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Giovedì, 02 Maggio 2024

Chi ama l’Italia viene condannato. Moralmente, socialmente, spiritualmente. Scovato, beccato, recluso. Sacerdote di una pratica antica, nel migliore dei casi, o rincitrullito manichino sodale di Cavour. Si può tutto in queste terre desolate a digiuno d’amor proprio; si può decidere di attraversare i sessi ignorando la natura, di attraversare il mare ignorando la paura, di spaccare una vetrina ignorando la galera ma è sempre più difficile riuscire ad amare l’Italia senza ignorare di prendere una posizione. 

Simone Di Stefano, candidato sindaco della Capitale alle ultime elezioni e presidente di Casa Pound Italia, ieri, è stato tratto in arresto portato via in manette, insieme a lui altri militanti. Per loro l’amore per l’Italia non ha targhe alterne, né giorni pari o dispari, non piove mai e non ci sono casi di un tipo o di un altro. Si opponevano allo sfratto – previsto proprio per la mattinata di ieri – di due famiglie italiane da uno stabile di proprietà del Comune, sito in Via del Colosseo numero 1. “L’operazione è stata compiuta dagli agenti dello Spe della municipale, diretto dal comandante Antonio Di Maggio, con la polizia di Stato che ha registrato la resistenza di esponenti di Casa Pound Italia oltre al lancio di uova, bottiglie, vernice ed oggetti metallici ed alzando vere e proprie barricate a difesa di ogni singolo piano della palazzina”, come riporta Il Giornale. 

Amare l’Italia e gli italiani a targhe alterne, svilirne il senso. Una moda, una necessità della globalizzazione, riporta Il Giornale : ormai penetrata ovunque, come acqua sporca, un vizietto da intellò del progresso. Liberarsi dal fardello dell’appartenenza ad un confine, ad una cultura, figurarsi da una bandiera, inglobati in una coscienza nazionale. Questo sì che garantirebbe un’ottima presa di mercato sulla grande massa, vero strumento di produzione: più essa è libera da pesi spirituali, capaci di aprire la coscienza civile ed individuale, di porre dei riferimenti morali certi, di ingaggiare contrarietà, meglio si può operare nella laica, annichilita e neutrale società dei consumi. Non è così che si ragiona nel villaggio globale. Su questa eco non fa più notizia chi combatte per gli italiani, a meno che non esca in manette, non diventi gossip della distruzione e della peggior specie.

Prendere una posizione per una questione che dovrebbe essere insita nelle nostre giornate. Dovrebbe essere un motore intimo e collettivo. E invece così non è. L’amore e il rispetto per questa terra benedetta è a targhe alterne: alcuni (pochi) sì, altri (tanti) no; alcuni giorni sì, altri no; alcuni casi sì, altri no.

Tra gli sfrattati, “una donna, diabetica e con gravi problemi a deambulare”, e “una famiglia con un bambino affetto da una disabilità”, così come riportato dagli stessi esponenti di CPI che in un nota successiva specificano che “i due nuclei da oltre 30 anni occupavano due piccole case nello stabile del Comune sgomberato. Per lasciarlo avevano chiesto al Campidoglio di trovare loro un’altra sistemazione, anche in un bungalow, purché la famiglia potesse stare insieme” e proseguono “Il Campidoglio meno di un mese fa li aveva convinti a lasciare l’appartamento promettendo una sistemazione in un residence poi risultata falsa e le famiglie sono state costrette a rioccupare”.

 

A poche ore dell’annuncio del Ministro dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca  dello stanziamento di ulteriori 4,3 milioni nell’ambito del Piano Nazionale Scuola Digitale, per finanziare percorsi di sviluppo di competenze digitali e di accompagnamento di attività di apprendimento degli studenti in maniera stimolante e attrattiva, Protom presenta Scuolab , una soluzione altamente innovativa per l’insegnamento delle discipline scientifiche.

Scuolab è un software che permette di effettuare in classe gli esperimenti che normalmente sono realizzati in laboratorio. L’ambiente di un laboratorio di fisica viene riprodotto attraverso la realtà immersiva, mettendo lo studente in condizione di interagire, durante lo svolgimento delle esperienze, con le stesse modalità con cui lo farebbe nel mondo reale.

