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La Oruc Reis, nave turca della discordia, e' ripartita verso l'isola greca di Kastellorizo, a pochi km dalle coste turche. La nave, secondo tiscali Notizie battente bandiera di Ankara, andrà' in cerca di giacimenti di gas in un territorio marino conteso fra le due nazioni. L'equilibrio fra Ankara e Atene e' sempre piu' fragile. Da una parte c'e' la Grecia, che rivendica la sovranità' delle acque attorno all'isola. Dall'altra parte la Turchia, che le ritiene zone di sua competenza. Le tensioni sono scoppiate tra luglio e agosto scorsi, quando la Turchia ha inviato per la prima volta una nave per esplorare l'area. L'atto ha riacceso in un attimo le tensioni storiche fra i due Stati che si affacciano sul Mediterraneo.La nave e' poi stata fatta rientrare in Turchia a settembre, in quello che e' stato letto come un segnale distensivo. Per la nuova missione esplorativa, rivela il quotidiano "Sabah", la Oruc Reis sara' accompagnata da altre due imbarcazioni. La nuova esplorazione arriva dopo l'accordo distensivo raggiunto.

L'Unione Europea rischia l’irrilevanza: c'è in ballo la nostra credibilità, ha riconosciuto una fonte diplomatica tedesca a Reuters. Gli analisti di politica estera, i consiglieri giuridici delle Cancellerie europee, lo stesso vertice politico della NATO prendono atto e riconoscono mestamente che l’affaire Turchia evidenzi la scarsa efficacia, anzi l’irrilevanza dell’approccio in politica estera dell'Unione Europea: le misure diplomatiche di sanzione assunte arrivano spesso in ritardo e sono spesso il frutto di compromessi al ribasso a favore dell’aggressività turca contro l’Europa,scrive Luca Della Torre al "Agenzia corrispondenza romana"  

Mentre un fragile cessate il fuoco sul Nagorno-Karabakh fa sperare in una soluzione dello scontro tra l'Armenia e l’Azerbajan, ecco che Erdogan rilancia la sfida con la Grecia sull'attività di ricerca sismica nel Mediterraneo orientale annunciando l'invio della nave Oruc Reis, accompagnata dalle navi di appoggio Ataman e Cengiz Han e scortata da due fregate della marina turca, nella zona di competenza di Atene.

La Siria, la Libia, la Grecia, Cipro, il Caucaso. È dall'inizio dell'anno scrive il Corriere della Sera, che il presidente turco accende e spegne incendi nelle zone limitrofe. A metà settembre la Turchia aveva deciso di ritirare la Oruc Reis come gesto di buona volontà «per consentire alla diplomazia» di lavorare a una soluzione, proprio a ridosso di un summit della Ue in cui Cipro invocava sanzioni nei confronti di Ankara. «Questa è la prova che non hanno alcuna credibilità - ha detto ieri il portavoce del governo greco Stelios Petsas — questo atto rappresenta una grande escalation ed una minaccia diretta alla pace ed alla sicurezza nella regione». Ankara, ha aggiunto il ministro degli Esteri greco è «il principale fattore di instabilità e criminalità dalla Libia all’Egeo e Cipro, Siria, Iraq e ora Nagorno-Kharabakh».


