm verificheranno se i porti libici possono ritenersi sicuri, se la zona sar libica sia efficacemente presidiata e, soprattutto, se vi siano stati contatti tra i trafficanti di esseri umani e la Sea Watch.

Al momento, aggiunge ancora Patronaggio, è sufficiente per Carola il divieto di dimora in provincia di Agrigento, in particolare nei porti di Lampedusa, Licata e Porto Empedocle. "Abbiamo ritenuto, in relazione alle circostanze di questo caso e alla personalità del soggetto, che tale misura sia idonea a salvaguardare eventuali ulteriori esigenze cautelari". Carola tornerà dunque in libertà già forse oggi anche se dovrà ripresentarsi ad Agrigento il 9 luglio per l'interrogatorio davanti ai pm. "Espelleremo la ricca fuorilegge tedesca" ha ribadito Matteo Salvini che, subito dopo la decisione del gip, si dice pronto ad allontanare per motivi di sicurezza la giovane capitana della Sea Watch con l'accompagnamento in Germania. Il ministro ha anche riunito i tecnici al Viminale affinché valutino gli emendamenti al dl sicurezza bis per raddoppiare le sanzioni previste, anche alla luce del caso Sea Watch. La misura dell'allontanamento della donna rischia però di non poter essere attuata visto che la procura non ha firmato il nulla osta richiesto dal prefetto. Per il ministro, comunque, le parole di Patronaggio "sono chiarissime: la fuorilegge merita il carcere". Intanto l'inasprirsi del botta e risposta tra Italia e Germania sulla sorte di Carola ha spinto il presidente della Repubblica Sergio Mattarella ad intervenire. "

"Ho agito per stato di necessità, i migranti minacciavano il suicidio, non potevo attendere oltre. Per giorni ho chiesto alle autorità un porto sicuro, ma non ho mai avuto risposta". Davanti al Gip di Agrigento, la capitana Carola Rackete ha rivendicato ogni scelta fatta dal 12 giugno, il giorno che a 47 miglia dalla Libia ha soccorso una sessantina di migranti, fino alla notte del suo arresto, 17 giorni dopo, quando per l'ennesima volta ha violato i divieti della Guardia di Finanza ed ha attraccato di forza al molo di Lampedusa. E, come aveva già fatto rivolgendosi direttamente ai finanzieri, ha confermato che non aveva intenzione di far male a nessuno: "mi ero resa conto dell'ormeggio in banchina della motovedetta ma credevo sinceramente che i finanzieri si spostassero mentre io mi avvicinavo. Ho commesso un errore, non volevo colpirli

Proseguiremo le operazioni di salvataggio in mare, hanno assicurato nel frattempo i responsabili della Sea Watch durante un conferenza stampa. "Serve una soluzione politica in modo che situazioni del genere non tornino a ripetersi", ha detto il portavoce Ruben Neugebauren. Ed ha aggiunto: "Siamo molto delusi dal governo tedesco e dall'Europ

Il comportamento del vicepremier e ministro dell'Interno italiano, Matteo Salvini, sulla questione dei migranti "non è accettabile". Nuovo attacco di Parigi all'Italia sulla vicenda Sea Watch. La portavoce del governo francese, Sibeth Ndiyaye, intervistata questa mattina da BFM-TV sul caso, ha anche affermato che l'Italia non è stata "all'altezza" sull'accoglienza dei migranti. Esistono delle norme marittime e queste norme marittime - ha detto Sibeth Ndiaye - ci dicono che quando ci sono persone in pericolo in mare, vanno depositate nel porto più vicino e più sicuro. E in questo caso si tratta di porti italiani". "Il mio comportamento sull'immigrazione è inaccettabile? Il governo francese la smetta di insultare e apra i suoi porti, gli italiani hanno già accolto (e speso) anche troppo. Prossimi barconi? Destinazione Marsiglia", replica il ministro dell'Interno Matteo Salvini replicando alle critiche della portavoce del governo francese.

La Germania nel frattempo ha fatto sapere che accoglierà un terzo dei migranti a bordo della Sea Watch. Lo riferisce lo Spiegel online. Si tratta di una dozzina di persone. Più volte era stato comunicato da diverse città ed istituzioni locali tedesche la disponibilità ad accogliere alcuni dei migranti a bordo della nave. Tuttavia, fino ad ora il governo aveva auspicato il raggiungimento di un accordo a livello europeo. Evidentemente, da parte del ministero dell'Interno di Berlino c'è stato un via libera in seguito anche alle trattative che si sono svolte al margine del Consiglio Europeo di Bruxelles.