Scuolab nasce dall‘interazione di un’azienda come Protom, dal 1995 leader nella formazione e tra i principali player europei nell’ambito della realtà immersiva, con professori di istituti superiori ed animatori digitali e fa parte delle iniziative messe in campo dall’azienda a sostegno di  #EuFactor, la campagna dell’Unione Europea volta alla sensibilizzazione dei giovani verso lo studio della scienza, nell’ottica della creazione di nuove opportunità di lavoro e della necessità di fornire agli studenti le competenze richieste dai mercati.

“Con Scuolab - dichiara il fondatore di Protom Fabio De Felice  - ci proponiamo, dunque, come uno strumento per la realizzazione delle politiche ministeriali che, come afferma Stefania Giannini, puntano a massimizzare le collaborazioni tra la scuola e il mondo del lavoro.
È stato calcolato che in Europa, tra il 2013 ed il 2025, il numero di posti di lavoro disponibili nel campo della scienza e dell’ingegneria si aggiri intorno ai 2 milioni e trecento mila. L’apprendimento delle cosiddette “discipline STEM”, rappresenta un fattore imprescindibile nella crescita economica di una nazione che voglia rimanere competitiva a livello globale. E per questo come Protom abbiamo deciso di mettere a disposizione anche del mondo dell’istruzione le competenze di progettazione del nostro team di ricerca applicata.
È dall’aver colto queste esigenze -conclude De Felice- che nasce la scelta di Protom di dedicare i primi tre volumi di Scuolab alla fisica, “scienza dura” per eccellenza, rendendo il suo insegnamento dinamico ed inclusivo, attraverso un’innovativa modalità di fruizione e la capacità di stimolare attivamente gli studenti.”

Scuolab è stato pensato per funzionare sia su un semplice PC che sulla LIM (lavagna interattiva multimediale), rendendo possibile la conservazione delle capacità sperimentali e la percezione degli aspetti osservabili e lasciando inalterate le abilità usate nelle tecniche laboratoriali manuali tradizionali. La sua caratteristica fondamentale è la fedeltà nella riproduzione delle fasi del Metodo Sperimentale: dalla rilevazione delle caratteristiche degli strumenti al trascinamento degli oggetti e del materiale sul tavolo da lavoro; dalla conduzione dell'esperienza alla rilevazione delle misure fisiche riscontrate.

“Imprese, governi e scuole- continua De Felice- devono collaborare al fine di individuare soluzioni efficaci per promuovere le materie STEM, garantendo una crescita economica costante, nella consapevolezza che il sistema educativo deve adeguarsi alle esigenze di un mondo in cui si afferma sempre più il primato del digitale. Va dunque ripensato l’approccio all’insegnamento delle discipline scientifiche, che rappresentano il grande patrimonio di conoscenza dei cittadini di domani, mettendo a punto metodi didattici innovativi, in grado di favorire un apprendimento integrato ed attivo delle scienze.  Il passo successivo  sarà ampliare la collana, introducendo contenuti che permettano un insegnamento interattivo anche di Chimica e biologia.”

Sono decenni che i dibattiti presidenziali arrivano tanto tardi nella campagna che in genere gli elettori hanno già deciso per chi votare e non si fanno influenzare granché da quel che vedono sullo schermo. Ma quello alla Hofstra era diverso, in una stagione elettorale anomala: Donald Trump e Hillary Clinton erano a caccia di quel 13 per cento di elettori che ieri non aveva ancora deciso a chi dare il proprio voto. Una percentuale così alta, a soli 40 giorni dal voto, è più unica che rara. Se uno dei due li ha portati nel proprio campo, significherebbe che il dibattito ha deciso le elezioni.

Solo il canale Bloomberg ha deciso di effettuare in diretta, su schermo, il fact checking, il controllo dei fatti che vengono detti sul palco. Lo ha fatto anche il New York Times, il sito Politico e altri siti. Invece  Cnn, Fox, Msnbc hanno rifiutato.