La Turchia, ormai da un decennio scrive Luca Della Torre al "Agenzia corrispondenza romana" sotto il tallone della muscolare quanto pericolosa ideologia panturanica e panislamica del Presidente Recep Erdogan si presenta sempre più spesso come un pericoloso competitor, addirittura un enemy, un nemico dell’Unione europea. Il paradosso politico istituzionale della Turchia contemporanea sta tutto qui: in virtù di una serie di decennali strategici trattati ed accordi di diritto internazionale la Turchia dal secondo dopoguerra è stata una pedina fondamentale dell’Alleanza atlantica, la NATO, e dell'Occidente intero nel contrastare la minaccia dell’ideologia marxista incarnata nel regime sovietico e nel Patto di Varsavia. Forte di una tradizione culturale nazionalista e militarista secolare, che giustifica il feroce anticomunismo del popolo turco, forte della sua posizione a cerniera di Occidente ed Oriente, lo Stato laico turco di Kemal Ataturk, liberatosi del fardello ideologico dell'Islam, è stato per decenni un fedelissimo partner dell'Europa, degli USA, della NATO nel garantire la stabilità delle relazioni internazionali nell’asse del Mediterraneo allargato al Mar Nero ed al Medio Oriente. Tutto ciò non esiste più: in un paio di decenni la Turchia ha subito una radicale evoluzione in chiave politico culturale, che l'ha condotta ad essere ora un problema, anzi “il problema” delle Cancellerie europee, USA, nel Mediterraneo. Ma la Turchia è al tempo stesso ancora un membro della NATO, con un esercito potentissimo. Con il crollo dell'Unione Sovietica ed il termine della Guerra Fredda, con la rinascita del mito politico militare islamico del Jihad nel Medio Oriente, la Turchia è divenuta sempre più una potenza regionale impazzita nelle relazioni con l'Occidente, come ha affermato un diplomatico al recente Consiglio degli Affari Esteri della UE. Nel recente vertice del Med7 di Ajaccio, che riunisce i Paesi europei e maghrebini del Mediterraneo, il Presidente francese Macron ha dichiarato espressamente che «la Turchia fa un gioco pericoloso» violando tutti gli impegni assunti alla conferenza di Berlino sulla sicurezza del Mediterraneo. Tre sono le partite geo strategiche che stanno facendo salire la tensione a livello di guardia nei trattati e accordi di diritto internazionale tra UE e Turchia nello scacchiere del Mediterraneo.

Scrive Luca Della Torre : mai come in questi giorni assume rilevanza politica internazionale la recente ricorrenza della memorabile battaglia di Lepanto, in cui il 7 ottobre 1571 la lungimirante alleanza strategica degli Stati europei permise la definitiva sconfitta dell'ambizioso piano politico militare ottomano di assoggettare il Continente europeo al proprio dominio. Fu una battaglia ed una vittoria prima ancora culturale che militare: le potenze europee, oramai travolte dal vortice rivoluzionario storico del Rinascimento postmedievale, stavano sperimentando la pericolosissima frammentazione politica della nascita degli Stati nazionali, che tra Riforma luterana e Guerra religiosa dei Trent'anni avrebbe portato l'Europa ad una condizione di conflitto permanente che ha sfregiato il Continente nella storia moderna. Solo la strategica visione di Papa S.Pio V degli assetti conflittuali tra Occidente ed Oriente, dell’inconciliabilità tra fede cristiana ed Islam, tra visione della Respublica Christiana della distinzione tra autorità temporale e spirituale ed il totalitarismo panislamico ottomano permise ad una riottosa Europa di trionfare contro la bellicosa dottrina del Jihad islamico.

Purtroppo la Storia si ripete, continua Luca della Torre, nella sua analisi,la prima e più drammatica è stata l’invio unilaterale, non concordato con UE e NATO di un contin­gente militare turco in assetto di combattimento (quindi non una semplice missione di peacekeeping) in Libia a sostegno del Premier Al-Sarraj in risposta all'offensiva del rivale generale Haf­tar, l’uomo forte della Cire­naica. Una prova di forza che ha permesso ad Ankara di stabilire una presenza strategica nella regione della Tripolitania, ricchissima di risorse energetiche, estromettendo di fatto le aziende petrolifere italiane e francesi: cosa che ha suscitato l’ira del Presidente francese Macron, mentre l’inetto governo italiano, privo da sempre di una muscolare responsabile visione strategica della tutela dei diritti e della sicurezza internazionale ha semplicemente preso atto dell’estromissione dell’Italia dallo scacchiere libico.

Il secondo scenario sottolinea Della Torre, su cui la minacciosa politica estera del Presidente Erdogan fa leva per garantirsi una forma di ricatto nei confronti dell'Europa, è la presenza sul proprio territorio di centinaia di migliaia di profughi, migranti, terroristi jihadisti scappati in Turchia a causa della guerra civile siriana e del crollo dell’ISIS. Con brutale cinismo ma efficace realpolitik Erdogan negli ultimi mesi ha “consentito” a molti di essi di lasciare la Turchia per approdare nelle isole greche limitrofe alla costa turca, in Bulgaria, nei Balcani, infine nei Paesi UE. Una situazione degenerata in una spada di Damocle sulla testa dell’Europa, che con il Patto sull'immigrazione del 2016 è costretta ad elargizioni miliardarie alla Turchia per evitare che il mare di profughi invada i Paesi della UE.