lo scontro con Francia e Germania è profondo e appare sempre più radicato. Prima della questione nomine, a tenere banco tra Italia, Francia e Germania è stato il caso Sea-Watch 3, con Carola Rackete (tedesca) a comandare la nave che ha sfidato le autorità italiane. Il governo italiano non ha fatto altro che chiede che fosse rispettata la legge dello Stato. Ma la ong ha preferito infrangere le norme rendendo impossibile per le due autorità non applicare la legge. Eppure questo non è servito per frenare gli attacchi di Francia e Germania, proprio quei due Paesi che hanno chiuso le frontiere e rispedito nel nostro Paese i migranti, magari anche storditi. Eppure, nonostante tutto, il presidente della Repubblica tedesca, Frank-Walter Steinmeier, si è rivolto all’Italia dicendo che “coloro che salvano delle vite non possono essere considerati criminali”, e ha ricordato che “l’Italia è uno Stato fondatore dell’Ue, quindi ci si aspetterebbe che un caso del genere sia gestito diversamente”. Parole che hanno trovato la durissima reazione di Matteo Salvini e Conte, tanto che il secondo ha detto: “Se la cancelliera mi chiederà della Sea Watch può essere l’occasione per chiedere a che punto è l’esecuzione della pena dei due manager della Thyssen condannati in Italia con regolare processo che si è esaurito in tutti i gradi di giudizio

La sfida dell’Italia contro l’asse franco-tedesco ora è totale. Quel duopolio che controlla o che vuole controllare l’Unione europea si è riscoperto debole, come i leader che la rappresentano. E il governo italiano prova a scalfire questa alleanza definita nel Trattato di Aquisgrana con una manovra a tenaglia che vede da un lato l’asse con Donald Trump e dall’altro lato quella con il Gruppo di Visegrad.

Il J’accuse di Giuseppe Conte al Consiglio europeo è totale: “Cari colleghi, vi rivolgo un accorato appello, state commettendo un madornale errore. Se insistete su questo pacchetto di nomine senza tener conto delle nostre richieste, non mancate di rispetto a me personalmente, a me Giuseppe Conte, ma a tutti i milioni di cittadini che io rappresento. E soprattutto mancate di rispetto a tutti i milioni di cittadini degli altri Paesi europei che in questo momento non sono parte di questo accordo”. È con queste parole che il capo del governo italiano ha manifestato a tutti la sua contrarietà alle nomine scelte dall’asse franco-tedesco, in particolare quella di Frans Tiemmermans, imposto senza alcun rispetto dei principi democratici ma basato soltanto sulla logica dei rapporti di forza all’interno dell’Unione europea e dell’Europarlamento. E quell’ammissione di Angela Merkel: “Non potevamo votare con l’Italia contro” è un segnale chiarissimo. Non tanto della resa della Germania, quanto del fatto che l’Italia, questa volta, abbia fatto davvero muro contro le nomine scelte da chi queste elezioni non le ha vinte ma si considera comunque padrona dell’Europa.

A distanza di un anno, da quando Matteo Salvini ha chiuso i porti italiani, le ong stanno riprendendo l'assalto delle nostre coste. Nei giorni scorsi, la nave "Alan Kurdi" della tedesca Sea Eye e la "Open Arms" dalla spagnola Proactiva Open Arms hanno infatti ripreso a pattugliare il Mar Mediterraneo e hanno già effettuato la prima operazione di recupero che gli ha permesso di portare una quarantina di immigrati a Lampedusa. In queste ore, poi, si è aggiunta anche Mediterranea Saving Humans che, non potendo usare la Mare Jonio, da settimane sotto sequestro al porto di Licata, ha deciso di rimettere in mare la propria barca di appoggio, la "Alex", che, pur non essendo attrezzata per le operazioni di "search and rescue", raggiungerà l'area "Search and rescue" (Sar) libica per affincare le altre imbarcazioni che si trovano sul posto.

Lo stop dei giudici non sembra fermare nemmeno la Sea Watch. Questa mattina la grossa imbarcazione da 600 tonnellate, capitanata nei giorni scorsi dalla comandante Rackete, ha mollato gli ormeggi e, scortata dalle motovedette della Guardia di Finanza, ha raggiunto il porto di Licata (in provincia di Agrigento) dove resterà sotto sequestro per consentire ulteriori accertamenti tecnici della procura. "Continueremo a fare in modo che siano rispettati i diritti umani nel Mediterraneo, se necessario con una nuova nave se la nostra (Sea Watch 3, ndr) resta ancora sotto sequestro", ha detto Ruben Neugebauer, uno dei responsabili dell'organizzazione, nel corso di una conferenza stampa che si è tenuta a Berlino. La Sea Watch e le altre organizzazioni non governative hanno raccolto "oltre un milione" di euro per coprire le spese legali di Rackete. "Ora - ha dichiarato Neugebauer - abbiamo l'appoggio finanziario necessario per continuare a lavorare".

 

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