Dopo mesi e mesi di campagna, dopo la lunghissima fase delle primarie, dopo l’estate delle Convention, i due rivali si sono affrontati davanti a un pubblico che aveva l’ordine di non applaudire o fare commenti, ma che varie volte ha violato le regole. A moderare il dibattito è stato Lester Holt, veterano della Nbc, un giornalista di colore che Donald Trump aveva tentato di delegittimare prima ancora del dibattito, accusandolo di essere di parte, “perché democratico”. Si trattava di un errore, non si sa se voluto: Holt infatti è un repubblicano dichiarato.

Di fronte ai primi sondaggi non buoni secondo la Cnn, Hillary Clinton ha vinto il primo dibattito presidenziale. Per il sondaggio la candidata democratica ha conquistato il 62% delle preferenze degli intervistati, a fronte del 27% di Donald Trump. il candidato repubblicano prova a giustificarsi dicendo di non aver voluto attaccare l'avversaria sul lato più debole, la vita personale il sexgate e Monica Lewinsky. "Suo marito era nella sala insieme alla figlia, che ritengono sia una giovane signora molto simpatica e quindi non ho detto quello che stavo per dire perché sarei andato nel personale", ha detto ai microfoni di Fox. "Ho deciso di non dirlo per non mancare di rispetto a Chelsea e forse alla famiglia" ha detto ancora il repubblicano la cui figlia Ivanka è amica della figlia dei Clinton. Poi però ha accusato l'avversaria di "aver detto cose molto cattive contro di me, è una cosa triste". Ed in una successiva intervista alla Cnn ha fatto capire che al prossimo dibattito non sarà così rispettoso.

Trump si è più volte lamentato anche del microfono. "Il mio era difettoso, l'avete notato? Mi domando, che l'abbiano fatto apposta?". Insinua il dubbio che gli organizzatori del dibattito abbiano agito in modo tale da danneggiarlo. Vero o no che sia, qualcuno ci crederà. E, in questo modo, penserà un po' di meno all'esito del faccia a faccia. Fino alla prossima sfida.

Cosi se il dibattito fra Donald Trump e Hillary Clinton fosse stata una partita di calcio, potremmo dire che il primo tempo ieri sera l'ha vinto lui, ma nel secondo tempo lei ha rimontato e lo ha sconfitto sonoramente. Perfino un repubblicano di ferro come Steve Schmidt, il manager della campagna di John McCain nel 2008, è rimasto stupito dalla differenza nella performance di Trump fra l’inizio e la seconda parte del dibattito: “Ha cominciato con forza, ma poi sembrava che avesse finito la benzina, ed è diventato incoerente, mentre Hillary Clinton è rimasta forte e capace”.

Donald è andato all’attacco, ha incalzato Hillary, l’ha accusata di non aver fatto abbastanza come segretario di Stato per proteggere gli interessi degli Usa e di non aver difeso gli Usa dall’Isis, e ha sostenuto che le riforme economiche proposte da Hillary “aumenteranno le tasse e il deficit federale”. Ma lei è rimasta fredda, calma, rispondendo senza neanche degnarlo di uno sguardo: “Donald, lo so che tu vivi in una realtà tutta tua”, e il pubblico non è riuscito a trattenere una risata.  E poi è stata lei che finalmente le ha imboccate: sul fatto che Donald Trump è stato alla guida dei “birthers”, il movimento che dubitava che Obama fosse nato negli Usa, e ha allungato il passo criticandolo perché che non vuole presentare al pubblico le proprie tasse, “forse nasconde qualcosa?” Varie volte Trump ha avuto reazioni scomposte, spesso ha alzato la voce, tra l’altro mentre continuava a tirar su con il naso, cosa che non è sfuggita ai commentatori dei talk show della notte, che hanno insinuato che forse il tycoon aveva “sniffato” qualcosa prima dello show.