 

 

 

 

 

 

Non si placa la tensione nel Mediterraneo orientale, dove il sultano imbizzarrito prosegue imperterrito le proprie esplorazioni petrolifere malgrado le minacce di Atene e i moniti dell'Unione Europea che si dice pronta a prendere provvedimenti

La nave turca è pronta a ripartire per una nuova missione alla ricerca di gas nella regione considerata 'calda' nei rapporti diplomatici tra i due paesi, esattamente a sud dell'isola greca di Kastellorizo, a pochi chilometri dalle coste della Grecia

Domenica scorsa la Turchia ha confermato che la nave di ricerca Oruc Rais sarebbe salpata nuovamente per le acque contese del Mediterraneo orientale per riprendere la propria attività di esplorazione fino al 22 ottobre.

Tale mossa è stata condannata in primo luogo dalla Grecia, che la ha definita una "minaccia diretta alla pace regionale".

Alla vigilia di una visita ufficiale in Grecia e a Cipro, il capo della diplomazia tedesca Heiko Maas è tornato ad avvertire Ankara, auspicando che l'escalation nel Mediterraneo orientale possa essere risolta attraverso il dialogo.

Il ministro degli Esteri tedesco Heiko Maas ha invitato la Turchia a "interrompere le provocazioni" nel Mediterraneo orientale, dove Ankara ha appena inviato una nave esplorativa alla ricerca di gas naturale, rischiando di riaccendere una crisi con la Grecia. "Se ci fossero davvero ulteriori esplorazioni per il gas turco nelle aree marittime più contestate del Mediterraneo orientale, sarebbe una grave battuta d'arresto per gli sforzi di far diminuire la tensione", ha aggiunto il ministro degli Esteri in una nota.

La Francia,ha ricordato a tutti che il conflitto tra Atene ed Ankara porterà  possibili sanzioni contro la Turchia se continua le provocazioni. A tal proposito, il ministro degli esteri Jean-Yves Le Drian ha fatto sapere che la Francia avrebbe già discusso con le proprie controparti europee “la natura della rappresaglia che vogliamo prendere nei riguardi della Turchia”se continua le sue provocazioni....

Le tensioni tra Ankara e Atene sono aumentate nel mese di agosto dopo che la nave turca Oruc Reis ha iniziato le perforazioni esplorative nelle acque rivendicate dai greci nel Mediterraneo orientale. Questo territorio dove la Turchia vuole fare le ricerche e la sua zona economica esclusiva Ellenica acque territoriali Elleniche ,e la Grecia ha messo le sue forze armate in massima allerta e ha promesso di proteggere i suoi diritti sovrani usando tutti i mezzi necessari.

Kastellorizo, conosciuta anche con il nome di Castelrosso e, in turco, Meis, è un’isola greca posta all'estremità orientale del suo territorio. E’ infatti situata nel Mar di Levante, a meno di 3 km dalle coste anatoliche della Turchia, mentre dista 72 miglia nautiche da Rodi, da cui dipende amministrativamente.

La Germania non vuole una frattura tra Grecia e Turchia proprio in occasione della sua presidenza dell’Ue, scrive Francesco De Palo su formiche, e auspica sempre che si proceda regolarmente nei progetti comuni nel Mediterraneo orientale e nei Balcani orientali. Ma la provocazione turca a Kastellorizo ha incrinato questo progetto, visto che il governo di Erdogan è consapevole che senza il gas la sua economia potrebbe scivolare verso un punto di non ritorno. 

A più riprese continua De Palo, il quotidiano tedesco Bild ha provato a tratteggiare la Germania come la forza che è riuscita a scongiurare il conflitto tra i due paesi, ma si è trattato al momento di uno schema valido per una sola notte, visto l’atteggiamento reiterato di Erdogan. Sullo sfondo ancora la contrapposizione Merkel-Macron, con il presidente francese che in vista della fine del “regno” della cancelliera vuole candidarsi a nuovo regista europeo anche sul fronte mediterraneo. Un altro elemento dimostra la diversità di azione tra i due: la presenza fisica del francese in Libano da un lato e la mancata conversazione telefonica tra Merkel e Erdogan dall’altro.

 

 

 

Alba Dorata con lo 0,11%, non ha ottenuto alcun seggio nelle elezioni del 2019 e l'intera classe politica greca ha applaudito alla sentenza. «La democrazia oggi ha vinto - il premier greco Kyriakos Mitsotakis (centrodestra) - spetta a noi farla trionfare ogni giorno». Da sinistra l'ex premier Alexis Tsipras ha ricordato la lotta legale ingaggiata dalla madre del giovane rapper: «Oggi ci assumiamo una parte del peso per la democrazia e la dignità che Magda Fyssa ha dovuto portare da sola per sette anni. Nella coscienza del popolo greco, Alba Dorata è un gruppo criminale e andrà nella pattumiera della storia». Per la Presidente greca, Ekaterina Sakellaropoulou, la sentenza «è una conferma che la democrazia e le istituzioni sono chiaramente in grado di sconfiggere l'estremismo politico violento». Fuori dal tribunale una folla di almeno 10mila persone aspettava la sentenza. Erano arrivati su invito della madre del rapper divenuta in questi anni una figura popolare. «Venite – aveva detto -, venite tutti, dobbiamo difendere Pavlo questa volta».

Il 7 ottobre è stata messa la parola fine a uno dei capitoli più controversi e violenti della storia recente greca: Alba Dorata. Il fu terzo partito più votato della Grecia negli anni più bui e drammatici della crisi economica è stato dichiarato ufficialmente un’organizzazione criminale e i suoi membri, incluso il fondatore, sono in attesa di ricevere delle sentenze che si preannunciano molto severe.  

Eppure nel 2015, i greci secondo insider over,votarono in massa due partiti caratterizzati da delle piattaforme ideologiche diametralmente opposte: Syriza, di sinistra radicale, e Alba Dorata, di estrema destra. Quest'ultima viene spesso dipinta (a ragione) come un’entità di ispirazione neonazista, mescolante nostalgia della dittatura dei colonnelli ed euroscetticismo, ed è proprio su quest'ultimo punto che si concentra la grande maggioranza degli analisi effettuate sul fenomeno Alba Dorata.

In breve, la letteratura ha interpretato Alba Dorata come scrive insider over,come un prodotto scaturito dalla tremenda crisi economica che ha avvolto la Grecia a partire dal 2009, devastando ogni settore produttivo e cambiando profondamente ogni aspetto della quotidianità, ma si tratta di una lettura semplicistica che non tiene conto di altri fattori.

Alba Dorata è stata qualcosa di più scrive insider over che il frutto del malessere popolare legato alla disoccupazione e ai dettami della celebre Troika: oltre alle mense e alle raccolte fondi per i poveri, essa aveva istituito dei programmi ed eventi culturali per esaltare l'identità nazionale in un'epoca di vergogna per la propria condizione e aveva allestito delle ronde per riportare l'ordine nei quartieri più pericolosi delle grandi città, sostituendosi alle forze dell’ordine.

Non è un caso, quindi, che il fenomeno Alba Dorata sia stato visto in maniera estremamente positiva da parte della polizia ellenica, quantomeno dal 2009 al 2013. Secondo alcune indagini, in occasione delle legislative del 2012 più di un poliziotto su due avrebbe dato il proprio ad Alba Dorata. In breve, questo partito non proponeva soltanto un piano di rinascita economica, era fautore di una visione nazionale basata sul recupero di valori tradizionali, sulla costruzione di una società fondata su ordine, giustizia e disciplina, e sulla riattivazione di una politica estera autonoma: fu votato anche, e soprattutto, per questo.