In uno dei momenti più accesi del dibattito Hillary ha accusato il suo avversario di avere "una lunga storia di comportamenti razzisti". Ed è partita dall'origine:  ha iniziato questa campagna basandola su una bugia razzista", riferendosi al certificato di nascita che Obama è stato costretto a pubblicare perché il miliardario ha messo in discussione la sua cittadinanza americana. E ancora: "Donald ha iniziato la sua carriera nel 1973 con una causa avviata contro di lui dal Dipartimento di stato per discriminazione razziale". La replica di Trump non si è fatta attendere: prima di tutto ricordando che a voler scavare sulle origini di Obama per primo è stato lo staff di Hillary e che lui ha reso solo un servizio al Paese chiedendo di poter vedere il certificato di nascita. Poi ha assicurato di non essere mai stato incriminato per motivi razziali, ma solo di aver ricevuto un controllo, come molti altri imprenditori.

Ma al inizio Il dibattito era cominciato cortesemente, certo, ma i due candidati si sono subito scontrati. Si sono stetti la mano. Lei in rosso e lui in blu. Qualche sorriso, e poi subito si sono viste le differenze sostanziali. Lei ha proposto riforme economiche per “aiutare la classe media, aumentare il salario minimo e assicurare la parità salariale alle donne”. Lui ha risposto che invece bisogna rivedere gli accordi commerciali con la Cina, e riportare in patria “i posti di lavoro che ci hanno rubato”.  E da lì in poi, tutto è stato passato al setaccio: l’economia, i trattati commerciali, i rapporti con la Cina, il crimine, il razzismo, i rapporti con la Russia, le armi nucleari.

Poco prima che si aprissero le porte e i due candidati salissero sul podio per la maratona che prometteva di attirare fino a 100 milioni di telespettatori, è trapelato che gli esponenti delle due campagne non erano giunti a un accordo sul comportamento da tenere. In genere infatti la Commission on Presidential Debates stabilisce le regole “tecniche”, ma poi i due candidati si mettono d’accordo sul comportamento da tenere e i temi da evitare (ad esempio, non parlare di fatti privati). Invece i rappresentanti di Trump e di Clinton si sono incontrati, ma non hanno firmato nessun accordo. Quindi le uniche regole erano quelle della Commissione: 90 minuti filati, senza interruzioni o pubblicità, divisi in 6 “sezioni”. Si è cominciato con una prima domanda a Hillary, che ha avuto due minuti per rispondere, e due minuti sono poi stati dati a Trump, seguiti da dieci minuti di dibattito libero(e molto movimentato) fra di loro. Il resto era affidato a loro. Come comportarsi e cosa dire.

Hillary ha trascorso gli ultimi giorni ad allenarsi proprio con questo formato. A impersonare Trump per una settimana ogni sera dalle 21 alle 22.30 ogni sera è stato il fidatissimo collaboratore Philippe Reines. La ex segretario di Stato, spesso criticata per essere rigida e apparire falsa, ha studiato minuziosamente e meticolosamente tutti i temi caldi di attualità, ma si era preparata anche qualche battutina, qualche frase a effetto, nella speranza di ritrovarle oggi nei titoli dei giornali. Dal canto suo Trump non aveva voluto rivelare nulla della sua preparazione, per creare curiosità e attesa, e innervosire la rivale. Tuttavia si è saputo che si era allenato a parlare in una sala vuota, per essere pronto alla sala silenziosa che lo aspettava alla Hofstra. Questa era una delle regole volute dalla Commissione: niente applausi o commenti dal pubblico, un fattore di possibile nervosismo per Trump, abituato a parlare a un pubblico rumoroso e plaudente.

La candidata democratica è partita subito all'attacco ricordando che il suo rivale "è stato molto fortunato nella vita... ha preso in prestito 14 milioni da suo padre e crede seriamente che più si aiuta la gente ricca e meglio si sta". Trump ha replicato ammettendo di aver preso in prestito "una piccola somma" dal padre negli anni Settanta e di averla trasformata in palazzi. Poi è partito in quarta affermando che per sostenere l'economia "non bisogna lasciar andare via le società". Ed ha citato il Messico, un paese che spesso è finito al centro dei suoi dibattiti per la proposta di erigere un muro volto ad arginare il flusso di immigrati clandestini. Trump ha ricordato che in Messico "stanno riducendo tremendamente le tasse e questo creerà posti di lavoro". Paesi come il Messico o la Cina "stanno usando il nostro Paese come un salvadanaio a forma di porcellino". 