Alle parlamentari del 1996, il primo appuntamento elettorale per il partito, Alba Dorata ottenne lo 0.1% dei voti. Sedici anni dopo, alle parlamentari di maggio 2012 – ripetute il mese successivo nell’impossibilità di formare un esecutivo – il partito ottenne un risultato straordinario: quinta forza politica nazionale con il 7% dei voti, ossia quasi 441 mila schede. La storica prestazione fu replicata in giugno (6.9% dei voti), consacrando l'entrata definitiva di Alba Dorata nel parlamento ellenico, anche se in opposizione.

Ma il risultato più elevato che il partito abbia mai raggiunto è stato conseguito nel 2014. Quell’anno, in occasione delle europee, il 9.4% dell'elettorato decise di inviare politici di Alba Dorata a Bruxelles, ossia 536 mila votanti; un chiaro messaggio indirizzato all'Unione Europea da parte del martoriato popolo greco.

Il declino di Alba Dorata secondo insider, è iniziato nello stesso momento in cui ha fatto ingresso nel parlamento ellenico: un’assioma, più che un'ipotesi. La caduta rapida, rovinosa e inarrestabile è stata provocata dalla stessa dirigenza, con a capo Michaloliakos, la quale non ha mai compreso una verità molto semplice, ovvero che un partito, legale e istituzionalizzato, non può agire al di fuori e al di sopra della legge come, appunto, un'organizzazione criminale.  

L'ascesa dell'estrema destra xenofoba, anti europea e intollerante è stata favorita dai piani di austerità imposti dall’Europa, dalla crisi finanziaria e dall’ondata di povertà che ha investito il Paese nel decennio passato. Ora sembra essersi fermata. Ma bisognava vederli cinque o otto anni fa, secondo Corriere della sera i neonazi greci per le strade di Atene. Sfilano di notte, con le fiaccole, i caschi e i passamontagna. Camminavano in schiere compatte, falangi della loro personale guerriglia urbana. Quei cortei erano parodie da fantapolitica di serie B. La bandiera era nera con il cerchio rosso e al centro di tutto un qualcosa (il meandro di Rodi) che non era un omaggio alle radici classiche del Paese, come dicevano sogghignando i parlamentari ai giornalisti stranieri, ma una svastica appena mascherata. L'estetica era cupa, tetra, dominata dalle teste rasate, i muscoli, i tirapugni, i manganelli. Odore di testosterone. Siamo i difensori della Grecia, dicevano. Scudi coriacei e borchiati contro gli immigrati che rubano il lavoro, i neri che scippano le vecchiette, l’Europa che corrompe i politici, la politica che svende la gloria patria. Gli slogan? «Popolo. Esercito. Nazionalismo» oppure «Sangue. Onore. Alba Dorata».

Nella notte tra martedì 17 e mercoledì 18 settembre del 2013 secondo la ricostruzione del post, un uomo di 34 anni, Pavlos Fyssas, è stato ucciso a Amfiali, nel quartiere di Keratsini del Pireo, a sud di Atene, in Grecia. Fyssas era un cantante hip-hop conosciuto con il nome d’arte “Killah P” ed era un esponente del partito di sinistra antarsya, che aveva partecipato all'organizzazione di una serie di concerti e di altre attività politiche nella zona in cui viveva.

Secondo le prime ricostruzioni fatte dalla polizia,sottolinea il post, che sta ancora indagando, poco prima di mezzanotte Fyssas è stato coinvolto in una lite in un bar dove si trovava con la sua compagna e altri due amici dopo la partita di Champions League tra Olympiakos e Paris Saint Germain. Quando Fyssas ha lasciato il bar sarebbe stato aggredito da un gruppo di 15 persone: avrebbe cercato di scappare, ma mentre correva un’auto gli avrebbe bloccato la strada; chi guidava sarebbe sceso e avrebbe accoltellato Fyssas tre volte al petto. Secondo i testimoni gli aggressori erano militanti di estrema destra e appartenevano al partito Alba Dorata, erano vestiti con felpe nere e pantaloni mimetici. L'uomo è stato portato in ospedale dove è morto poco dopo. Prima di perdere conoscenza avrebbe però detto alla polizia il nome del suo principale aggressore, che avrebbe riconosciuto, e questa mattina la polizia ha rintracciato e arrestato un uomo di 45 anni. La polizia, scrive BBC, ha detto che l'uomo è un sostenitore di Alba Dorata e che ha confessato il crimine.

Petros Constantinou, portavoce di ANTARSYA, ha dato una versione differente dei fatti: alla radio greca Skai ha affermato che non c’era stata alcuna lite prima dell'incidente e che un gruppo di antifascisti è stato attaccato per motivi politici da circa 40 membri di Alba Dorata davanti al bar. Constantinou ha detto anche che l’aggressione è avvenuta in presenza della polizia. Durante la notte circa 200 militanti di sinistra si sono radunati sul luogo dove è avvenuto l'omicidio e ci sono state riunioni anche nel centro di Atene e di Salonicco. È un periodo molto delicato in Grecia: oggi è il terzo giorno di scioperi e manifestazioni dei dipendenti del settore pubblico contro i tagli decisi dal governo.

Secondo Il Post uno dei leader di Alba Dorata Ilias Kasidiaris, ha risposto alle accuse negando il coinvolgimento del suo partito e ha sostenuto che dietro l’attacco non c’erano motivi politici. Alba Dorata esiste dal novembre del 1993 e oggi è la terza forza politica del paese, con un consenso che secondo recenti sondaggi va dal 10,7 per cento al 12 per cento. È un partito di estrema destra, dalle idee neonaziste e xenofobe che dal 2012 si trova in Parlamento. Nel corso degli anni molti militanti di Alba Dorata sono stati accusati di aver condotto azioni violente contro gli avversari politici, contro gli immigrati e contro le minoranze etniche presenti in Grecia.
 








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La Turchia ha annunciato che intende rimandare nel Mediterraneo orientale la nave da ricerca Oruc Reis, già al centro di una lite sui diritti energetici con la Grecia, una mossa che potrebbe riaccendere le tensioni con Atene. La Marina turca ha detto che la nave Oruc Reis svolgerà attività nell'area, spostandosi anche a sud dell'isola greca di Kastellorizo, da oggi fino al 22 ottobre. Lo si apprende da un messaggio inviato al sistema di allerta marittima Navtex.  

Con l'economia turca secondo Moody’s che rischia la recessione e la Banca centrale turca che non risponde più ai criteri finanziari ma solo ai desiderata di Erdogan per stimolare il mercato interno. Nonostante il Pil sia passato dagli 852 miliardi del 2017 ai 716 nel 2020, con la lira turca che ha perso il 22% del suo valore in 8 mesi, il ministro delle finanze Berat Akbayrak, genero del presidente, mostra ancora fiducia: ha dichiarato di aspettarsi che l'economia turca si muoverà tra il -2% e l’1%.

Una sfida, quella di Erdogan, che non segue le raccomandazioni alla distensione giunte da più parti, con le parole dell'Alto rappresentante Ue per la politica estera, Josep Borrell, che da ultimo ha invitato Erdogan a “porre fine immediatamente a queste attività e di impegnarsi pienamente e in buona fede in un ampio dialogo con l'Unione europea“. Nelle stesse ore i legislatori statunitensi hanno sollecitato l'amministrazione Trump a lavorare a stretto contatto con l'Ue per imporre sanzioni alla Turchia in relazione alle sue azioni in mare, definite come “crescenti aggressioni”. Il senatore Robert Menendez ha inviato una lettera a Pompeo chiedendo chiarezza nei messaggi che verranno inviati ad Ankara dal capo della diplomazia americana.

Il Presidente greco Aikaterini Sakellaropoulou in una intervista a "la Repubblica" lancia l'allarme alla vigilia dell'incontro con il presidente italiano Sergio Mattarella con cui ha pranzato al Quirinale. 

"La pace e la stabilità nel Mediterraneo sono a rischio per l'aggressività della Turchia. Il problema non è solo della Grecia, ma di tutta la regione". La presidente greca Aikaterini Sakellaropolou ha lanciato l'allarme durante l'incontro con il presidente italiano Sergio Mattarella al Quirinale. Sul tavolo molti motivi di preoccupazione verso Ankara, caldi per Atene e per Roma dalla guerra del gas attorno a Cipro alla Libia.