"Gli Stati Uniti - ha detto Trump - devono fermare i furti di posti di lavoro rinegoziando gli accordi commerciali". A quel punto Trump provocatoriamente ha chiesto: "Perché Hillary non ha fatto nulla sino ad ora per questi problemi?". Clinton ha replicato facendo una premessa: "Dobbiamo ricordare la gravissima crisi da cui siamo usciti, quella del 2008". Poi ha affondato il colpo: "Gli esperti dicono che se il suo piano (di Trump, ndr) fosse attivato perderemmo 3 milioni di posti di lavoro". Lui ribatte: "Non ho mai sostenuto queste cose". E controbatte: "L'amministrazione Obama ha raddoppiato il debito in 8 anni. Lei (Hillary, ndr) è in politica da 30 anni, perché fa solo ora queste proposte?".

Era inevitabile che Trump avrebbe provato a mettere in difficoltà Hillary, toccando il tasto della salute. Lo ha fatto in modo garbato, senza alcun riferimento al recente malore della rivale. Si è limitato a dire che Hillary "non ha l'energia" per diventare il presidente (lo stesso argomento che durante le primarie, aveva usato contro Jeb Bush). Hillary non si è fatta trovare impreparata: "Quando avrà viaggiato per 112 paesi e negoziato un accordo di pace, un cessate il fuoco, il rilascio dei dissidenti e passato 11 ore a testimoniare davanti ad una commissione al Congresso, allora mi potrà parlare di energia".

Un altro acceso botta e risposta tra Hillary e Trump sul tema delle tasse e su quello legato allo scandalo delle e-mail. "Sta nascondendo qualcosa", ha ricordato Hillary, contestando al rivale il fatto di non voler pubblicare la sua dichiarazione dei redditi. "Le pubblicherò, contro il volere dei miei avvocati, quando lei pubblicherà le 33.000 email cancellate", è stata la replica del miliardario, riferendosi allo scandalo del server di posta privato utilizzato da Hillary quando era Segretario di Stato. "Forse non è poi così ricco come dice di essere - ha insinuato l'ex first lady - forse non fa donazioni... deve 600 milioni di dollari a banche straniere o forse non vuole che gli americani sappiano che non paga le tasse". Quanto allo scandalo delle email, la candidata democratica ha dovuto riconoscere lo sbaglio fatto: "Ho fatto un errore". Ma a Trump non è bastato: "Non è stato un errore, è stato fatto volutamente".

"Il mio temperamento è migliore rispetto a quello di Hillary Clinton: è vincente. Io so come vincere, lei no", ha detto Trump con aria seria. La rivale democratica ha replicato accusandolo di essere "inadatto" a diventare comandante in capo, ricordando, ad esempio, l'invito rivolto dal miliardario al presidente russo Vladimir Putin affinché scatenasse i suoi hacker contro di lei. Il candidato repubblicano ha replicato: "Non sappiamo veramente chi sia stato a muovere gli hacker. La Russia, la Cina? Non si sa".

Il prossimo appuntamento, con il secondo dibattito presidenziale, è fissato per il 9 ottobre alla Washington University di St. Louis. Il terzo e ultimo si terrà il 19 ottobre a Las Vegas, in Nevada. 

Sei miliardi in tre anni per le pensioni. All'indomani del via libera all'aggiornamento del Documento di economia e finanza, il ministro del Lavoro Giuliano Poletti incontra i rappresentanti sindacali e presenta le cifre della riforma del sistema previdenziale.

 

 

Per chi ha lavorato 12 mesi effettivi, anche non continuativi, prima del compimento dei 19 anni l'uscita sarebbe anticipata a 41 anni di contributi se si appartiene alle categorie di lavoratori in difficoltà, come disoccupati senza ammortizzatori sociali, disabili e chi ha svolto attività gravose . E' quanto si apprende da fonti sindacali presenti all'incontro in corso al ministero del Lavoro. Sarebbe quindi questa la soluzione trovata per i lavoratori precoci, che hanno iniziato a lavorare prima della maggiore età.