"La pace e la stabilità nel Mediterraneo sottolinea la Presidente greca Aikaterini Sakellaropolou sono a rischio per l'aggressività della Turchia di Recep Tayyip Erdogan. Il problema non è solo della Grecia, ma di tutta la regione". La Grecia è stata al centro dell'attenzione dell'Europa nelle ultime settimane per lo scontro con la Turchia nel Mediterraneo orientale e per la crisi sull'isola dl Lesbo, seguita all'incendio nel campo profughi di Moria. La Ue ha affrontato entrambi i problemi. "La Grecia si è trovata in mezzo a due Condividiamo con l'Italia la fede in legge e diplomazia e la volontà di cooperare le crisi simultanee, entrambe collegate alla tensione con la Turchia. 

Dalla fine di luglio secondo la Presidente Ellenica alla sua intervista al quotidiano Italiano, ci siamo trovati a dover fronteggiare una escalation senza precedenti dell'aggressività della Turchia nel Mediterraneo orientale, una aggressività basata su una interpretazione arbitraria della legge internazionale. Ricordo gli incidenti di febbraio-marzo, con l'intollerabile strumentalizzazione da parte turca dei flussi di migranti e rifugiati alla nostra frontiera settentrionale".  

Pochi giorni fa i capi della diplomazia dei due paesi si erano incontrati a Bratislava e avevano concordato l'inizio di colloqui esplorativi. "La nuova mossa turca mostra quanto Ankara sia inaffidabile e come non voglia realmente il dialogo". In un'intervista al quotidiano Ta Nea, il premier Kyriakos Mitsotakis aveva detto "di non cercare il conflitto". Ma oggi - dopo l'annuncio del ritorno della ruc Reis - il ministero degli Affari Esteri definisce la Turchia "il principale fattore di instabilità nella regione: dalla Libia all'Egeo, da Cipro alla Siria, fino all'Iraq e ora anche al Nagorno-Karabakh".

Il nuovo invio della nave di esplorazione nel Mediterraneo orientale costituisce "una minaccia diretta alla pace e alla sicurezza nella regione" da parte della Turchia. Lo ha dichiarato il ministero degli esteri greco in una nota.

Sono anni che la Turchia non riconosce i diritti internazionali e vuole fare ricerche nelle acque Elleniche intorno all'isola Greca di Kastellorizo per la ricerca di gas naturale in questo tratto di Mediterraneo. Una disputa che sta alimentando la tensione tra Ankara Grecia Cipro, Ue ed anche all'interno della Nato.

 

 

 

 

Grazie agli scatti dei 30 fotografi in mostra, provenienti da dieci paesi diversi – compresi alcuni corrispondenti italiani delle tre principali agenzie rappresentate nella Stampa Estera, Reuters, AP e AFP – il visitatore può tornare al periodo compreso tra marzo e giugno per rivivere gli istanti fondamentali che hanno accompagnato il lockdown: dalle prime drammatiche chiusure, al crescente stato di sofferenza del paese; dalla resistenza composta dell’intera comunità, alla lenta ripresa delle attività. Un viaggio fotografico dedito alla documentazione storica e che, al contempo, vuole rendere omaggio al coraggio e alla resilienza dimostrata dagli Italiani nei giorni più difficili della pandemia, nonché ai professionisti del mondo dell’informazione che sono andati in prima linea per documentarla, anche a proprio rischio e pericolo.  

“La mostra promossa dall’Associazione della Stampa Estera in Italia, e che Roma Capitale affianca e sostiene, propone un percorso fotografico dal forte impatto emotivo relativo ai mesi del lockdown. I fotografi protagonisti di questa esposizione sono stati al tempo stesso corrispondenti delle diverse testate internazionali, ma anche cittadini che hanno compreso e condiviso con gli italiani i sentimenti di dolore e angoscia e la difficoltà che si stava vivendo. Le foto, oltre a documentare una pagina della nostra storia attraverso l'immediata forza comunicativa delle immagini, saranno un contributo prezioso per custodire la memoria di una tragedia che ha sconvolto la nostra esistenza” afferma la Sindaca di Roma Virginia Raggi.  

Cosi prende il via domani, 8 ottobre 2020, nelle Sale terrene del Palazzo dei Conservatori, la mostra fotografica "LOCKDOWN ITALIA visto dalla Stampa Estera" a cura dell’Associazione della Stampa Estera in Italia.

La mostra è un tributo a un Paese duramente colpito ma che ha dato l'esempio al resto del mondo: un viaggio per immagini che cattura non solo la situazione drammatica negli ospedali e nelle zone rosse, ma anche la sua resilienza, le città deserte, la solidarietà, la vita sui balconi e la lenta ripresa verso quella che è diventata la nuova normalità. 

“Con coraggio e lucidità i fotografi della stampa estera hanno documentato il versante italiano di una tragedia globale”, continua la Sovrintendente Capitolina Maria Vittoria Marini Clarelli – “E' giusto che queste immagini già divenute storiche siano esposte ai Musei Capitolini”.

“A marzo l’Italia è balzata in cima alle aperture dei telegiornali e sulle prime pagine dei media internazionali”, ricorda Trisha Thomas, la Presidente dell’Associazione della Stampa Estera in Italia. “Noi corrispondenti della Stampa Estera abbiamo raccontato come gli Italiani hanno affrontato questa crisi senza precedenti con coraggio, disciplina e solidarietà. Queste immagini testimoniano e rendono omaggio a un Paese che con i suoi sforzi ha dato l'esempio al resto del mondo.”  

L’esposizione, in programma fino al 1° novembre 2020, ha il patrocinio del Ministero per i beni e le attività culturali e per il turismo. È promossa da Roma Capitale, Assessorato alla Crescita culturale - Sovrintendenza Capitolina ai Beni Culturali e organizzata dall’Associazione della Stampa Estera in Italia. Servizi museali Zètema Progetto Cultura. Principal Sponsor: Intesa Sanpaolo. Main Sponsor: Acea, CNH Industrial, ENEL, TERNA. Top Sponsor: De Cecco, Tod’s. La mostra fa parte di Romarama, il programma di eventi culturali di Roma Capitale.

L’accesso alla Mostra sarà consentito ai detentori del biglietto di ingresso ai Musei Capitolini e  ai possessori della MIC card, secondo la corrente tariffazione.

La mostra si snoda lungo un percorso espositivo di più di settanta foto che si propone come un itinerario temporale ed emotivo attraverso le diverse fasi della pandemia. Si inizia da una prima parte in cui emerge con forza la drammaticità del momento storico nelle immagini delle terapie intensive, delle bare all’interno delle chiese, dei volti sofferenti degli infermieri e dei medici in prima linea. Si passa successivamente ai silenzi assordanti delle strade e delle piazze del Paese, per proseguire poi con la sofferenza dei degenti e dei familiari delle vittime. Nella seconda parte del percorso si torna a vedere la “luce” della rinascita con le immagini di una popolazione che reagisce. Inizialmente con i canti dai balconi e dai terrazzi o con le riaperture dei pochi esercizi commerciali autorizzati a lavorare e poi con il ritorno graduale alla normalità, seppur condizionata da regole nuove – mascherine, misurazione della temperatura, distanziamento sociale – che abbiamo imparato a conoscere e rispettare.

La mostra si chiude, infine, con una sezione dedicata al lavoro dei reporter in tempo di pandemia. Un collage di foto che mostra come i corrispondenti della stampa si siano dovuti adattare alle nuove condizioni di lavoro imposte dal lockdown attraverso dirette casalinghe, reportage con mascherina in città deserte, conferenze stampa e interviste online. La stessa Associazione della Stampa Estera in Italia ne ha dato dimostrazione trasferendo molte delle proprie attività sul web, creando una sede virtuale che ha prodotto, nei tre mesi di lockdown, più di 80 incontri non solo dedicati al tema pandemico – avendo come ospiti medici, virologi, pazienti, economisti, politici, psicologi, intellettuali, imprenditori e innovatori – ma dando spazio anche alle tematiche dell'agroalimentare e del mondo del cinema.

 

 

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