 

Governo e sindacati hanno firmato un verbale sugli interventi sul sistema pensionistico. Nel verbale di cinque cartelle, sono identificate le misure che saranno messe in campo nei prossimi tre anni, fra le quali l'Ape, l'intervento sui precoci e l'estensione e l'aumento della quattordicesima per i pensionati con i redditi più bassi

 

La quattordicesima sarà estesa a 3,3 milioni di persone, ovvero ai pensionati con redditi complessivi personali fino 1.000 euro al mese. E' quanto si apprende da fonti sindacali presenti all'incontro in corso al ministero del Lavoro. Si tratta quindi di quasi 1,2 milioni in più rispetto alla attuale platea di beneficiari. 

 

La cosiddetta quattordicesima adesso riconosciuta ai pensionati con redditi complessivi personali fino a 750 euro mensili sarà estesa anche a coloro che hanno redditi fino a mille euro al mese (2 volte il trattamento minimo). Per coloro, 2,2 milioni, che hanno già il beneficio l'importo sarà aumentato, ma non è ancora stato definito il rialzo in base agli scaglioni di contributi versati. Nel complesso per l'aumento di chi già riceve la somma aggiuntiva si spenderà il 30% dello stanziamento dedicato a questo capitolo

 

Dettagli delle misure e soprattutto risorse: gli interventi previdenziali al centro del confronto tra governo e sindacati si apprestano a fare i conti con i fondi a disposizione, che potrebbero essere meno rispetto ai 2 miliardi di cui si era inizialmente parlato ed arrivare ad un massimo di 1,5 miliardi. Oggi l'incontro decisivo tra governo e sindacati per definire il pacchetto e tirare le fila, "fare una sintesi", del confronto avviato a fine maggio sui temi del lavoro e delle pensioni. Una sintesi che arriva dopo il varo della Nota di aggiornamento del Def, dunque con un quadro più definito delle risorse a disposizione, ed in vista della stesura della legge di Bilancio, in cui gli interventi saranno inseriti a metà ottobre. 

 

Il governo - ha assicurato Poletti - lavora per trovare la massima condivisione possibile". La portata della riforma è sicuramente è più "pesante" rispetto alle indiscrezioni degli ultimi giorni, che parlavano di 1,5 miliardi euro, ma inferiori rispetto a quanto chiesto dai sindacati che pretendevano due miliardi e mezzo all’anno. 

 

"Le misure non dipendono dalla trattativa con Bruxelles", ha assicurato Matteo Renzi spiegando che il governo intende muoversi a "piccoli passi". Il governo ha presentato ai sindacati un verbale di cinque cartelle che sintetizza i vari quesiti affrontati nel confronto sulle questioni previdenziali. Il cuore della riforma è il cosiddetto Ape, il prestito che permette ai lavoratori di uscire prima dal lavoro fino ad un massimo di tre anni e sette mesi. "In pensione - ha detto il premier ai microfoni di Rtl - si può andare prima rispetto alle regole della legge Fornero e accettando una piccola penalizzazione dello stipendio, non gratis".

 

Per le pensioni minime, invece, il governo conta di garantire "una sorta di quattordicesima". "Riusciremo a dare qualche soldo in più", ha detto Renzi. L'idea è di corrisponderla a quei pensionati che hanno un reddito personale complessivo fino a mille euro al mese. La platea dei beneficiari passerebbe così da 2,1 milioni a 3,3 milioni.

 

 

 

 

La sfida dell'anno. Dopo un'agguerrita stagione di primarie è tutto pronto per il primo faccia a faccia fra Hillary Clinton e Donald Trump, con la candidata democratica che dopo aver sperperato un vantaggio molto più largo si presenta al confronto in testa di soli due punti: a Hillary, secondo un sondaggio condotto da Washington Post e Abc, va infatti il 46% delle preferenze, a fronte del 44% del tycoon. 

A poche ore dal primo duello tv tra Hillary Clinton e Donald Trump i sondaggi parlano di un testa a testa tra i due candidati. Secondo il sito specializzato Real Clear Politics, che fa la media di tutte le principali rilevazioni, la ex first lady è in leggero vantaggio, di appena 2,1 punti, con il 45,9% delle preferenze, contro il 43,8% del rivale repubblicano.

L'appuntamento per il dibattito e' alla Hofstra University nello stato di New York, dove i due candidati si sfideranno per la prima volta non a distanza. Saltata la trasferta a Charlotte per non aumentare la pressione sulla polizia locale, Hillary e Trump dedicano la vigilia del dibattito a prepararsi. L'unica pausa e' l'incontro con il premier israeliano, Benyamin Netanyahu, che li vede separatamente. Con Trump, Netanyahu si intrattiene piu' di un'ora, affrontando i temi della sicurezza regionale e gli sforzi per portare la pace in Medio Oriente, che si avra' solo quando i palestinesi rinunceranno alla violenza e accetteranno Israele come stato ebraico. 

Trump assicura inoltre che gli Stati Uniti, sotto la sua leadership, riconoscerebbero Gerusalemme come la capitale di Israele. Il dibattito va in scena davanti a un'America spaccata da un dibattito politico e da una stagione elettorale non tradizionale. L'ascesa di Trump ha sbaragliato tutti, e i suoi modi e la sua dialettica hanno spiazzato anche gli osservatori. Gli americani dal confronto si attendono risposte: un elettore su tre ritiene i dibattiti televisivi determinanti per la scelta su chi votare. L'attenzione e' alta anche su Lester Holt, il moderatore del confronto al suo primo dibattito presidenziale. Su Holt sono puntati gli occhi delle campagne dei due candidati, pronte a criticare eventuali passi falsi. Per ora solo Trump si e' sbilanciato in un commento: pur esprimendo il suo rispetto per Holt, Trump lo ha definito un democratico come tutta la stampa

Ed e subito un giallo, quello sulla possibile presenza di un'ex fiamma di Bill Clinton, sparge veleno sullo scontro, lasciando presagire cosa i 90 minuti di confronto fra i due candidati potrebbero regalare a un pubblico da Super Bowl. 

Le stime parlano infatti di più di 100 milioni di persone incollate al piccolo schermo, più degli 80 milioni del dibattito record fra Jimmy Carter e Ronald Reagan nel 1980. Il caso si è aperto, per scherzo o forse no, sabato, quando Trump con tweet ha annunciato che avrebbe potuto invitare al confronto Gennifer Flowers, una delle amanti di Bill, per farla sedere accanto a Mark Cuban, il miliardario anti-Trump invitato da Hillary. Flowers, via Twitter, ha accettato l'invito. E subito si sono scatenate polemiche e ironie, che hanno spinto la campagna di Trump a precisare che "Flower non è stata formalmente invitata, e che non ci si attende una sua presenza". Lo staff del tycoon ha fatto sapere inoltre che Trump non ha intenzione di sollevare il tema delle infedeltà di Bill durante il dibattito, ma che se attaccato "ha tutti i diritti di difendersi".

L'appuntamento per il dibattito è alla Hofstra University, nello stato di New York, dove i due candidati si sfideranno per la prima volta non a distanza. Saltata la trasferta a Charlotte per non aumentare la pressione sulla polizia locale, Hillary e Trump hanno dedicato la vigilia del dibattito a prepararsi.

"Gerusalemme e' stata la capitale eterna del popolo ebraico per oltre 3000 anni''. Di conseguenza una amministrazione Trump ''riconoscerebbe Gerusalemme come capitale indivisibile dello Stato d'Israele''. Lo afferma il candidato repubblicano alla Casa Bianca nel comunicato emesso al termine dell'incontro con il premier israeliano Benyamin Netanyahu. Assicura fra l'altro che una volta eletto ''fra Israele e Usa sarà avviata una straordinaria cooperazione strategica, tecnologica, militare e di intelligence''.

"Un Israele forte e sicuro è vitale per gli Stati Uniti": lo ha detto Hillary Clinton dopo un incontro, in serata a New York, con il premier israeliano Benjamin Netanyahu. Un incontro a porte chiuse, come quello di poche ore prima tra Netanyahu e Donald Trump, durante il quale la candidata alla presidenza - riferisce una nota del suo staff diffuso al termine dell' incontro - ha riaffermato il suo "costante impegno" nelle relazioni tra Stati Uniti e Israele. I due candidati alla presidenza hanno incontrato, in separata sede e a porte chiuse, il premier israeliano Benyamin Netanyahu.

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